Il traguardo di Vlahovic: 50 gol come Tevez. E ora punta Vialli

L’attaccante salva ancora la Juventus, punta Gianluca a 53 reti e vince la sfida diretta con l’obiettivo di mercato David. Poi esce arrabbiato

Si alza la temperatura e sale in cattedra Dusan Vlahovic. A Lilla come a Lipsia, è sempre il serbo l’uomo in più della Signora nelle trasferte di Champions. Dalla doppietta in Germania alla rete pesantissima di ieri sera in Francia. Un rigore che salva la Juventus da una nuova sconfitta europea e che proietta DV9 sempre più nella storia del club. Vlahovic ha segnato il suo 9o gol stagionale – terzo in Coppa – ma soprattutto ha raggiunto cifra tonda: 50 reti da quando nel gennaio 2022 è sbarcato sul pianeta Juve.

Alla fine, un po’ per la partita in bilico e il risultato e un po’ per la sostituzione all’ora di gioco, Vlahovic è rientrato in panchina apparentemente stizzito, probabilmente perché non si aspettava di essere cambiato così presto.

Si entra nella storia con i gol e i trofei, per dirla alla David Trezeguet (miglior bomber straniero di tutti i tempi della Juventus con 171 reti), e Dusan gradino dopo gradino sta risalendo la classifica. Quello di Lilla è un timbro che entra nei libri bianconeri. Vlahovic ha raggiunto a quota 50 gol Carlitos Tevez, tuttora amatissimo dai tifosi juventini. Eguagliato un attaccante, si punta a quello successivo.

Adesso DV9 metterà nel mirino un certo Gianluca Vialli, davanti a lui di appena tre marcature (53). L’aggancio all’ex capitano sarà questione di (poco) tempo, ma per diventare indimenticabile come lui servirà molto di più. Questione di leadership, aspetto nel quale il serbo è migliorato parecchio, ma anche di successi. Vialli è salito sul tetto d’Europa con la Juventus 1996, da capitano. Vlahovic ha lo stesso sogno e farà di tutto per realizzarlo: proprio per questo il suo agente non ha chiuso la porta ai dirigenti bianconeri sui discorsi legati al rinnovo (contratto in scadenza nel 2026).

Cosa c’è dietro l’allarme di Inzaghi per la difesa dell’Inter

Tredici reti subite in 9 giornate, più della metà rispetto a quella incassate l’anno scorso in una stagione intera. Contro i bianconeri la conferma

I cinema di Milano hanno già programmato la prossima uscita: “Qualcosa è cambiato, il remake”. Previsto il tutto esaurito. Ma al posto degli occhi spiritati di Jack Nicholson c’è il volto preoccupato di Simone Inzaghi, guida e faro dell’Inter, uno che fino a oggi non aveva mai visto la sua squadra incassare quattro gol in una partita. Metamorfosi. La difesa bunker, un tempo fortino inespugnabile, quest’anno è stata violata più e più volte. L’ultima dalla Juventus.

Il conto dei gol incassati in campionato è salito a 13 in nove partite. La stagione scorsa sono stati solo 22. Sommer aveva tenuto alta la guardia in 19 occasioni, mentre stavolta è a quota tre. Gli errori individuali contro la Juventus impongono domande. La prima: com’è possibile che la storia recente dell’Inter prenda spunto da un romanzo di Louis Stevenson, Dottor Jekyll and Mister Hyde? In Champions non ha incassato neanche un gol. In campionato siamo già a 13. Una differenza netta a livello di attenzione. Dieci squadre infatti hanno incassato meno reti, tra cui Empoli, Udinese, Bologna, Monza, Milan, Fiorentina, Juventus, Lazio. Un passo indietro notevole rispetto all’annata scorsa.

Seconda domanda: come ha fatto un reparto così rodato a compromettere la sua solidità? Il secondo dei quattro gol incassati dall’Inter è il manifesto di questa difficoltà. McKennie si inserisce tra le linee e serve a Vlahovic l’assist dell’1-1. Il tutto senza pressione. De Vrij, uscito in pressing su Cambiaso qualche minuto prima, non chiude la diagonale e se la prende con Bastoni per aver lasciato l’uomo libero. Doppio errore. Il. serbo non è dell’azzurro, bensì dell’olandese, reo di lasciare un vuoto al centro della difesa. Inzaghi in sala stampa è stato vago: “Dobbiamo responsabilizzarci tutti. Ci sono degli errori che si ripetono. Vedi il 4-3 o il 4-4. Bisognava far meglio, ma non parlo di singoli”. Il problema è strutturale.

