Inter, missione per Hojlund. L’attaccante apre ai nerazzurri. Ausilio tratta con lo United

Il danese lascerebbe Manchester per tornare in Italia. Intanto Pio Esposito parte per gli Usa con il gruppo

Tutto su Hojlund. Con un motivo fondato per essere ottimisti: l’attaccante del Manchester United ha aperto alla possibilità di tornare in Serie A, un campionato nel quale è stato e nel quale sarebbe felice di tornare a essere protagonista. È un passaggio fondamentale, intorno al quale si fonda tutta la voglia e la speranza dell’Inter di affondare il colpo. Anche a questo, al netto dell’affare Fabregas di cui parliamo altrove, è servita la missione londinese del direttore sportivo nerazzurro Piero Ausilio.

Ausilio ha avuto un primo contatto, nella giornata di ieri, con il Manchester United. È tutto qui lo scoglio da superare, posto che il gradimento di Hojlund alla destinazione Inter non è in discussione. Il club inglese non considera il suo attaccante incedibile, ma l’idea è quella di ricavare il più possibile dalla cessione. Il danese – va ricordato – è stato pagato dai Red Devils 75 milioni di euro più bonus due anni fa, tanti ne servirono per strapparlo all’Atalanta. Ecco perché gli inglesi spingono per un addio a titolo definitivo, un modo per recuperare subito parte dell’investimento.

L’Inter, ovviamente, ha voluto sondare il terreno in tutt’altra direzione. Il club nerazzurro vorrebbe chiudere l’operazione in prestito con diritto di riscatto fissato intorno ai 45 milioni di euro (ovvero la cifra a bilancio del danese dopo due anni di ammortamento), diritto che diventerebbe obbligo a determinate condizioni a partire dall’estate 2026. C’è da trattare, non è un’operazione dai tempi brevissimi. Ma l’Inter è fiduciosa, anche perché nel frattempo la Juventus pare aver perso terreno. Il club bianconero aveva mostrato interesse nelle scorse settimane, ma poi la cosa non ha più avuto seguito. Ausilio invece ha mantenuto vivi i contatti, la missione di ieri lo racconta. Le parti sono lontane sulla modalità, ma c’è spazio per costruire l’affare.

Milan, è fatta per Luka Modric: decisivo il blitz di Tare nel ritiro della Croazia

Il centrocampista, ex Pallone d’oro, ha detto sì al Diavolo

Luka Modric sarà un nuovo giocatore del Milan. Decisiva la missione di Igli Tare ieri a Rijeka, nel ritiro della Croazia, dove il Pallone d’oro 2018 sta preparando la gara di venerdì contro Gibilterra. Il nuovo ds rossonero – rientrato in mattinata in Italia – ha ottenuto il sì di Modric, che arriverà a parametro zero e firmerà col Diavolo un contratto annuale con opzione per una seconda stagione (da definire nei dettagli, unico particolare da sistemare in queste ore) a Milano a 3,5 milioni di euro netti a stagione. Visite mediche previste la prossima settimana, prima della partenza del centrocampista per l’America, dove giocherà il Mondiale per club con il Real Madrid. Il suo ultimo torneo da blanco, prima di colorarsi di rosso e nero.

Negli ultimi giorni anche una vecchia conoscenza del Milan aveva provato ad assicurarsi Modric. Zvonimir Boban, nuovo presidente della Dinamo Zagabria, in extremis ha tentato di convincere il connazionale a tornare in patria per chiudere una straordinaria carriera. Modric, che quando vinse il Pallone d’oro ebbe parole al miele proprio per Boban, il suo idolo di gioventù (e Zvone in platea si commosse visibilmente), ha però gentilmente rifiutato, avvisandolo che stava per accettare la proposta del Milan. Ironia della sorte, da bambino Luka divenne tifoso rossonero seguendo la carriera di Boban, che a Milano ha scritto le pagine più belle della sua traiettoria da calciatore.

