Milan-Hojlund, ora si può. Il danese valuta l’addio allo United: i rossoneri ci credono

Contatto diretto tra i rossoneri e l’entourage dell’attaccante: l’idea del trasferimento adesso lo attrae

Rasmus Hojlund sta maturando la convinzione di lasciare lo United e ha aperto a un addio alla maglia dei Red Devils. Il suo desiderio di non lasciare Manchester nonostante l’arrivo di Sesko non è del tutto svanito, ma dopo il colloquio avuto con lo United attraverso l’agenzia che cura i suoi interessi, la Seg, ha ricevuto la conferma che per lui non c’è più spazio nel progetto tecnico di Amorim. Gli zero minuti nell’amichevole contro la Fiorentina erano stati un messaggio chiaro, ma gli è stato ribadito che anche con l’inizio della Premier (il prossimo weekend) la musica per lui non cambierà. Il calciatore ne ha preso atto e ha iniziato a pensare a un futuro lontano da Manchester.

Un prima buona notizia per il Milan che lo ha messo al primo posto dell’attuale lista dei rinforzi per il ruolo di centravanti.

Fatta questa premessa, è bene sottolineare che la strada per arrivare a Hojlund non è in discesa per il Diavolo che in questi due giorni ha intensificato le telefonate attraverso un intermediario con il club e in modo diretto con il giocatore. Con lo United c’è un accordo sulla formula dell’operazione (prestito con diritto di riscatto), ma non ancora sulle cifre perché Furlani e Tare valutano il calciatore intorno ai 35 milioni e intendono pagare un prestito di 3-4 milioni più un riscatto fissato a 30-32 milioni, mentre i Red Devils chiedono un prestito oneroso di almeno 7-8 milioni e un importo complessivo dell’affare sui 40-45 milioni, bonus compresi. La forbice c’è, ma può essere chiusa in fretta nel momento in cui il giocatore darà il suo via libera al trasferimento a Milano. In questo momento la prospettiva di indossare la maglia rossonera a Rasmus piace. E ieri ha avuto conferma che la scelta potrebbe essere allettante grazie a un contatto diretto tra il club e il suo entourage.

Milan, la corsa al centravanti. Vlahovic il preferito ma ci vuole tempo. Per Hojlund invece

Situazione terzino: Athekame può arrivare già domani o venerdì, i dettagli della trattativa.

Se l’inizio della settimana è stato decisamente ricco di soddisfazioni – presentazione e sbarco di Modric a Milanello, fumata bianca della telenovela Jashari -, si preannunciano potenzialmente soddisfacenti pure i prossimi giorni. Anche perché, adesso che le caselle stanno man mano andando al loro posto, la dirigenza rossonera può dedicarsi con più forza ai prossimi obiettivi. 

Il primo nome di cui occuparsi adesso è diventato quello di Zachary Athekame, destinatario designato della maglia da terzino destro. La situazione con lo Young Boys aveva registrato un salto di qualità già negli ultimi giorni, con una prima offerta rossonera da 7 milioni di base fissa poi portata a 8, e i contatti si stanno infittendo. Il Milan si attende che la soluzione finale arrivi dai consueti bonus, dal momento che per ora il club svizzero chiede (almeno) 10 milioni, facendo filtrare di avere richieste superiori da Francia e Inghilterra. Tare nelle ultime ore ha aumentato il pressing sui gialloneri e lavorando ancora un po’ sulla forbice domanda-offerta l’affare dovrebbe andare in porto in tempi ragionevolmente stretti. L’obiettivo è chiudere entro la settimana, magari già nelle giornate di domani o venerdì. Il giocatore intanto è stato convocato per la sfida di campionato in programma stasera a Basilea. Da verificare se sarà impiegato o meno: sabato scorso, contro il Winterthur, era entrato a gara in corso. Dopo la partita di oggi, l’affare potrebbe registrare l’accelerata decisiva. 

Per quanto riguarda l’attacco, occorrerà avere più pazienza. Il nome in cima alla lista era e resta quello di Vlahovic, ma il Milan in questa fase ha margini di manovra ancora ristretti: la situazione dipende troppo dalle esigenze e dalla riflessioni della Juve, così come dalle richieste di ingaggio del serbo. In questo contesto, tornano così a salire come alternativa le quotazioni di Hojlund, nome sicuramente più facile a cui arrivare. Lo United ha messo sul piatto una super offerta al Lipsia per Sesko, il cui arrivo ridurrebbe ulteriormente gli spazi per gli altri attaccanti. 

