Calhanoglu risponde a Lautaro: “Un vero leader non cerca colpevoli. Mai tradito questa maglia”

Il turco si sfoga su Instagram: “La storia ricorderà chi è rimasto in piedi e non chi ha alzato la voce. Mai detto di non essere felice”

Hakan Calhanoglu ha risposto a Lautaro Martinez attraverso un comunicato pubblicato sui social: “Parole che dividono e non uniscono. La storia ricorderà chi è rimasto in piedi e non chi ha alzato la voce. Il futuro? Vedremo. Mai detto di non essere felice qui, mai tradito questa maglia”.

Questo il testo pubblicato da Hakan Calhanoglu su Instagram in due lingue, l’italiano e il turco: “Dopo l’infortunio subito in finale di Champions, abbiamo deciso di partire comunque per gli Stati Uniti. Essere lì, anche senza scendere in campo, per me è stato importante. Volevo stare vicino al gruppo, dare il mio supporto. Purtroppo durante un allenamento negli Stati Uniti, ho riportato un altro infortunio in una zona diversa. La diagnosi è stata chiara: uno strappo muscolare. Per questo non ho potuto giocare. Non c’è altro. Nessun retroscena. Ieri abbiamo perso. E fa male. L’ho vissuta con tristezza, non solo da calciatore, ma da persona che tiene davvero a questa squadra. Nonostante l’infortunio, subito dopo il fischio finale ho chiamato alcuni compagni per far sentire il mio sostegno. Perché quando ci tieni, è quello che fai. Quello che mi ha colpito di più, però, sono state le parole arrivate dopo. Parole dure. Parole che dividono, non uniscono”.

“In tutta la mia carriera non ho mai cercato scuse – ha continuato il turco, sempre su Instagram -. Mi sono sempre preso le mie responsabilità. E nei momenti difficili ho sempre cercato di essere un punto di riferimento. Non a parole ma con i fatti. Rispetto ogni opinione, anche quella di un compagno, anche quella del presidente. Ma il rispetto non può essere a senso unico. L’ho sempre dimostrato, dentro e fuori dal campo. E credo che nel calcio, come nella vita, la vera forza stia proprio nel sapersi rispettare, soprattutto nei momenti più delicati. Non ho mai tradito questa maglia.

Dembélé-Lautaro a Monaco: in palio la Champions, ma anche il Pallone d’oro.

La lista dei candidati sarà resa nota il 6 agosto. Oltre ai campioni di Psg e Inter vi sono Donnarumma, Kane, Lewandowski e Raphinha. Con Yamal in rampa di lancio

Ousmane Dembelè ha messo su la sua faccia migliore: “Pallone d’Oro? Quando giochi per il Psg c’è altro di più importante che non un premio individuale”. E lo stesso ha fatto Lautaro Martinez: “Prima l’Inter, poi viene il resto”. Scaramanzia, ipocrisia, modestia. Fate voi. Vale tutto quando in palio c’è la gloria. E anche se loro evitano di esporsi, è chiaro che la finale di Champions League di Monaco del 31 maggio tra Psg e Inter sarà decisiva anche per l’assegnazione del trofeo di France Football. Una specie di scontro finale con vista sul Pallone d’Oro. Per Dembelè l’endorsement è arrivato dal cuore della grandeur, dai compagni di squadra (Donnarumma in primis), e siccome Parigi è sempre Parigi statene certi che avrà un peso. Dembélé ha vissuto una stagione eccezionale, ha segnato 33 gol in 42 presenze più 13 assist, ha dimostrato costanza, forza, energia. È stato determinante nei momenti cruciali e con Luis Enrique ha ritrovato un’energia vitale incredibile. Non è da meno il Toro Martinez, capitano coraggioso dell’Inter di Simone Inzaghi. Dalla Copa America alla Serie A, ma soprattutto la sua candidatura passa dai gol in Champions, 9 in 13 partite. 

Il Pallone d’Oro è uno di quei trofei che vivono in equilibrio sulla sorte. Non basta aver vinto, scatenato entusiasmo e fatto gol. Serve l’impresa. E la Champions, quando parli di calcio europeo, è la più grande che ci sia. Il totoPallone d’oro è partito da un pezzo. Stephane Courbis, agente del mercato francese, ha detto la sua: “Donnarumma e Lautaro? Per me non hanno nessuna possibilità. Penso che Dembelé sarà il favorito se vincerà la finale”. Il duello di Monaco apre dunque scorci sul futuro. E sul premio più ambito, che riconosce la grandezza nel football. La lista dei candidati sarà resa nota il 6 agosto. Ma sicuramente dentro ci sono Gigio Donnarumma, tra paradisi e inferni di una stagione che lo ha visto comunque protagonista. Il suo borsino, però, è dietro gli altri due. 

