Roma e il mistero degli infortuni: già 13 da inizio stagione, di chi è la colpa?

Ci sono i 5 punti in 5 giornate a preoccupare e un mal di trasferta che parla di sole tre vittorie in 18 partite nel corso di questo anno solare. Ma c’è anche la situazione infortuni a creare ansie e un po’ di tensione in casa giallorossa, considerando che da inizio stagione sono già 13 gli stop nella rosa di Mourinho, di cui 4 ricadute: Solbakken e Ibanez nel ritiro portoghese (con i due che poi hanno lasciato la Roma, anche se quello del brasiliano era stato uno stop da trauma contusivo), a cui si sono aggiunti i doppi stop di Dybala, Renato Sanches, Aouar e Pellegrini, oltre agli infortuni di Zalewski, Mancini e quello oramai misterioso di Smalling (out da quasi un mese per un non meglio definito problema muscolare).

In attesa di capire se si tratti solo di una brutta coincidenza di inizio stagione o meno, sul tavolo degli imputati ci sono finiti il preparatore atletico Stefano Rapetti e l’addetto al recupero degli infortunati Carlos Lalin. C’è chi sostiene che la Roma sia partita male proprio a causa di una preparazione non esattamente adeguata e a riprova di questa tesi ci sarebbe anche una condizione atletica non certo ottimale, come palesato dalla squadra in queste prime sei gare stagionali (tra campionato ed Europa League). E c’è chi, invece, sottolinea come i giocatori si rifermino dopo essere stati rimessi a disposizione dell’allenatore: il caso di Renato Sanches è chiaramente quello più evidente, ma in un doppio stop sono incappati anche Dybala, Pellegrini e Aouar. Insomma, ci si divide, anche dentro Trigoria, per capire le motivazioni di una situazione che ha reso la rosa a disposizione di Mourinho molto meno large del previsto. Fermo restando che, ovviamente, c’è una situazione storica legata alla “vita agonistica” dei giocatori che inevitabilmente influisce. Sanches ha un pregresso di 21 stop e oltre 600 giorni ai box, ma lo stesso Aouar nella scorsa stagione ha saltato ben 25 partite delle 43 del Lione, giocando solo 5 volte dal via nelle altre 18 (un po’ per gli infortuni, un po’ per delle scelte legate al suo mancato rinnovo contrattuale).

Roma: occhio allo Sheriff dell’italiano Bordin. Poi lo Slavia Praga ed il Servette

Gruppo alla portata dei giallorossi, che incontreranno ​la squadra di Tiraspol, capace di vincere al Bernabeu due anni fa. Gli svizzeri hanno ben figurato contro il Rangers, lo Slavia arriva dai preliminari.

Sorteggio positivo per la Roma: i giallorossi di Mourinho, finalisti dell’ultima edizione di Europa League, sono stati inseriti nel gruppo G con Slavia Praga, Servette e Sheriff Tiraspol. Ecco un’analisi squadra per squadra delle avversarie di Dybala e compagni.

Lo Slavia Praga ha conquistato l’accesso ai gironi dopo aver superato Dnipro-1 e Zorya. Il club ceco ha chiuso al secondo posto i playoff di campionato della scorsa stagione, mentre nel girone G di Conference è arrivato al terzo posto dietro Sivaspor e Cluj. La squadra di Trpisovsky è attualmente in vetta con 16 punti in sei giornate, gli stessi dello Sparta Paraga. In estate la cessione eccellente del terzino sinistro Jurasek passato al Benfica per 14 milioni. Sono arrivati il norvegese Wallem a centrocampo e l’attaccante nigeriano Tijani.

L’anno scorso in prestito allo Slovan Liberec ha segnato 13 gol in 29 presenze di Fortuna Liga. Da quando è tornato allo Slavia Praga ha realizzato 2 reti in sei gare di campionato e un assist nei preliminari di Europa League.

Jindrich Trpisovsky Ha iniziato come vice nel Viktoria Zizkov, poi dal 2015 allo Slovan Liberec. Dal 2018 allena lo Slavia Praga. Con il club ceco ha vinto tre campionati consecutivi fino al 2021. E quattro coppe nazionali.

