Il Milan scopre un titolare aggiunto: Jimenez. Ecco qual è il piano per non lasciarlo al Real

Alex migliore in campo contro il Verona… e se si tornasse indietro, entrerebbe in lista Champions. Il Milan può tenerlo oltre il 2026 allungando l’accordo col Madrid e alzando la cifra della recompra: prossimi mesi decisivi

L’idea di far passare inosservato Alex Jimenez, se mai c’è stata, è ufficialmente bocciata: Alex è troppo bravo e troppo visibile, con quei capelli di platino. Il Milan nel sabato sera contro il Verona ha capito che Jimenez è un giocatore da Milan e i suoi dirigenti dovranno giocare una gran partita diplomatica con il Real Madrid per provare a tenerlo a Milano.

Jimenez sabato sera ha giocato per la prima volta da terzino destro: il suo ruolo. È entrato all’intervallo e ha completamente cambiato i battiti del cuore del Milan: altro ritmo, altra intensità rispetto ai compagni. Alex e Rafa Leao, non per caso, sono stati i giocatori decisivi, nell’azione del gol – cucchiaio d’argento di Jimenez per creare il pericolo – e non solo. Sergio Conceiçao così ha una conferma: il suo Milan ha un titolare aggiunto, un dodicesimo di stile. Jimenez è stato titolare nelle due partite di Supercoppa a Riad, poi è diventato un’alternativa ma di sicuro dà una grande mano al Milan. Notevole per un ragazzo di vent’anni, il terzo 2005 per minuti in Serie A dopo Comuzzo e Yildiz. L’impatto si vede in campo e anche a Milanello, dove Jimenez ha dati fisici tra i migliori della squadra.

Il grande tema però, inutile girarci intorno, è il mercato. Il Milan la scorsa estate ha esercitato il diritto di riscatto per acquistare Jimenez dal Real ma il Madrid, come da accordo originale, può riprenderselo nell’estate 2025 per 9 milioni e nell’estate 2026 per 12 milioni. Pronostico facile: se le condizioni resteranno queste, lo farà. Jimenez ha già quel valore e grandi margini di crescita. Il Milan deve trovare una soluzione ma è quasi impensabile convincere il Real a perdere il controllo sul giocatore.

Joao Felix, Gimenez e… Leao: ecco come il mercato cambia l’attacco del Milan

Conceiçao contro le piccole può usare l’ex Chelsea da seconda punta in un attacco “quattro stelle”. Il portoghese però negli ultimi anni ha giocato spesso a sinistra: Rafa avrà più concorrenza (ma un po’ di riposo ora gli farà bene)

I gemelli sono tornati a vivere insieme. Rafa Leao e Joao Felix sono nati nel 1999, sono portoghesi e hanno gli stessi gusti: giocano meglio a sinistra, dove possono creare. Certo, sono diversi. Rafa fa la differenza con lo strappo, l’accelerazione, la forza fisica. Joao con il tocco elegante, l’idea, il filtrante intelligente. Possono giocare insieme? Bella domanda, centrale per il futuro del Milan. La risposta più logica è sì, a certe condizioni.

I tifosi del Milan vedono lo straordinario mercato invernale e hanno una speranza: Pulisic, Joao Felix, Leao e Gimenez in campo insieme. Sì, è possibile in un 4-2-3-1 molto offensivo, simile a quello con cui Fonseca ha vinto il derby di andata. Joao Felix è stato preso anche per questo, per fare il 10. Conceiçao è più prudente ma ama le due punte e Joao in questo sembra perfetto: può fare la seconda punta, vicino a Gimenez, sfruttando la sua abilità a giocare di sponda. Sarebbe un Milan molto creativo, potenzialmente molto pericoloso, con logiche questioni di equilibrio: quei quattro non lavorano particolarmente in fase difensiva… e Fofana-Reijnders non possono fare tutto da soli.

Conceiçao ci lavorerà dai prossimi giorni nei pochissimi allenamenti disponibili tra una partita e l’altra. Ecco, il calendario è una chiave anche per le rotazioni offensive. Con una partita ogni 3-4 giorni, Conceiçao ruoterà molto, probabilmente in un 4-2-3-1 più conservativo, con Musah largo a destra, oppure in un 4-3-3. Joao Felix così potrà giocare nell’amata posizione di esterno sinistro, con qualche turno di riposo per Rafa Leao, che da un paio di settimane non è al 100%. Anche quando è stato sostituito al 45’ di Milan-Parma, non era in grado di continuare.

