Inzaghi mister Europa: Simone al livello dei grandi. Il Liverpool lo vuole, ma resterà all’Inter

Il tecnico ha conquistato il pianeta nerazzurro. È nella lista dei Reds per il dopo Klopp, ma sta bene a Milano e ha voglia di continuare il ciclo in nerazzurro.

Thierry Henry, uno che qualche partita di calcio l’ha giocata e pure vista, l’ha detta proprio così: “Ho seguito Inzaghi per tanto tempo, fin da quando era alla Lazio. La verità è che se incontri l’Inter in una gara di coppa sei nei guai”.

È un complimento enorme e una fotografia che Simone spera tanto di confermare tra una settimana a Madrid. Nell’attesa, si può anche controllare la classifica di campionato ed esaltarsi per un +15 che vuol dire scudetto oltre ogni scaramanzia e paura. E che proietta automaticamente l’allenatore in un’altra dimensione, quella dei più grandi in campo nazionale e dei più ambiti sul mercato in campo europeo.

Non è questione di Red Bull o no, ma di numeri oggettivi e altri che devono essere interpretati. C’è vittoria e vittoria. Qui, ad esempio, non c’è “solo” un tricolore ma anche un campionato dominato, con avversarie che ormai da qualche settimana neppure vedi più negli specchietti retrovisori. Il triangolino numero 20 è la consacrazione di Inzaghi. È il passo successivo alla finale di Champions raggiunta la scorsa stagione che aveva fatto conoscere l’allenatore a livello internazionale. Ora c’è il trofeo, oltre gli applausi. Ora c’è quel successo smarrito due anni fa che è stata l’origine di tutti i mali, pardon, di tutte le critiche. Critiche da cui Inzaghi è uscito alla grande: se non fosse abusato come termine, si potrebbe dire che l’allenatore potrà essere citato in futuro sulle enciclopedie, sotto la voce “resilienza”.

Inter, Asllani ha finito il rodaggio: oltre al gol, tutti i numeri che fanno felice Inzaghi

La prima rete del regista albanese mette il sigillo su una stagione che l’ha visto sempre pronto quando chiamato in causa

Se alla stagione di Kristjan Asllani mancava ancora qualcosa, il gol messo a segno ieri sera contro il Genoa serve un po’ a chiudere il cerchio. Una rete, quella utile a sbloccare una gara rognosa e complicata, che vale come la ciliegina sulla torta per l’ex Empoli, protagonista di un’altra prestazione convincente nelle vesti di vice-Calhanoglu. Tanto ci è voluto perché Asllani potesse finalmente festeggiare la prima rete in maglia nerazzurra, ma alla fine il “premio” è arrivato e la dedica la dice lunga sullo spirito di gruppo che muove quest’Inter schiacciasassi.

D’altra parte, il gol era proprio ciò che mancava ad Asllani per suggellare la crescita esponenziale degli ultimi sette mesi. Quel gol che da quando veste nerazzurro era arrivato solo in precampionato, nei test estivi, e che si è fatto attendere 53 partite ufficiali. E che adesso può segnare un punto di svolta, incoraggiando l’albanese a proporsi e rischiare maggiormente come accaduto contro il Genoa al termine di un magistrale inserimento per vie centrali. Il compito primario dell’ex Empoli resta quello di tessere la trama e dirigere l’orchestra, cosa che nelle 23 uscite collezionate in questa stagione ha sempre fatto egregiamente, sia quando è stato chiamato in causa a partita in corso, sia quando invece è partito dal primo minuto per rimpiazzare o far rifiatare Calhanoglu. Non a caso Asllani ha finora marcato presenza dall’inizio per sette volte, tante quante l’intera scorsa stagione. E non a caso il minutaggio collezionato finora (797’ totali tra campionato e coppe) ha quasi raggiunto quello dello scorso anno (858’). Per trovare lo stesso spazio, la passata stagione Asllani dovette attendere la 35° giornata di campionato e oltre due mesi in più. Tutto ciò indica chiaramente quanto sia cresciuta la fiducia di Inzaghi nell’ex Empoli, protagonista di un evidente salto di qualità rispetto alla sua prima stagione a Milano. 

