Zlatan, in tribuna, appare sul maxischermo e i tifosi rossoneri si scatenano contro di lui: è il simbolo della gestione RedBird
Zlatan Ibrahimovic appare per pochi secondi sul maxischermo di San Siro e lo stadio fischia, fischia senza pensarci. È il momento in cui inizia la contestazione, è il primo tuono che annuncia il temporale. Seguiranno cori, altri fischi, striscioni, migliaia di tweet e commenti indignati. Al Milan contestano tutti, alcuni (Cardinale e non solo…) anche più di Ibra, ma la storia di Zlatan è la più triste, la più simbolica.
Ibrahimovic un anno e mezzo fa lasciava il calcio, al centro di uno stadio che lo osannava. È lo stesso stadio di ieri. Il 4 giugno 2023 Zlatan salutava il pallone a sorpresa: lo aveva deciso solo poche ore prima. San Siro quella sera non solo lo applaudiva, lo invocava (che è di più): “Ibrahimovic, Ibrahimovic”. E lui, Zlatan, si commuoveva, provava a trattenere il pianto, poi si arrendeva. Alla fine, avrebbe detto: “Quando sono tornato qui, mi avete dato amore”. Per Milan-Genoa invece è apparso solo per pochi secondi ed è stato bocciato dallo stadio: messaggio chiaro.
Ibra aveva parlato anche nel pre-partita. I concetti chiave: “Le parole di Fonseca? “Il mister cerca una reazione, soprattutto dopo una partita così. Quel che ha detto in pubblico lo ha detto anche in privato. Se fossi stato calciatore avrei reagito, perché se l’allenatore non è contento devi fare di più. Noi siamo d’accordo con lui, la squadra deve fare di più e dobbiamo spingere affinché faccia di più. Theo Hernandez? Vive la stessa situazione di Rafa di qualche settimana fa. Theo è uno dei terzini sinistri più forti al mondo, vogliamo che sia al top ma sicuramente tornerà. Il mister fa le sue scelte che tutti rispettano, i giocatori quando tornano in campo devono fare la differenza”. E ancora: “In tutte le partite vogliamo essere presenti con un livello alto: facciamo vedere chi siamo e dove cerchiamo di arrivare. Sono fiducioso perché la squadra è forte, anche se sono mancati un po’ di risultati”.