Lukaku in aiuto di Mourinho: chiama Theate, ma il Rennes alza il muro

Un anno che si conclude con l’istantanea più o meno consueta: la Roma fuori dalla zona Champions, i Friedkin silenziosi sul rinnovo di Mourinho, l’allenatore sempre straordinario nelle vesti di motivatore e Tiago Pinto sempre in ambasce per il mercato. Il tutto, mentre infuria un’emergenza in difesa che sta privando la squadra di Ndicka, Smalling, Kumbulla e Mancini (pubalgia). Morale: già da domani in Coppa Italia lo Special One dovrà adattare Cristante e Celik come centrali. Anche perché il fronte arrivi si sta complicando, alla luce dello stop del club alla trattativa per Bonucci. 

Lo stato dell’arte vede per ora Arthur Theate, 23 anni, del Rennes, l’obiettivo più fattibile fra quelli finora seguiti. E non è facile perché il belga viene valutato una ventina di milioni ed è un punto di forza della squadra. Certo, l’appeal della Roma è superiore e l’ingaggio (circa 3,6 milioni lordi) alla portata, ma visto che la formula offerta è solo quella del prestito, la scalata è ardua. Ad aiutarlo, però, potrebbero esserci un paio di elementi: il fatto che il Rennes deve ancora pagare il trasferimento di Matic (e che quindi può essere abbonato) e il pressing che Lukaku sta facendo per convincere il connazionale.  

Perciò la Roma – nonostante perda anche Aouar per la Coppa d’Africa (già partito) e Azmoun per quella d’Asia (ma si sta trattando su quando liberarlo) – sta anche tentando di rimandare indietro Sanches al Psg e magari cedere Spinazzola (piace al Galatasaray e in Arabia), facendo spazio a nuovi arrivi. Per questo tutti i rinnovi sono in stand-by, a partire da quello di Dybala, che da oggi potrebbe sempre liberarsi con la clausola da 13 milioni.

La Juve va forte con le big: mai sconfitta negli scontri diretti

Finora il bilancio per la squadra di Allegri è di 4 vittorie e 2 pareggi. Tra le pretendenti ai primi quattro posti nell’andata manca solo la Roma.

L’ultima partita del 2023 per la Juventus sarà anche l’ultimo scontro diretto del girone d’andata: sabato sera all’Allianz Stadium arriverà la Roma dell’ex Paulo Dybala, rimasto nel cuore di molti tifosi bianconeri, e la Signora avrà l’occasione per confermarsi grande contro le grandi. Uno dei segreti della squadra di Massimiliano Allegri è la capacità di fare punti negli scontri diretti: finora zero sconfitte per Danilo e compagni quando hanno affrontato formazioni con lo stesso obiettivo, ovvero un posto in Champions League.

I giallorossi — che tra l’altro a Torino nella nuova casa di Madama hanno vinto una sola volta, nel 2020 — sono l’ultimo step da superare per confermare una ritrovata maturità.

I numeri dicono che la Juventus finora ha raccolto 14 punti contro le big: 4 vittorie (con Lazio, Fiorentina, Milan e Napoli) e due pareggi (con Inter e Atalanta). In casa un solo pari, contro i nerazzurri. Meglio della scorsa stagione, quando alla fine del girone d’andata i bianconeri avevano raccolto 12 punti in 7 sfide, sconfitti solo da Milan e Napoli. Era andata peggio nel ritorno, quando avevano perso con Milan, Napoli e Roma (ma all’Olimpico), battendo però di nuovo l’Inter anche a San Siro. La Signora versione 2023-24 è più solida e più pronta dal punto di vista psicologico ad affrontare le sfide sulla carta maggiormente difficili, almeno questo è quello che ha dimostrato finora in questa stagione, e poi ha un allenatore bravo a preparare questo genere di partite e a gestirle anche con i cambi.

L’obiettivo di Allegri è fare l’en plein contro i Mourinho boys, che arrivano a Torino forti del successo sul Napoli e con la voglia di risalire verso il quarto posto. L’Allianz Stadium sarà tutto esaurito (come è successo quasi sempre in questa stagione) e i bianconeri in casa non hanno mai perso (6 vittorie e 2 pareggi).