Le combinazioni possibili sono molte e ognuno può scegliere la preferita. Qualche esempio. Leao da punta, con Pulisic a destra e Joao Felix a sinistra. Joao Felix a destra, con Leao e Gimenez a completare il tridente. Una soluzione alternativa con Tammy Abraham di punta. Questione di gusti, ma c’è una certezza: preparare le partite contro il Milan da oggi sarà meno semplice.

Milan, Leao ancora in panchina. La strana gestione di Fonseca: perché lui sì e gli altri big no

Rispetto alla sfida con la Juve cambiano 6 titolari, in attacco a Bratislava Chukwueze, Pulisic, Okafor e Abraham. Dopo le tre esclusioni del mese scorso, torna a guardare i compagni. Rafa Leao ancora in panchina, come a Roma con la Lazio, come con Udinese e Napoli, come a Monza.

Il Milan di Bratislava sarà con Okafor attaccante di sinistra, in un attacco con Chukwueze, Pulisic e Tammy Abraham. Una scelta forte, che non può far pensare a ottobre e inizio novembre, il periodo delle tre panchine in quattro partite per Rafa Leao. Quella volta era stata chiaramente una scelta tecnica: Fonseca chiedeva a Leao un atteggiamento diverso in campo – più sacrificio in fase difensiva, più lavoro con e per la squadra – e per questo lo mandava in panchina. Per scatenare una reazione. E questa volta?

Questa volta la situazione è strana, anticipata da un indizio nelle parole di Fonseca in conferenza. Per l’esclusione di Leao a Bratislava si è parlato di turnover e da un lato, il turnover è nei fatti: il Milan, se sarà confermata la formazione attesa, contro lo Slovan cambierà sei titolari della partita con la Juve. Emerson Royal, Thiaw, Musah, Loftus-Cheek, Leao e Morata. Sì, però questo non è un turnover vero e proprio. Morata è squalificato e Emerson Royal non sta bene – qui non c’è scelta – mentre Musah, Loftus-Cheek sono due alternative, non due titolari. Quanto a Thiaw, Malick lotta ogni settimana per il posto con Gabbia e Tomori. E allora l’unico big a finire in panchina sarà Rafa Leao, mentre gli altri leader tecnici del Milan – Theo Hernandez, Fofana, Reijnders, Pulisic – saranno regolarmente in campo. A parte Rafa, giocheranno gli undici attesi, i titolari sulla carta.

Milan, senti l’ex Kucka: “Leao? Non pensavo diventasse forte, camminava in campo.

Il centrocampista dello Slovan Bratislava, avversario dei rossoneri: “Quando ero al Parma vedevo Rafa Leao e sembrava non avesse voglia.

A febbraio compirà 38 anni e forse questa sarà la sua ultima stagione da calciatore, ma intanto Juraj Kucka domani sera sarà protagonista contro il Milan. E contro Leao, con il quale non è stato tenero oggi in conferenza stampa. Da fine agosto l’ex Genoa e Parma è stato alle prese con un infortunio a un ginocchio che lo ha costretto ad operarsi al menisco e ad allungare i tempi di recupero, ma venerdì scorso è tornato in campo e adesso sfiderà la formazione di Fonseca. “Mi sento bene – ha detto in conferenza stampa – e spero di dare una mano alla squadra per portare a casa un punto. Dell’esperienza al Milan ho un ottimo ricordo perché ho sempre tifato per i rossoneri fin da bambino, ma da quando me ne sono andato è rimasto solo Calabria e forse il custode… Abbiamo vinto un trofeo e ho sempre lottato per la maglia come vogliono i tifosi. La mia felicità al momento del sorteggio? Ci tenevo a giocare contro il Milan qua a Bratislava: per me è un altro sogno che si avvera”. 

