Sempre al centro del dibattito, anzi del villaggio, direbbe qualcuno. A volte criticati, eppure indispensabili. Napoli-Milan, statene certi, passerà per il talento dei due “7”, Leao e Kvara, che sulla schiena portano altri numeri ma appartengono alla categoria filosofica di chi, da George Best in giù, è abituato a partire largo per dare qualità e cambiare il destino delle partite.
Diversi, ovviamente. Leao è un velocista puro, non ama ricevere il pallone da fermo ma lo vuole in profondità. Ha bisogno di spazi larghi per esaltare le proprie doti di progressione. I suoi detrattori dicono che è barocco e certamente incostante. Ci sta. La sua sfida per il futuro è aumentare il proprio grado di concretezza e efficacia, anche realizzativa. Al tempo stesso però il Milan non può non interrogarsi su come aiutarlo, su cosa è possibile fare per esaltarne il talento. Credo non esista altra scelta. Leggo con estremo interesse le valutazioni di Arrigo Sacchi, il Maestro, e le considero ovviamente un prezioso stimolo costruttivo ma resto dell’idea che escluderlo, rinunciando alla sua qualità sarebbe un peccato mortale, uno spreco che non solo Pioli, ma pochissimi altri allenatori in giro per l’Europa potrebbero permettersi a cuor leggero. I suoi numeri stagionali non sono strabilianti, va detto. Dodici presenze tra Serie A e Champions, tre gol, tra cui quello ininfluente nel derby e altrettanti assist, la carezza a Theo contro il Toro e i due contro la Lazio. Il Maradona sa esaltarlo. Ad aprile dopo aver saltato l’andata in campionato per squalifica giocò forse la miglior partita dell’intera stagione, impreziosita dalla doppietta. Due gol alla Leao, in purezza. Tagli diagonali a mangiarsi il campo, velocità e coordinazione. Due perle favorite dall’aver avuto a disposizione enormi quantità di spazio, il suo principale alleato.