Lautaro in campo col Barça? L’Inter ci crede. Domani sarà già in gruppo, il piano per recuperarlo

Cresce l’ottimismo, per sciogliere i dubbi sul suo impiego sarà fondamentale la rifinitura di domani. Anche Pavard verso un posto da titolare.

Lautaro Martinez in campo contro il Barcellona? Non è impossibile, anzi le possibilità aumentano sempre di più. Così come l’ottimismo di Inzaghi e del suo staff. Oggi il capitano dell’Inter ha svolto un lavoro personalizzato in palestra, ma domani rientrerà in gruppo per la rifinitura delle 16.15 ad Appiano. Gli esami svolti venerdì hanno scongiurato la lesione, ora l’Inter ci crede sul serio. Per l’argentino – sostituito a fine primo tempo nel 3-3 dell’andata – solo un’elongazione ai flessori della coscia sinistra. Ha dato la disponibilità a forzare per recuperare al meglio. “Lautaro farà l’impossibile per esserci. Al momento è più no che sì, ma c’è speranza”. Queste le parole di Massimiliano Farris dopo la vittoria col Verona. 

L’ipotesi di vedere un Lautaro recuperato e pronto per battagliare contro il Barcellona come nella gara d’andata è sempre più probabile. Farà di tutto per esserci per cercare di guidare l’Inter di nuovo in finale di Champions. La rifinitura di domani sarà fondamentale. Pavard, invece, è più avanti dell’argentino e sta correndo forte verso la titolarità. Ha saltato Barcellona e Verona, ma oggi ha lavorato parzialmente in gruppo. Martedì dovrebbe essere titolare.

Dallo scudetto buttato nel 2022 alla partitaccia di ieri: Inter, Correa tradisce ancora

Tre anni fa l’attaccante di scorta di Inzaghi fu tra i protagonisti in negativo nella sfida che costò il Tricolore. E anche ieri sera è stato tra i peggiori

Il suo tempo in nerazzurro sembrava finito, invece rieccolo lì al centro dell’attacco insieme a Lautaro Martinez a formare una TuLa inedita, il Tu-cu Correa.

A causa di un calendario fittissimo, dell’infortunio di Thuram e della condizione non al top di Arnautovic. Fattori che hanno scombinato i piani di Inzaghi in un momento di emergenza tattica e fisica (dopo le partite dispendiosissime contro il Bayern), proprio al momento della “partita più importante dell’anno” – così l’aveva definita Marotta qualche giorno fa -. Il tecnico nerazzurro di fatto ha dovuto scegliere Correa per forza, nonostante fosse chiaro da tempo che il suo, di tempo con l’Inter, fosse concluso. Sempre in calando, nonostante picchi non ce ne siano mai stati. Invece, a Bologna – se qualcuno avesse ancora avuto dubbi – è arrivata l’ennesima conferma del flop Correa. Dopo quella del 2022.

Stesso stadio, stesso esito, stessa prestazione: nullo. L’unico highlight del Tucu è un’ammonizione evitabile presa dalla panchina per proteste appena dopo il cambio. Correa era uno dei reduci dello scudetto perso al Dall’Ara praticamente 3 anni esatti fa (era il 27 aprile). Ma non fu solo l’errore di Radu a permettere la rimonta in quel caso al Milan come passa oggi, perché pure davanti l’Inter non graffiò: dopo il gol di Perisic al 3’, poca roba. Lautaro, Dimarco, Dumfries: ci provarono tutti con scarsi risultati, ma la palla gol più grossa capitò sulla testa di Correa che girò solo sui pugni di Skorupski prima di essere sostituito da Dzeko. Almeno, quella volta un’occasione gli capitò. Oggi zero. Una prestazione che ben riassume l’avventura a Milano del Tucu, arrivato su richiesta di Inzaghi nell’estate del 2021 per la bellezza di 33 milioni. Infortuni continui, prestazioni opache, occasioni sprecate: Correa non è mai riuscito ad incidere davvero. E l’occasione per riscattarsi oggi era grossa.

