Lautaro, trovato l’audio della bestemmia: e ora? Squalifica o patteggiamento e multa

La Procura federale ha acquisito la prova. Ora l’argentino e l’Inter hanno un settimana per patteggiare

Le ricerche della Procura federale hanno dato i loro frutti. Giuseppe Chinè ha ora in mano l’audio che conferma la bestemmia di Lautaro Martinez al termine della sfida dell’Allianz tra Juve e Inter. Questo non cambia nulla nella formazione che Inzaghi manderà in campo contro il Napoli: i tempi sono infatti più lunghi e in caso di patteggiamento non ci sarà squalifica. Vediamo perché. 

Se il Giudice sportivo non era potuto intervenire perché la mancanza di sonoro non dava la certezza della frase blasfema, con l’apertura di un fascicolo da parte della Procura federale i contorni del procedimento sono nettamente cambiati. I tempi per finire, eventualmente, davanti al Tribunale federale nazionale (TFN) sono infatti più lunghi. Chinè per la sua indagine ha chiesto a Dazn tutte le immagini registrate durante l’episodio e alla fine l’audio incriminato è stato trovato e conferma la bestemmia. Lautaro adesso ha una settimana per decidere che cosa fare: considerando che un deferimento con la prova raccolta è ormai certo, l’argentino si trova a scegliere se patteggiare e dimezzare la sanzione o andare a giudizio davanti al TFN. In ballo c’è una giornata di squalifica, con il patteggiamento verrebbe punito con una multa ed è dunque molto probabile che l’intenzione sua e dell’Inter sia questa. Certo, il suo “Non ho mai bestemmiato, mai. Io cerco di insegnare il rispetto anche ai miei figli, questa accusa mi ha dato tantissimo fastidio” resta nella memoria di molti. E stride.

Lautaro torna al gol dopo 54 giorni: “Nell’anno nuovo vogliamo vincere tutto”

Il Toro non segnava dalla sfida al Venezia del 3 novembre scorso, nel mezzo 10 partite. Ma Inzaghi lo ha sempre motivato dalla panchina: “Tranquillo, il gol arriva… adesso arriva”

Dieci partite, 54 giorni, praticamente due mesi. Tanto ci è voluto per rivedere Lautaro Martinez esultare per un suo gol. Una maledizione lunghissima, per lui atipica, estenuante. Che oggi, grazie al centro trovato contro il Cagliari, si è finalmente rotta. E a onor del vero, le partite senza gol del Toro sono state 8, considerando che l’argentino aveva saltato la sfida di Verona per infortunio e lo stop dopo un quarto d’ora circa contro la Fiorentina. Sta di fatto che, negli ultimi due mesi, Lautaro non aveva graffiato in campionato, in Champions League e nemmeno in coppa Italia. 

La serata dell’Inter è stata praticamente perfetta: tre gol, tre punti, Atalanta momentaneamente agganciata in testa alla classifica. Eppure, nel primo tempo Lautaro ha rivisto i fantasmi: prima si è divorato il vantaggio ad un metro di distanza da una porta praticamente sguarnita, poi è caduto nelle provocazioni di Yerry Mina che con astuzia e malizia ha cercato di provocare al massimo il Toro. Inzaghi, però, ha sempre creduto nel suo capitano: “Ora il gol arriva, adesso tranquillo che arriva” gli ripeteva dalla panchina nerazzurra. E così è stato: minuto numero 71 sul cronometro, Barella raccoglie una palla sputata fuori dalla difesa rossoblù dopo un corner e la rimette dentro per il Toro, che si allunga e in spaccata regala un gol pesante per l’Inter e pesantissimo per lui stesso. “Sono contento, il gol è importante – ha sottolineato l’argentino dopo la sfida dell’Unipol Domus -. Come dico sempre: deve vincere l’Inter, poi se io segno meglio ancora. Ma era una vittoria importante prima della Supercoppa”. E sul futuro: “Nel 2025 vogliamo vincere tutto. Noi ci alleniamo per questo: portare trofei all’Inter. L’importante è fare sempre quello che chiede il mister e quello che serve alla squadra. Siamo un gruppo straordinario, lottiamo per il compagno fianco a fianco, questo è quello che ci diciamo nello spogliatoio. Dobbiamo continuare così e fare il 2025 come il 2024”. 

