Il 40enne croato ha preso per mano il Milan, anche in copertura. Il 19enne esterno: “Era la mia occasione, sto vivendo un sogno. E ora voglio l’azzurro”.
Nonno e bambino hanno ripassato la tabellina del 5. Luka Modric è del 1985, Davide Bartesaghi del 2005: hanno 40 e 20 anni. Ieri hanno giocato il primo derby di Milano della loro vita – non conteranno i pochi minuti giocati da Bartesaghi in Coppa Italia qualche mese fa, vero? – e vederli vicino metteva allegria al cuore: si può essere felici su un campo di calcio quando la gioventù ti spinge e quando la saggezza ti guida. Insieme, sono un paradosso su quattro gambe. Bartesaghi è grosso il doppio di Modric ma ha la metà dei suoi anni.
Hanno giocato entrambi una gran partita a modo loro. Luka Modric ha preso per mano il Milan e, quando ha sbagliato un passaggio, la tribuna stampa ha mormorato, come quella volta che Nils Liedholm sbagliò dopo mesi. Soprattutto, è stato prezioso davanti alla difesa: sempre al posto giusto, sempre fastidioso per l’Inter. Bartesaghi è stato il ragazzo più giudizioso del mondo. Lo avete notato? No, ed è un gran complimento. A volte l’invisibilità è un superpotere. Non ha fatto nulla che resti negli occhi ma è stato sempre preciso, attento. Soprattutto, calmo. Papà Daniele in una vecchia intervista diceva: “Ha bisogno del suo tempo, ma sa gestire molto bene l’emozione”. Nessuno ti conosce come un genitore.
Modric si ammira, ma la vera lezione arriva da Bartesaghi. Non è il più dotato della città e da ragazzino è stato la riserva di Bozzolan (ora alla Reggiana) e di Piantedosi, che gioca in Kings League. Ha lavorato e durante il Covid si è fatto costruire dei bilancieri da papà muratore, in una mossa che ricorda il giovane Agassi. Lo volevano in tanti, è rimasto in rossonero e ha avuto ragione. A fine partita, ha parlato da uomo ambizioso: “Il derby è un sogno che avevo fin da piccolo, mi sono detto che era la mia occasione, dovevo sfruttare ogni palla e dare il 100%. Milan Futuro è stato molto importante, mi ha aiutato a gestire la pressione degli stadi. Il posto da titolare? A inizio stagione non l’avrei mai immaginato. Ora il sogno più grande è la Nazionale, darò il massimo per una convocazione”. I candidati per marzo sono altri, ma chi scommetterebbe ora contro Bartesaghi? Se la lezione avesse un titolo, sarebbe questo: La costanza e l’intelligenza battono il talento.