Doppietta di Foden e rimonta City: 3-1 allo United e -1 dal Liverpool

Red Devils avanti con uno splendido gol di Rashford. Nella ripresa la ribalta l’esterno, prima del terzo sigillo di Haaland

Il Manchester City ha così tanti fenomeni che può scegliere in ogni partita quello da chiamare eroe. Nel derby con lo United, l’eroe è Phil Foden, che con una splendida doppietta nella ripresa firma il 3-1 che stende i Red Devils, avanti per primi, e tiene la squadra di Guardiola a un punto dal Liverpool con la vittoria numero 17 nelle ultime 19 partite in tutte le competizioni.

Il 23enne prodotto della Academy ha infilato una magia per il suo primo gol, quello che ha pareggiato lo spettacolare 1-0 di Marcus Rashford che nel primo tempo aveva illuso lo United e ha tirato fuori la classe per il secondo. È arrivato a 11 centri stagionali in Premier, suo primato personale eguagliato, e a 18 in tutte le competizioni: suo nuovo record. Soprattutto, Foden ha confermato ancora una volta che tra gli eroi del City c’è anche lui, che Guardiola ricorda ancora come ragazzino della Academy quando lo promosse 17enne in prima squadra nel 2017 e che adesso fa magie come Kevin De Bruyne e Erling Haaland, autore del 3-1 al 91’.

Lo United passa clamorosamente al primo tentativo, con Rashford che all’8’ infila Ederson con un clamoroso sinistro all’incrocio dai 25 metri. L’1-0 mette la partita che la vuole Ten Hag: il City a controllare, con Onana come efficace ultimo ostacolo, e i Red Devils pronti a pungere nelle ripartenza. Gli ospiti ripartono in vantaggio, nonostante i 18 tiri del City, anche per l’inattesa collaborazione di Haaland, che al 45’ si mangia un gol fatto. Il gol però i padroni di casa lo trovano al 56’ con Foden, che dal limite dell’area si inventa un sinistro imparabile che fa esplodere l’Etihad. Guardiola subito dopo toglie l’evanescente Doku per Alvarez, ed è proprio l’argentino all’80’ a servire a Foden l’assist per il sorpasso, con l’eroe dell’Etihad che dopo il passaggio di ritorno dell’argentino si infila nella difesa avversaria e trafigge di nuovo Onana. Nel recupero arriva anche il terzo gol, con Haaland che raccoglie un assist di Rodri e si fa perdonare i tanti errori col gol numero 18 in campionato. Lo United dopo 143 partite di Premier perde una partita in cui aveva chiuso in vantaggio il primo tempo. Perché Manchester è blu, e il City continua a correre.

Berardi, è rottura del tendine d’Achille: esce in lacrime, addio Europeo

L’attaccante neroverde, al rientro dopo quasi due mesi di stop, si fa di nuovo nel tentativo di controllare un rinvio del portiere

Sfortuna e lacrime. Il Sassuolo perde di nuovo Mimmo Berardi, che dovrà salterà anche l’Europeo con l’Italia di Spalletti. L’attaccante neroverde, al rientro da titolare contro il Verona dopo quasi due mesi di stop, è uscito dal campo nel secondo tempo per infortunio, in lacrime. La rottura del tendine d’Achille è praticamente certa, in attesa di comunicati ufficiali da parte della società. 

Minuto 60, trequarti di campo. Montipò sbaglia un rinvio abbastanza semplice e Berardi si avventa sulla sfera per approfittarne subito e lanciare Pinamonti, ma al momento del controllo cade a terra toccandosi la gamba destra. L’attaccante capisce immediatamente che c’è qualcosa di grave, e infatti allerta la panchina. Sostenuto dai compagni, infine, scoppia in lacrime tenendosi il volto. Il responso è da shock: rottura del tendine d’Achille destro (in attesa dell’ufficialità). Almeno sei o sette mesi di stop. Si tratta dello stesso infortunio rimediato da Leonardo Spinazzola durante l’Europeo 2021. Berardi, 9 gol e 3 assist in questo campionato, era appena rientrato da titolare dopo l’infortunio al menisco. Non giocava un minuto dal 16 gennaio contro la Juventus. Ora un nuovo stop. Stavolta più lungo.