Lukaku-Roma, oggi è il giorno. Manca un accordo tra il bomber e il Chelsea

Continua la missione giallorossa a Londra. Il centravanti arriverebbe in prestito oneroso: 5 milioni più eventuali bonus. Il nodo ingaggio: l’ex interista dovrebbe accettare di non guadagnare più di 7,5 milioni a stagione fino al 2026

Sarà per questo che ieri Dan Friedkin, presidente della Roma, è atterrato a Londra per riprendere il discorso da lui interrotto giovedì scorso, quando aveva affidato la pratica dell’acquisto di Romelu Lukaku alle sapienti mani del figlio Ryan, vicepresidente, e del general manager Tiago Pinto.

Insomma, per il cosiddetto ultimo miglio la supervisione del proprietario del club giallorosso – connazionale del numero uno del Chelsea, Todd Boehly – sarà senz’altro utile per far calare i titoli di coda su una delle telenovele di mercato più ricche di colpi scena dell’estate, non tutti edificanti. Le sensazioni, infatti, raccontano come oggi possa essere il giorno decisivo perché la trattativa si chiuda e l’attaccante belga diventi un calciatore della Roma.

La complessità del caso, d’altronde, ha necessitato negli ultimi giorni di lunghe ore di contatti ai massimi livelli. Risolto l’ultimo, gli altri seguiranno docilmente come pezzi di un domino ben posizionato. Cioè, se Lukaku accetterà di rinunciare alle mensilità di luglio e agosto e – soprattutto – di ridurre il suo ingaggio fino al termine del contratto (2026), tutte le altre condizioni potranno risolversi. Ovvero: prestito oneroso di circa 5 milioni più bonus a obiettivo e ingaggio del centravanti da 7,5 milioni, il massimo che la società giallorossa può permettersi senza incorrere nelle penalizzazioni della Uefa, che magari potrebbero prendere corpo con un taglio dei calciatori utilizzabili nelle coppe europee. Proprio per questo il belga dovrebbe fare tappa a Londra per firmare la sua parte di accordi, definiamoli “liberatori”, con il club londinese prima di sbarcare subito dopo a Fiumicino – magari proprio con l’aereo del presidente Friedkin, che ieri è atterrato in serata nell’aeroporto di Luton – per concedersi l’ormai scontato bagno di folla che i tifosi giallorossi sognano. I nodi comunque non mancano.

Lukaku alla Roma, si può! Friedkin e Pinto vanno a Londra per chiudere la trattativa

Adesso il sogno può diventare davvero realtà. Perché quello che prima sembrava impossibile o giù di lì, adesso non lo è più. Il Chelsea ha infatti aperto all’ipotesi di poter mandare Romelu Lukaku in prestito alla Roma, trattativa su cui il club giallorosso sta lavorando ormai da qualche giorno a fari spenti. Ora quei fari si sono però accesi e sono spalancati proprio sul gigante belga.

A scendere in pista negli ultimi giorni è stato direttamente Dan Friedkin, il proprietario della Roma, che negli ultimi giorni ha parlato personalmente con Todd Boehly, numero uno dei Blues, imprenditore americano anche lui. I due stanno mettendo in piedi una trattativa che prevede il prestito con diritto di riscatto di Lukaku. Prenderlo tra dodici mesi vorrebbe quindi dire dover investire una cifra intorno ai 46 milioni, sempre che i Blues non vogliano fare una minusvalenza. In più c’è il peso dell’ingaggio del giocatore, che si aggira attorno ai 12 milioni a stagione e che, nel caso in cui Lukaku alla fine dovesse davvero sbarcare alla Roma, prevede nell’accordo tra i due club anche la partecipazione del Chelsea ad una parte dell’ingaggio.

Nel frattempo è successo che l’operazione Chelsea-Juve (con lo scambio Vlahovic-Lukaku) non è andata in porto, che l’offerta dell’Arabia è stata rispedita al mittente e che il giocatore ha aperto anche personalmente all’idea di sbarcare a Roma. Perché c’è Mourinho, con cui ha lavorato già al Chelsea ed al Manchester United. L’allenatore della Roma è già sceso in campo, chiamando personalmente Romelu e illustrandogli un progetto ambizioso: con lui e Dybala come coppia d’attacco la Roma sarebbe competitiva per i massimi traguardi, il succo del discorso di José. Stasera il Chelsea giocherà in casa con il Luton, Lukaku come al solito sarà fuori dalle idee di Pochettino ma allo stadio ci saranno due ospiti speciali: Ryan Friedkin e il ds della Roma Tiago Pinto, appena partiti con un volo privato per Londra in missione. Obiettivo: chiudere la trattativa velocemente, anche perché l’apertura al prestito potrebbe sollevare appetiti importanti tra le big d’Europa. E magari tornare a Roma con Lukaku.

