Inter, fatta per Zalewski all’Atalanta: affare da 17 milioni. E Lookman non c’entra

Plusvalenza di più di 10 milioni in tempi record per l’Inter, che meno di due mesi fa aveva riscattato il polacco a 6,5 dalla Roma.

Una plusvalenza pesante in tempi record. È quella che realizza l’Inter con Nicola Zalewski: è fatta per il trasferimento dell’esterno, nato a Tivoli ma polacco di passaporto, all’Atalanta di Juric che l’ha individuato come jolly sulle fasce da mettere nelle mani del tecnico croato. A volerlo fortemente è stato proprio il nuovo allenatore della Dea. Una trattativa che fa felici tutti: il calciatore, che probabilmente a Bergamo troverà un minutaggio più elevato rispetto a Milano; l’Atalanta, che si mette in casa l’ennesimo giovane da valorizzare; e soprattutto l’Inter, che con la cessione di Zalewski incassa un profitto netto di 10,5 milioni puliti. Proprio in questi minuti le società stanno preparando i contratti che renderanno ufficiale l’operazione. La dirigenza nerazzurra, dopo 6 mesi di prestito, un paio di mesi fa aveva scelto di riscattare il cartellino dell’esterno versando nelle casse della Roma circa 6,5 milioni e oggi lo saluta incassandone ben 17. Un altro aspetto che va sottolineato, poi, riguarda Lookman: perché la trattativa tra Inter e Atalanta per Zalewski è completamente slegata dal nome dell’attaccante nigeriano, attualmente in stand-by.

Inter, Bisseck dice no al Crystal Palace. E per De Winter serve prima una cessione

Il tedesco rifiuta gli inglesi che avevano offerto 32 milioni. I nerazzurri lo valutano almeno 40. Attesa la risposta dell’Atalanta per Lookman.

Il mercato dell’Inter parla latino: la situazione è una sorta di “status quo” dove per ora tutto resta fermo, in attesa di capire se lo scacco all’Atalanta sarà matto o sarà eluso ancora una volta, magari piazzando un alfiere davanti alla casella del re. Ademola Lookman è l’obiettivo per l’attacco: Ausilio e Marotta hanno presentato alla Dea un’offerta di 45 milioni bonus compresi. Oggi potrebbe arrivare la risposta definitiva. L’incontro in Lega di martedì tra il presidente nerazzurro e l’amministratore delegato della Dea Luca Percassi è servito a ritoccare la proposta e spedirla dritta a Zingonia, dove i bergamaschi stanno decidendo cosa fare. Ora la scelta è nella testa della Dea, anche perché Lookman ha già un accordo coi nerazzurri di Milano da tempo: 4,5 milioni netti a stagione fino al 2030. Ha declinato la corte del Napoli e dell’Atletico Madrid. Per lui “c’è solo l’Inter”. Come l’inno nerazzurro.

Nel frattempo, in quella terra di mezzo chiamata “mercato” dove ogni spiffero va verificato, si può iniziare a delineare la situazione legata alla difesa. Bisseck ha rispedito al mittente l’interesse del Crystal Palace, che ha offerto 32 milioni per il centrale tedesco reduce da un’annata da tre gol in 46 partite in tutte le competizioni, di cui trenta dall’inizio. I nerazzurri hanno fissato il prezzo ad almeno 40 milioni, ma non hanno l’esigenza di cederlo. Bisseck è il manifesto della duttilità: nell’anno appena concluso ha giocato al centro, a destra e a sinistra. Il messaggio è chiaro: se non esce nessuno, allora la difesa resta così com’è, con Bastoni, De Vrij, Acerbi, Bisseck, Pavard e Carlos Augusto, utile come braccetto difensivo (come Darmian). I piani alti stanno cercando di piazzare Palacios, reduce da sei mesi a Monza e fuori dai piani di Chivu.

Inter, Asllani è un caso: per il club è sul mercato, ma lui rifiuta tutte le destinazioni

I nerazzurri lo valutano intorno ai 15 milioni, lui finora dice no al Betis e alle altre piste estere. Sullo sfondo due club di Serie A

Tra italiano e albanese cambia poco: da noi si dice “no”, nella lingua di Kristjan Asllani si usa “jo”. Il regista dell’Inter la sta usando parecchio. La sua priorità è restare in Italia, ma ai piani alti di Via della Liberazione sono arrivate solo offerte dell’estero. Asllani le ha studiate, analizzate e alla fine ha detto “no”. O “jo”, fate voi. Per questo la dirigenza ha iniziato a storcere il naso.