Lautaro, trovato l’audio della bestemmia: e ora? Squalifica o patteggiamento e multa

La Procura federale ha acquisito la prova. Ora l’argentino e l’Inter hanno un settimana per patteggiare

Le ricerche della Procura federale hanno dato i loro frutti. Giuseppe Chinè ha ora in mano l’audio che conferma la bestemmia di Lautaro Martinez al termine della sfida dell’Allianz tra Juve e Inter. Questo non cambia nulla nella formazione che Inzaghi manderà in campo contro il Napoli: i tempi sono infatti più lunghi e in caso di patteggiamento non ci sarà squalifica. Vediamo perché. 

Se il Giudice sportivo non era potuto intervenire perché la mancanza di sonoro non dava la certezza della frase blasfema, con l’apertura di un fascicolo da parte della Procura federale i contorni del procedimento sono nettamente cambiati. I tempi per finire, eventualmente, davanti al Tribunale federale nazionale (TFN) sono infatti più lunghi. Chinè per la sua indagine ha chiesto a Dazn tutte le immagini registrate durante l’episodio e alla fine l’audio incriminato è stato trovato e conferma la bestemmia. Lautaro adesso ha una settimana per decidere che cosa fare: considerando che un deferimento con la prova raccolta è ormai certo, l’argentino si trova a scegliere se patteggiare e dimezzare la sanzione o andare a giudizio davanti al TFN. In ballo c’è una giornata di squalifica, con il patteggiamento verrebbe punito con una multa ed è dunque molto probabile che l’intenzione sua e dell’Inter sia questa. Certo, il suo “Non ho mai bestemmiato, mai. Io cerco di insegnare il rispetto anche ai miei figli, questa accusa mi ha dato tantissimo fastidio” resta nella memoria di molti. E stride.

Lautaro torna al gol dopo 54 giorni: “Nell’anno nuovo vogliamo vincere tutto”

Il Toro non segnava dalla sfida al Venezia del 3 novembre scorso, nel mezzo 10 partite. Ma Inzaghi lo ha sempre motivato dalla panchina: “Tranquillo, il gol arriva… adesso arriva”

Dieci partite, 54 giorni, praticamente due mesi. Tanto ci è voluto per rivedere Lautaro Martinez esultare per un suo gol. Una maledizione lunghissima, per lui atipica, estenuante. Che oggi, grazie al centro trovato contro il Cagliari, si è finalmente rotta. E a onor del vero, le partite senza gol del Toro sono state 8, considerando che l’argentino aveva saltato la sfida di Verona per infortunio e lo stop dopo un quarto d’ora circa contro la Fiorentina. Sta di fatto che, negli ultimi due mesi, Lautaro non aveva graffiato in campionato, in Champions League e nemmeno in coppa Italia. 

La serata dell’Inter è stata praticamente perfetta: tre gol, tre punti, Atalanta momentaneamente agganciata in testa alla classifica. Eppure, nel primo tempo Lautaro ha rivisto i fantasmi: prima si è divorato il vantaggio ad un metro di distanza da una porta praticamente sguarnita, poi è caduto nelle provocazioni di Yerry Mina che con astuzia e malizia ha cercato di provocare al massimo il Toro. Inzaghi, però, ha sempre creduto nel suo capitano: “Ora il gol arriva, adesso tranquillo che arriva” gli ripeteva dalla panchina nerazzurra. E così è stato: minuto numero 71 sul cronometro, Barella raccoglie una palla sputata fuori dalla difesa rossoblù dopo un corner e la rimette dentro per il Toro, che si allunga e in spaccata regala un gol pesante per l’Inter e pesantissimo per lui stesso. “Sono contento, il gol è importante – ha sottolineato l’argentino dopo la sfida dell’Unipol Domus -. Come dico sempre: deve vincere l’Inter, poi se io segno meglio ancora. Ma era una vittoria importante prima della Supercoppa”. E sul futuro: “Nel 2025 vogliamo vincere tutto. Noi ci alleniamo per questo: portare trofei all’Inter. L’importante è fare sempre quello che chiede il mister e quello che serve alla squadra. Siamo un gruppo straordinario, lottiamo per il compagno fianco a fianco, questo è quello che ci diciamo nello spogliatoio. Dobbiamo continuare così e fare il 2025 come il 2024”. 

