Il portoghese è stato fischiato da gran parte dei tifosi al momento del cambio, ma la Sud gli ha dedicato un coro
Lo strappo – se davvero di strappo si tratta – si consuma al minuto 78, quando Pioli decide di rinfrescare l’attacco e chiama Rafa Leao in panchina per sostituirlo con Okafor. E’ allora che succede quello che non ti aspetti: fischi. Ma tanti fischi, grosso modo da tre dei quattro lati del Meazza. Non si tratta di disapprovazione a macchia di leopardo, qua e là, ma di decibel arrivati a un livello importante.
La prima domanda che si rincorre in tribuna stampa, e anche fra i seggiolini del Secondo Rosso, è: ma i fischi erano per Rafa o per Pioli che ha tolto chi in teoria avrebbe le potenzialità per rimettere la partita in sesto? La domanda è legittima perché se la risposta è la prima, la cosa non può passare inosservata e acquista un determinato peso: Leao è già stato fischiato in passato da San Siro, ma mai con questa intensità. Sensazione? Quei fischi erano più per lui che per Pioli (o magari per entrambi), al termine di una delle prestazioni più grigie di sempre del portoghese in proporzione all’importanza del match. Mai in partita, mai un guizzo, e nemmeno la sensazione che volesse provarci. Rassegnato a rimbalzare contro il muro alzato da un sorprendente El Shaarawy che ha protetto Celik dalle scorribande del 10 rossonero.