Il 21 nerazzurro sta diventando un caso. Marotta e Ausilio vorrebbero incassare intorno ai 15 milioni, ma in Italia – almeno fin qui – nessuno sembra intenzionato a sborsare una cifra simile. O quanto meno a investire in un trasferimento a titolo definitivo. Sulle sue tracce ci sono Bologna e Fiorentina, ma Asllani piace all’estero. Il Betis, finalista dell’ultima Conference League, s’è fatto sotto con insistenza, ha incontrato l’agente e ha provato a imbastire una trattativa, ma il giocatore ha rifiutato la Liga. L’Inter vorrebbe cederlo senza prestiti o altre formule per racimolare una dozzina di milioni da investire in altri ruoli (vedi Leoni). Asllani fa parte di quel pacchetto di cessioni a cui si aggiungono Buchanan, Esposito e Aleksandar Stankovic, uno dei tre figli di Dejan. L’obiettivo è ricavare almeno 40 milioni. La Fiorentina può essere una soluzione: Asllani è nato in Albania ma è cresciuto tra le vie di Buti, un paesino sui colli pisani a un’oretta di macchina da Piazza della Signoria. Prima di diventare un calciatore si divertiva come cameriere nelle sagre. La Fiorentina di Pioli sarebbe la chiusura di un cerchio.

Al momento ha rifiutato solo l’estero. Kristjan ha chiuso un’annata deludente dopo ha steccato soprattutto nei big match (vedi il derby di ritorno in semifinale di Coppa Italia perso 3-0). Chivu l’ha schierato dall’inizio in tutte e quattro le partite del Mondiale, ma non è stato all’altezza. In particolare contro il Fluminense ai quarti. La sua storia d’amore nerazzurra, iniziata nel 2022 dopo un’ottima annata al Castellani, è destinata a chiudersi dopo 99 partite in tre stagioni. Ma prima deve dire “sì”.

L’Inter si cautela in regia: se parte Calhanoglu, c’è Xhaka

Il Galatasaray non ha ancora affondato il colpo per il centrocampista nerazzurro, ma se dovesse farlo.

Dopo essersi tolta qualche ruga del tempo, dopo questa prima dose di cipria sulla punta del naso, che inizia appena a farla sembrare più giovane, l’Inter potrebbe scegliere a sorpresa il vintage. Potrebbe aprire di colpo le ante e tirare fuori dall’armadio uno di quegli abiti che le sono sempre caduti benone: Granit Xhaka, motore del Leverkusen pronto a cambiare aria, non sarà l’ultima collezione di grido nella moda europea, ma si può essere eleganti e di successo anche con capi da battaglia come lui. Lo insegna proprio il recente passato nerazzurro.  Per esempio, se fosse necessario cambiare il guardaroba anche a centrocampo, il club nerazzurro pensa a un look meno aggressivo e più prudente di quello che ci si immaginava. In un eventuale dopo-Calha si pensa proprio a un innesto di garanzia, che mantenga alta il livello di esperienza e di fame nel reparto: proprio Xhaka, a lungo corteggiato dal Milan e ora nel mirino della Signora, sembra lì caduto apposta.

Starà pure per compiere 33 anni, ma Xhaka sprigiona ancora la stessa forza motrice mostrata prima nell’Arsenal di Arteta e poi nel Leverkusen dei miracoli di Xabi Alonso: come hanno dimostrato nel tempo sia Mkhitaryan che Acerbi, l’età può diventare solo un numero in certi casi. Insomma, qui il curriculum è tale da non fare rimpiangere eventualmente un totem interista di questa epoca come Calha: ben prima di farsi venire la nostalgia delle mille luci del Bosforo, è stato il regista di Inzaghi la chiave di uno scudetto e un paio di finali di Champions perse. Se la questione turca è ancora sul tavolo e resta al momento di difficile risoluzione, l’Inter non può che cautelarsi e immaginare un successore di simile lignaggio: il gradimento di tutto il club sul brasiliano atalantino Ederson è ancora totale ed entusiasta – ci mancherebbe pure –, ma questa sensazione si annacqua in un bagno di realismo. È accompagnata dalla consapevolezza di quanto sarebbe dura trattare con l’integerrima Dea, che traccia una linea netta a 60 milioni e al momento non ci sente da nessun orecchio.

Inter, continua il pressing del Bruges per Stankovic: il nodo è la recompra

I 10 milioni offerti dal club belga sono considerati congrui dai nerazzurri. Manca però l’accordo sull’altro aspetto della trattativa

Sarà pure “solo” un ragazzino della cantera, arrivato alle porte della prima squadra senza mai fare l’ultimo passo tra i grandi, ma il figlio di Deki è un giocatore altamente strategico per l’Inter: l’uscita di Aleksander Stankovic, dopo un ottimo anno in prestito al Lucerna, è per questo seguita con grande attenzione dagli uomini di mercato nerazzurro. Hanno aperto il dossier negli ultimi giorni senza chiuderlo del tutto. “Ale”, 19enne figlio del tripletista Dejan, centrocampista di talento, piace tantissimo al Bruges, ma oggi si è allontanato un po’ dalle Fiandre. Gli emissari del club belga, arrivati fino in viale della Liberazione, sono disposti a spendere circa 10 milioni per arruolarlo, proprio lì dove c’è stato fino all’ultima stagione Ardon Jashari, promesso sposo milanista. 