Il Bruges fa ancora muro per Jashari, ma lui vuole solo il Milan: il Diavolo ci spera

I dirigenti del club belga: “Partiamo dal presupposto che Ardon resterà. Se un top club presenta un’offerta adeguata, allora il trasferimento si può fare”. È un invito ad aumentare l’offerta

Il Bruges fa sapere al mondo di non avere intenzione di cedere Ardon Jashari. Non quest’anno, almeno. Non al Milan. Storia finita? Calma. Il Milan continua a sperare di poter chiudere l’operazione, anche perché Jashari è il suo primo obiettivo per il centrocampo.

L’amministratore delegato Bob Madou, a Het Laatste Nieuws e Het Nieuwsblad, ha detto parole chiare: “Ci siamo seduti a parlare con il Milan per cortesia. E senza parlare di soldi (sorridendo, ndr). Tutti sanno che cosa ha fatto Ardon, ma per noi non si tratta della fine di un ciclo. Non dico che non faremo eccezioni, ma al momento non c’è alcuna offerta sul tavolo che mi faccia pensare che dovremo farlo. Partiamo dal presupposto che resterà”. Come dire, lascia una porta aperta… Il Director of Football Dévy Rigaux ha aggiunto: “Se arriva il momento in cui un giocatore è davvero a fine ciclo, e un top club presenta un’offerta adeguata, allora il trasferimento si può fare. Maxim De Cuyper è un buon esempio. Se Jashari resterà ancora per un anno qui, non ci sarà solo il Milan, ma più club importanti che si faranno avanti”. Il Bruges insomma fa sapere di voler tenere Jashari per un altro anno, ma dice chiaramente che di fronte a una buona offerta cederà.

Il Milan e Jashari per questo continuano a credere di poter vivere un futuro insieme. Hanno già definito un accordo per un quinquennale. A questo punto, è ancora di più una partita a scacchi. Il Bruges chiede al Milan di alzare l’offerta, il Milan fa sapere che la sua seconda proposta è quella definitiva. Ci si può trovare a metà strada? Chissà.

Milan, accelerata al Max: Allegri, i rossoneri ci riprovano. Ma devono correre

L’ex tecnico della Juve, che ha già allenato a Milanello dal 2010 al 2014, è considerato una prima scelta dal nuovo ds Tare. Per questo la società tenta di anticipare la concorrenza

L’identikit combacia in tutto e per tutto: italiano, che conosca le dinamiche del campionato e delle grandi coppe, che abbia un ricco palmares ed esperienza ai vertici, in modo da farsi “garante” della risalita rossonera.

Il Milan vuole ripartire al Max, per cui nessuno meglio di Allegri può guidarlo dalla panchina: Massimiliano da Livorno non solo conosce la Serie A come pochi ma è anche un habitué di Milanello, che ha frequentato dal 2010 al gennaio 2014 nella sua prima avventura da allenatore rossonero. È un vincente, quel che serve al club dopo aver perso la qualificazione alle prossime coppe europee e l’affetto del pubblico di San Siro.

Allegri ha nel suo palmares sei campionati italiani, di cui uno con il Milan e cinque con la Juventus, tre Supercoppe Italiane (una in rossonero, due a Torino) e detiene il record di Coppe Italia, cinque, tutte in bianconero. La novità non è che il nome di Max sia tornato in orbita Milan, ma che i dirigenti di via Aldo Rossi vogliano provare ad accelerare i tempi.

Del resto la concorrenza è forte, ma al momento costretta a uno stop: il Napoli, pronto allo scatto per Max, è in attesa delle riflessioni di Conte. Il Diavolo ne vuole approfittare verificando se ci sono i presupposti per concludere la trattativa in tempi brevi. L’ideale sarebbe entro la fine della settimana, ma lo scenario non è semplice perché ci sono tanti pezzi del puzzle da sistemare. 

Il Milan è nel pieno dei ragionamenti, ma è partito da un presupposto chiaro: la necessità di rifondare la squadra perché torni immediatamente protagonista. Un pensiero che va di pari passo con la candidatura di Allegri, riemersa con forza nelle ultime ore dopo che era stata già analizzata nelle scorse settimane.