Quando gli è stato chiesto quale dei giocatori toglierebbe a Fonseca, il centrocampista che indossa la maglia numero 33 ha spiegato: “Il Milan ha tanti giocatori bravi e in avanti può contare su molta qualità. Mi piace Pulisic, ma anche Leao. Quando ero al Parma credevo che Leao non arrivasse lontano: pensavo che non avesse voglia di giocare perché camminava per il campo. Ora è cambiato ed è un top di livello internazionale”. Un complimento, o forse no.

Leao e quell’abbraccio con Fonseca: fine della turbolenza? E Rafa ora studia da numero 9.

Al momento della sostituzione a Cagliari, tecnico e giocatore si sono dedicati un momento affettuoso dopo tutti i malumori. E Rafa Leao, intanto, sta diventando sempre più un uomo d’area

Sarebbe bello – e utile – se funzionassero bene insieme nello stesso momento. Come a Madrid, insomma. Invece, a volte, Leao e il Milan si dissociano. Ci sono partite in cui la squadra gira e Rafa ciondola, altre nelle quali il portoghese ha una marcia in più e il Diavolo annaspa. Come a Cagliari, già. In questo caso però, nonostante il Milan sia tornato a casa con sensazioni di sconforto rispetto alla festa del Bernabeu, il momento di Leao è qualcosa che va oltre il semplice voto in pagella. È qualcosa che merita contestualizzare perché il momento, insomma, era parecchio delicato.

Due indizi non fanno ancora una prova, però ci si avvicinano. E aver visto il 10 rossonero dapprima trascinare il Diavolo in Spagna, e poi mettere a referto una doppietta in Sardegna genera buone sensazioni dopo le forti turbolenze delle ultime settimane. Non sappiamo se il metodo gestionale di Fonseca – più bastone che carota – alla fine pagherà realmente, ma intanto Rafa ha dato segnali importanti. Anche perché la continuità non è mai stata il suo forte. E chissà, magari lo scorrere del tempo farà capire a Leao che il suo allenatore sta cercando di farlo uscire dalla comfort zone, pungendolo come nessuno in passato ha mai fatto. Su queste basi, allora, diventa particolarmente importante la cartolina spedita da Cagliari al momento della sostituzione, a una manciata di minuti dal novantesimo. Quando Rafa è uscito dal campo è passato dal suo allenatore, si sono stretti la mano e si sono abbracciati. Sensazioni per gli osservatori esterni? E’ parso un abbraccio spontaneo, non a favore di telecamera. D’altra parte uno era contento per aver messo a segno una doppietta, l’altro perché Rafa era andato bene e la squadra in quel momento stava vincendo.

Leao fischiato e senza offerte. Deve rilanciarsi con il Milan

Il calo e la clausola da 175 milioni allontanano i grandi club: tra i big del Milan, Rafa ha più chance di restare

Il silenzio fa rumore, come ha scritto la curva Sud sullo striscione esposto a San Siro durante la contestazione dell’altro pomeriggio, ma fanno rumore anche i fischi: Rafa Leao ne ha ricevuti parecchi quando Pioli lo ha richiamato in panchina dopo la brutta prestazione con il Genoa e la cosa sta diventando una scomoda abitudine. Era già successo col Sassuolo a fine anno e poi con la Roma ad aprile, ma in quelle occasioni erano stati proprio gli ultras a coprire i fischi del pubblico, cantando per Rafa: domenica no, il silenzio della curva in sciopero ha amplificato tutto. Il silenzio dello stesso Leao, mentre usciva avviandosi direttamente negli spogliatoi, ha completato il quadro e suggerisce una domanda: ora che la sua stagione più complicata al Milan sta per chiudersi, che cosa succederà? 

Negli anni passati Leao non ha surfato solo in campo: il Chelsea ci aveva provato a più riprese, si era fatto avanti il Real ma Rafa aveva scelto il Milan. Rinnovo fino al 2028, con stipendio e clausola da top player: è lui il più pagato in rosa (7 milioni a stagione) e per acquistarlo servono 175 milioni. Dopo le onde alte, però, il mare si è appiattito. Le vecchie pretendenti si sono defilate, mentre il Psg al momento non sembra intenzionato ad affondare il colpo: difficile immaginare oggi che al Milan possano arrivare offerte folli per il suo numero 10. Specialmente alla luce del rendimento di questa annata: i gol stagionali, 13, sono in linea col passato – 16 reti nel 2022-23, 14 nel 2021-22 – ma Leao è mancato troppe volte nelle partite chiave, evidenziando i soliti limiti di continuità. Ed ecco servito il paradosso: tra i big rossoneri, Rafa è quello con più chance di restare. 

