Il reparto arretrato bianconero è il meno perforato della serie A. Nonostante la profonda rivoluzione estiva e gli infortuni che non hanno risparmiato il reparto
La miglior difesa è l’attacco. Un proverbio che ha il suo perché, ma non in casa Juve. Dove l’attacco ha realizzato 18 gol e si piazza al sesto posto in A per capacità realizzative, al pari dell’Atalanta, mentre la difesa risulta ad oggi la vera forza della squadra: nessun club di serie A ha finora subito meno gol delle attuali sette reti bianconere.
Il manifesto dell’inossidabile credo di Max Allegri, da sempre sostenitore che le fortune di una squadra dipendano dalla sua imbattibilità difensiva.
Così, in una stagione minata da una raffica di infortuni che non hanno risparmiato il reparto difensivo – da Szczesny a Bremer, passando per De Sciglio – e da risultati globalmente negativi (la capolista Napoli dista 10 punti e la qualificazione agli ottavi di Champions è già un obiettivo mancato), il dato della miglior difesa sembra quasi un paradosso, e spicca nell’opaco panorama stagionale fatto più di delusioni che da momenti di gloria, alimentando autostima e pensieri positivi in direzione dei prossimi impegni stagionali.
Anche perché – altro paradosso – il reparto arretrato bianconero era stato pesantemente ritoccato nel mercato estivo, dopo l’addio di Chiellini e di De Ligt e gli innesti di Gatti e Bremer. Lasciando irrisolto per esaurimento scorte il problema della fascia sinistra, con il rinnovo della fiducia ad Alex Sandro obbligato più da mancanza di alternative che da autentica convinzione. Insomma, a inizio stagione il reparto difensivo sembrava bisognoso quantomeno di un periodo di rodaggio, se non di qualche ulteriore ritocco. E invece ha tenuto, evidentemente anche grazie alla copertura che ha saputo offrirgli il centrocampo.