Lautaro, il Venezia per sfatare il tabù San Siro: l’argentino non segna in casa da 8 mesi

Il digiuno casalingo in Serie A prosegue dal 28 febbraio: l’ultimo gol a San Siro risale alla partita dell’anno scorso contro l’Atalanta

Con il gol segnato all’Empoli ieri, Lautaro Martinez è diventato il miglior marcatore straniero nella storia dell’Inter staccando l’ungherese Nyers. Il Toro è a quota 4 gol in 9 giornate giocate in campionato, ne ha segnato uno in Champions, ha fornito 2 assist in A, è arrivato 7° al Pallone d’oro. Tutte buone notizie, buoni numeri, eppure… c’è un neo. Perché andando nel dettaglio, si nota che Lautaro non fa gol in campionato a San Siro dal 28 febbraio dell’anno scorso: imbucata di Pavard, controllo con il destro e bordata in porta di sinistro che valeva il momentaneo 2-0 sull’Atalanta in una gara condotta in scioltezza e chiusa 4-0.

Un periodo lunghissimo, quasi una vita se si pensa a quanto il Toro sia cruciale per l’Inter con i suoi gol. Eppure, l’argentino – specialmente in questo avvio di stagione – ha vissuto un periodo complicato sotto porta: il primo centro è arrivato solo alla sesta giornata, a Udine, doppietta. Pochi giorni dopo ha rotto la maledizione San Siro ma nell’impegno di Champions League contro la Stella Rossa. Gol a Roma, gol a Empoli. Ad ogni modo sempre (o quasi) decisivo, anche ieri al Castellani, ma il pubblico di San Siro – in Serie A – non esclama il nome “Lautaro” da troppo tempo.

Domenica, con fischio d’inizio previsto per le 20.45, l’Inter ospita a San Siro il Venezia. La squadra di Eusebio Di Francesco si è rilanciata in classifica prima con il pari di Monza e ieri con il ribaltone sull’Udinese al Penzo. Resta da capire poi quanto Simone Inzaghi vorrà ricorrere al turnover, considerando che mercoledì – sempre a San Siro – arriva l’Arsenal in Champions. Ma per Lautaro il Venezia rappresenta in qualche modo un’occasione. Per allontanare le polemiche (lui stesso ha detto “il Pallone d’oro spesso non viene deciso nel modo giusto”) e rompere un digiuno casalingo che ormai dura da troppo tempo. Ma non più tardi di ventiquattr’ore fa ad Empoli il Toro lo ha ribadito ancora una volta, se ce ne fosse bisogno: sa come si fa.

Messi incorona Lautaro: “Merita il Pallone d’oro più di tutti”. 

Nel 6-0 contro la Bolivia l’ex Barcellona ha fatto 3 gol e 2 assist, uno dei quali al Toro dell’Inter

Tre gol, 2 assist e… un pensiero per Lautaro Martinez. Nella serata in cui è diventato il calciatore dell’Argentina con più triplette – raggiunta quota 10 -, Lionel Messi incorona l’attaccante dell’Inter. Dopo il 6-0 sulla Bolivia, in cui l’ex Barcellona ha messo a referto 3 gol e 2 assist, Messi ha spinto l’attaccante nerazzurro sul tetto del mondo: “Ha avuto un anno spettacolare, ha fatto gol in finale, è stato capocannoniere in Coppa America: merita il Pallone d’oro più di chiunque altro”. Parole che fanno eco a quelle del c.t. dell’Albiceleste, Scaloni, che aveva incoronato Lautaro già prima della gara contro la Bolivia: “Spero che Martinez vinca il Pallone d’oro, lo merita più di chiunque altro. Se non arriverà ora per lui questa soddisfazione, sono sicuro che gli arriverà più avanti”.

Una stagione, quella a cui si riferiscono Messi e Scaloni, da campione assoluto: Lautaro Martinez nel 2023-24 ha giocato più di 50 partite tra Inter e Argentina, vincendo il titolo di capocannoniere sia in Serie A – 24 gol in 33 partite – sia in Coppa America, con 5 gol in 6 gare tra cui quello decisivo, in finale durante i tempi supplementari, contro la Colombia. L’unico neo, causato anche dalle infinite migliaia di chilometri che Lautaro ha percorso lo scorso anno (e continua a percorrere anche adesso), è stato l’apporto del Toro in Champions League: 8 partite giocate su 8, 2 gol soltanto – contro Real Sociedad e Salisburgo -, e il rigore decisivo sbagliato contro l’Atletico Madrid che regalò i quarti di finale alla squadra di Simeone.

