Yildiz spento, Vlahovic spuntato, Openda non c’è: Juve, l’attacco non segna più

L’attaccante serbo: “Il gol arriverà. Il contratto non c’entra. Quanto ripenserò a quell’azione? Devo dimenticare in fretta, la Lazio è alle porte…”

Un attacco spuntato non può colorare la notte di Madrid. Ed è quello che è accaduto nell’incrocio più delicato: la Juve ha dato un segnale, si è mossa come deve fare una squadra, non ha mai dato la sensazione di vacillare senza appello davanti ai fuoriserie di Xabi Alonso. Poi, palla là davanti e patatrac.

Ci ha provato Yildiz, il meno colpevole per ciò che ha e che sta dimostrando in questa avventura: zero dribbling da applausi, zero piroette o verticalizzazioni alla “dieci”, un tiro annunciato tra le braccia di Courtois. Ci ha messo del suo Vlahovic: lo scatto a recuperare terreno su Militao è da sprinter, la corsa palla al piede anche, la conclusione in linea con il comune denominatore dell’anno. “Cosa gli ho detto? Rimarrà tra di noi… ma so che quell’azione gli rimarrà dentro a lungo”, così Di Gregorio dalla porta. Aveva fatto ciò che è più difficile fare, Dusan: ha sbandato in ciò che poteva non fare perché Courtois è un portiere nobile, ma se ti presenti davanti a lui in una notte così è un peccato ingombrante non prenderti la scena e il gol. Yildiz più Vlahovic più Openda: quest’ultimo, forse, si è macchiato della sbandata più pesante perché sui titoli di coda e perché se avesse fatto il suo compito fino in fondo, il belga arrivato sui titoli di coda del mercato avrebbe battuto il colpo più inaspettato. 

A Madrid va così: aspetti il momento, ma se, poi, il momento ti sfugge in mano non ti resta niente. La Juve, pronti via, aveva dato le risposte che Igor Tudor chiedeva e cercava: personalità e coraggio. Personalità e coraggio, ma, poi, la mira sballata: Yildiz ha steccato con la fascia al braccio, se non l’avesse fatto, ora, staremmo qui ad aggiornare la sua e la storia bianconera.