Lautaro, il Venezia per sfatare il tabù San Siro: l’argentino non segna in casa da 8 mesi

Il digiuno casalingo in Serie A prosegue dal 28 febbraio: l’ultimo gol a San Siro risale alla partita dell’anno scorso contro l’Atalanta

Con il gol segnato all’Empoli ieri, Lautaro Martinez è diventato il miglior marcatore straniero nella storia dell’Inter staccando l’ungherese Nyers. Il Toro è a quota 4 gol in 9 giornate giocate in campionato, ne ha segnato uno in Champions, ha fornito 2 assist in A, è arrivato 7° al Pallone d’oro. Tutte buone notizie, buoni numeri, eppure… c’è un neo. Perché andando nel dettaglio, si nota che Lautaro non fa gol in campionato a San Siro dal 28 febbraio dell’anno scorso: imbucata di Pavard, controllo con il destro e bordata in porta di sinistro che valeva il momentaneo 2-0 sull’Atalanta in una gara condotta in scioltezza e chiusa 4-0.

Un periodo lunghissimo, quasi una vita se si pensa a quanto il Toro sia cruciale per l’Inter con i suoi gol. Eppure, l’argentino – specialmente in questo avvio di stagione – ha vissuto un periodo complicato sotto porta: il primo centro è arrivato solo alla sesta giornata, a Udine, doppietta. Pochi giorni dopo ha rotto la maledizione San Siro ma nell’impegno di Champions League contro la Stella Rossa. Gol a Roma, gol a Empoli. Ad ogni modo sempre (o quasi) decisivo, anche ieri al Castellani, ma il pubblico di San Siro – in Serie A – non esclama il nome “Lautaro” da troppo tempo.

Domenica, con fischio d’inizio previsto per le 20.45, l’Inter ospita a San Siro il Venezia. La squadra di Eusebio Di Francesco si è rilanciata in classifica prima con il pari di Monza e ieri con il ribaltone sull’Udinese al Penzo. Resta da capire poi quanto Simone Inzaghi vorrà ricorrere al turnover, considerando che mercoledì – sempre a San Siro – arriva l’Arsenal in Champions. Ma per Lautaro il Venezia rappresenta in qualche modo un’occasione. Per allontanare le polemiche (lui stesso ha detto “il Pallone d’oro spesso non viene deciso nel modo giusto”) e rompere un digiuno casalingo che ormai dura da troppo tempo. Ma non più tardi di ventiquattr’ore fa ad Empoli il Toro lo ha ribadito ancora una volta, se ce ne fosse bisogno: sa come si fa.

Messi incorona Lautaro: “Merita il Pallone d’oro più di tutti”. 

Nel 6-0 contro la Bolivia l’ex Barcellona ha fatto 3 gol e 2 assist, uno dei quali al Toro dell’Inter

Tre gol, 2 assist e… un pensiero per Lautaro Martinez. Nella serata in cui è diventato il calciatore dell’Argentina con più triplette – raggiunta quota 10 -, Lionel Messi incorona l’attaccante dell’Inter. Dopo il 6-0 sulla Bolivia, in cui l’ex Barcellona ha messo a referto 3 gol e 2 assist, Messi ha spinto l’attaccante nerazzurro sul tetto del mondo: “Ha avuto un anno spettacolare, ha fatto gol in finale, è stato capocannoniere in Coppa America: merita il Pallone d’oro più di chiunque altro”. Parole che fanno eco a quelle del c.t. dell’Albiceleste, Scaloni, che aveva incoronato Lautaro già prima della gara contro la Bolivia: “Spero che Martinez vinca il Pallone d’oro, lo merita più di chiunque altro. Se non arriverà ora per lui questa soddisfazione, sono sicuro che gli arriverà più avanti”.

Una stagione, quella a cui si riferiscono Messi e Scaloni, da campione assoluto: Lautaro Martinez nel 2023-24 ha giocato più di 50 partite tra Inter e Argentina, vincendo il titolo di capocannoniere sia in Serie A – 24 gol in 33 partite – sia in Coppa America, con 5 gol in 6 gare tra cui quello decisivo, in finale durante i tempi supplementari, contro la Colombia. L’unico neo, causato anche dalle infinite migliaia di chilometri che Lautaro ha percorso lo scorso anno (e continua a percorrere anche adesso), è stato l’apporto del Toro in Champions League: 8 partite giocate su 8, 2 gol soltanto – contro Real Sociedad e Salisburgo -, e il rigore decisivo sbagliato contro l’Atletico Madrid che regalò i quarti di finale alla squadra di Simeone.

