Il nuovo c.t. studia una varietà tattica che consenta all’Italia “di fare sempre male agli avversari”. Perché non si può fallire l’appuntamento del 2026
Da Gattuso ti aspetti tutto per l’Italia, il cuore oltre l’ostacolo, ma forse non un nuovo sistema tattico. Neanche fosse Guardiola. E invece. Mentre in questi giorni il City di Pep debutta al Mondiale per club con un inedito 2-3-4-1 in fase di possesso, sempre più gente davanti e qualche rischio dietro, Gattuso per il momento schiva i numeri eppure dichiara una strategia di gioco inedita: “Come fare male agli avversari. Questo sarà il sistema dell’Italia. Una squadra alla quale deve piacere stare nella metà campo avversaria per fare più gol possibili”.
Con trentacinque azzurri sotto osservazione speciale. Tra loro Chiesa, scomparso dopo l’Europeo ma potenzialmente ancora il nostro Sinner, come diceva Spalletti. Dribbling, corsa, entrate in area verso la porta, uno contro uno: ci manca.
Nessuna ossessione per la tattica, ma neanche lo snobismo di quelli che “i numeri non contano”. Eccome se contano, si vede quando un giocatore subentra e con le dita indica ai compagni il nuovo sistema, mandano all’aria tanti bei discorsi poetici. La tattica è importante, Gattuso non è mai stato un integralista. Se il 4-3-3 è stato il sistema di partenza, e il 4-2-3-1 un’evoluzione spesso necessaria, il nuovo ct non disdegna la linea a tre applicata nell’Hajduk. L’impressione è che non abbia ancora deciso per l’Italia. “In campionato il 40 per cento gioca a tre, e il 60 per cento a quattro, ma non è questione di sistemi. Bisogna mettere i giocatori al posto giusto. Per fare tanti gol”. Gattuso s’è studiato bene la classifica: “La Norvegia ha +11 di differenza gol, noi -1. Dobbiamo recuperare”.