Errori tecnici, marcature e… Il Milan ha rischiato di prendere gol in 9 modi diversi in 90 minuti

La partita pazza con la Fiorentina è stata un campionario di errori con una costante: Conceiçao rischia sempre troppo. I più coinvolti? Theo, Tomori e Thiaw

Sergio Conceiçao, quando ha saputo che Palladino aveva parlato bene della partita, è inorridito: “A me le partite piene di errori non piacciono”. Ha ragione. Milan-Fiorentina è stata una partita col passepartout: libero accesso all’area di rigore per tutti. Rivederla a distanza di qualche ora fa impressione perché il Milan ha rischiato di prendere gol in almeno 9 modi diversi, tra errori individuali e di squadra. Ecco il campionario.

La Fiorentina segna già al 7’ e il modo ancor offende Conceiçao, che non per caso ha sostituito Musah dopo 23 minuti. Yunus a centrocampo fa un errore tecnico raro: controlla il pallone, fa una finta e finisce per appoggiare il pallone a Mandragora. Il resto arriva a catena: il dribbling di Gudmundsson, Tomori che perde l’uno contro uno e l’autogol di Thiaw che, tra tutto, è quasi il meno.

Troppi giocatori del Milan vanno in difficoltà nell’uno contro uno. Tomori, che pure sarebbe il centrale più reattivo, nell’azione dello 0-1 viene lasciato sul posto da Gudmundsson. E Thiaw, nel secondo tempo, viene sorpassato a velocità doppia da Moise Kean, come per un difensore del Milan non dovrebbe essere possibile. Nasce così la parata più metafisica della serata di Maignan, che alza un braccio e respinge di spalla. Per lui, almeno, era serata sì.

Il derby del Milan: Leao titolare, Gimenez paga il rigore ma Abraham sta peggio

Torna Musah, dubbio Thiaw per i rossoneri che non avranno Loftus-Cheek dopo l’intervento per appendicite.

Il Milan affronterà il derby d’andata di Coppa Italia di mercoledì senza Ruben Loftus-Cheek. L’inglese ieri sera avrebbe dovuto essere titolare nella gara del Maradona e invece, dopo qualche leggero fastidio avvertito già sabato, ieri mattina era in preda ad acuti dolori addominali.

Prontamente visitato dallo staff medico guidato dal dottor Stefano Mazzoni, è stato subito evidente il sospetto che il centrocampista fosse alle prese con un problema all’appendice e infatti gli esami effettuati alla clinica Mediterranea di Napoli, dove Loftus è stato accompagnato dal medico rossonero Lucio Genesio, hanno evidenziato un’appendicite acuta. Qualche ora più tardi è stato sottoposto a un intervento chirurgico che si è concluso intorno alle 17.30, proprio mentre la squadra stava facendo la merenda e la riunione tecnica precedente al match contro gli azzurri di Conte. Naturalmente Maignan e compagni, inizialmente in apprensione per l’accaduto, lo hanno salutato prima che lasciasse l’hotel-ritiro e gli hanno inviato Whatsapp di “in bocca al lupo”, dandogli l’appuntamento a Milanello.

La comitiva rossonera è rientrata a Milano ieri notte, subito dopo la sfida, e oggi si allenerà, mentre Loftus-Cheek resterà a Napoli ancora per un paio di giorni per la degenza post-operatoria, poi tornerà a casa. Naturalmente non potrà essere in campo nel derby perché dovrà osservare due settimane di riposo assoluto, ma la sua assenza dai campi sarà di quattro settimane. Un’altra tegola per l’ex Chelsea in una stagione particolarmente sfortunata visto che si era fermato l’11 dicembre nella sfida di Champions contro la Stella Rossa, l’ultima disputata da titolare, a causa di uno stiramento al bicipite femorale destro. Rientrato in tempo per la finale di Supercoppa italiana a Riad (6 gennaio), ha giocato qualche minuto nella rimonta contro i nerazzurri, ma si è fermato di nuovo per un fastidio alla stessa coscia. Dopo oltre due mesi, è entrato per una manciata di minuti contro il Como prima della sosta, ma ora è costretto a fermarsi di nuovo.