Mourinho: “L’attaccante che manca? Siamo in ritardo, ma venire a piangere non vale la pena”

L’allenatore giallorosso parla alla vigilia della partita d’esordio contro la Salernitana: “Dybala e Pellegrini squalificati? La Serie A è anacronistica”

Tutto pronto, anche se poi di mezzo c’è il mercato e l’attesa per l’attaccante. Intanto, però, domani c’è la Salernitana e la Roma va a caccia subito dei tre primi punti. “Abbiamo lavorato bene, tutti i giocatori hanno fatto il 100% o giù di lì, abbiamo avuto pochi problemi. Certo, domani avremo due giocatori importanti fuori per squalifica come Dybala e Pellegrini. La Salernitana? Ha il potenziale per arrivare in Europa, un ottimo allenatore e una rosa con grande esperienza. Scorso anno tanti risultati positivi, hanno perso poche volte. Gara difficile, ma in Serie A non ci sono partite facili. L’unica cosa che mi dispiace è che il nostro calcio è ancora un po’ demodè: non avere due giocatori per somma di ammonizioni nel vecchio campionato mi sembra anacronistico, in un campionato da valorizzare”. 

Allora Mou spiega come è cambiato il centrocampo della Roma. Via Matic, dentro Paredes e Sanches. “Sul signor (letterale, ndr) Matic cosa devo dire? Il direttore sportivo del Rennes ha spiegato che stava parlando con lui da circa un mese e questo basta questo per commentare la vicenda. La sua uscita non ce la aspettavamo: ha giocato 50 partite, un grandissimo giocatore, molto importante per noi. Ma la Roma ha avuto una grande risposta, il problema è quando perdi qualcuno e non viene sostituito. Ed invece sono arrivati Paredes e Sanches, non Peppino e Tonino. Paredes mi piace tanto, il suo modo di giocare. La corsa stagione non è andata benissimo per lui, se non per il Mondiale. E anche ora arriva senza aver fatto la preparazione con la squadra. Sanches anche un giocatore top, ma nell’ultima stagione ha avuto tanti infortuni. Come Aouar, che praticamente non ha giocato mai. Mi piacciono molto tutti e tre, ma devo lavorarci su”. 

I maledetti rigori di Mou: 9 volte su 11 finito ko. Giuste le scelte di Budapest?

Il guaio: Dybala. Pellegrini e Abraham usciti prima del 90′. Poi Mancini e Ibanez rischiati spostando i migliori (El Shaarawy e Belotti) alla fine… quando alla Roma non serviva più

Un rigore segnato su tre. Altri non sono serviti per decidere la finale di Europa League e consegnare il trofeo al Siviglia. I giocatori di Mendilibar non me hanno sbagliato uno, quelli della Roma troppi ed è inevitabile allora chiedersi che cosa ci sia dietro alla scelta di mandare proprio quegli uomini sul dischetto degli undici metri.

Partiamo dal presupposto che i primi tre rigoristi giallorossi erano già tutti in panchina. Dybala, che era stato in dubbio fino all’ultimo, è uscito dopo 68 minuti e un gol fatto: di più proprio non gli si poteva chiedere. Pellegrini ha resistito fino alla fine del primo supplementare. Abraham ha dato forfait al 75’, lasciando il campo piuttosto malconcio.

La scelta non era facile per Mourinho che ha spedito per primo sul dischetto Cristante, con il Siviglia che aveva già segnato il suo rigore. Il centrocampista li batte spesso in allenamento e contro il Sassuolo in questa stagione ne aveva già tirato uno, centrando il palo pieno, con palla poi messa in rete da Bove. Cristante ieri ha fatto il suo, poi è toccato a Mancini, che dagli undici metri in giallorosso non si era mai visto. Perché lui – e poi Ibanez che è più o meno nella stessa situazione del compagno di reparto – e non i giocatori con i piedi migliori? L’idea è che Mourinho abbia voluto tenere i più affidabili per i rigori finali, quelli in cui la tensione è alle stelle. Ma c’è anche chi dice che abbia puntato su quei tre perché uomini di accertato carattere, già solidi, pronti a prendersi certe responsabilità senza pensare di mettere a rischio la loro intera carriera.

