Origi re dei derby anche a Milano? E contro Lukaku non ha mai perso

Il belga a Liverpool ha fatto 6 gol in 12 partite contro l’Everton. E nei quattro incroci con Romelu (tra Everton e United) ha fatto dieci punti

L’uomo dei derby ha battuto un colpo. Inutile, ma atteso. E la settimana è quella giusta. Divock Origi è stato l’unica nota lieta nella disfatta contro il Sassuolo con un diamante incastonato alle spalle di Consigli, nel 5-2 di San Siro che ha messo il bollino alla crisi del Diavolo. Una giocata da ricordare in una domenica da dimenticare, che recapita a Pioli un messaggio. Una scintilla.

Il risveglio di Divock è arrivato al tramonto di una giornata da incubo, che resterà nei racconti come uno dei punti più bassi toccati dal Milan di Pioli. Dopo il guizzo contro il Monza dello scorso 22 ottobre, l’attaccante belga è ricomparso nel tabellino dei marcatori con un gol da mettere in cornice, che in un momento no della squadra può far morale dopo una prima parte di stagione complicata da problemi fisici e prove poco convincenti. Così, il Diavolo incrocia le dita e spera ora in uno scatto in vista del derby. Perché Origi con le stracittadine ha un feeling particolare, da specialista. Soprattutto se parlano inglese.

Negli anni al Liverpool, Origi è diventato padrone del derby del Merseyside: contro l’Everton ha collezionato 6 reti in 12 gare, vincendone 7 e perdendone 2. Con il primo centro, il 20 aprile 2016, ha spianato la strada ai Reds verso un poker senza appelli. Con l’ultimo, lo scorso 24 aprile, ha timbrato il 2-0 di Anfield. In mezzo, l’acuto del 2018, con cui ha messo al tappeto i cugini sfruttando un errore del portiere Pickford al 96’. Fotogrammi valsi un posto d’onore nel cuore dei tifosi dei Reds, che lo hanno definito “Liverpool Legend” per quella capacità innata di esserci sempre nei momenti topici. Tra i tanti pensieri della settimana di Pioli, verso il derby più pesante della sua gestione, magari si sarà affacciato anche questo. Quella che per la Kop era la “legge di Origi”.

Skriniar, operazione “recupero”: parla ai compagni e vede gli ultras

Prima della gara contro l’Atalanta il chiarimento con i leader dello spogliatoio, ieri il faccia a faccia con la Curva Nord che invita il resto dei tifosi a non fischiarlo

Milan Skriniar è sempre stato un robot, imperturbabile come gli uomini venuti dall’Est, eppure gli ultimi eventi hanno fatto sciogliere il ghiaccio. Rifiutandosi di firmare il rinnovo interista dopo aver un po’ esagerato con le dichiarazioni d’amore nerazzurro, e contemporaneamente abbracciando la valanga di milioni dell’emiro, tra bonus alla firma e maxi-stipendio, sapeva che avrebbe spezzato quel filo teso d’amore con i propri tifosi. E che almeno in un primo momento, ne avrebbe risentito pure l’umore dei compagni, soprattutto di quelli che hanno deciso di restare sulla stessa barca, non solidissima dal punto di vista economica. Nessuno nello spogliatoio ha mai messo becco sulla decisione, legittima, del compagno sul proprio futuro, ma in tanti, in privato e in pubblico, tifavano per il rinnovo. Per questo, serviva un momento di chiarezza collettiva utile a tirare le fila del gruppo e a ripartire insieme. Prima della sfida alla Dea Skriniar ha, infatti, seguito la liturgia del gruppo e solo alla fine si è diretto a casa anziché a San Siro: durante la mattina, quando era diventato ormai certo il mancato passaggio a gennaio a Parigi, Milan ha voluto dire quattro chiacchiere agli altri leader del gruppo, da Handanovic a Lukaku: ha ribadito ai compagni che fino all’ultima gara il suo impegno sarà massimo per provare a percorrere tutte le vie ancora aperte. Dai quarti di Champions mai così alla portata alla difesa della Coppa Italia, passando poi per l’utopico tentativo di rimonta in campionato. I compagni, perfino quelli più delusi, hanno ribadito che la fiducia nella serietà di Milan non era in discussione. Tra l’altro, il precedente di Ivan Perisic la scorsa stagione inviterebbe tutti a stare tranquilli: con un contratto in scadenza, il croato si è allenato ogni giorno con professionalità e alla fine della stagione è risultato il migliore.