Sentite le parole di Messi, Lautaro non si è sbilanciato: “La verità è che sì: sarò con mia moglie alla premiazione con lo stesso entusiasmo di sempre. Dico sempre che il collettivo è al di sopra del singolo, ma penso di aver fatto una stagione spettacolare con l’Inter lo scorso anno. L’ho finita con il titolo e i cinque gol in Copa América. Analizzando il tutto, penso di essere lì… non voglio dirlo, ma sono felice ed emozionato. Vedremo cosa succederà quella notte”. 

Lautaro, la doppietta del ritorno: “Gol importanti per me, ma l’Inter deve crescere”

Il capitano nerazzurro era ancora a secco: “Dopo il derby abbiamo parlato meno e lavorato di più”

Dopo 5 giornate di campionato, leggere il numero zero vicino alla voce “gol segnati” da Lautaro Martinez faceva strano. L’argentino ha vissuto un avvio di stagione complicato, ma pure il tramonto di quella passata non era stato al suo livello: ultimo gol il 10 maggio scorso a Frosinone, da lì in poi, in nerazzurro, il buio. Eppure, di scusanti il Toro ne ha parecchie. Alla fine dello scorso campionato dominato dalla squadra di Inzaghi, Lautaro è partito per gli Stati Uniti, dove con la sua Argentina ha vinto – da protagonista e capocannoniere – la Coppa America. Migliaia di km percorsi, enorme stanchezza fisica e mentale. Ha pagato questo e un conseguente piccolo infortunio muscolare, Martinez, che oggi però è tornato alla grande.

L’avvio difficile di Lautaro è stato anche amplificato dal primo derby sugli ultimi 7 perso dall’Inter. Una gara in cui il Toro ha comunque regalato un assist a Dimarco, ma è ugualmente rimasto a secco. “Dopo il derby abbiamo parlato meno e lavorato di più – ha confessato l’argentino a seguito della vittoria di Udine -, ma credo che in campo si sia visto. Il gol sicuramente è importante per me, è chiaro che un attaccante lo cerchi. Io però faccio sempre il contrario: lavoro per la squadra e se riesco a segnare meglio ancora. Bisogna continuare a lavorare e portare l’Inter sempre più in alto. Ci vuole l’atteggiamento giusto, lavorare di più, restare umili e alzare il livello ogni giorno. Perché l’Inter deve crescere”. Parole come sempre di grande responsabilità, che confermano quanto Lautaro – da capitano – si senta al centro del progetto nerazzurro. Come di enorme responsabilità erano state le immediate dichiarazioni post derby.

Lautaro e Inter, che occasione: ora il Milan è spalle al muro.

È il derby dei due mondi. L’argentino campione d’America contro lo spagnolo re d’Europa. Una sfida nella sfida

Per l’Inter vale molto, per il Milan vale tutto. Alla quinta giornata, quando il campionato è ancora nella culla, il derby di Milano ha già motivazioni torride, soprattutto per il Milan che ha vinto una sola partita, contro il Venezia allora ultimo in classifica, ed è stato spianato dal Liverpool a San Siro nel debutto di Champions, mostrando una fragilità tattica, atletica e caratteriale sconcertante.

Alla testa dell’Inter, Lautaro Martinez che con 5 gol, uno in finale alla Colombia, ha guidato l’Argentina alla conquista della Coppa America. Alla testa del Milan, Alvaro Morata, che da capitano della Spagna, ha sollevato il trofeo di campione d’Europa. Il duello tra i due numero 9 senza il 9 sulla schiena (un 10 e un 7) è anche il summit tra due sovrani, affratellati da una bella estate, ma anche da un inizio di stagione sofferto. Rientrato tardi al lavoro, per gli impegni con la Nazionale, il Toro ha sofferto un infortunio che ha rallentato la preparazione. Non ha brillato nelle tre partite di campionato, soprattutto nell’ultima di Monza che ha convinto Inzaghi a escluderlo dagli undici di Manchester. Deve ancora trovare il primo gol stagionale. L’ultimo in campionato lo ha segnato il 10 maggio scorso a Frosinone. Per trovare quello precedente dobbiamo rinculare fino al 28 febbraio contro l’Atalanta. Significa che da marzo Lautaro ha segnato solo un gol. Facile intuire la voglia di sbloccarsi nel derby che è territorio amico: 8 reti segnate al Milan. Ma lo è anche per Morata che porta nel sangue le stracittadine: le ha vissute a Madrid, vestendo le maglie di Real e Atletico, poi ha conosciuto i derby di Torino e Londra con le casacche di Juve e Chelsea.