Leao, solo gol belli in Europa e quel feeling con Gyokeres… Pioli sorride, Rafa torna subito

In questa stagione ha segnato con maggior frequenza nelle coppe rispetto al campionato. Ieri una bellissima rete anche in nazionale, da dove arriva un’ottima notizia per il tecnico: niente seconda col Portogallo, l’attaccante rientra subito a Milanello.

Rafa Leao quest’anno surfa anche sulle acque europee e resta ben ancorato alla sua tavola. La stagione ’23-24 del portoghese sarà ricordata, senz’altro, come quella dell’ulteriore crescita, ma soprattutto come quella dei suoi successi continentali. La foto da inquadrare resta la rovesciata di San Siro al Psg, ma c’è molto di Rafa anche nei due turni di Europa League portati a casa con Rennes e Slavia. E così, se tra campionato e Coppa Italia ha una media gol di uno ogni 335 minuti, in Europa è uno ogni 186. Praticamente il doppio. Il palcoscenico continentale evidentemente lo stimola e lui ha imparato a governarlo dal momento che ha fatto centro anche in nazionale, aprendo la goleada del suo Portogallo (5-2) nell’amichevole contro la Svezia – Ibra immaginiamo lo perdonerà – giocata ieri sera a Guimaraes.

Fra le qualità che Rafa deve ancora affinare c’è sicuramente il tiro. Per lui non ci sono mezze misure: a volte lo strozza e termina placido fra le braccia dei portieri, a volte finisce in curva se non prende il “giro”. Se però lo azzecca, tutti in piedi ad applaudire. Come a Praga. O, appunto, come ieri sera con la Svezia. Un siluro nel sette che ha buttato giù la porta di Olsen. Insomma, si migliora anche lì e, di base, i suoi sono quasi sempre gol belli. O molto belli. Il motivo lo ha spiegato lui stesso qualche giorno fa: “Quando parlo di magia, di gioia, significa prendere il rischio. Le cose semplici le fanno tutti i giocatori. Io mi diverto così”. La serata di Guimaraes per Rafa si è conclusa dopo un tempo. Questione di rotazioni già prestabilite da parte del c.t. Roberto Martinez, che peraltro ha fatto un bel regalo al Milan: il tecnico ha liberato Rafa, assieme ad altri compagni, evitandogli il secondo test contro la Slovenia di martedì prossimo e permettendogli quindi di tornare a Milanello con ampio anticipo rispetto al previsto.

Leao decisivo anche quando non segna

Il portoghese si è acceso due volte e ha illuminato San Siro contro lo Slavia. Suo il cross per Giroud nel primo tempo, sua la sgasata in occasione della rete di Pulisic.

Se manca il sorriso, che è il suo marchio di fabbrica e un’intera filosofia di vita, allora la faccenda è seria. Rafa Leao osserva il pallone che entra nella porta ceca per la quarta volta – la più importante – e rimane impassibile. Una maschera più o meno imperturbabile, anche quando tutti i suoi compagni si lasciano andare a una festa liberatoria. Perché mancavano cinque minuti al novantesimo e un conto è presentarsi nella bolgia dell’Eden Arena con due gol di vantaggio, un altro è farlo con uno. Forse Rafa in quel momento ha riavvolto il nastro di una partita balorda, ha ripercorso un match dove nessuno – no, nemmeno lui – ha brillato particolarmente, e magari in quegli attimi si è chiesto il motivo. Le basi per fare bene – cioè, per fare meglio – d’altra parte c’erano tutte. Successo vitale sulla Lazio in campionato, sei giorni di stacco, infermeria vuota. E allora, perché questo Milan è così discontinuo e imprevedibile, nel bene e nel male?

 Sono quelle situazioni in cui se decidi di tirare, devi essere sicuro di andare in buca. S’è fatto perdonare dopo e d’altra parte l’azione del quarto gol contiene la parolina magica che aveva sillabato Pioli in vigilia: qualità. Quella con cui ha pietrificato Vlcek e quella con cui ha superato Stanek in uscita disperata. In fondo Pioli non si deve arrabbiare se Leao quest’anno viene definito uomo di coppa: per gli obiettivi che si è dato il Milan, va benissimo così.