Chiesa: “10 mesi di ostacoli e dolore, ma non ho mai mollato. Io e Vlahovic, vedrete che coppia”

L’attaccante ha raccontato in un docufilm i mesi dell’infortunio: “A livello umano sono migliorato. Voglio solo tornare al massimo. Con la Lazio in Coppa Italia ci sarò”

Federico Chiesa ora è un ragazzo felice. Può di nuovo correre dietro a un pallone, come non ha potuto fare per 10 mesi dopo l’infortunio al crociato del ginocchio sinistro di un anno fa. Un viaggio lungo e pieno di difficoltà, ma anche formativo, che lui stesso ha voluto raccontare in un docufilm targato Prime Video.

“Ci sono stati tanti momenti difficili, il più duro quando mi hanno confermato la rottura del crociato. In questi 10 mesi ho dovuto superare tanti ostacoli. Prima il dolore post intervento, poi le 6 settimane di stampelle: il traguardo sembrava veramente lontano. Quando ho ricominciato a correre ci sono stati problemi, che in una riabilitazione così lunga e dopo interventi di questo tipo possono capitare. Ho visto il mio obiettivo allontanarsi, però non ho mollato. Sono sempre stato consapevole che dovevo tornare a giocare. Sono abituato ad andare oltre le difficoltà, l’ho sempre fatto nella mia carriera”.

“Entrambe le cose. All’inizio il dolore era così intenso che facevo fatica ad alzarmi dal letto. Oggi posso dire che mi è stato utile, perché sono maturato. Andare al campo ogni giorno, provare a fare un esercizio in più per vedere i miglioramenti: tutto questo mi ha aiutato tanto anche a livello umano”.

“La coppia Osi-Kvara è una delle più forti della A, sono tutti e due in grande forma e soprattutto hanno trovato affiatamento giocando insieme dall’inizio della stagione. Io e Dusan abbiamo avuto dei problemi, ma tra noi alla Fiorentina c’è sempre stata una grande complicità che speriamo di ritrovare alla Juve. Mi è dispiaciuto non esserci contro il Monza soprattutto perché erano tornati Vlahovic e Pogba. Ho avuto un problema al flessore, nulla di preoccupante. Contro la Lazio in Coppa Italia ci sarò”.

Leao, dopo lo strappo: il Milan prepara l’asta per l’estate

A meno di un riavvicinamento nelle prossime settimane, il Milan club rossonero è chiamato a due esigenze: monetizzare il più possibile dalla cessione e trovare un sostituto all’altezza

A un certo punto ha smesso di sorridere, ed è stato impossibile fare finta di nulla. Ma se la squadra va a rotoli mica si può sorridere, verrebbe da dire. Eppure Rafael Leao in passato lo faceva anche quando le cose non filavano lisce. Fa parte della sua impronta caratteriale, una sorta di leggerezza che sotto alcuni aspetti è indiscutibilmente uno dei suoi punti di forza.

Ora anche Rafa è appesantito. Nell’anima, s’intende. E quando i pensieri affollano la mente e scuriscono l’orizzonte, i sorrisi non escono più e a pesare sono pure le gambe. Sono settimane che il portoghese dà l’impressione di essere diventato un corpo estraneo. Dà la sensazione di andare in campo perché occorre farlo, e non per il piacere di farlo. E quando succede così, di solito non resta molta strada da fare. Gli va dato atto che, fino al termine del 2022, le turbolenze contrattuali non lo avevano distratto. Forse perché nutriva una certa sicurezza sul lieto fine, forse perché il problema sembrava rimandabile, più probabilmente perché fin quando la squadra è rimasta agganciata al Napoli in scia scudetto, i pensieri si rivolgevano soprattutto a quello.