Inter, continua il pressing del Bruges per Stankovic: il nodo è la recompra

I 10 milioni offerti dal club belga sono considerati congrui dai nerazzurri. Manca però l’accordo sull’altro aspetto della trattativa

Sarà pure “solo” un ragazzino della cantera, arrivato alle porte della prima squadra senza mai fare l’ultimo passo tra i grandi, ma il figlio di Deki è un giocatore altamente strategico per l’Inter: l’uscita di Aleksander Stankovic, dopo un ottimo anno in prestito al Lucerna, è per questo seguita con grande attenzione dagli uomini di mercato nerazzurro. Hanno aperto il dossier negli ultimi giorni senza chiuderlo del tutto. “Ale”, 19enne figlio del tripletista Dejan, centrocampista di talento, piace tantissimo al Bruges, ma oggi si è allontanato un po’ dalle Fiandre. Gli emissari del club belga, arrivati fino in viale della Liberazione, sono disposti a spendere circa 10 milioni per arruolarlo, proprio lì dove c’è stato fino all’ultima stagione Ardon Jashari, promesso sposo milanista. 

La cifra offerta è ritenuta congrua dall’Inter, ma non ci sono stati passi avanti sull’altro aspetto della trattativa, quello su cui non si trova ancora accordo. Si tratta dell’entità e il tempo della eventuale “recompra” nerazzurra: il Bruges vorrebbe tenerla più in alto possibile, intorno ai 30 milioni, mentre per l’Inter dovrebbe galleggiare intorno ai 25 e, soprattutto, dovrebbe essere su base biennale. Nel dettaglio, sarebbe esercitabile sia alla fine della stagione 2025-26, la prossima, che al termine del 2026-27. Serviranno nuovi aggiornamenti tra le parti, con discreta fiducia, anche perché l’uscita del giovane serbo, cresciuto a bottega a Interello, è messa ampiamente in conto dalla dirigenza nerazzurra: sarebbe la prima cessione cospicua di questa sessione, dopo tre colpi in entrata (Sucic, Luis Henrique e Bonny) più il riscatto di Zalewski.

Calha in partenza, Ederson-Inter si può con le cessioni. Ecco il piano

Ora la priorità del club è legata alle uscite. Non solo il turco: il tesoretto può arrivare da Frattesi, su cui c’è l’Atletico, Seba Esposito e Stankovic.

Il sogno di oggi può diventare la realtà di domani. Ederson è tutto ciò che aiuterebbe in fretta, molta fretta, a dimenticare Calhanoglu. Ma ci sono una serie di condizioni che devono verificarsi perché l’assalto sia concreto. La prima: la fine della telenovela del turco. La seconda: le cessioni. Non è un caso che il messaggio che filtra in queste ore dal club nerazzurro sia il seguente: adesso è il momento delle partenze, di liberare spazio sia come organico sia in termini di costi.

E allora attenzione a Frattesi. A Sebastiano Esposito. E ad Aleksandar Stankovic: da loro può arrivare la base per lanciarsi su Ederson. 

Anche perché non passa giorno in cui da Istanbul non rilancino la trattativa per Calhanoglu. Il finale sembra scritto, ma c’è ancora tanta strada da percorrere. L’Inter ha fissato il nuovo prezzo del regista: 30 milioni di euro. E non ha mai avuto un contatto diretto con il club turco, per intendersi. Però indirettamente circolano già i contorni di una possibile proposta: 15 milioni. Siamo lontani, lontanissimi anzi. Serve un avvicinamento concreto, per accontentare tutti. La stessa Inter, peraltro, che è stufa di una situazione che va avanti ormai da un mese e che rischia di complicare, peggio, destabilizzare l’inizio della prossima stagione.