Juve, idea Beto: per gennaio si apre la pista dell’ex Udinese

Dusan Vlahovic solo, Milik è fermo. Giuntoli cerca un vice Dusan in prestito: il portoghese, ai margini nell’Everton dei Friedkin, piace anche alla Roma

La Juventus si prepara a tutto, anche a dover rinforzare l’attacco a gennaio. Una munizione in più per allargare il reparto e garantirsi un’alternativa a Dusan Vlahovic, finora il giocatore della rosa più impiegato da Thiago Motta. Il bomber serbo ha sfiorato il percorso netto in questo avvio di stagione: 9 presenze tra campionato (7) e Champions League (2), complessivamente 758’.

A parte i 7 minuti finali contro la Roma e il secondo tempo contro il Napoli, Thiago Motta non ha mai rinunciato al suo numero 9, già autore di 7 reti. Toglietemi tutto, ma non Vlahovic. Dove finisce la scelta, inizia la necessità. Un vice di Dusan non c’è in questo momento, tanto che contro il Napoli al posto dell’ex viola è stato adattato Timothy Weah. Sulla carta il sostituto di Vlahovic sarebbe Arek Milik, ma il polacco è ai box da giugno e il suo rientro è tuttora un rebus. La stagione è ancora lunga e l’attuale emergenza offensiva (Nico Gonzalez infortunato, Conceicao squalificato e Koopmeiners in dubbio per la Lazio) ha confermato una volta di più come la coperta sia abbastanza corta in avanti.

Non a caso negli ultimi giorni di agosto il direttore tecnico Cristiano Giuntoli ha sperato di rifinire l’attacco con il prestito di Jadon Sancho, poi trasferitosi dal Manchester United al Chelsea. Adesso, con il punto interrogativo su Milik, i radar sembrano più orientati su una punta centrale. Preferibilmente in prestito semestrale, come nel caso del centrale che dovrà prendere il posto del lungodegente Gleison Bremer (stagione finita). L’ultima idea per l’attacco, che si aggiunge a quella di Lorenzo Lucca (Udinese), è un ex friulano: Beto dell’Everton. Ex Serie A e attualmente chiuso nel proprio club, un po’ come quel Milan Skriniar (Psg) in cima ai pensieri difensivi della Signora per gennaio.

Juve a caccia di attaccanti: Openda nel mirino. E se Maldini partisse a gennaio.

Giuntoli sarà all’Olimpico per Italia-Belgio: osservato speciale l’attaccante del Lipsia. Per la difesa il dt terrà d’occhio altri due belgi: Faes del Leicester e Debas dello Sporting Lisbona.

Il campionato è fermo ma il mercato è sempre in movimento. Così in assenza della Juventus, che tornerà in campo sabato 19 contro la Lazio all’Allianz Stadium, Cristiano Giuntoli ne approfitta per guardarsi intorno. Oggi il direttore tecnico della Signora, salvo cambi di programma,è atteso a Roma per assistere a Italia-Belgio. Un’occasione per seguire da vicino i suoi ragazzi (tra i convocati ci sono Di Gregorio, Fagioli e Cambiaso) ma anche per osservare dal vivo qualche giocatore interessante.

La priorità del club è un difensore, diventato indispensabile dopo il brutto infortunio di Gleison Bremer, che dovrà stare fermo per 6-8 mesi. Quanto all’attacco, Thiago Motta è convinto di potersela cavare con gli uomini che ha anche se la coperta è corta (Milik, unica alternativa di ruolo a Vlahovic, non è mai stato disponibile finora), questo però non impedisce a Giuntoli di cominciare a guardarsi intorno a caccia di possibili occasioni. Si deciderà a dicembre, quando si capirà se il centravanti polacco sarà finalmente utilizzabile, nel frattempo un po’ di aggiornamento professionale non fa male.

Di sicuro Giuntoli guarderà con attenzione Lois Openda, attaccante 24enne del Lipsia che la Juventus ha appena affrontato in Champions. Prima punta forte fisicamente che ama svariare su tutto il fronte dell’attacco, ha velocità e anche buona tecnica. Doti che ha messo ben in evidenza nel match della Red Bull Arena, durante il quale ha creato tantissimi pericoli e solo il palo gli ha negato il gol. Acquistato dal Lipsia nell’estate 2023, la scorsa stagione è stato titolarissimo, chiudendo con 28 gol complessivi, e adesso è già a quota 5. Costa parecchio (il club tedesco lo ha pagato 42 milioni di euro, acquisto più costoso della storia del club) ma le vie del pallone sono infinite.

