Il difensore svizzero è arrivato l’ultimo giorno di mercato, definita la cessione di Pavard al Marsiglia. Messo alla porta da Guardiola al City, è subito diventato protagonista
Era tutto già scritto? Forse, considerando che Manuel Akanji l’Inter ce l’aveva nel destino: la prima maglia di Vieri, parte della famiglia interista, il tentativo di Ausilio di portarlo a Milano già 3 anni fa. Con incolpevole ritardo, lo svizzero è diventato nerazzurro e da subito ha assunto la guida della retroguardia dell’Inter. Sempre titolare, mai sostituito, leader fin dal primissimo giorno.
Nonostante un periodo quantomeno atipico, perché l’ex Manchester City è sbarcato a Milano durante l’ultimo giorno di mercato – mentre Marotta e Ausilio definivano la cessione di Pavard al Marsiglia – a seguito di qualche incomprensione con Guardiola, che al City l’aveva messo in guardia: “Siete tanti difensori, qualcuno dovrà per forza rimanere fuori”. Akanji – dopo un Mondiale per Club vissuto da protagonista in cui ha giocato 3 delle 4 partite disputate dalla squadra inglese prima dell’eliminazione – ha riflettuto, guardato da fuori le prime 3 giornate di Premier League, e poi si è deciso: Inter, arrivo.
“Questo trasferimento è un po’ diverso rispetto al mio precedente: ora sono con la nazionale ed è qui che concentro tutte le mie attenzioni – aveva detto Akanji dal ritiro della Svizzera durante la sosta -, non ho avuto nemmeno la possibilità di salutare i miei compagni del City, ma quando il mio agente mi ha parlato della possibilità Inter sono partito dal ritiro e sono andato subito a Milano. È stato facile”. Come facile è stato l’adattamento con la squadra di Chivu: Akanji è subito tornato in nazionale (con cui ha giocato 90′ in entrambe le sfide in programma) e poi via, dritto sul pianeta nerazzurro. Titolare e non sostituito a Torino contro la Juve, uguale ad Amsterdam contro l’Ajax, uguale a San Siro con il Sassuolo. Chivu non ha mai rinunciato allo svizzero. E un motivo ci sarà.