In soldoni: i dirigenti nerazzurri vorrebbero risolvere la questione prima del ritiro, entro dunque i prossimi 15 giorni. Non semplice. È chiara una cosa: il Galatasaray sta giocando sulla situazione, forte evidentemente della volontà del giocatore, che mai si è espresso chiaramente sulla vicenda (e in fondo, già questo è un indizio). Se Calhanoglu va via, il primo nome sulla lista dell’Inter è quello di Ederson. Lui più di Stiller, più di Frendrup, più del colombiano Rios del Palmeiras, altri profili che pure piacciono. Ederson è il preferito, anche se l’Atalanta non lo farà andar via per meno di 50 milioni di euro: questo a Milano lo sanno. Ma non si spaventano. Sanno di dover scalare una montagna, ma c’è una via praticabile. 

Inter, un mercato da 100 milioni! Dopo Bonny, sprint per Leoni. I dettagli

Per il gioiello del Parma Marotta e Ausilio hanno un budget di 30 milioni. In Emilia l’ha lanciato proprio Chivu

C’è un mondo che cambia sotto gli occhi dell’Inter, mentre la squadra attraversa il ventre d’America, da Ovest verso Est. È lo stesso club nerazzurro, in fondo, a scoprirsi diverso davanti allo specchio, più coraggioso e deciso nella costruzione (costosa) di un futuro ancora al vertice: arrivare a una spesa a tre cifre non spaventa più come un tempo, anzi sta diventando una rapida realtà. La nuova Inter, infatti, è giovanile nelle scelte e, finalmente, disposta a investire in massa prima di vendere: è un’attitudine felice a cui i tifosi non erano certo abituati negli ultimi anni, un visibile cambio di rotta in questa era con i californiani di Oaktree al governo. Così, mentre aprono a distanza le porte di casa a Ange-Yoan Bonny, che domani inizierà l’immersione nel nuovo mondo nerazzurro, il presidente Beppe Marotta e il ds Piero Ausilio non hanno esaurito le cartucce e pensano a come togliere rughe anche alla difesa: Giovanni Leoni del Parma è l’oggetto pregiato di questo mercato, ma anche l’obiettivo principale dei nerazzurri per un reparto in là con l’età.

In questo viaggio Mondiale l’Inter ha già attraversato tanti pezzi d’America, dalla rigogliosa West Coast passando per Seattle, devota alla musica e alla tecnologia, fino a qui, Charlotte, North Carolina, secondo polo finanziario di tutti gli States. Lungo il tragitto ha mostrato i due gioiellini già acquistati – finora ha rapito l’occhio più Petar Sucic che Luis Henrique, anche se il brasiliano ha solo bisogno di tempo ed allenamenti –, ma adesso spera di poter staccare immediatamente un biglietto aereo per gli Stati Uniti anche ad Ange-Yoan Bonny, ormai interista in pectore.

In ogni caso, in questa piccola grande rivoluzione, l’Inter è partita con netto anticipo, quando già a gennaio ha battuto la concorrenza bianconera nei tempi del blitz a Zagabria: quanto siano stati ben spesi i 14 milioni per Sucic è sembrato abbastanza chiaro in queste prime tre uscite americane.

Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura.

Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale. Non una scelta scontata, ma comunque una possibilità consentita dal regolamento fino al 3 luglio.  Pronto Bonny, nell’attesa, si prepara. In questi giorni è a Ibiza, ma le sue giornate non sono solo mare, spiaggia e sole. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione. È gestito da Federico Pastorello, lo stesso gruppo di lavoro che ha portato l’ex tecnico Simone Inzaghi all’Al Hilal.

Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura. 

L’aereo per dove? Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale.

Vanno valutati diversi aspetti, anche quelli legati a un reparto che non è più in emergenza, considerata l’esplosione di Pio Esposito ma anche il ritorno in gruppo ormai completato di Thuram. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione.