Segna, sorride e indovina il tacco. Leao show: “Con Theo ci troviamo a occhi chiusi”. E sull’infortunio…

Dopo il colpo di tacco mancato contro il Newcastle in Champions, stavolta il portoghese indovina la giocata giusta per lanciare il francese, che poi pesca l’assist. Ora manca solo il gol in campionato.

Stavolta il tacco è giusto. Scelta impeccabile, quella di Rafa Leao, quando ha deciso di smarcare il suo amico Theo in fascia con un tacco di controbalzo. Hernandez gliel’ha rimessa in mezzo all’area e lui ha allargato il piatto destro, in corsa, spingendola nell’angolo lontano.

Meazza in estasi: cosa riescono a combinare, quei due, quando le cose gli riescono. Dopo il Theao in campionato col Napoli – a parti invertite: assist di Rafa a Hernandez –, ecco quello di coppa. E improvvisamente il Rennes delle otto vittorie consecutive diventa piccolo piccolo di fronte allo strapotere della corsia sinistra del Milan. Leao ha esultato in modo genuino, liberatorio. Si è lasciato cadere sul campo, a metà tra la consapevolezza della bellezza dell’azione e la sensazione quasi smarrita di vedere quella rete che si muove. Ora toccherà sbloccarsi definitivamente anche in campionato, ma il gol di stasera era vitale. Per la squadra, per chiudere virtualmente la pratica playoff. E per lui, che aveva timbrato l’ultima volta oltre un mese fa, il 10 gennaio in Coppa Italia contro l’Atalanta. Un gol dal retrogusto amaro, perché non aveva salvato il Milan da un’eliminazione che aveva lasciato parecchie scorie.

Però quando il palcoscenico è continentale, Rafa è suo agio. La vera, grande serata di gala era stata quella contro il Psg a San Siro, una rovesciata fantastica che aveva fatto venire giù lo stadio. Un gol decisivo per una vittoria che aveva fatto sognare al Diavolo di conquistare gli ottavi in un girone all’apparenza proibitivo. Stavolta nessuna acrobazia, ma la firma sul meraviglioso duetto con Theo. Però è andato a festeggiare sotto la curva dopo il fischio finale, mimando anche una sorta di balletto.

Milan senza gol: Giroud fermo da agosto, Leao da settembre. E che fatica in casa…

Il primo dell’anno Rafa Leao potrebbe toccare quota 100 giorni senza festa a San Siro: un traguardo che ha poco di pirotecnico. Per rompere con il passato, lasciarsi alle spalle il periodo nero del 2023 e guardare con fiducia al 2024, Rafa ha un’ultima occasione.

Milan-Sassuolo di domani: lo stadio aspetta una sua esultanza, un tempo fingeva di surfare sulle onde mentre oggi deve restare in piedi nel mare in tempesta. A lui si aggrappano anche Pioli e la squadra: Leao è il giocatore che più di altri può restituire entusiasmo e con l’entusiasmo cercare quella continuità di risultati che serve al Milan per riemergere. Dopo Sassuolo, ci saranno Cagliari in Coppa Italia ed Empoli in campionato per prepararsi alla Roma.

L’ultimo gol casalingo di Rafa è del 23 settembre scorso in Milan-Verona: palla recuperata in mezzo da Pulisic, appoggio a Giroud e Olivier che lancia Leao in profondità. Diagonale e gol: un’azione che sembra appartenere a un’altra epoca. Sono trascorsi 98 giorni, che per un attaccante sono effettivamente un’eternità. Resta anche la sua ultima rete in campionato e così il conto è fermo a tre. La produzione è dimezzata rispetto all’anno scorso: sei gol alla quattordicesima giornata della stagione 2022-23; allora furono 50 i tiri totali e in questa soltanto 25. In generale è calata la partecipazione al gioco di squadra e la sensazione di pericolosità che settimane fa offriva al primo tocco di palla. In realtà ci sono foto ancora più recenti, quelle pubblicate ieri sui social: Rafa che esulta dopo la vittoria nella partita di allenamento a Milanello e che stringe la mano al baby Camarda, di nuovo tra i grandi.