Contro il City era convinto di giocare titolare: il dualismo con il bosniaco non l’aveva mai digerito.
Ma cosa è successo nella settimana prima della finale di Istanbul tra Romelu Lukaku e l’Inter? Spinti dalle parole pronunciate ieri in conferenza stampa in Belgio dal bomber della Roma, in tanti hanno pensato: “Cosa ci siamo persi?”.
Cosa è successo quella settimana (e quelle successive) ad Appiano Gentile e dintorni abbiamo provato a ricostruirlo noi, senza aspettare la prossima puntata del Lukaku pensiero.
Partiamo dalle frasi di ieri del bomber di Anversa: “I primi giorni dopo Istanbul mi sentivo un po’ a disagio perché la mia mente era fuori posto a causa di quello che era successo nei giorni precedenti. Di questo parlerò più avanti. Sono come LeBron James: gioca da tanti anni e ha dovuto sopportare molte cose. Ma ogni estate lavora duro e smentisce tutti. Rispondo anch’io in campo”. Lasciando a chi legge ogni considerazione sul paragone tra LeBron James (4 titoli Nba con 3 squadre diverse, 4 volte miglior giocatore delle finali e della stagione, miglior marcatore della storia della Nba…) e lui (uno campionato belga vinto con l’Anderlecht, una Coppa d’Inghilterra e un Mondiale per club con il Chelsea più i tre titoli con l’Inter, campionato 2020-21, Supercoppa italiana 2022 e Coppa Italia 2022-23), ci concentriamo su quello che succede dopo Torino-Inter 0-1 del 3 giugno 2023, l’ultima gara di campionato che si gioca a una settimana esatta prima di Istanbul. Ai nerazzurri, che hanno conquistato la certezza matematica della partecipazione alla Champions 2023-24 nel precedente turno battendo a San Siro l’Atalanta, servono tre punti per essere sicuri del terzo posto e quelli arrivano grazie a una rete di Brozovic (assist di Big Rom). Lukaku viene schierato titolare accanto a Lautaro, gioca tutti i 90 minuti, gli ultimi 35 a fianco di Dzeko, il grande “rivale” in vista della finale di Champions.