Lautaro: “Ancora non mi spiego quel ko in finale, non ho parlato per 5 giorni. Ho chiesto ai compagni…”

L’argentino rilancia dopo la Champions: “Siamo l’Inter e dobbiamo voltare pagina. Ai compagni ho chiesto di essere forti di testa, ho spiegato che negli Usa serve un ultimo sforzo prima delle vacanze”

C’è quello che si dovrebbe fare. E poi c’è quello che uno riesce a fare. Lautaro è sospeso lì, tra queste due vie, mentre arriva al campo della Ucla passando in mezzo a bambini e ragazzi che urlano il suo nome. Ha il sorriso in volto. Ma l’occhio tradisce una buona dose di malinconia. È sempre lo stesso, il capitano. È lui che prima sussurra “dobbiamo voltare pagina e non pensare a quello è successo” e poi dice “non mi spiego come sia stato possibile perdere in quella maniera un’opportunità così grande”. Di fatto: rimozione non riuscita, roba buona per gli psicologi. Una cosa colpisce: Lautaro non cita mai Monaco. Mai la parola ‘finale’. Mai il Psg. Tutto viene sintetizzato in “quello che è successo”. Perché anche nominarlo fa male, quel 5-0. 

Ma prima o poi la delusione finisce o no? Ecco allora l’altro Lautaro. Che due cose ha proprio voglia di dirle. La prima sul nuovo allenatore: “Ci siamo sentiti al telefono, ancora prima di trovarlo qui. Abbiamo parlato a lungo, mi ha raccontato le sue idee di lavoro. E mi piacciono, mi trova d’accordo, la pensiamo alla stessa maniera. Ho capito e visto in lui la voglia di vincere, è un uomo che la mia stessa mentalità”.

Non un cattivo modo per approcciarsi al quarto tecnico della sua storia all’Inter, dopo Spalletti, Conte e Inzaghi. L’altro messaggio è da capitano puro. Perché il Toro ci tiene a far sapere: “Come Chivu, anche io ho parlato con i miei compagni. E ho chiesto loro di essere forti di testa, ho spiegato che serve un ultimo sforzo prima di andare in vacanza, un ultimo pezzettino di strada da percorrere per continuare a crescere”. Ecco: qui la rimozione sembra più riuscita. Qui c’è la voglia del campione di riprendersi il campo.