I maledetti rigori di Mou: 9 volte su 11 finito ko. Giuste le scelte di Budapest?

Il guaio: Dybala. Pellegrini e Abraham usciti prima del 90′. Poi Mancini e Ibanez rischiati spostando i migliori (El Shaarawy e Belotti) alla fine… quando alla Roma non serviva più

Un rigore segnato su tre. Altri non sono serviti per decidere la finale di Europa League e consegnare il trofeo al Siviglia. I giocatori di Mendilibar non me hanno sbagliato uno, quelli della Roma troppi ed è inevitabile allora chiedersi che cosa ci sia dietro alla scelta di mandare proprio quegli uomini sul dischetto degli undici metri.

Partiamo dal presupposto che i primi tre rigoristi giallorossi erano già tutti in panchina. Dybala, che era stato in dubbio fino all’ultimo, è uscito dopo 68 minuti e un gol fatto: di più proprio non gli si poteva chiedere. Pellegrini ha resistito fino alla fine del primo supplementare. Abraham ha dato forfait al 75’, lasciando il campo piuttosto malconcio.

La scelta non era facile per Mourinho che ha spedito per primo sul dischetto Cristante, con il Siviglia che aveva già segnato il suo rigore. Il centrocampista li batte spesso in allenamento e contro il Sassuolo in questa stagione ne aveva già tirato uno, centrando il palo pieno, con palla poi messa in rete da Bove. Cristante ieri ha fatto il suo, poi è toccato a Mancini, che dagli undici metri in giallorosso non si era mai visto. Perché lui – e poi Ibanez che è più o meno nella stessa situazione del compagno di reparto – e non i giocatori con i piedi migliori? L’idea è che Mourinho abbia voluto tenere i più affidabili per i rigori finali, quelli in cui la tensione è alle stelle. Ma c’è anche chi dice che abbia puntato su quei tre perché uomini di accertato carattere, già solidi, pronti a prendersi certe responsabilità senza pensare di mettere a rischio la loro intera carriera.