Roma, emergenza difesa: Smalling non rientra. E per gennaio spunta Chalobah

Chris ha ancora dolore, coi brianzoli non ci saranno neppure Llorente e Sanches. Per il mercato d’inverno si Roma pensa al difensore del Chelsea o a Solet del Salisburgo

Perché la sosta per le nazionali che, nei piani di José Mourinho e dello staff medico della Roma, avrebbe dovuto restituire al tecnico – almeno – Chris Smalling (oltre a Diego Llorente e Renato Sanches) rischia di rivelarsi praticamente inutile. Fino a ieri infatti nessuno dei tre giocatori considerati recuperabili per la gara con il Monza – quindi escludendo Dybala e Pellegrini – si era ancora aggregato al gruppo, già privo di 14 elementi impegnati con le rappresentative dei rispettivi Paesi. Un quadro che lascia presagire come, a meno di un improvviso recupero, domenica all’Olimpico Mou dovrà fare ancora una volta i conti con l’emergenza che affligge il reparto difensivo: senza Smalling e Llorente, Cristante sembra destinato ancora una volta ad adattarsi nel ruolo di centrale, con Paredes – reduce da un volo transoceanico – obbligato a giocare dal 1’ in mediana vicino a Bove, anche lui non al meglio per un problema alla caviglia. Un quadro che diventa preoccupante se si considera che l’ultima gara disputata da Smalling risale al primo settembre – sconfitta in casa con il Milan – mentre l’ultima apparizione di Llorente è quella del 28 settembre, durante il disastroso ko subito a Genova.

A oggi tra i giocatori fuori uso, il più vicino al recupero sembra essere Llorente. Ciò non vuol dire che lo spagnolo sarà a disposizione contro il Monza, ma semplicemente che la sua situazione – è reduce da una lesione al bicipite femorale – appare meno grave di quella degli altri infortunati. In ogni caso, dopo quasi un mese di stop, sembra improbabile che Mourinho possa decidere di schierarlo dal 1’ anche nel caso in cui l’ex Leeds riuscisse a rendersi disponibile per l’impegno di domenica in campionato.

Roma e il mistero degli infortuni: già 13 da inizio stagione, di chi è la colpa?

Ci sono i 5 punti in 5 giornate a preoccupare e un mal di trasferta che parla di sole tre vittorie in 18 partite nel corso di questo anno solare. Ma c’è anche la situazione infortuni a creare ansie e un po’ di tensione in casa giallorossa, considerando che da inizio stagione sono già 13 gli stop nella rosa di Mourinho, di cui 4 ricadute: Solbakken e Ibanez nel ritiro portoghese (con i due che poi hanno lasciato la Roma, anche se quello del brasiliano era stato uno stop da trauma contusivo), a cui si sono aggiunti i doppi stop di Dybala, Renato Sanches, Aouar e Pellegrini, oltre agli infortuni di Zalewski, Mancini e quello oramai misterioso di Smalling (out da quasi un mese per un non meglio definito problema muscolare).

In attesa di capire se si tratti solo di una brutta coincidenza di inizio stagione o meno, sul tavolo degli imputati ci sono finiti il preparatore atletico Stefano Rapetti e l’addetto al recupero degli infortunati Carlos Lalin. C’è chi sostiene che la Roma sia partita male proprio a causa di una preparazione non esattamente adeguata e a riprova di questa tesi ci sarebbe anche una condizione atletica non certo ottimale, come palesato dalla squadra in queste prime sei gare stagionali (tra campionato ed Europa League). E c’è chi, invece, sottolinea come i giocatori si rifermino dopo essere stati rimessi a disposizione dell’allenatore: il caso di Renato Sanches è chiaramente quello più evidente, ma in un doppio stop sono incappati anche Dybala, Pellegrini e Aouar. Insomma, ci si divide, anche dentro Trigoria, per capire le motivazioni di una situazione che ha reso la rosa a disposizione di Mourinho molto meno large del previsto. Fermo restando che, ovviamente, c’è una situazione storica legata alla “vita agonistica” dei giocatori che inevitabilmente influisce. Sanches ha un pregresso di 21 stop e oltre 600 giorni ai box, ma lo stesso Aouar nella scorsa stagione ha saltato ben 25 partite delle 43 del Lione, giocando solo 5 volte dal via nelle altre 18 (un po’ per gli infortuni, un po’ per delle scelte legate al suo mancato rinnovo contrattuale).

