Per la prima volta l’allenatore ha cambiato la mediana chiudendo con Zielinski, Asllani e Frattesi. Ma non ha portato alla svolta
La vecchia regola è tornata d’attualità. “Sei ammonito? Allora ti cambio”. Inzaghi ragiona più o meno così, con questo dogma sviluppato durante gli anni della Lazio e continuato all’Inter attraverso sole e pioggia, cielo azzurro e burrasca. Nel derby è stato riproposto ancora: l’allenatore nerazzurro ha tolto dal campo Mkhitaryan e Calhanoglu, entrambi griffati di giallo, per far entrare Zielinski e Frattesi. L’unico rimasto in gara è stato Dimarco, ammonito a un pugno di minuti dal termine con tutti i cambi già effettuati. Il solito mantra, insomma.
Il cambio è stato giusto, soprattutto perché l’armeno – di solito impeccabile – si era fatto soffiare il pallone da Pulisic in occasione del vantaggio. Una gara da 5 senza appello, condita da un errore difensivo e da diversi appoggi sbagliati. Il turco invece, fulcro e faro del gioco, ha lasciato il campo imbronciato dopo un’ora. Anche lui in ritardo di condizione rispetto alla bella prova contro il Manchester City. Fin qui l’Inter si è vista sventolare cinque cartellini gialli: Mkhitaryan a Genova, Pavard a Monza, Dimarco, Calhanoglu e ancora Mkhitaryan contro il Milan. L’armeno è stato sostituito due volte, mentre i difensori sono stati ammoniti quando le sostituzioni erano già finite, il primo al 90′ e il secondo all’88’.
Per la prima da quando allena l’Inter l’allenatore nerazzurro ha sostituito tutti e tre i mediani. Nell’ultimo quarto d’ora i nerazzurri avevano Zielinski, Asllani e Frattesi. Un inedito. Un tentativo di dare una scossa che invece non è arrivata. Risultato scontato, infine: l’arrembaggio verso la porta di Maignan ha creato un vuoto a centrocampo colmato solo dai rossoneri. Da rivedere. L’ultimo appunto sono le gerarchie. Inzaghi ha sei mediani di livello, tre titolari e tre riserve, ma Zielinski e Frattesi hanno dimostrato di poter stare in mezzo agli altri nove.