La cifra offerta è ritenuta congrua dall’Inter, ma non ci sono stati passi avanti sull’altro aspetto della trattativa, quello su cui non si trova ancora accordo. Si tratta dell’entità e il tempo della eventuale “recompra” nerazzurra: il Bruges vorrebbe tenerla più in alto possibile, intorno ai 30 milioni, mentre per l’Inter dovrebbe galleggiare intorno ai 25 e, soprattutto, dovrebbe essere su base biennale. Nel dettaglio, sarebbe esercitabile sia alla fine della stagione 2025-26, la prossima, che al termine del 2026-27. Serviranno nuovi aggiornamenti tra le parti, con discreta fiducia, anche perché l’uscita del giovane serbo, cresciuto a bottega a Interello, è messa ampiamente in conto dalla dirigenza nerazzurra: sarebbe la prima cessione cospicua di questa sessione, dopo tre colpi in entrata (Sucic, Luis Henrique e Bonny) più il riscatto di Zalewski.

Calha in partenza, Ederson-Inter si può con le cessioni. Ecco il piano

Ora la priorità del club è legata alle uscite. Non solo il turco: il tesoretto può arrivare da Frattesi, su cui c’è l’Atletico, Seba Esposito e Stankovic.

Il sogno di oggi può diventare la realtà di domani. Ederson è tutto ciò che aiuterebbe in fretta, molta fretta, a dimenticare Calhanoglu. Ma ci sono una serie di condizioni che devono verificarsi perché l’assalto sia concreto. La prima: la fine della telenovela del turco. La seconda: le cessioni. Non è un caso che il messaggio che filtra in queste ore dal club nerazzurro sia il seguente: adesso è il momento delle partenze, di liberare spazio sia come organico sia in termini di costi.

E allora attenzione a Frattesi. A Sebastiano Esposito. E ad Aleksandar Stankovic: da loro può arrivare la base per lanciarsi su Ederson. 

Anche perché non passa giorno in cui da Istanbul non rilancino la trattativa per Calhanoglu. Il finale sembra scritto, ma c’è ancora tanta strada da percorrere. L’Inter ha fissato il nuovo prezzo del regista: 30 milioni di euro. E non ha mai avuto un contatto diretto con il club turco, per intendersi. Però indirettamente circolano già i contorni di una possibile proposta: 15 milioni. Siamo lontani, lontanissimi anzi. Serve un avvicinamento concreto, per accontentare tutti. La stessa Inter, peraltro, che è stufa di una situazione che va avanti ormai da un mese e che rischia di complicare, peggio, destabilizzare l’inizio della prossima stagione.

In soldoni: i dirigenti nerazzurri vorrebbero risolvere la questione prima del ritiro, entro dunque i prossimi 15 giorni. Non semplice. È chiara una cosa: il Galatasaray sta giocando sulla situazione, forte evidentemente della volontà del giocatore, che mai si è espresso chiaramente sulla vicenda (e in fondo, già questo è un indizio). Se Calhanoglu va via, il primo nome sulla lista dell’Inter è quello di Ederson. Lui più di Stiller, più di Frendrup, più del colombiano Rios del Palmeiras, altri profili che pure piacciono. Ederson è il preferito, anche se l’Atalanta non lo farà andar via per meno di 50 milioni di euro: questo a Milano lo sanno. Ma non si spaventano. Sanno di dover scalare una montagna, ma c’è una via praticabile. 

Inter, un mercato da 100 milioni! Dopo Bonny, sprint per Leoni. I dettagli

Per il gioiello del Parma Marotta e Ausilio hanno un budget di 30 milioni. In Emilia l’ha lanciato proprio Chivu

C’è un mondo che cambia sotto gli occhi dell’Inter, mentre la squadra attraversa il ventre d’America, da Ovest verso Est. È lo stesso club nerazzurro, in fondo, a scoprirsi diverso davanti allo specchio, più coraggioso e deciso nella costruzione (costosa) di un futuro ancora al vertice: arrivare a una spesa a tre cifre non spaventa più come un tempo, anzi sta diventando una rapida realtà. La nuova Inter, infatti, è giovanile nelle scelte e, finalmente, disposta a investire in massa prima di vendere: è un’attitudine felice a cui i tifosi non erano certo abituati negli ultimi anni, un visibile cambio di rotta in questa era con i californiani di Oaktree al governo. Così, mentre aprono a distanza le porte di casa a Ange-Yoan Bonny, che domani inizierà l’immersione nel nuovo mondo nerazzurro, il presidente Beppe Marotta e il ds Piero Ausilio non hanno esaurito le cartucce e pensano a come togliere rughe anche alla difesa: Giovanni Leoni del Parma è l’oggetto pregiato di questo mercato, ma anche l’obiettivo principale dei nerazzurri per un reparto in là con l’età.

