I non-nazionali bianconeri: meno stanchi e tra i migliori. I ‘benefici’ della sosta a Torino

Al netto di un Milan-Juve tra i più insipidi di sempre, chi è rimasto a casa nelle ultime due settimana si può ‘consolare’ con una prestazione migliore degli altri

Thuram è stato il migliore in campo e Kalulu si è confermato un rimpianto. Poi c’è Di Gregorio, spettatore (con la rilevante complicità del flop del Milan offensivo). Questi tre titolari di Motta sono stati tra i meno incolori dello 0-0 di San Siro e soprattutto sono tutti dei recenti non-nazionali.

Sono quelli rimasti a Torino nelle scorse due settimane, i giocatori che hanno staccato dal campionato e non hanno caricato le gambe di ulteriori minuti di gioco in un inizio stagione fitto di impegni e, per la Juventus, di acciacchi e indisponibilità. E ai tre non-nazionali si può aggiungere Savona, altro titolare a San Siro che in trasferta tira fuori una personalità non da 21enne. Meglio nel secondo tempo – dopo pochi secondi di gara, invece, un passaggio sconclusionato in orizzontale per Gatti è diventato subito facile preda del Milan – ma il ragazzo di Aosta non ha accusato la pressione del big match e sarà anche stato convocato da Spalletti ma per 180 minuti è rimasto in panchina. Quindi, Nazionale sì ma senza affaticarsi.

Tra i più ‘usurati’ troviamo invece Cambiaso (altri 160 minuti tra Belgio e Francia per il giocatore più impiegato da Motta in assoluto), Koopmeiners (112′), Yildiz (90′ sotto la pioggia in Montenegro su un campo “troppo brutto per giocare a calcio”, come ha detto Montella) e Locatelli (78′) tra gli europei. McKennie è tornato dagli States con due assist e 141 minuti in campo nella doppia sfida contro la Giamaica, mentre il bottino di Weah – il ‘falso 9′ annunciato e poi schierato invece solo negli ultimi dieci minuti di partita contro il Milan – è stato di un gol e 78’ con la maglia a stelle e strisce. Senza dimenticare i loro quasi 22mila chilometri percorsi per due gare oltreoceano. A ricordare che le nazionali caricano e gratificano ma, in alcuni casi, fiaccano, ‘regalano’ sforzi extra e nei casi peggiori infortuni. E la Juve lo sa bene.