Lazio, svincolati sempre nel mirino: occhi puntati su Gagliardini

È in scadenza di contratto con i nerazzurri, dove ormai è finito ai margini delle scelte di Inzaghi. Può diventare invece un’opzione interessante per Sarri

Più di un’idea. Anzi una pista per il centrocampo della Lazio nella prossima stagione. Nel mirino c’è Roberto Gagliardini. È in scadenza di contratto dall’Inter, può diventare un’opzione per il ruolo di regista.

Nel mercato estivo la Lazio ha tratto dalla lista degli svincolati due nomi che si stanno rivelando tra gli arrivi più preziosi: Alessio Romagnoli e Matías Vecino. Una linea che il club di Lotito è pronto a ripercorrere. E nel caso di Gagliardini ci sarebbe pure la possibilità di dare continuità a rinforzi provenienti dal campionato italiano: situazione approvata da Maurizio Sarri. Il tecnico apprezza da sempre il vivaio italiano e dà valore alla opportunità di inserire nuovi giocatori senza passare dai tempi di adattamento necessariamente richiesti da chi giunge da un altro campionato. In questo senso l’arrivo di Marcos Antonio dallo Shaktar per circa dieci milioni di euro non si è rivelato all’altezza delle aspettative. Il 22enne brasiliano era stato scelto per prendere il posto di Leiva in regia. Oltre a problemi di ordine tattico, ha avuto difficoltà nell’impatto con la Serie A.

Gagliardini era stato monitorato dal d.s. biancoceleste Igli Tare ai tempi dell’Atalanta, prima che nel 2017 passasse all’Inter. Il mediano bergamasco, 29 anni da compiere ad aprile, non ha esibito ultimamente un rendimento esaltante. Ed è finito ai margini delle scelte di Inzaghi. Così il suo contratto in scadenza con l’Inter non ha avuto chance in chiave rinnovo. Con Gagliardini la Lazio avrebbe un’opzione in più in cabina di regia. Dove in questa stagione si è imposto da titolare Danilo Cataldi con l’alternativa però di Vecino in evidenza nell’ultimo periodo. La Lazio sta considerando il suo nome. Anche nella convinzione che sotto la guida di Sarri, come è successo ad altri, Gagliardini potrebbe rilanciarsi.

I pm di Torino depositano gli ultimi atti: spicca l’audizione del legale di Dybala

In attesa dell’udienza di lunedì, sono le ore dell’audizione del legale dell’argentino con nuovi dettagli sugli “stipendi”

Tra meno di una settimana, lunedì, la Juve e gli altri 12 indagati per i quali è stata fatta richiesta di rinvio a giudizio – dall’ex presidente Agnelli a Nedved, da Arrivabene a Paratici – , si troveranno di fronte al gup Marco Picco. Le accuse mosse dalla Procura di Torino, che indaga sui conti del club dal 2018-19 al 2020-21, vanno dalle false comunicazioni sociali all’ostacolo alla vigilanza, dall’aggiotaggio alle false fatturazioni. A scandire il conto alla rovescia la nuova integrazione degli atti.

Ieri i pm torinesi dell’inchiesta Prisma hanno depositato gli ultimi aggiornamenti. Un faldone in cui spicca l’audizione di Luca Ferrari, l’avvocato di Dybala, sentito in Procura a Torino nelle scorse settimane. Il legale, durante i colloqui con i magistrati, ha confermato che il suo assistito deve ancora avere più di 3 milioni legati alla seconda manovra stipendi della Juve e chiede anche una cifra per responsabilità precontrattuale del mancato rinnovo. Cioè la differenza tra l’importo dell’accordo che Dybala aveva trovato con il club bianconero, prima del cambio di programma della Juve, e il contratto firmato con la Roma. Negli ultimi atti nuovi dettagli sulle manovre stipendi attraverso il materiale trovato dalla Guardia di Finanza. A partire dalle chat estrapolate dal cellulare in uso a uno degli imputati. Novità pure sulle side letter.

Italia, Di Lorenzo: “Serve la spensieratezza del mio Napoli”

L’esterno azzurro in conferenza a Coverciano: “Non siamo più deboli del passato, abbiamo giocatori di qualità e una mentalità importante”

Due giorni a Italia-Inghilterra, primo match del Gruppo C di qualificazione a Euro 2024.