Roma: occhio allo Sheriff dell’italiano Bordin. Poi lo Slavia Praga ed il Servette

Gruppo alla portata dei giallorossi, che incontreranno ​la squadra di Tiraspol, capace di vincere al Bernabeu due anni fa. Gli svizzeri hanno ben figurato contro il Rangers, lo Slavia arriva dai preliminari.

Sorteggio positivo per la Roma: i giallorossi di Mourinho, finalisti dell’ultima edizione di Europa League, sono stati inseriti nel gruppo G con Slavia Praga, Servette e Sheriff Tiraspol. Ecco un’analisi squadra per squadra delle avversarie di Dybala e compagni.

Lo Slavia Praga ha conquistato l’accesso ai gironi dopo aver superato Dnipro-1 e Zorya. Il club ceco ha chiuso al secondo posto i playoff di campionato della scorsa stagione, mentre nel girone G di Conference è arrivato al terzo posto dietro Sivaspor e Cluj. La squadra di Trpisovsky è attualmente in vetta con 16 punti in sei giornate, gli stessi dello Sparta Paraga. In estate la cessione eccellente del terzino sinistro Jurasek passato al Benfica per 14 milioni. Sono arrivati il norvegese Wallem a centrocampo e l’attaccante nigeriano Tijani.

L’anno scorso in prestito allo Slovan Liberec ha segnato 13 gol in 29 presenze di Fortuna Liga. Da quando è tornato allo Slavia Praga ha realizzato 2 reti in sei gare di campionato e un assist nei preliminari di Europa League.

Jindrich Trpisovsky Ha iniziato come vice nel Viktoria Zizkov, poi dal 2015 allo Slovan Liberec. Dal 2018 allena lo Slavia Praga. Con il club ceco ha vinto tre campionati consecutivi fino al 2021. E quattro coppe nazionali.

Lukaku-Roma, oggi è il giorno. Manca un accordo tra il bomber e il Chelsea

Continua la missione giallorossa a Londra. Il centravanti arriverebbe in prestito oneroso: 5 milioni più eventuali bonus. Il nodo ingaggio: l’ex interista dovrebbe accettare di non guadagnare più di 7,5 milioni a stagione fino al 2026

Sarà per questo che ieri Dan Friedkin, presidente della Roma, è atterrato a Londra per riprendere il discorso da lui interrotto giovedì scorso, quando aveva affidato la pratica dell’acquisto di Romelu Lukaku alle sapienti mani del figlio Ryan, vicepresidente, e del general manager Tiago Pinto.

Insomma, per il cosiddetto ultimo miglio la supervisione del proprietario del club giallorosso – connazionale del numero uno del Chelsea, Todd Boehly – sarà senz’altro utile per far calare i titoli di coda su una delle telenovele di mercato più ricche di colpi scena dell’estate, non tutti edificanti. Le sensazioni, infatti, raccontano come oggi possa essere il giorno decisivo perché la trattativa si chiuda e l’attaccante belga diventi un calciatore della Roma.

La complessità del caso, d’altronde, ha necessitato negli ultimi giorni di lunghe ore di contatti ai massimi livelli. Risolto l’ultimo, gli altri seguiranno docilmente come pezzi di un domino ben posizionato. Cioè, se Lukaku accetterà di rinunciare alle mensilità di luglio e agosto e – soprattutto – di ridurre il suo ingaggio fino al termine del contratto (2026), tutte le altre condizioni potranno risolversi. Ovvero: prestito oneroso di circa 5 milioni più bonus a obiettivo e ingaggio del centravanti da 7,5 milioni, il massimo che la società giallorossa può permettersi senza incorrere nelle penalizzazioni della Uefa, che magari potrebbero prendere corpo con un taglio dei calciatori utilizzabili nelle coppe europee. Proprio per questo il belga dovrebbe fare tappa a Londra per firmare la sua parte di accordi, definiamoli “liberatori”, con il club londinese prima di sbarcare subito dopo a Fiumicino – magari proprio con l’aereo del presidente Friedkin, che ieri è atterrato in serata nell’aeroporto di Luton – per concedersi l’ormai scontato bagno di folla che i tifosi giallorossi sognano. I nodi comunque non mancano.