Sentite le parole di Messi, Lautaro non si è sbilanciato: “La verità è che sì: sarò con mia moglie alla premiazione con lo stesso entusiasmo di sempre. Dico sempre che il collettivo è al di sopra del singolo, ma penso di aver fatto una stagione spettacolare con l’Inter lo scorso anno. L’ho finita con il titolo e i cinque gol in Copa América. Analizzando il tutto, penso di essere lì… non voglio dirlo, ma sono felice ed emozionato. Vedremo cosa succederà quella notte”. 

Lautaro, la doppietta del ritorno: “Gol importanti per me, ma l’Inter deve crescere”

Il capitano nerazzurro era ancora a secco: “Dopo il derby abbiamo parlato meno e lavorato di più”

Dopo 5 giornate di campionato, leggere il numero zero vicino alla voce “gol segnati” da Lautaro Martinez faceva strano. L’argentino ha vissuto un avvio di stagione complicato, ma pure il tramonto di quella passata non era stato al suo livello: ultimo gol il 10 maggio scorso a Frosinone, da lì in poi, in nerazzurro, il buio. Eppure, di scusanti il Toro ne ha parecchie. Alla fine dello scorso campionato dominato dalla squadra di Inzaghi, Lautaro è partito per gli Stati Uniti, dove con la sua Argentina ha vinto – da protagonista e capocannoniere – la Coppa America. Migliaia di km percorsi, enorme stanchezza fisica e mentale. Ha pagato questo e un conseguente piccolo infortunio muscolare, Martinez, che oggi però è tornato alla grande.

L’avvio difficile di Lautaro è stato anche amplificato dal primo derby sugli ultimi 7 perso dall’Inter. Una gara in cui il Toro ha comunque regalato un assist a Dimarco, ma è ugualmente rimasto a secco. “Dopo il derby abbiamo parlato meno e lavorato di più – ha confessato l’argentino a seguito della vittoria di Udine -, ma credo che in campo si sia visto. Il gol sicuramente è importante per me, è chiaro che un attaccante lo cerchi. Io però faccio sempre il contrario: lavoro per la squadra e se riesco a segnare meglio ancora. Bisogna continuare a lavorare e portare l’Inter sempre più in alto. Ci vuole l’atteggiamento giusto, lavorare di più, restare umili e alzare il livello ogni giorno. Perché l’Inter deve crescere”. Parole come sempre di grande responsabilità, che confermano quanto Lautaro – da capitano – si senta al centro del progetto nerazzurro. Come di enorme responsabilità erano state le immediate dichiarazioni post derby.

Lautaro e Inter, che occasione: ora il Milan è spalle al muro.

È il derby dei due mondi. L’argentino campione d’America contro lo spagnolo re d’Europa. Una sfida nella sfida

Per l’Inter vale molto, per il Milan vale tutto. Alla quinta giornata, quando il campionato è ancora nella culla, il derby di Milano ha già motivazioni torride, soprattutto per il Milan che ha vinto una sola partita, contro il Venezia allora ultimo in classifica, ed è stato spianato dal Liverpool a San Siro nel debutto di Champions, mostrando una fragilità tattica, atletica e caratteriale sconcertante.

Alla testa dell’Inter, Lautaro Martinez che con 5 gol, uno in finale alla Colombia, ha guidato l’Argentina alla conquista della Coppa America. Alla testa del Milan, Alvaro Morata, che da capitano della Spagna, ha sollevato il trofeo di campione d’Europa. Il duello tra i due numero 9 senza il 9 sulla schiena (un 10 e un 7) è anche il summit tra due sovrani, affratellati da una bella estate, ma anche da un inizio di stagione sofferto. Rientrato tardi al lavoro, per gli impegni con la Nazionale, il Toro ha sofferto un infortunio che ha rallentato la preparazione. Non ha brillato nelle tre partite di campionato, soprattutto nell’ultima di Monza che ha convinto Inzaghi a escluderlo dagli undici di Manchester. Deve ancora trovare il primo gol stagionale. L’ultimo in campionato lo ha segnato il 10 maggio scorso a Frosinone. Per trovare quello precedente dobbiamo rinculare fino al 28 febbraio contro l’Atalanta. Significa che da marzo Lautaro ha segnato solo un gol. Facile intuire la voglia di sbloccarsi nel derby che è territorio amico: 8 reti segnate al Milan. Ma lo è anche per Morata che porta nel sangue le stracittadine: le ha vissute a Madrid, vestendo le maglie di Real e Atletico, poi ha conosciuto i derby di Torino e Londra con le casacche di Juve e Chelsea.