Dalla sala stampa di Coverciano parla Giovanni Di Lorenzo, pronto ad affrontare la nazionale di Southgate in quello che è il suo stadio di casa, il “Maradona” di Napoli: “Non penso che siamo più deboli rispetto al passato. Il gruppo è un po’ cambiato, ma abbiamo giocatori di grande qualità, con una mentalità importante – le parole dell’esterno lucchese -. Affronteremo l’Inghilterra al meglio delle nostre possibilità, sapendo che davanti abbiamo una grande nazionale”. 

Di Lorenzo vorrebbe trasmettere agli altri azzurri qualcosa del suo Napoli: “Si vede da fuori che oltre al gioco che esprimiamo ci divertiamo in campo. Era così anche con la Nazionale dell’Europeo, poi qualche risultato ha portato a perdere questa spensieratezza. Dobbiamo ritrovare questo, giocare insieme e con entusiasmo”.

Il discorso si è poi spostato sul piano individuale: “Sicuramente sono cresciuto tanto in questi anni, ci sono stati vari momenti che mi hanno aiutato a crescere. Giocare in una grande squadra come il Napoli aiuta, ti confronti con giocatori forti e contro avversari forti. Mi sento migliorato in tanti aspetti. Sulla spinta del ‘Maradona’ dico che so cosa può dare quella gente, spero ci sia un’atmosfera bella anche contro l’Inghilterra, perché ci può spingere a ottenere un risultato importante”.

Il suo ruolo è cambiato molto negli ultimi anni: “Si è evoluto, anche attraverso le idee del mister sono arrivato a questa interpretazione del ruolo. Tutti devono fare tutto in campo, c’è sempre bisogno di fare di più, tante volte siamo i primi registi di una squadra. Nel 3-5-2? Come caratteristiche credo di poter ricoprire entrambi i ruoli (esterno a tutta fascia e braccetto di difesa, ndr)”.

Inzaghi sbaglia conti e parole, Allegri azzecca tutto. Sarri coglie l’attimo. Mou, basta catenaccio

La ciliegina marcia sull’avariata torta interista in campionato è stata messa ieri sera: nona sconfitta, terza in casa, e per di più contro la Juve. Inzaghi alla vigilia aveva punzecchiato Allegri che si riteneva virtualmente secondo con 53 punti (38 punti più i 15 tolti): “Guardo solo la classifica attuale e dice che con 50 punti seconda è solo l’Inter”. Dopo la partita di ieri non ci sono più discussioni. E non perché il vantaggio virtuale della Juve passa da +3 a +6, ma perché nella classifica che legge Inzaghi seconda adesso è la Lazio con 52. L’Inter è terza.

Il distacco interista dal Napoli è sempre più umiliante (-21 punti, -18 gol fatti, +15 gol subiti). Il passaggio del turno con il Porto, tornando dopo 12 anni nei quarti di Champions, è stato sicuramente un grande merito, ma Inzaghi che a fine gara celebrava se stesso e il gruppo definendolo “fantastico” perché “aveva scritto una pagina di storia”, era apparso a molti esagerato, sia per la partita disputata, sia ricordando la storia dell’Inter, sia valutando l’attuale andamento in campionato. Da ieri sera quelle parole appaiono ancora più esagerate.

La Juve ha vinto a San Siro con merito, mostrando un ottimo spirito di gruppo. Dopo il gol di Kostic (contestato dall’Inter un tocco di braccio di Rabiot nell’azione) ha avuto molte opportunità per raddoppiare. I bianconeri forti del vantaggio hanno giocato una partita attenta, ostica, senza mai rinunciare a colpire in ripartenza. Anche l’Inter ha avuto le sue opportunità, ma le più clamorose, negli spazi lasciati, sono state quelle bianconere. Alla Juve va dato il grande merito, dopo un momento di sbandamento successivo al -15, di aver continuato a fare punti pur non sapendo più bene per cosa lottare davvero.

Il Milan a caccia dei gol smarriti: solo 5 reti arrivano dalla panchina

I cambi di Pioli non incidono. Il Napoli ha collezionato 12 squilli con i subentrati, l’Inter 7, Roma e Lazio 6. Tra le big solo la Juve peggio dei rossoneri

Dopo Pobega, il buio. Il maghetto rossonero è stato l’ultimo giocatore subentrato a portare punti al Milan. Da lì non l’ha seguito più nessuno, e sono passate dieci partite. Il gol di Origi al Sassuolo conta solo per le statistiche, inutile ai fini del risultato, cinque schiaffi neroverdi a San Siro, quindi la rete di Tommy è stata l’ultima a contare qualcosa in termini di punti.