Frattesi gol, l’Inter esplode: il grande obiettivo è vincere lo scudetto nel derby

Al gol vittoria la panchina interista si è riversata in campo, una reazione che ben descrive quanto la squadra senta i due obiettivi: la matematica certezza della stella contro il Milan e il record di punti in Serie A. Intanto un primato è raggiunto: nessuna squadra aveva segnato in tutte le prime 31 giornate di A

Dopo il gol Frattesi la panchina dell’Inter e i dirigenti nerazzurri in tribuna sono esplosi in un’esultanza clamorosa. Quasi da finale di Champions. E poi hanno vissuto gli ultimi secondi in piedi, con grande partecipazione. Perché? In caso di 1-1 il vantaggio sarebbe comunque rimasto di 12 punti rispetto al Milan secondo, ma il successo firmato dal tap in dell’ex centrocampista del Sassuolo non solo ha rimandato i rossoneri a -14. C’è di più… Molto di più dietro l’esultanza finale dopo il triplice fischio, sotto il settore occupato dai tifosi nerazzurri.

il Lecce aveva già reso impossibile per l’Inter festeggiare il tricolore nel match di domenica a San Siro contro il Cagliari. L’affermazione di Udine, però, consente alla formazione di Inzaghi di tenere vivo il sogno di conquistare il titolo nel derby di lunedì 22. Sarà necessario fare lo stesso risultato dei cugini nel prossimo turno e poi batterli nella stracittadina. Oppure allungare a +16 nel prossimo week end e pareggiare (o vincere) il derby. L’incubo dei tifosi del Diavolo, dunque, dopo stasera resta vivo.  

La vittoria di Udine, però, è pesante anche perché consente a Lautaro e compagni di restare in corsa per superare il record di punti della Juventus 2013-14: la formazione di Conte allora conquistò 102 punti e i nerazzurri se vinceranno le prossime 7 sfide arriveranno a 103. Il pari in Friuli avrebbe invece consentito “solo” di raggiungere quota 101.

Inter, carica Barella: “Con il Milan cuore e coraggio. I gol? Mi ispiro a Stankovic”

“Serviranno cuore, coraggio e forza”. Nicolò Barella, il bomber di Champions League dell’Inter, punta al derby d’andata contro il Milan.

Dopo i due gol segnati contro il Benfica ai quarti di finale, chissà che Barella non possa essere decisivo in zona gol anche contro il Milan: “Cerco sempre di arrivare davanti alla porta, serve anche un po’ di istinto. Contro il Benfica ho segnato due bei gol, abbastanza diversi tra loro. Ma soprattutto sono stati importanti per il nostro obiettivo: hanno aiutato la squadra, questa è la cosa principale”. Un momento chiave nel percorso europeo dei nerazzurri è stato il ritorno degli ottavi contro il Porto, “un pareggio per cuori forti. Abbiamo dimostrato che lo spirito di squadra è molto forte e che abbiamo la volontà di fare qualcosa di straordinario insieme. Scendere in campo con un gruppo di giocatori che hanno tutti lo stesso obiettivo: questa è la chiave per raggiungere gli obiettivi che non avremmo mai immaginato di poter raggiungere all’inizio della stagione. L’Inter non arrivava a questo punto della competizione da molti anni e c’è bisogno di un forte spirito di squadra per superare quel limite”.

L’Inter ora sta andando forte in campionato, ma per ampi tratti della stagione i nerazzurri hanno viaggiato a due velocità: “È stato un anno difficile e un po’ strano, con tutti gli alti e bassi per me e per la squadra. Ma sono contento di avere ancora un po’ di energia per questa parte finale. Abbiamo lavorato meglio da squadra in Champions Leagueche in campionato, magari solo per le sensazioni che si provano con una certa atmosfera: ascoltare quella musica ti dà la spinta in più. Ci sono partite in cui inconsapevolmente ti metti davvero in gioco e trovi l’energia giusta: questa è la Champions League”. A maggior ragione a San Siro: “Quando è pieno di tifosi che urlano ‘the Champions’, io mi ritrovo a pensare: ‘Ci siamo!’. Sono sensazioni forti. Ti vengono i brividi”. Gli stessi che vengono pensando al Triplete: “È bello vedere le foto appese qui ad Appiano, o anche solo ascoltare i racconti di chi c’era in quel momento.