L’Inter ribalta l’Urawa al 92′! Lautaro e Carboni regalano la prima vittoria a Chivu

Decisiva una rovesciata di Lautaro e un guizzo di Valentin. Sommer e compagni a 4 punti

Lo si sapeva già prima di questo Mondiale per club, a maggior ragione lo si vede in campo: è il torneo dei sudamericani, questo. Delle squadre, certo. Ma pure dei giocatori. Già, perché proprio a due argentini, Lautaro e Valentin Carboni, che l’Inter si è appoggiata per ribaltare e allontanare l’umiliazione di una sconfitta con l’Urawa Red Diamonds, squadra che nella nostra Serie A faticherebbe a salvarsi. Vittoria al minuto 92, perché per i sorrisi bisogna aspettare sempre il recupero. L’Inter non esultava veramente da 46 giorni, dalla rete di Acerbi al 93’ contro il Barcellona: anche qui, come allora, un mancino che segna col piede destro sui titoli di coda. A Seattle, in un clima molto inglese, la soddisfazione è minore, certo, ma serve almeno per sistemare la classifica del gruppo E aspettando l’ultima partita con il River Plate: gli ottavi di finale sono decisamente più vicini.

Meglio così, perché la prestazione aveva lasciato molto a desiderare, almeno sul piano della qualità. Non invece sull’aspetto mentale: l’Inter, dal disastro di Monaco, sembra più giù dal punto di vista fisico che su quello psicologico, perché anche contro l’Urawa – come pure era stato contro il Monterrey – la reazione allo svantaggio c’è stata, la capacità di non arrendersi s’è vista. Confusa, poco lucida, un po’ appesantita, ma pur sempre una voglia che ha un valore tangibile. Tangibile come il gesto tecnico di Lautaro, una girata in pieno secondo tempo che i difensori dell’Urawa non hanno auto neppure il tempo di capire. Come col Monterrey, il capitano ha deciso di lasciare il segno su una partita fin lì condotta male dai suoi compagni. L’Inter, sul piano offensivo, è stata praticamente solo il suo capitano. Al minuto 33’ della ripresa, quando il numero 10 ha pareggiato, i nerazzurri avevano tirato nello specchio una sola volta, nel primo tempo.

Indovinate con chi? Sempre con Lautaro, colpo di testa sulla traversa su assistenza di Asllani. Poi, complice anche la stanchezza dei giapponesi e un buon atteggiamento mentale, Chivu è riuscito a ribaltarla.

Lautaro da 10, Mikhi tornato alle origini e le ali. Come Chivu sta cambiando l’Inter

All’esordio al Mondiale contro il Monterrey il nuovo tecnico ha scelto un 3-5-2 di stampo “inzaghiano”. Ma nella ripresa ha stravolto l’attacco

Cristian Chivu l’aveva annunciato qualche giorno fa mentre veniva presentato ufficialmente come nuovo allenatore dell’Inter e pure poche ore prima dell’esordio Mondiale contro il Monterrey: “Più principi e meno moduli: sì, è probabile che si vedranno cose nuove. L’obiettivo è aggiungere qualcosa di diverso”. In prima battuta, nella sfida ai messicani di ieri notte, osservando approccio e piano tattico dei nerazzurri contro Sergio Ramos e compagni sembrava un bluff.

Perché l’Inter si è organizzata sul campo in modo molto simile a come l’avrebbe schierata Simone Inzaghi: solito 3-5-2, cambio naturale con Asllani in regia al posto dell’infortunato Calhanoglu e poi i soliti, per quanto possibile. Spinta sulle corsie esterne e incursioni centrali. Un calcio vicino a quello dell’allenatore ormai dell’Al-Hilal. 