Juve, buone notizie da Chiesa e Danilo: sono convocabili per Napoli

L’attaccante ha superato le conseguenze dello scontro di mercoledì con Alex Sandro e potrebbe partire dal 1′. Il capitano bianconero è destinato ad accomodarsi in panchina

Buone notizie per Allegri all’antivigilia di Napoli-Juventus: Chiesa e Danilo si sono allenati in gruppo e, dunque, sono pronti a partire per la trasferta campana. Da valutare le condizioni individuali: l’attaccante ha preso una botta al piede destro mercoledì ma si è trattato solo di una contusione, il difensore giunge invece da un problema più serio che gli ha già fatto saltare la partita col Frosinone, anche se non ha riportato alcuna lesione alla caviglia sinistra. Il capitano dovrebbe dunque partire dalla panchina, mentre non è da escludere la titolarità del numero 7. 

Allegri avrà ancora un allenamento per fare le ultime valutazioni, e il ballottaggio tra Chiesa e Yildiz non è l’unico. L’emergenza a centrocampo (Rabiot e McKennie out) impone di trovare un piano B che possa garantire idee e struttura: pur essendo ancora valide le candidature di Miretti e Nicolussi Caviglia, prende forma l’ipotesi Cambiaso per il ruolo di mezzala destra (con Weah sulla fascia destra) insieme a Locatelli e Alcaraz, quest’ultimo verso la prima da titolare da quando è arrivato a Torino. A sinistra dovrebbe esserci Kostic, in avanti Vlahovic. Dietro dovrebbero partire Gatti, Bremer e Rugani: a meno che Danilo non venga ritenuto pronto per reggere un minutaggio lungo. A Napoli sarà la prima volta da ex per Giuntoli, scelto dalla proprietà della Juve per dare inizio a un nuovo ciclo, dopo otto stagioni coronate con lo scudetto in azzurro.

Accolta la richiesta della Procura antidoping: per Pogba squalifica di 4 anni

Finisce l’avventura del francese in bianconero, forse anche la sua carriera: era risultato positivo al testosterone nell’agosto del 2023

Paul Pogba è stato squalificato per 4 anni, a seguito della positività ai test antidoping. È stata accolta la richiesta della Procura antidoping: ora, oltre al suo contratto con la Juve (che viene superato dal periodo di stop imposto) c’è in bilico la carriera del centrocampista francese. Andando per i 31 anni, il calciatore viene messo di fronte a delle riflessioni profonde sul proprio futuro, considerato che è anche reduce da alcune stagioni di quasi inattività per via dei noti problemi fisici.

Il francese è risultato positivo al doping nel post Udinese-Juventus del 20 agosto 2023: la conferma delle contro analisi hanno fatto scattare la procedura per la maxi squalifica. Ora la palla passa alla Juventus, che valuterà la gestione del suo contratto: Pogba, dal momento della squalifica (come da policy aziendale) è stato inibito alla frequentazione della Continassa e messo a regime minimo di stipendio (circa 2 mila euro). Il suo attuale contratto andrebbe a scadenza il 30 giugno 2026, ma viene a questo punto invalidato dalla squalifica. 

Non poteva esserci epilogo peggiore per il ritorno del centrocampista alla Juventus. Dall’estate 2022, quando si è ripresentato a Torino da free agent, si è stato protagonista di un incidente di percorso dietro l’altro: spesso, avendo anche delle responsabilità dirette. Prima l’infortunio al menisco laterale durante la tournée estiva 2022, poi la scelta di rimandare l’operazione per ritrovarsi successivamente costretto farla per forza. Fuori dal Mondiale, in campo per qualche stralcio sul finale della passata stagione e in una falsa ripartenza l’estate scorsa. Pogba avrebbe assunto degli integratori che in Italia non sono consentiti agli atleti: per questo il valore del testosterone è risultato oltre il limite.