Dybala dalla gioia alla disperazione: piange a dirotto dopo i rigori

La Joya parte alla grande col gol del vantaggio, poi guarda i penalty dalla panchina e finisce in lacrime

Una scena quasi straziante. Fermo, con gli occhi gonfi di lacrime. Lacrime, quelle di Paulo Dybala, che non si fermano mai. Neppure quando corre ad abbracciarlo Josè Mourinho. L’argentino (sostituito al 68’) continua a singhiozzare, con le telecamere che non lo perdono di vista.

Poi, la squadra va a salutare la curva, e tutte le 20mila e più persone che sono accorse a Budapest per stare vicino alla Roma. Dybala viene coccolato, accarezzato dai tifosi e forse solo lì le lacrime si fermano: Paulo alza il pollice su in segno di ringraziamento, ma il volto è sempre segnato dalla tristezza. Dalla gioia del gol dell’1-0 alla sconfitta ai calci di rigore. Una serata amara, partita benissimo ma conclusasi nel più atroce dei modi per il campione del Mondo.

Per qualcuno sono una lotteria. Di sicuro per tirarli serve una certa specializzazione, che racchiude tecnica, sangue freddo ed esperienza. Basta guardare il penalty di un vincente nato come Rakitic. Purtroppo per la Roma, José Mourinho non ha potuto inserire nella lista i suoi migliori rigoristi.

I primi specialisti della Roma sono Paulo Dybala e Lorenzo Pellegrini. Il primo è uscito stremato al 67′, restando probabilmente in campo già più del previsto, il secondo è uscito dopo aver dato tutto a inizio secondo supplementare. Fuori anche Abraham, altra opzione valida e Matic, k.o. all’ultima azione, giocatore esperto e solido come pochi. Così al momento di sceglierne 5 si è trovato coi soli Cristante, a segno col primo penalty, e Belotti, che avrebbe verosimilmente calciato l’ultimo. Dal dischetto è così toccato a due difensori centrali, Mancini e Ibanez. Con esiti disastrosi. E tanti, tantissimi rimpianti.

Roma si mobilita per la finale col Siviglia: Olimpico aperto. In 20mila saranno a Budapest

Dopo un tira e molla durato una settimana, il popolo giallorosso potrà assistere alla finale di Europa League nell’impianto del Foro Italico

Adesso anche i più scaramantici possono tirare un sospiro di sollievo. Dopo un tira e molla durato una settimana, i romanisti che non sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto per la finale di Europa League a Budapest, potranno assistere alla sfida con il Siviglia allo stadio Olimpico.

Proprio come era successo il 25 maggio 2022 in occasione della vittoria in Conference League, anche stavolta il popolo giallorosso si ritroverà nell’impianto del Foro Italico per spingere a distanza la Roma di José Mourinho nella “battaglia” che potrebbe regalare a Pellegrini e compagni il secondo trofeo consecutivo.

La Questura ha appena firmato l’ordinanza che autorizza l’apertura dello stadio dopo la richiesta della Roma a Sport e Salute, che gestisce l’impianto e che è già al lavoro con i suoi esperti per preservare il manto erboso in vista della sfida di domenica 4 giugno contro lo Spezia. Tutte le precedenti ipotesi – piazza del Popolo, Circo Massimo, piazza San Giovanni – sono state scartate con il passare dei giorni perché ritenute dal Comune troppo impattanti sulla cittadinanza.

Nel frattempo sono migliaia i romanisti che continuano a cercare un modo per raggiungere l’Ungheria ed assistere alla partita alla Puskas Arena. I voli diretti sono finiti ormai da tempo, i tifosi lavorano sugli scali in ogni parte d’Europa, su viaggi a metà tra treni e aerei e in tanti hanno scelto di spostarsi con un minivan direttamente da Roma. I biglietti messi a disposizione del club erano 15.500 e sono andati esauriti in una manciata di ore. Per questo in tanti sono a caccia di un tagliando, anche a costo di pagarlo cifre da capogiro. Non manca chi, a prescindere dal titolo d’accesso allo stadio, ha già deciso di partire. Al biglietto si penserà a Budapest. Quello che conta è esserci e rimanere il più vicino possibile alla squadra.