In questo viaggio Mondiale l’Inter ha già attraversato tanti pezzi d’America, dalla rigogliosa West Coast passando per Seattle, devota alla musica e alla tecnologia, fino a qui, Charlotte, North Carolina, secondo polo finanziario di tutti gli States. Lungo il tragitto ha mostrato i due gioiellini già acquistati – finora ha rapito l’occhio più Petar Sucic che Luis Henrique, anche se il brasiliano ha solo bisogno di tempo ed allenamenti –, ma adesso spera di poter staccare immediatamente un biglietto aereo per gli Stati Uniti anche ad Ange-Yoan Bonny, ormai interista in pectore.

In ogni caso, in questa piccola grande rivoluzione, l’Inter è partita con netto anticipo, quando già a gennaio ha battuto la concorrenza bianconera nei tempi del blitz a Zagabria: quanto siano stati ben spesi i 14 milioni per Sucic è sembrato abbastanza chiaro in queste prime tre uscite americane.

Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura.

Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale. Non una scelta scontata, ma comunque una possibilità consentita dal regolamento fino al 3 luglio.  Pronto Bonny, nell’attesa, si prepara. In questi giorni è a Ibiza, ma le sue giornate non sono solo mare, spiaggia e sole. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione. È gestito da Federico Pastorello, lo stesso gruppo di lavoro che ha portato l’ex tecnico Simone Inzaghi all’Al Hilal.

Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura. 

L’aereo per dove? Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale.

Vanno valutati diversi aspetti, anche quelli legati a un reparto che non è più in emergenza, considerata l’esplosione di Pio Esposito ma anche il ritorno in gruppo ormai completato di Thuram. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione.

L’Inter ribalta l’Urawa al 92′! Lautaro e Carboni regalano la prima vittoria a Chivu

Decisiva una rovesciata di Lautaro e un guizzo di Valentin. Sommer e compagni a 4 punti

Lo si sapeva già prima di questo Mondiale per club, a maggior ragione lo si vede in campo: è il torneo dei sudamericani, questo. Delle squadre, certo. Ma pure dei giocatori. Già, perché proprio a due argentini, Lautaro e Valentin Carboni, che l’Inter si è appoggiata per ribaltare e allontanare l’umiliazione di una sconfitta con l’Urawa Red Diamonds, squadra che nella nostra Serie A faticherebbe a salvarsi. Vittoria al minuto 92, perché per i sorrisi bisogna aspettare sempre il recupero. L’Inter non esultava veramente da 46 giorni, dalla rete di Acerbi al 93’ contro il Barcellona: anche qui, come allora, un mancino che segna col piede destro sui titoli di coda. A Seattle, in un clima molto inglese, la soddisfazione è minore, certo, ma serve almeno per sistemare la classifica del gruppo E aspettando l’ultima partita con il River Plate: gli ottavi di finale sono decisamente più vicini.

Meglio così, perché la prestazione aveva lasciato molto a desiderare, almeno sul piano della qualità. Non invece sull’aspetto mentale: l’Inter, dal disastro di Monaco, sembra più giù dal punto di vista fisico che su quello psicologico, perché anche contro l’Urawa – come pure era stato contro il Monterrey – la reazione allo svantaggio c’è stata, la capacità di non arrendersi s’è vista. Confusa, poco lucida, un po’ appesantita, ma pur sempre una voglia che ha un valore tangibile. Tangibile come il gesto tecnico di Lautaro, una girata in pieno secondo tempo che i difensori dell’Urawa non hanno auto neppure il tempo di capire. Come col Monterrey, il capitano ha deciso di lasciare il segno su una partita fin lì condotta male dai suoi compagni. L’Inter, sul piano offensivo, è stata praticamente solo il suo capitano. Al minuto 33’ della ripresa, quando il numero 10 ha pareggiato, i nerazzurri avevano tirato nello specchio una sola volta, nel primo tempo.

Indovinate con chi? Sempre con Lautaro, colpo di testa sulla traversa su assistenza di Asllani. Poi, complice anche la stanchezza dei giapponesi e un buon atteggiamento mentale, Chivu è riuscito a ribaltarla.