Lukaku alla Roma, si può! Friedkin e Pinto vanno a Londra per chiudere la trattativa

Adesso il sogno può diventare davvero realtà. Perché quello che prima sembrava impossibile o giù di lì, adesso non lo è più. Il Chelsea ha infatti aperto all’ipotesi di poter mandare Romelu Lukaku in prestito alla Roma, trattativa su cui il club giallorosso sta lavorando ormai da qualche giorno a fari spenti. Ora quei fari si sono però accesi e sono spalancati proprio sul gigante belga.

A scendere in pista negli ultimi giorni è stato direttamente Dan Friedkin, il proprietario della Roma, che negli ultimi giorni ha parlato personalmente con Todd Boehly, numero uno dei Blues, imprenditore americano anche lui. I due stanno mettendo in piedi una trattativa che prevede il prestito con diritto di riscatto di Lukaku. Prenderlo tra dodici mesi vorrebbe quindi dire dover investire una cifra intorno ai 46 milioni, sempre che i Blues non vogliano fare una minusvalenza. In più c’è il peso dell’ingaggio del giocatore, che si aggira attorno ai 12 milioni a stagione e che, nel caso in cui Lukaku alla fine dovesse davvero sbarcare alla Roma, prevede nell’accordo tra i due club anche la partecipazione del Chelsea ad una parte dell’ingaggio.

Nel frattempo è successo che l’operazione Chelsea-Juve (con lo scambio Vlahovic-Lukaku) non è andata in porto, che l’offerta dell’Arabia è stata rispedita al mittente e che il giocatore ha aperto anche personalmente all’idea di sbarcare a Roma. Perché c’è Mourinho, con cui ha lavorato già al Chelsea ed al Manchester United. L’allenatore della Roma è già sceso in campo, chiamando personalmente Romelu e illustrandogli un progetto ambizioso: con lui e Dybala come coppia d’attacco la Roma sarebbe competitiva per i massimi traguardi, il succo del discorso di José. Stasera il Chelsea giocherà in casa con il Luton, Lukaku come al solito sarà fuori dalle idee di Pochettino ma allo stadio ci saranno due ospiti speciali: Ryan Friedkin e il ds della Roma Tiago Pinto, appena partiti con un volo privato per Londra in missione. Obiettivo: chiudere la trattativa velocemente, anche perché l’apertura al prestito potrebbe sollevare appetiti importanti tra le big d’Europa. E magari tornare a Roma con Lukaku.

Mourinho: “L’attaccante che manca? Siamo in ritardo, ma venire a piangere non vale la pena”

L’allenatore giallorosso parla alla vigilia della partita d’esordio contro la Salernitana: “Dybala e Pellegrini squalificati? La Serie A è anacronistica”

Tutto pronto, anche se poi di mezzo c’è il mercato e l’attesa per l’attaccante. Intanto, però, domani c’è la Salernitana e la Roma va a caccia subito dei tre primi punti. “Abbiamo lavorato bene, tutti i giocatori hanno fatto il 100% o giù di lì, abbiamo avuto pochi problemi. Certo, domani avremo due giocatori importanti fuori per squalifica come Dybala e Pellegrini. La Salernitana? Ha il potenziale per arrivare in Europa, un ottimo allenatore e una rosa con grande esperienza. Scorso anno tanti risultati positivi, hanno perso poche volte. Gara difficile, ma in Serie A non ci sono partite facili. L’unica cosa che mi dispiace è che il nostro calcio è ancora un po’ demodè: non avere due giocatori per somma di ammonizioni nel vecchio campionato mi sembra anacronistico, in un campionato da valorizzare”. 

Allora Mou spiega come è cambiato il centrocampo della Roma. Via Matic, dentro Paredes e Sanches. “Sul signor (letterale, ndr) Matic cosa devo dire? Il direttore sportivo del Rennes ha spiegato che stava parlando con lui da circa un mese e questo basta questo per commentare la vicenda. La sua uscita non ce la aspettavamo: ha giocato 50 partite, un grandissimo giocatore, molto importante per noi. Ma la Roma ha avuto una grande risposta, il problema è quando perdi qualcuno e non viene sostituito. Ed invece sono arrivati Paredes e Sanches, non Peppino e Tonino. Paredes mi piace tanto, il suo modo di giocare. La corsa stagione non è andata benissimo per lui, se non per il Mondiale. E anche ora arriva senza aver fatto la preparazione con la squadra. Sanches anche un giocatore top, ma nell’ultima stagione ha avuto tanti infortuni. Come Aouar, che praticamente non ha giocato mai. Mi piacciono molto tutti e tre, ma devo lavorarci su”. 