La prima, vera novità è però venuta fuori in fase di non possesso, più precisamente quella difensiva su un calcio d’angolo del Monterrey: nessuna marcatura a uomo, sì a quella a zona. Risultato? Gol di testa di Sergio Ramos. Ma ci può pure stare, perché per assimilare concetti comunque molto diversi da un passato recentissimo è chiaro che non bastino tre allenamenti. Però va anche riconosciuto a Chivu di essere entrato nello spogliatoio subito a gamba tesa, cercando di trasmettere alla squadra concetti opposti rispetto a quelli di Inzaghi. I suoi. Un altro esempio è poi la punizione che ha portato al pareggio di Lautaro Martinez: uno schema mai visto, con la palla scodellata morbidissima da Asllani verso il secondo palo, lo “scherzo” di Acerbi che parte consapevolmente in netta posizione di fuorigioco e permette a Carlos Augusto di attaccare la profondità creatasi alle sue spalle per apparecchiare il tap-in del Toro. 

Lautaro: “Ancora non mi spiego quel ko in finale, non ho parlato per 5 giorni. Ho chiesto ai compagni…”

L’argentino rilancia dopo la Champions: “Siamo l’Inter e dobbiamo voltare pagina. Ai compagni ho chiesto di essere forti di testa, ho spiegato che negli Usa serve un ultimo sforzo prima delle vacanze”

C’è quello che si dovrebbe fare. E poi c’è quello che uno riesce a fare. Lautaro è sospeso lì, tra queste due vie, mentre arriva al campo della Ucla passando in mezzo a bambini e ragazzi che urlano il suo nome. Ha il sorriso in volto. Ma l’occhio tradisce una buona dose di malinconia. È sempre lo stesso, il capitano. È lui che prima sussurra “dobbiamo voltare pagina e non pensare a quello è successo” e poi dice “non mi spiego come sia stato possibile perdere in quella maniera un’opportunità così grande”. Di fatto: rimozione non riuscita, roba buona per gli psicologi. Una cosa colpisce: Lautaro non cita mai Monaco. Mai la parola ‘finale’. Mai il Psg. Tutto viene sintetizzato in “quello che è successo”. Perché anche nominarlo fa male, quel 5-0. 

Ma prima o poi la delusione finisce o no? Ecco allora l’altro Lautaro. Che due cose ha proprio voglia di dirle. La prima sul nuovo allenatore: “Ci siamo sentiti al telefono, ancora prima di trovarlo qui. Abbiamo parlato a lungo, mi ha raccontato le sue idee di lavoro. E mi piacciono, mi trova d’accordo, la pensiamo alla stessa maniera. Ho capito e visto in lui la voglia di vincere, è un uomo che la mia stessa mentalità”.

Non un cattivo modo per approcciarsi al quarto tecnico della sua storia all’Inter, dopo Spalletti, Conte e Inzaghi. L’altro messaggio è da capitano puro. Perché il Toro ci tiene a far sapere: “Come Chivu, anche io ho parlato con i miei compagni. E ho chiesto loro di essere forti di testa, ho spiegato che serve un ultimo sforzo prima di andare in vacanza, un ultimo pezzettino di strada da percorrere per continuare a crescere”. Ecco: qui la rimozione sembra più riuscita. Qui c’è la voglia del campione di riprendersi il campo.

Chivu, al Mondiale nasce l’Inter del futuro? Tra Carboni e gli Esposito c’è un sogno comune

I tre sono in lista per gli Usa e saranno valutati dal nuovo tecnico, che ha già allenato Francesco Pio e Valentin.

Tre posti in più sul volo per gli Stati Uniti. I fratelli Esposito e Valentin Carboni si siederanno accanto a mister Chivu e si aggregheranno alla rosa dell’Inter per il Mondiale per Club. Via Correa e Arnautovic, dentro la punta d’oro dell’ultima Serie B – 19 gol in 40 partite – il vecchio golden boy del settore giovanile a cui Lukaku lasciò battere un rigore e il fantasista reduce da un’annata storta.