Pioli ha bisogno dei gol dalla panchina. Gol che non arrivano e che latitano, affossando i rossoneri. Una delle cause della crisi, forse. Il Milan ha segnato solamente quattro reti con i giocatori subentrati. Oltre Pobega e Origi ci sono anche Rebic contro l’Empoli, Giroud in casa con lo Spezia e Leao con il Monza, sempre a San Siro. Domanda: quanti di loro sono stati decisivi? Oliver sì, nel 2-1 del Milan con i liguri, così come Pobega nel pareggio con la Roma (anche se i giallorossi hanno centrato la rimonta negli ultimi minuti). Bene Rebic a Empoli infine, autore dell’1-0 provvisorio. Leao, invece, è entrato sul 3-1, calando il poker a fine partita. Possiamo contare cinque punti.

Tolta la Juve, tutte le squadre in lotta per un posto in Champions hanno fatto meglio del Milan. Il Napoli guida la classifica con 12 gol dalla panchina, seguito da Fiorentina (11) e Udinese (8). Bene anche l’Inter (7), a braccetto con la Cremonese (7). Atalanta, Sassuolo, Roma e Lazio sono a 6. Salernitana, Empoli e Milan si fermano a 5. Dietro di loro ci sono Juve e Monza con 4. Poi Bologna e Lecce con 3, Sampdoria e Torino con 2 e infine Spezia e Verona con un solo gol. Sabato, contro l’Udinese, Pioli ha mandato in campo Origi, Rebic e De Ketelaere, ma l’uomo più pericoloso è stato Krunic, un centrocampista. Il fantasista belga ha provato a pungere, ma quando è entrato dalla panchina non ha mai inciso. Neanche una volta. E non solo lui.

Le “Aguias” sono ancora imbattute in Champions League e stanno dominando il campionato portoghese: tutte le insidie dell’avversaria dei nerazzurri

Sarà stata la magia del Natale, oppure i postumi del Mondiale in Qatar. Si giocava il 30 dicembre e la metà dei titolari di Schmidt erano appena rientrati dal viaggio con le rispettive nazionali. Il Benfica giocava a Braga e la partita finì 3-0 per i padroni di casa. Il risultato era quasi impossibile secondo i bookmakers, considerando che per Joao Mario e compagni si trattava della prima sconfitta della stagione. Tre mesi più tardi, quell’evento rimane… più unico che raro: i portoghesi hanno perso soltanto una partita nei 90 minuti e sono ancora imbattuti in Champions League. Dopo aver travolto il Bruges agli ottavi, il Benfica sfiderà l’Inter nei quarti di finale. I nerazzurri hanno già neutralizzato le offensive del Porto, l’altra big del Portogallo, ma contro le Aguias sarà tutta un’altra storia.

Ad agosto, la squadra di Schmidt ha salutato i big per fare spazio ai giovani: via Vertonghen, Taarabt, Nunez e Seferovic, dentro Neres, Bah, Draxler e… Enzo Fernandez. Il bilancio del calciomercato segna un attivo di 69 milioni per quanto riguarda l’estate, più altri 120 incassati a gennaio dopo la cessione dell’argentino al Chelsea. In termini di risultati non è cambiato nulla, perché il Benfica – in campionato come in Champions – è ancora lì davanti a tutti.

Lo zampino decisivo è di Schmidt e, ancora prima, del presidente Rui Costa. Dopo l’addio di Verissimo i tifosi speravano nell’arrivo di un altro tecnico portoghese, l’ex milanista ha invece scelto Schmidt, maturato dopo l’ultima esperienza al Psv. Il tedesco è uno dei figli della scuola Red Bull. Ai tempi di Salisburgo e Leverkusen proponeva un calcio verticale, puntando forte su pressing alto, recupero palla e contrattacco istantaneo. I princìpi sono rimasti invariati, ma adesso ci ha aggiunto un palleggio che fa divertire i tifosi. Il suo Benfica gioca che è una meraviglia, esaltando la tecnica e l’intelligenza di Joao Mario e compagni.

Napoli, Osimhen: “Non so cosa mi riserva il futuro, troveremo una soluzione”

Il terzo anno al Napoli può essere l’ultimo per Victor Osimhen? L’ennesima grande stagione del nigeriano in maglia azzurra ha reso ancora più forte il pressing dei top club europei e, con lo scudetto dietro l’angolo e una Champions League tutta da vivere, lo stesso giocatore potrebbe pensare che la missione a Napoli possa essere compiuta.