Uragano Pedro! Entra, segna e la Lazio ribalta l’Empoli

Nel primo tempo ospiti avanti con Esposito pareggia Zaccagni e nel finale lo spagnolo, entrato al posto di Isaksen, trova la rete del vantaggio

La Lazio salta al terzo posto agganciando Juventus e Udinese in attesa del risultato del Milan di questa sera contro la Fiorentina. Contro l’Empoli arriva la quarta vittoria di fila per i biancocelesti tra campionato ed Europa League. Tre punti quanto mai sofferti dalla squadra di Baroni che si impone in rimonta. Toscani subito in vantaggio con Esposito, pareggia Zaccagni prima dell’intervallo. A inizio ripresa Vasquez respinge un rigore di Castellanos.

Al 39’ risolve la gara Pedro, al secondo gol di fila dopo quello di giovedì al Nizza. Il 37enne spagnolo con un sua perla regala i tre punti alla Lazio. Prima sconfitta stagionale per l’Empoli, che anche all’Olimpico si è fatto apprezzare non solo per l’impostazione tattica. 

Baroni prosegue sulla via di un corposo turnover tra campionato ed Europa League. Rispetto alla gara di giovedì col Nizza sono otto le novità: solo Gila, Guendouzi e Castellanos ancora titolari. D’Aversa ritocca lo schieramento opposto alla Fiorentina con gli innesti dal 1’ di Solbakken e Fazzini mentre partono dalla panchina Colombo ed Henderson. Toscani molto coperti in fase di avvio. A lato un colpo di testa di Zaccagni. Ma la squadra di D’Aversa sfrutta la prima chance per colpire: al 9’ Esposito svetta tra i difensori biancocelesti e infila di testa Provedel che scivola sul cross di Pezzella dalla sinistra.

Empoli in vantaggio. La Lazio si lancia all’assalto. Tocco di Dia: fuori. Vasquez rimedia su Isaksen e Castellanos. Al 23’ il portiere dei toscani devia in angolo una botta dalla distanza di Castellanos. Ripartenza dell’Empoli: tiro a giro di Anjorin che va alto. Provedel para una capocciata di Viti. Lazio imprecisa in fase di impostazione. Pressing intenso da parte della formazione di D’Aversa. Per un risentimento alla coscia sinistra deve uscire Lazzari: al 38’ entra Marusic. Al 44’ diagonale di Isaksen: fuori di poco. Il recupero va oltre i tre minuti iniziali. E al 49’ un cross di Tavares innesca lo stacco di testa vincente di Zaccagni che porta la Lazio al pareggio. Prima rete stagionale su azione per l’attaccante. L’Empoli subisce un gol dopo aver mantenuto inviolata la porta nelle tre gare di campionato precedenti.

Motta a Lipsia cambia ancora la Juve: in difesa torna Gatti, ballottaggio McKennie-Thuram

In attacco confermati Koopmeiners e Yildiz con Vlahovic, probabile la staffetta tra Nico Gonzalez e Conceiçao

La vittoria col Genoa ha dato alla Juventus una bella ricarica d’entusiasmo. Thiago Motta ha raccolto i tre punti e soprattutto delle buone indicazioni per il prosieguo, già a partire dalla prossima trasferta di Lipsia. Se non un vero e proprio turnover, la sensazione è che a Marassi il tecnico abbia aumentato le soluzioni puntando su chi aveva coinvolto meno fin qui: così, adesso, ci sono molti più giocatori che si candidano per una maglia nella prossima sfida di Champions League. 

In porta ci sarà Di Gregorio e non Perin. Mentre in difesa tornerà Gatti, a discapito di Danilo che ha comunque chiuso in crescendo la partita col Genoa. È probabile che il capitano venga coinvolto a gara in corso: difficile in questo momento fare a meno di Kalulu. Che giocherà all’opposto di Cambiaso, strategico per consentire lo sviluppo del gioco in fase di possesso della palla. Davanti alla linea difensiva rientrerà Locatelli, che è diventato fondamentale nello scacchiere juventino. E poi occhio al ballottaggio fra McKennie e Thuram: Thiago Motta ha gestito il minutaggio del primo contro il Genoa e visionato il secondo. Koopmeiners alle spalle di Vlahovic è una certezza, proprio come Yildiz che può garantire al centravanti una sponda di qualità. Sulla fascia destra la staffetta sarà fra Nico Gonzalez e Conceiçao, che è tornato nella migliore condizione.

Juve a secco, pochi tiri e pochi gol. Motta cerca nuove vie per tornare a vincere in campionato

Dopo 5 giornate i bianconeri sono tra i peggiori in Serie A per palloni calciati nello specchio e tocchi in area avversaria.