Zaniolo, dopo l’intervista alla Gazzetta monta la rabbia dei romanisti: “Fai mea culpa”

“Non disturbare il can che dorme”, recita un vecchio proverbio. Chissà se a conoscerlo è anche Nicolò Zaniolo, l’ex golden boy della Roma che – dopo essere stato coccolato e amato come un figlio – ha deciso di lasciare la Capitale provocando rabbia e delusione nei tifosi giallorossi, che da mesi ormai lo hanno bollato come “traditore”.

Ora che la Conference League vinta l’anno scorso è soltanto un ricordo e Zaniolo non è più un giocatore della Roma però, il giocatore è finito nuovamente nel mirino della piazza giallorossa. “Sembra quello che sente in radio che c’è un matto che va contromano in autostrada ed esclama stupito: ‘non uno, qui vanno tutti contromano…'”, ironizza Mario su Twitter, uno dei tifosi più indulgenti nei confronti del giocatore, a cui si aggiunge Carlo: “Sapessi noi quanto siamo stati delusi dal tuo modo di giocare….avevi tante potenzialità tutte vanificate con quell’atteggiamento da calciatore fuoriclasse. Dovevi essere più umile e generoso sopratutto con la società che ti ha curato e atteso”.

Sentimenti che – in ogni caso – sembravano essere evaporati con l’addio dell’ex numero 22, migrato sulle rive del Bosforo con la speranza di rilanciarsi al Galatasaray, mentre il club dei Friedkin punta a raggiungere la quarta semifinale europea negli ultimi sei anni. A riaprire un fronte che sembrava chiuso però sono state le dichiarazioni del classe ‘99 nell’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. Zaniolo infatti si è detto “deluso” dal comportamento di molti dei suoi ex compagni di squadra: “Mi dicevano che erano fratelli e invece non mi hanno nemmeno salutato”.

Le parole dell’attaccante non sono sfuggite a centinaia di romanisti che, da questa mattina, stanno criticando aspramente (per usare un eufemismo) quello che un tempo era definito come “l’eroe di Tirana”.

Supercoppa di calcio a 8, la Roma batte Totti

Stavolta ad avere la meglio – sul campo di gioco – è stato il passato. Francesco Totti e la sua ‘Totti Soccer Weese’ escono sconfitti dalla finale di Supercoppa della Lega calcio a 8 disputata contro la Roma. A portare a casa la coppa sono stati i giallorossi, che si sono imposti per 2-0 sulla squadra della leggenda romanista. Un risultato amaro per il numero 10, che teneva particolarmente a fare bene davanti al pubblico dell’Orange Football Club. Sugli spalti del circolo – distante meno di sue chilometri dallo stadio Olimpico – tra le decine di spettatori presenti, c’erano anche due tifosi speciali: in tribuna infatti, oltre al figlio Cristian, c’era anche Noemi, la nuova compagna della bandiera giallorossa. Una presenza impossibile da non notare per i presenti, soprattutto perché – per la prima volta – la trentaquattrenne ha assistito in veste ufficiale a una delle partite di Francesco.

CONSOLAZIONE—Ad addolcire la serata di Totti sono state le notizie arrivate dal Bentegodi di Verona, dove la Roma di José Mourinho ha ottenuto i tre punti grazie a un gol di Volpato. Dopo la premiazione, l’ex capitano giallorosso si è detto felice per la serata vissuta dal diciottenne assistito dalla sua agenzia: “Sono contento per lui e per la vittoria della Roma”.

SETTIMANA DELICATA—Nei prossimi giorni è in programma una nuova udienza del ricorso presentato da Ilary Blasi per riottenere dall’ex calciatore diverse borse e scarpe firmate. Francesco ha già restituito alcune borse alla presentatrice, che è ancora in attesa di riavere indietro le preziose calzature. Totti invece non è ancora rientrato in possesso della collezione di Rolex – stimata circa un milione di euro – che la (quasi) ex moglie gli avrebbe sottratto. A fare chiarezza sarà il tribunale civile di Roma.