Dopo il match contro l’Eintracht Francoforte è stato chiesto a Osimhen del futuro e la risposta non è del tutto rassicurante per i tifosi partenopei: “Non so cosa mi riserverà. Penso di essere sulla giusta strada – le parole ai tedeschi di Sport 1 -. A fine stagione, mi sederò al tavolo con i miei agenti e parleremo di tutto. Parlerò anche col club, sono incredibilmente grato al Napoli e troveremo una buona soluzione”.

Quest’anno Osimhen è a quota 23 gol in 28 partite, considerando tutte le competizione, numeri importanti che trovano conferma dando uno sguardo ai tre anni di Napoli: 51 gol in 91 partite, a cui vanno aggiunti anche 14 assist. Da tempo è soprattutto la Premier League a pressare, in particolare il Manchester United che già qualche mese fa aveva offerto 100 milioni di euro. Osimhen era arrivato al Napoli nell’estate 2020, affare da oltre 70 milioni di euro poi entrato nel mirino della polizia francese.

Il 24enne prova a immaginarsi così la festa scudetto in città: “Sarebbe una cosa assolutamente folle, la passione qui è indescrivibile, hanno il calcio nel sangue ed è per questo che vogliamo provare a regalargli il titolo”.

Tornando sul ritorno degli ottavi di Champions contro l’Eintracht: “Sono molto contento di aver segnato due gol e aver aiutato la squadra a vincere e a passare il turno. Speriamo di poter confermare queste prestazioni anche nelle prossime partite”.

PERCHÉ OSIMHEN INDOSSA ANCORA LA MASCHERA?

 Infine, una curiosità sulla maschera che indossa ancora nonostante l’infortunio al volto sia un lontano ricordo: “Due anni fa mi ero fatto male, ora è tutto ok. Ma mi sento più sicuro così”.

Inter, eroi a sorpresa: che notte, la notte di Dumfries e D’Ambrosio

L’olandese è stato insufficiente per un’ora e mezza salvando però lo 0-0 nel finale, il 34enne è entrato per contribuire alla resistenza e ha fatto guadagnare minuti preziosissimi ai nerazzurri

Che le fasce siano a dir poco fondamentali per Simone Inzaghi non è certo una sorpresa, ma il finale di Porto-Inter ha presentato ai tifosi nerazzurri due protagonisti a sorpresa: uno per le prestazioni di questo 2023 e soprattutto per la performance negativa della prima ora e mezza, l’altro per il ridotto minutaggio stagionale a causa dello status in rosa da senatore – forse – uscente.

Denzel Dumfries e Danilo D’Ambrosio, la “Doppia D” della serata del Do Dragao di Champions League che per una volta si prende la scena al posto dei titolarissimi Matteo Darmian (comunque ottimo) e Federico Dimarco.

La partita dell’ex Psv Eindhoven si potrebbe tagliare in due con un grissino. tanto è evidente la linea tratteggiata tra la partita da risicato 5 in pagella e l’istinto di sopravvivenza da 8 abbondante che al 95′ circa gli ha consigliato di lanciarsi in scivolata sul secondo palo per murare fisicamente lo spicchio di porta lasciata fisiologicamente scoperta da André Onana: su Mehdi Taremi e Ivan Marcano, poi, ci hanno pensato i legni. I dati della partita ne sottolineano la serata confusionaria: ha vinto tantissimi duelli aerei (5 su 7), ma è stato una manna dal cielo per gli avversari con addirittura 17 palloni persi e due dribbling falliti su due, tanto che a un certo punto molti tifosi interisti erano convinti che Inzaghi avrebbe tolto lui e non Dimarco: l’esterno azzurro era però reduce da un infortunio che gli aveva fatto saltare un paio di partite e il fiato era agli sgoccioli. Per fortuna dei nerazzurri, perché nonostante un’ora e mezza da “vorrei, ma non posso”, Dumfries ha conservato l’istinto per schermare il terzultimo tentativo disperato dei portoghesi. Meno male che Denzel c’è, con quel nome da film d’azione hollywoodiano.