La classifica dice quarto posto, un punto in più di Inter e Milan e uno in meno rispetto al Napoli, contro cui è arrivato l’ultimo pareggio. Non sappiamo se Thiago Motta avrebbe firmato per trovarsi in questa posizione dopo 5 giornate, di sicuro è soddisfatto di come il gruppo abbia recepito la sua filosofia ed è convinto di essere sulla strada giusta. Nel calcio i numeri non sono tutto, però aiutano a capire in che direzione bisogna andare e dove bisogna migliorare. Quelli del nuovo corso raccontano che i bianconeri fanno una gran fatica a segnare perché tirano poco in porta e toccano poco il pallone dentro l’area avversaria. Sono numeri non da Juventus che la collocano nella parte bassa della classifica e che tutti insieme evidenziano il perché dei tre zero a zero consecutivi in campionato.

No tiri, non party, direbbe George Clooney, perché meno si calcia in direzione della porta più diventa difficile fare gol. Dopo 5 giornate la Juventus è al quattordicesimo posto per tiri totali (53) e al tredicesimo per tiri in porta (17). La situazione peggiora se andiamo ad analizzare i tocchi nell’area avversaria (81, diciassettesimo posto) i cross su azione (54, sedicesimo posto) e i tiri da fuori area (15, diciassettesimo posto). Tutto questo spiega perché i bianconeri finora hanno fatto solo 6 reti, tra l’altro concentrate nelle prime 2 gare con Como e Verona: con una produzione offensiva così limitata ci sta che la squadra fatichi a buttarla dentro.

Di sicuro il momento no di Dusan Vlahovic, a secco da 4 match tra campionato e Champions, non aiuta però in fondo il serbo è l’unico del pacchetto avanzato, a parte Weah, ad aver fatto centro: zero reti per Yildiz in Serie A, idem per Nico Gonzalez e Teun Koopmeiners: i primi due si sono sbloccati in Europa, nella gara d’esordio contro il Psv, l’olandese invece insegue la prima esultanza in maglia bianconera.

Juve, Nico Gonzalez: “Voglio segnare più dello scorso anno. Motta mi lascia libero”

L’attaccante argentino entusiasta dopo la rete in Champions League: “Ho realizzato un sogno. Qui mi trovo bene”

“Mi ispiro a Di Maria, è il mio idolo. Spero di segnare più dello scorso anno e di servire tanti assist a Vlahovic”. Firmato Nico Gonzalez, fresco di timbro in Champions League nel 3-1 contro il Psv.

L’argentino, dopo il primo gol nell’Europa che conta e con la Juventus, ha messo nel mirino il Napoli. “Stiamo lavorando per ottenere un risultato positivo sabato”. Molto dipenderà da lui e Vlahovic, già compagni per sei mesi alla Fiorentina nel 2021: “Vlahovic è migliorato tanto e l’ho detto anche lui, è veramente forte e sempre positivo: si merita il massimo. Se posso fare assist per lui, è perfetto. E se li serve lui a me va bene uguale. Mi piacerebbe segnare più della passata stagione, ma sono qui per aiutare la squadra e i compagni: io sono un ragazzo positivo. Scudetto? Noi siamo la Juventus, dobbiamo ragionare partita dopo partita. Il calendario denso di impegni è bellissimo. L’importante, come dice Thiago Motta, è riposare bene, mangiare bene e dormire bene”, assicura Nico, uno che con l’Argentina ha alzato al cielo due volte la Coppa America, l’ultima nei mesi scorsi. 

Gonzalez è ancora emozionato per la rete di martedì al Psv: “Ho avverato un sogno, soprattutto perché abbiamo vinto. Sono molto contento alla Juventus. Quando ti chiama un club così non pensi a nulla, dici subito sì. Prima di arrivare a Torino ho parlato della Juve con Di Maria, Paredes, Dybala, ma questo club mi ha impressionato comunque. Sono contento, anche perché fin dal primo giorno tutti qui mi stanno facendo sentire come a casa”. 

A partire da Thiago Motta, che ha voluto fortemente l’ex Fiorentina per la sua nuova Juventus: “Thiago ci fa prendere responsabilità in campo. Le sue idee sono chiare: vogliamo giocare palla a terra, uniti e compatti per arrivare a dei risultati positivi. Motta mi concede la libertà di cui ho bisogno in campo e anche per questo lo ringrazio”. 

