Plusvalenze Juventus, sentito anche Mandragora: sotto la lente l’operazione con l’Udinese

La Procura di Torino ha ascoltato il centrocampista, ora alla Fiorentina, il padre e il vice presidente dei friulani Campoccia: non indagati, sono stati ascoltati come persone informate sui fatti

La Procura di Torino ha posto la lente sull’intreccio di mercato che ha coinvolto la Juventus e l’Udinese per i trasferimenti di Rolando Mandragora, nell’ambito dell’inchiesta Prisma. Ieri sono stati chiamati a dare la loro versione il centrocampista (l’estate scorsa venduto alla Fiorentina a titolo definitivo), suo padre (che all’epoca gli faceva da agente) e il vice presidente dell’Udinese Stefano Campoccia: nessuno di loro è iscritto all’elenco degli indagati, sono stati ascoltati solo come persone informate sui fatti.

L’indagine a carico della Juve e dei suoi ex dirigenti è chiusa: si tratta di contestazioni suppletive che possono svolgere i pm tra la richiesta di rinvio a giudizio e l’udienza preliminare, fissata per il prossimo 27 marzo. I magistrati Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello vorrebbero fare chiarezza su eventuali retroscena legati a una mail (datata 10 luglio 2020) in cui si faceva riferimento a “30 milioni più agenti” per calcolare i debiti nei confronti di altri club. Nel caso di Mandragora, l’Udinese aveva comprato il calciatore nel 2018 per 20 milioni, ma la Juve (che dal trasferimento aveva realizzato una plusvalenza di 13 milioni e 700 mila euro) aveva riservato per sé il diritto di “recompra”: in quel periodo si trattava di una promessa anche in quota nazionale. Il centrocampista rimediò un brutto infortunio il 23 giugno 2020, la Juve decide di mantenere comunque il controllo ricomprandolo (il 3 ottobre) grazie all’opzione fissata in precedenza per 10 milioni più bonus, girandolo nuovamente al club friulano in prestito.