Inter, le scelte di Inzaghi: in difesa c’è Darmian. Davanti Dzeko con Lautaro

Alla fine il tecnico ha deciso di non rischiare l’infortunato Skriniar. Acerbi preferito a De Vrij

I due dubbi, che Simone Inzaghi si era portato dietro nella notte, sono stati sciolti dopo la rifinitura del mattino, tenutasi nell’hotel del centro di Porto che ospita i nerazzurri.

Il tecnico dell’Inter, come sempre accade, ha aspettato il giorno della partita per decidere definitivamente e, per la sfida più importante e delicata dell’anno, ha votato per Darmian come centrale destro di difesa (con conseguente impiego di Dumfries nel ruolo di esterno a tutta fascia) e per Dzeko come partner di Lautaro Martinez, capitano questa sera. Insomma, tutto confermato secondo le indicazioni della vigilia. L’infortunio dello slovacco ha complicato parecchio i piani di Inzaghi in vista di questo ritorno contro il Porto, sia per l’importanza del difensore in una partita di enorme applicazione contro gli attaccanti portoghesi sia per le conseguenze di questa assenza sul resto della formazione. Lo slovacco, coccolato da allenatore e pure dal presidente, ha stretto i denti per esserci e alla fine si è deciso di non rischiarlo. Molto delicata anche la scelta della pedina del centravanti, visto il ballottaggio tra Dzeko, utile nella fase di cucitura del gioco ma a secco dalla Supercoppa Italiana vinta col Milan a Riad il 17 gennaio, e Lukaku, ancora lontano dai vecchi standard ma autore di un gol pesantissimo all’andata, che qui al Dragao dà un piccolo vantaggio iniziale ai nerazzurri.

Per il resto, confermate le indicazioni della vigilia: davanti a Onana, tornato tra i pali dopo la pausa di Spezia, Acerbi è preferito a De Vrij nel ruolo di centrale e Bastoni sta al suo solito posto sul centro sinistra. Se come detto sulla fascia destra c’è Dumfries, a sinistra riecco dopo l’infortunio Dimarco, il più temuto dalla squadra di Sergio Conceiçao. Nel trio di palleggiatori in mezzo non trova posto l’altalenante Brozovic di questa stagione: Calhanoglu, battagliero pure nella conferenza della vigilia contro i “provocatori” portoghesi, sarà ancora il regista, accompagnato ai lati da Barella e Mkhitaryan, alla sua 19esima partita di fila da titolare nonostante i 34 anni suonati. In ballo una ventina di milioni dal passaggio del turno e un pezzo grande così di stagione: Inzaghi per primo sa che il suo futuro passa da qui, da Porto.

Pogba, è ufficiale: lesione all’adduttore. Verso uno stop di almeno 20 giorni

Il francese ha sostenuto le visite mediche e il verdetto parla di una “lesione di basso grado all’adduttore della coscia destra”. Per Bonucci solo un “trauma contusivo alla gamba sinistra”

Pogba si è procurato uno stiramento, e starà fuori per almeno 20 giorni: è questo l’esito delle visite mediche che ha sostenuto in mattinata, come pubblica il sito ufficiale della Juve in una nota ufficiale: “Paul Pogba ha riportato una lesione di basso grado all’adduttore della coscia destra e ha già iniziato l’iter riabilitativo volto alla ripresa dell’attività agonistica”.

Trentaquattro partite saltate su 37: questo è l’attuale, triste bilancio del Pogba.2 alla Juve, e ancora non è finita. All’uscita dal J Medical, Pogba risponde a un tifoso che gli chiede un autografo: “No, scusa. Non c’ho la testa”. Il centrocampista ha appena avuto conferma di aver rimediato una lesione di basso grado all’adduttore della coscia destra: il nuovo stop è di tre settimane. Allegri, che già ieri si era detto “dispiaciuto per il ragazzo, perché si stava allenando bene per tornare a giocare. Ma deve avere pazienza perché tornerà più forte di prima”, aveva anticipato che il francese non sarebbe rientratosicuramente prima della sosta di fine mese. Se ne parlerà ad aprile, insomma, per rivederlo in campo.

Sospiro di sollievo, invece, per Bonucci, sostituito all’intervallo di Juve-Sampdoria dopo aver subito un colpo al perone della gamba sinistra. Gli esami strumentali hanno escluso lesioni: ma resta a rischio per il Friburgo, dal momento che servirà qualche giorno per smaltire la contusione. “Bonucci ha riportato un trauma contusivo alla gamba sinistra e le sue condizioni verranno monitorate quotidianamente, mentre”, ha fatto sapere la Juventus.