Il centravanti azzurro dal ritiro di Coverciano: “Sono l’attaccante della non qualificazione al Mondiale, non quello della Nazionale che ha vinto l’Europeo”
Sognare si può, anzi si deve, ha sempre detto. E Ciro Immobile, ad anni 32, ha sogni alti: giocare il prossimo Mondiale con l’Italia e vincere lo scudetto con la Lazio.
“Nella mia carriera non mi sono mai dato limiti: sono state fiducia e positività a farmi andare oltre le mie qualità tecniche”. Se la Lazio dovesse vincere lo scudetto andrebbe molto oltre, “e infatti da capitano non posso mettermi a urlare nello spogliatoio “Vinciamo lo scudetto” e non lo sto facendo. Però è quello il mio pensiero fisso a ogni inizio ritiro. Mi piace poter raggiungere il massimo, siamo una squadra in crescita, se poi arriva la Champions non ci resto male. Siamo partiti bene, facendo errori in Europa e perdendo male due punti a Genova, però abbiamo raggiunto un buon equilibrio in difesa, come dicono i numeri, ed è quello che ci chiedeva Sarri. Segniamo meno, ma abbiamo più punti dell’anno scorso con la difesa messa a posto. Ora dobbiamo mettere a posto l’Europa League dopo l’ultima figuraccia”.
La Lazio è sempre stata la sua comfort zone, un regno conquistato e governato a forza di gol, tanti, ogni anno. Il contrario di quello che gli succede in Nazionale, “e me lo chiedo quasi ogni giorno: perché con la maglia azzurra io segno meno? Forse alla Lazio ho più margini d’errore, qui c’è più pressione e strafare a volte ti porta a fare cavolate. Certo che fa rosicare: ho vinto quattro volte la classifica marcatori e qui faccio fatica”. Fa rosicare e anche pensare, e Immobile non ha problemi ad ammetterlo: ha pensato seriamente di lasciare la Nazionale. Per due motivi, sostanzialmente. Il primo: “La delusione per la mancata qualificazione al Mondiale mi ha fatto venire molti dubbi, poi tornando a giocare con la Lazio piano piano mi sono reso conto di avere ancora qualcosa da dare a questa maglia: rappresenta tutto per chi gioca a calcio e deve essere così per chi vuole fare questo mestiere. Finché ci sarà bisogno di me, io ci sarò: mi sento un leader nello spogliatoio e soprattutto mi sento in dovere di dare qualcosa al gruppo, dentro e fuori dal campo. E anche se l’età avanza, se sto come adesso potrò dare ancora qualcosa, anche nel 2026. È uno degli obiettivi che mi sono posto”. Mancini, dice Immobile, non ha avuto bisogno di insistere più di tanto per toglierli ogni incertezza: “Credo non abbia mai avuto il dubbio che potessi davvero lasciare. Sono state più importanti le mie riflessioni, fatte assieme alla mia famiglia”.