Taremi titolare col City al posto di Lautaro, Inzaghi scioglie il dubbio

Il capitano lontano dalla forma migliore sarà usato come arma a gara in corso, in campo dall’inizio l’attaccante iraniano

Che Taremi sia. Alla fine Simone Inzaghi ha sciolto il più grande dubbio della vigilia dando una maglia da titolare all’iraniano, al suo debutto nerazzurro in Champions. Lautaro Martinez, lontano dal suo miglior livello e ancora a caccia della giusta forma, è pronto invece a entrare a gara in corso: con un po’ più di allenamento nelle gambe, dovrebbe riprendere il “suo” posto nel derby con il Milan di domenica. 

La decisione, decisamente rumorosa, di mettere in panchina il capitano e uomo-simbolo nella gara più nobile di Champions, si era intuita già ieri: nel segreto di Appiano, Inzaghi aveva provato Taremi accanto a Thuram, e la gara di Monza suggeriva poi la necessità di un po’ di meritato riposo per lo spremutissimo argentino. Visto lo status di Lautaro, però, un ritorno alle vecchie gerarchie era sempre possibile, e invece ecco la decisione finale. Decisive le ultime sensazioni in hotel, dove la squadra ha continuato a preparare fino all’ultimo la sfida a Guardiola di stasera. 

Per questo rendez-vous dopo la finale del 2023, Simone è tentato dal cambiare parte della geografia della squadra in un’ottica di turnover rivolta al campionato. Al netto di cambi dell’ultimo minuto, niente centrocampo di titolarissimi perché accanto a Barella e Calhanoglu, non ci sarà per la prima volta Mkhitaryan. Un piccolo evento vista l’imprescindibilità che sempre ha avuto Micki per Simone. In contemporanea, sarebbe il debutto assoluto dall’inizio per Zielinski, in una gara ad altissimo tasso di difficoltà. Tra l’altro, l’armeno non era riuscito a partire dall’inizio contro il City neanche 15 mesi fa a Istanbul causa infortunio. A sorpresa, prevista panchina anche per Pavard, che lascia il posto nel ruolo di difensore di centro-destra a Bisseck: anche per il tedescone, sparito dopo il rigore regalato a Genova, una bella responsabilità. Sulla fascia destra, invece, il duello Darmian-Dumfries è stato invece vinto in extremis dall’azzurro. Per il resto, Sommer tra i pali, Acerbi e Bastoni a completare la linea difensiva, e Carlos Augusto laterale di sinistra al posto dell’infortunato Dimarco.

Zero gol, la nazionale e un tiro in porta in tre partite: che succede a Lautaro

L’argentino non è ancora entrato in condizione. Fin qui ha giocato tre gare senza pungere mai e Inzaghi spera nella riscatto col City

Un filo di preoccupazione c’è. Nessuna crisi, nessun allarme, giusto un piccolissimo dubbio intorno al quale ruotano i pensieri di Inzaghi e di qualche interista inquieto. Come mai Lautaro Martinez fatica a ingranare? Domenica la punta di diamante nerazzurra non ha mai calciato in porta. Ha impegnato Turati con un colpo di testa facile facile e poi ha lasciato il campo al 56’, senza aver mai punto. La sua heat map ci dice che ha faticato a trovare spazi dentro l’area e che ha duettato poco con Thuram. La Thu-La si è scambiata il pallone giusto un pugno di volte, ma senza creare pericoli.

L’estate di Lautaro è stata impegnativa: dopo aver vinto lo scudetto da capocannoniere ha fatto i bagagli in fretta e furia ed è partito per gli Stati Uniti, dove l’Argentina ha giocato e vinto la Coppa America. Ha giocato ad Atlanta, a East Rutherford e a Miami Gardens, poi è volato a Houston per i quarti di finale e infine è tornato a East Rutherford per la semifinale, salvo poi segnare il gol decisivo in finale all’Hard Rock Stadium di Miami. Ha concluso la stagione il 14 luglio vincendo anche il titolo di top scorer della Coppa, poi si è riposato un po’ e alla fine è tornato ad Appiano prima del tempo, ovvero il 6 agosto, tagliandosi un paio di giorni di vacanza per far capire a Inzaghi che vuole giocarle tutte.