Szczesny si ritira dal calcio. Il portiere sui social: “Ho dato tutto: il mio cuore non c’è più”

Dopo la risoluzione con la Juventus delle scorse settimane, ecco l’annuncio del polacco: nessuna nuova sfida, Tek smette

La notizia della risoluzione con la Juventus è solo di qualche settimana fa. Poi si erano aperte svariate ipotesi: Arabia Saudita, Monza, Mls. Invece, Szczesny sorprende ancora una volta: smette con il calcio. A 34 anni, il polacco dice basta. E lo fa tramite una lunga lettera pubblicata sui social in cui ripercorre tutta la carriera da calciatore.

“Ho lasciato Varsavia, la mia città, nel giugno del 2006 per andare all’Arsenal con un sogno – vivere di calcio. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio dell’avventura di una vita. Non sapevo avrei giocato per i più grandi club del mondo e che avrei rappresentato la mia nazionale 84 volte. Non sapevo mi sarei non solo costruito una vita grazie al calcio, ma il calcio sarebbe diventato la mia intera vita. Non ho solo realizzato i miei sogni, sono arrivato dove la mia immaginazione nemmeno mi avrebbe permesso. Ho giocato partite al più alto livello possibile, contro i giocatori più forti della storia, senza mai sentirmi inferiore. Mi sono fatto amici per la vita, ho creato ricordi indelebili e conosciuto persone che hanno avuto un impatto incredibile sulla mia vita.  Tutto quello che ho e tutto quello che sono lo devo a quel bel gioco del calcio”.

“Ma ho anche dato tutto quello che avevo – prosegue Szczesny -. Ho dato al gioco 18 anni della mia vita, ogni giorno, senza scuse. Oggi, il mio corpo si sente ancora pronto per delle sfide, ma il mio cuore non c’è più. Sento che è arrivato il momento di dare tutte le mie attenzioni alla mia famiglia – alla mia incredibile moglie Marina e ai nostri due bei bambini Liam e Noelia. Per questo ho deciso di ritirarmi dal calcio professionistico. Avrei tantissime persone da ringraziare, ma proverò a farlo personalmente con ognuno. Ma a voi, tifosi, devo un grazie speciale. Ogni storia ha una fine, ma nella vita ogni fine è un nuovo inizio. Niente è impossibile e credetemi, sognerò in grande!”.

Chiesa, il braccio di ferro: la Juve forza l’addio e scalda il mercato, ma Fede non molla

Giuntoli nel pieno della caccia alle ali, intanto in programma un vertice con l’agente Ramadani: il contratto dell’esterno azzurro scade nel 2025, e lui valuta soltanto le big

Sposato con Lucia, ma separato in casa con la Juventus. È un’estate senza mezze misure per Federico Chiesa, passato dall’emozione delle nozze al gelo con i bianconeri. Fede non è mai stato così lontano dalla Signora come in questo momento. Il divorzio è certo, le tempistiche ancora no. Alla Continassa spingono per dirsi addio subito, entro la fine del mese, senza aspettare la naturale scadenza del contratto (giugno 2025) e lo svincolo (a zero) del numero 7. Chiesa, almeno per il momento, sembra avere meno fretta di decidere: nelle ultime ore si è confrontato con il suo entourage, pronto a incontrare nuovamente il d.t. Cristiano Giuntoli. 

Una cosa è certa: Thiago Motta è stato sincero e diretto con Chiesa e in ogni caso non farà marcia indietro. Né adesso, né mai. Nemmeno se Federico il 30 agosto fosse ancora un giocatore della Juventus. Gli ultimi dubbi sono stati fugati nei giorni scorsi. I dirigenti e Thiago Motta non hanno fatto molti giri di parole con Fede. Tanto nel privato della Continassa quanto nel post-partita di Pescara, il messaggio è stato più o meno lo stesso: non c’è più posto per te in questo progetto, cercati una nuova squadra. Spifferi divenuti ufficiali per bocca di Motta: “Chiesa è rimasto a Torino per il mercato, come altri. Siamo stati chiari internamente, devono trovare una soluzione in fretta per il bene della squadra e per il loro”. Schietto e lapidario. Thiago non è un tipo da compromessi: si è esposto in prima persona, ovviamente in sintonia con la società, ed è pronto a tirare dritto. Aspetta un paio di ali nuove per il suo 4-1-4-1, visto che nel frattempo è stato ceduto Matias Soulé alla Roma, ma alla peggio è deciso a trovare altre soluzioni: da nuove varianti tattiche (4-3-2-1) all’utilizzo di qualche giovane in aggiunta all’intoccabile Kenan Yildiz e a Timothy Weah. Tradotto: Chiesa, in caso di permanenza, si troverebbe ai margini per scelta tecnica. Allenamenti sì, ma pure molta panchina.