I maledetti rigori di Mou: 9 volte su 11 finito ko. Giuste le scelte di Budapest?

Il guaio: Dybala. Pellegrini e Abraham usciti prima del 90′. Poi Mancini e Ibanez rischiati spostando i migliori (El Shaarawy e Belotti) alla fine… quando alla Roma non serviva più

Un rigore segnato su tre. Altri non sono serviti per decidere la finale di Europa League e consegnare il trofeo al Siviglia. I giocatori di Mendilibar non me hanno sbagliato uno, quelli della Roma troppi ed è inevitabile allora chiedersi che cosa ci sia dietro alla scelta di mandare proprio quegli uomini sul dischetto degli undici metri.

Partiamo dal presupposto che i primi tre rigoristi giallorossi erano già tutti in panchina. Dybala, che era stato in dubbio fino all’ultimo, è uscito dopo 68 minuti e un gol fatto: di più proprio non gli si poteva chiedere. Pellegrini ha resistito fino alla fine del primo supplementare. Abraham ha dato forfait al 75’, lasciando il campo piuttosto malconcio.

La scelta non era facile per Mourinho che ha spedito per primo sul dischetto Cristante, con il Siviglia che aveva già segnato il suo rigore. Il centrocampista li batte spesso in allenamento e contro il Sassuolo in questa stagione ne aveva già tirato uno, centrando il palo pieno, con palla poi messa in rete da Bove. Cristante ieri ha fatto il suo, poi è toccato a Mancini, che dagli undici metri in giallorosso non si era mai visto. Perché lui – e poi Ibanez che è più o meno nella stessa situazione del compagno di reparto – e non i giocatori con i piedi migliori? L’idea è che Mourinho abbia voluto tenere i più affidabili per i rigori finali, quelli in cui la tensione è alle stelle. Ma c’è anche chi dice che abbia puntato su quei tre perché uomini di accertato carattere, già solidi, pronti a prendersi certe responsabilità senza pensare di mettere a rischio la loro intera carriera.

Dybala dalla gioia alla disperazione: piange a dirotto dopo i rigori

La Joya parte alla grande col gol del vantaggio, poi guarda i penalty dalla panchina e finisce in lacrime

Una scena quasi straziante. Fermo, con gli occhi gonfi di lacrime. Lacrime, quelle di Paulo Dybala, che non si fermano mai. Neppure quando corre ad abbracciarlo Josè Mourinho. L’argentino (sostituito al 68’) continua a singhiozzare, con le telecamere che non lo perdono di vista.

Poi, la squadra va a salutare la curva, e tutte le 20mila e più persone che sono accorse a Budapest per stare vicino alla Roma. Dybala viene coccolato, accarezzato dai tifosi e forse solo lì le lacrime si fermano: Paulo alza il pollice su in segno di ringraziamento, ma il volto è sempre segnato dalla tristezza. Dalla gioia del gol dell’1-0 alla sconfitta ai calci di rigore. Una serata amara, partita benissimo ma conclusasi nel più atroce dei modi per il campione del Mondo.

Per qualcuno sono una lotteria. Di sicuro per tirarli serve una certa specializzazione, che racchiude tecnica, sangue freddo ed esperienza. Basta guardare il penalty di un vincente nato come Rakitic. Purtroppo per la Roma, José Mourinho non ha potuto inserire nella lista i suoi migliori rigoristi.

I primi specialisti della Roma sono Paulo Dybala e Lorenzo Pellegrini. Il primo è uscito stremato al 67′, restando probabilmente in campo già più del previsto, il secondo è uscito dopo aver dato tutto a inizio secondo supplementare. Fuori anche Abraham, altra opzione valida e Matic, k.o. all’ultima azione, giocatore esperto e solido come pochi. Così al momento di sceglierne 5 si è trovato coi soli Cristante, a segno col primo penalty, e Belotti, che avrebbe verosimilmente calciato l’ultimo. Dal dischetto è così toccato a due difensori centrali, Mancini e Ibanez. Con esiti disastrosi. E tanti, tantissimi rimpianti.