C’eravamo poco amati: i brutti titoli di coda della storia tra la Juve e Di Maria

I fischi hanno salutato l’ultima a Torino del Fideo, che in bianconero ha giocato solo due mesi alla sua altezza. Facendo cambiare idea al club sul futuro

Finiscono tra i fischi al 19′ del secondo tempo della quinta sconfitta interna stagionale della Juventus, ore 22.09 del meridiano della Continassa, i dieci mesi dell’avventura a Torino del campione del mondo Angel Di Maria. L’ultima partita casalinga del Fideo in bianconero ha la storia degli ultimi tre mesi, con la differenza che sui titoli di coda arrivano anche forti le opinioni del “loggione” dello Stadium. Con l’argentino a fare la faccia, quasi stupita.

La prova dell’occhio nudo per una volta coincide con quella dei numeri, e bastano i numeri grossolani, non quelli delle statistiche avanzate, che hanno visto Di Maria battere l’ultimo colpo in maglia Juve con il gol dell’1-0 nell’andata col Friburgo del 9 marzo, curiosamente di testa, a chiudere il paio di mesi scarsi in cui si è visto all’altezza della sua fama, e del suo talento, e del suo palmares fresco di Mondiale. Con l’highlight della tripletta a Nantes, ha messo insieme sette gol e tre assist nelle sue prime 14 partite giocate dopo essere stato l’uomo decisivo della finale con la Francia in Qatar, a pavimentare una strada che pareva portarlo dritto verso il prolungamento della sua esperienza a Torino. Che invece finisce qui.

Il computo su base stagionale racconta 8 gol e 7 assist in 39 partite stagionali, sulle 55 stagionali, con un numero di stop per ragioni fisiche (almeno sei) che non aveva mai avuto in carriera. A volte ha stupito con guizzi che lo hanno fatto brillare perfino dal punto di vista fisico. A volte ha illuminato anche solo giocando da fermo. A un certo punto pareva aver cancellato le cicatrici del contestato pre-Mondiale, in cui per quattro mesi è sembrato agli occhi (non solo) dei tifosi tenere le energie buone per il Qatar, compreso il giorno nero di Monza con tanto di espulsione. Avanti per un altro anno, la situazione che si stava materializzando in primavera, raccogliendo anche i benefici del Decreto Crescita che sarebbero arrivati con un rapporto biennale, per arrivare pronti alla Coppa America 2024… perché poi gira e rigira le motivazioni vanno sempre a battere là.