Dalla Macedonia alla Macedonia passando per Parigi: Gigio, 18 mesi tra errori e polemiche

Belle parate ed errori non da lui: Donnarumma a 24 anni è alla nona stagione da titolare, ma non ha eliminato le incertezze nelle partite chiave.

Dall’11 luglio 2021 la storia di Gigio Donnarumma con la maglia PSG è… deviata. Nel senso che ha preso una direzione imprevista. Quella notte di mezza estate, a Wembley, l’ex portiere del Milan trascinò l’Italia a una delle imprese più belle della sua storia, ovvero alla vittoria ai calci di rigore contro l’Inghilterra all’Europeo. Gigio parò gli ultimi due tiri di Sancho e Saka e ci regalò un’affermazione da tramandare ai posteri, nella quale di colpo dimenticammo la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia con Ventura c.t.. Il nuovo corso inaugurato da Mancini con una striscia di risultati utili in quel momento ancora aperta era al massimo del suo splendore e di lì a poco Donnarumma sarebbe addirittura entrato nella lista dei 30 candidati al Pallone d’Oro. Sospinto più dalle parate con l’Italia che dalle prestazioni con il Psg, dove inizialmente doveva fare i conti con il ballottaggio con Keylor Navas.

La Macedonia infatti non riporta alla mente del numero 1 azzurro solo l’1-1 di ieri sera, ma anche e soprattutto lo spareggio mondiale di Palermo, il 24 marzo 2022, quando siamo stati estromessi da Qatar 2022 complice una rasoiata a tempo scaduto da fuori area di Trajkovski. Tiro velenoso, ma da un campione come Gigio una grande parata in un momento chiave te la aspetti. Da lì in poi più amarezze che gioie, incertezze mischiate a parate determinanti.  Ancora una punizione… Come quella del 25 ottobre 2015, al suo esordio con il Milan a San Siro (aveva 16 anni e 8 mesi), incassata ancora sul suo palo dallo specialista Berardi.  L’elenco delle partite-no in azzurro si allunga. Qualche bella parata, ma anche la responsabilità, condivisa con Bonucci, per 1-0 della Spagna, nella semifinale della Nations League: passaggio non perfetto all’ex juventino costretto ad azzardare il dribbling, palla rubata da Pino e rete.

Nazionale, i punti fermi di Mancini per presente e futuro: su chi punterà il Ct

Dopo la delusione per la mancata qualificazione ai Mondiali di Qatar, Roberto Mancini ha dato il via alla rinascita dell’Italia. Nelle prime due gare di Nations League contro Germania e Ungheria è partito il nuovo corso della Nazionale e il ct ha dato spazio a tanti giovani. Ma per il presente e soprattutto per il futuro, il Mancio ha ben chiaro quali saranno i suoi punti fermi: eccoli tutti.

Il nuovo corso della Nazionale italiana è iniziato. Due prove convincenti in Nations League: prima, con tantissimi giovani in campo, il buon pari con la Germania, poi la vittoria contro l’Ungheria. Roberto Mancini ha osato, sperimentato, lanciato nuovi azzurri. Ma le sue idee in vista del presente e soprattutto del futuro dell’Italia, almeno per quanto riguarda alcuni giocatori, sono abbastanza chiare. Il ct ha i suoi punti fermi, sui quali dovrà costruire la Nazionale che verrà. Ecco chi sono.

La nuova Italia, ovviamente, non potrà prescindere da Donnarumma. Il portiere del Psg, miglior giocatore dell’ultimo Europeo, sarà il primo punto fermo della Nazionale di Mancini. E, da parte sua, Gigio ha tutta la volontà di entrare sempre più nella storia azzurra, diventando il giocatore con il maggior numero di presenze con la maglia dell’Italia: a soli 23 anni ne ha già collezionate 45 e il tempo è dalla sua parte

LEONARDO SPINAZZOLA–La sua assenza nello spareggio mondiale contro la Macedonia del Nord si è sentita eccome, soprattutto in considerazione delle prestazioni sfoderate a Euro 2020. Adesso, dopo il lungo stop, quello che per larghi tratti è stato il miglior terzino dell’ultimo Europeo è rientrato a pieno regime e il ct non ha nessuna intenzione di rinunciarci. Sarà lui il proprietario della fascia mancina nel nuovo corso della Nazionale

ALESSANDRO BASTONI–Riserva agli Europei, sarà uno dei nuovi punti fermi di Mancini. Toccherà a lui raccogliere al centro della difesa l’eredità di Giorgio Chiellini, che ha lasciato la maglia azzurra. Il talento e la duttilità del classe ’98 dell’Inter rappresentano la più grande garanzia per il ct