Inter, Lautaro torna prima: atteso per martedì, poi subito in campo

A Milano con due giorni di anticipo e col nuovo contratto fino al 2029: Taremi è infortunato e all’attacco di Inzaghi serve l’argentino titolare col Genoa

Giusto un attimo per capire che quello di Taremi era più di un dolorino e poi è partita la chiamata intercontinentale: tranquilla Inter, torno in anticipo.

Martedì, due giorni prima rispetto all’8 agosto segnato in rosso sul calendario come data di rientro ufficiale. Le vacanze da campione d’America di Lautaro Martinez si sono accorciate in contemporanea al guaio muscolare del collega iraniano: Mehdi avrebbe potuto prendere il suo posto alla prima di campionato col Genoa, ma dovrà pazientare un altro po’. Al Toro non è arrivata un’esplicita richiesta dall’alto, ma è stato lo stesso argentino a muoversi: arrivare 48 ore prima alla Pinetina aumenta la possibilità di entrare in forma presto perché dal 17 a Marassi inizia la difesa del tricolore. Quel giorno Lautaro dovrà piantare la bandierina al solito posto, nel mezzo dell’attacco di Inzaghi: titolare come sempre, più di sempre. E pazienza se, almeno in teoria, l’atterraggio in nerazzurro sarebbe dovuto essere più morbido degli altri anni, visto che la Coppa America è stata sbaciucchiata appena il 15 luglio. Accanto a lui Marcus Thuram per ricomporre subito quella strana creatura chiamata ThuLa, decisiva per salire sulla seconda stella. Al netto della beffa muscolare giusto prima del via, la tentazione Taremi sarà comunque forte in stagione, ma quei due riescono pure a respingere il vento caldo che soffia da Oriente. In fondo, si torna sempre alle vecchie certezze di attacco. 

Lautaro può davvero vincere il Pallone d’oro? Se lo giocano lui e altri tre

Con Mbappé, Haaland e Messi che perdono quota, salgono lui, Rodri, Vinicius e Bellingham

Stavolta sarà guerra all’ultimo voto. E nulla è scontato. Neanche per chi aveva un comodo margine di vantaggio da far valere, dopo aver vinto la Champions da protagonista, come Vinicius. Il brasiliano sembrava aver staccato la concorrenza dei principali bomber rivali Mbappé, Bellingham e Haaland, ma adesso deve fare i conti con un paio di nuove candidature di peso. Non solo Rodri, re di Premier con il City e della Spagna regina d’Europa, ma soprattutto Lautaro Martinez che ha alzato la Coppa America da miglior marcatore, dopo aver conquistato lo scudetto da capocannoniere con l’Inter. Abbastanza per figurare tra i favoriti alla successione del connazionale Messi. Anche secondo l’Equipe che fa parte del gruppo editoriale di France Football, il mensile che assegnerà il trofeo il 28 ottobre, a Parigi.

Nella capitale francese, in autunno, a prendersi la scena al teatro Chatelet fu appunto Leo. L’ottavo trionfo personale della Pulga dipese soprattutto dal Mondiale vinto in Qatar a spese della Francia di Mbappé. Domenica, è arrivata pure la Coppa America, 45° trofeo personale. Nessuno ha vinto più di lui, ma non dovrebbe bastare per un altro Pallone d’oro. Anche perché il prepensionamento in Florida all’Inter Miami ne ridimensiona statuto e pretese, e in finale all’Hard Rock Stadium il fuoriclasse è uscito per infortunio, senza gol. A fare la differenza è stato il compagno di squadra in forza all’Inter, quella di Milano, Lautaro Martinez. Un sigillo, il quinto in competizione, da leader al termine di una lunga stagione di alto profilo, dove da capitano ha trascinato i nerazzurri alla conquista della seconda stella, ricamando lo scudetto con 24 sigilli e 6 assist. Senza dimenticare la rete decisiva in Supercoppa e i due gol di Champions, esaurita prematuramente agli ottavi.