Riecco la LuLa: l’Inter batte l’Empoli 3-0 e torna a vincere dopo 5 giornate

Doppietta di Lukaku, gol finale di Lautaro. Inzaghi conquista i tre punti e sorpassa momentaneamente il Milan al quinto posto

È Romelu Lukaku, fermo con la sua ormai celebre esultanza davanti ai tifosi nerazzurri che lo acclamano dopo una doppietta che mancava da una vita. E questo exploit, fatto di due reti e di un assist da vecchia Lu-La per il gol di Lautaro, arriva il giorno dopo la decisione del presidente Figc Gravina di “graziarlo” dalla squalifica per la semifinale di Coppa Italia di mercoledì coi bianconeri: questa al Castellani è la migliore prestazione della sua seconda vita da interista e pure una potente autocandidatura per un finale ad alta intensità. Lo 0-3 contro la squadra di Zanetti interrompe la spirale negativa in campionato di Inzaghi dopo 5 gare senza vittoria e, forse, rimette la rotta sui giusti binari.

Ad aiutarla la rete dello 0-1 che al 48′ apre la partita come una scatoletta di tonno: Lukaku segna come non ce lo si aspetta, di destro e su azione.  Il tappo è forse saltato, anche perché dopo 28′ arriverà pure il bis di Big Rom, ma quanto cambierà nelle gerarchie di fine stagione lo si scoprirà solo vivendo. Di certo, con l’Empoli costretto a recuperare, si aprono spazi in cui l’Inter può andare a nozze. A destra Bellanova ha campo per sfondare e rovesciare in mezzo palloni interessanti, mentre su una ripartenza a tutto campo Calha strappa per 30 metri e poi di sinistro obbliga Perisan a un mezzo miracolo. A mostrare quanto sia cambiato il vento a Empoli anche la traversa di testa su palla inattiva di De Vrij. Quando Inzaghi cambia Correa per Lautaro, poi, si vedono finalmente sprazzi di vecchia Lu-La, l’habitat naturale di Romelu. E, infatti, il numero 90 completa la sua domenica con un altro gol su azione. Bellissimo, old style, da vecchio Lukaku: doppio passo tutto di potenza e sinistro scaricato all’angolino. E alla doppietta si aggiunge pure l’assistenza per il gol dello 0-3 del gemello argentino, con tanto di mitraglia di coppia sparata per l’esultanza vintage della Lu-La.

Kalulu, lesione al polpaccio. Salta il Napoli domenica, a rischio anche la Champions

Brutte notizie per il Milan dopo gli esami a cui si è sottoposto il difensore, rientrato anzitempo dall’Under 21 francese. Il centrale verrà ricontrollato tra una settimana.

Il termine “botta”, che aveva accompagnato il rientro anticipato di Kalulu in Italia dall’Under 21 francese, aveva in qualche modo concesso un moderato – moderatissimo – ottimismo. Che però si è spento nel momento in cui il difensore ha effettuato gli esami per verificare l’entità del guaio: il report dello staff medico rossonero parla di “lesione del muscolo soleo del polpaccio destro. Nuovo controllo strumentale verrà effettuato fra una settimana”.

Lesione è la parola che nessuno a Milanello voleva veder saltare fuori, soprattutto quando è abbinata a un muscolo del polpaccio. Nel comunicato del club anche in questo caso non è riportato il grado della lesione, ma il fatto che il prossimo controllo sia previsto a breve termine autorizza a pensare che l’entità del guaio non sia drammatica. Quanto basta, comunque, a toglierlo di scena ovviamente nel big match di domenica sera a Napoli e a far suonare – forte – l’allarme in vista del doppio confronto di Champions contro i campani. In attesa delle verifiche fra sette giorni, ipotizzare circa tre settimane di stop è una proiezione lecita e si tratterebbe di una tempistica che andrebbe a ricadere su entrambi i round nei quarti di finale. Come spesso avviene, la sosta per le nazionali porta sgradevoli notizie a Milanello e toglie a Pioli un difensore fondamentale (e che tra l’altro era l’unico della rosa rossonera ad aver giocato tutte e 37 le partite stagionali del Diavolo). Nelle prossime ore si chiarirà anche la situazione relativa a Ibra, alle prese con un fastidio non meglio specificato che ha indotto il c.t. svedese a considerare Zlatan “un punto di domanda”. Da quanto filtra, comunque, non dovrebbe essere nulla di preoccupante.