Pio, il più giovane degli Esposito, è legato all’Inter fino al 2030 e su di lui ci sono diversi club di Serie A. L’idea dei piani alti è di spedirlo in prestito per fargli fare un’annata da protagonista e poi riaccoglierlo a braccia aperte, ma il Mondiale potrebbe cambiare lo scenario. E se Esposito giocasse alla grande? E se segnasse un gol decisivo agli ottavi o ai quarti? E se Chivu lo spronasse come in Primavera? Fascia di capitano all’esordio e tripletta giocando sotto età: “Parliamo di un giocatore di un’altra pasta”. L’infortunio lo costringerà a saltare i primi impegni, poi tornerà a disposizione dietro la ThuLa e Taremi. L’Inter giocherà le prime tre partite contro Monterrey, Urawa e River. Sfiderà Sergio Ramos e il baby fenomeno Mastantuono, classe 2007 già dirottato verso il Real. In attesa di capire la situazione Hojlund, che ha aperto ai nerazzurri, l’Inter avrà Pio dalla sua parte.

I destini di Sebastiano e Valentin sono diversi. Il primo, classe 2002 cresciuto a pane e Inter per poi girovagare per l’Europa a caccia di continuità, arriva da otto gol in Serie A con l’Empoli e da un retrocessione sfortunata. Il secondo, argentino dal piede delicato, ha recuperato dall’infortunio al crociato rimediato col Marsiglia. De Zerbi gli aveva teso la mano per valorizzarlo dopo un’annata positiva a Monza, ma la sorte s’è messa di mezzo e l’ha fermato ai box diversi mesi. Esposito è legato all’Inter fino al 2026, Carboni fino al 2027. Chivu ha allenato l’argentino in Primavera: “Portai lui e Pio Esposito ad allenarsi con i ragazzi più grandi di loro. Bisogna metterli in difficoltà, farli uscire dalla comfort zone”. La prossima tappa sarà negli Stati Uniti.

Scatto Marotta, superata la concorrenza: Bonny-Inter si fa. Ed è pressing su Mosquera

Colloqui molto avanzati per restituire a Chivu l’attaccante francese. In difesa il centrale del Valencia è balzato in cima alla lista dei preferiti

Non ora. A luglio. Ma l’Inter ha in mano Ange-Yoan Bonny: sarà lui uno dei due rinforzi che il club nerazzurro ha programmato per il suo attacco. Il margine di vantaggio che in questi giorni l’Inter ha preso sulle concorrenti è notevole, i rapporti con il Parma eccellenti, l’interesse era forte prima e lo è ora a maggior ragione con Chivu in panchina. La giornata di ieri è servita per registrare una conferma in questo senso. Contatto doveva essere e contatto c’è stato, tra le due società. Non c’è margine per chiudere subito l’operazione: poco tempo, anche per trovare un accordo sulla formula. Non tanto sulla valutazione, in verità: si balla tra i 20 e i 25 milioni di euro, il club gialloblu non scende.

L’Inter però si è presa di fatto la prima fila. Per la chiusura se ne riparla a luglio, al rientro dell’Inter dal Mondiale per club. Nel frattempo, il d.s. Ausilio ha strappato una specie di promessa: se da qui in avanti altri club dovessero tornare a informarsi per Bonny con il Parma – in passato l’hanno fatto sia Napoli sia Juventus, in Italia -, l’Inter verrebbe messa al corrente. Ma ad oggi non è questo lo scenario più probabile. La strada porta a un Bonny che raggiunge di nuovo Chivu: per caratteristiche è considerato l’alter ego ideale di Thuram, perfetto nella profondità e con un grande margine di miglioramento in fase realizzativa. Negli Stati Uniti, invece, il nuovo tecnico si imbarcherà con un parco attaccanti diverso ma comunque numeroso: dietro Thuram e Lautaro ci saranno Taremi e Sebastiano Esposito, pronto subito a differenza del fratello Francesco Pio che sarà a disposizione probabilmente solo dalla seconda fase in poi. In aggiunta, l’Inter avrà in organico anche Valentin Carboni, di rientro da un lungo infortunio.