“In Italia i nostri pesi morti, le star fuggono”: gli argomenti dei francesi per esaltare la Ligue 1

Il mensile So Foot si lancia in un atto d’accusa contro il calcio italiano che parte dalla finale di Champions: “Lì credono che Kean o Retegui siano dei crack, il calcio è una commedia dell’arte. Gli stadi? In Francia gioielli, in Serie A una vergogna”

Un’umiliazione. E una lezione. Il 5-0 del Psg sull’Inter va oltre il campo e si allarga a questioni di politica e reputazione sportiva. Anche se con un sottofondo ironico, il primo vero affondo arriva dal mensile So Foot che stamane pubblica un atto di accusa, contro la Serie A che, con spirito provocatorio, viene definito come “il campionato che sognava di essere la Ligue 1”. E che invece è diventato quello della “commedia dell’arte”, che ti fa credere che Retegui o Kean siano dei fuoriclasse. Dati alla mano, il media francese mette il dito nella piaga nerazzurra, per mettere in discussione tutto il movimento italiano. 

La finale di Champions, scrive come incipit So Foot, è stata una “vergogna intergalattica davanti a milioni di spettatori”. E non fa che confermare “quel che si sapeva già: il calcio francese non ha nulla da invidiare a quello italiano. Anzi, lo domina e lo guarda dall’alto”. So Foot insomma alza la cresta, evidenziando come “la Francia” sia riuscita a fare quello che “l’Italia” fallisce sistematicamente da 15 anni, dall’ultima Champions vinta nel 2010, dall’Inter di Mourinho. “Oggi – scrive So Foot – Mou è diventato un allenatore has been, e la Serie A un campionato che i tifosi non guardano e che le star fuggono”. Da ultimo Kvaratskhelia che ha lasciato il Napoli nonostante fosse in lotta per lo scudetto: “L’Italia non aveva più argomenti per trattenerlo”. Il Psg si. 

E lo stesso vale per i vari Zirkzee, Huijsen, Giroud, Osimehn, Calafiori, Immobile, Aouar, Le Fée, Radonjic, scrive sempre il mensile, ricordando che persino Carboni e Bennacer abbiano preferito rifugiarsi a Marsiglia. Al contrario, in Serie A arrivano giocatori prepensionati, tipo Walker o “delle pippe come Joao Felix”. Insomma, il campionato italiano è talmente “disperato” che arraffa persino i “pesi morti” della Ligue 1, come “Vitinha” del Genoa, pensando che Balotelli possa ancora giocare ad alto livello.

Milan, i costi dell’operazione Rabiot. E per Reijnders si aspetta un rilancio City

L’ex Juve ha un accordo per liberarsi dal contratto con il Marsiglia. In mediana piace anche Onyedika del Bruges

Massimiliano Allegri ha fretta. Giovedì ha firmato il contratto fino al 2027 (estendibile fino al 2029) che lo legherà al Milan; venerdì è arrivata l’ufficialità del suo ritorno al Diavolo ed è andato in scena il primo summit di mercato con Tare, ma dopo un weekend in Toscana, al massimo mercoledì sarà di nuovo a Milano per avere altre riunioni con i vertici di via Aldo Rossi. Il lavoro da fare è parecchio. Sul mercato, ma anche a Milanello. 

L’olandese è ancora un giocatore del Milan, ma nel quartier generale rossonero, dopo i contatti diretti con il Manchester City, si aspettano che Guardiola insista e che già in questa settimana, la proposta economica per il cartellino dell’ex Az Alkmaar venga alzata oltre quota 70 milioni. Il giocatore, “stregato” da Pep, spinge per volare oltre Manica dove guadagnerà oltre il doppio di adesso e giocherà ancora in Champions. Per sostituirlo nel 4-3-3 Allegri vorrebbe una mezzala fisica. Gli piace moltissimo il “suo” Rabiot, avuto alla Juve. Il francese, nell’intervista qui a fianco, ha strizzato l’occhio al suo ex tecnico e l’operazione può essere facilitata da una clausola/accordo con il Marsiglia: per averlo servono poco più di dieci milioni, anche se il vero scoglio sembra l’ingaggio da 3,5 milioni netti più alcuni bonus facili che lo fanno lievitare oltre quota 5. Il Diavolo aveva pensato ad Adrien già la scorsa estate, quando era scaduto il suo contratto con la Juventus, ma poi non riuscì a raggiungere un’intesa. Oltre al sostituto di Reijnders, servirà un regista, ma questo è un altro discorso. La mezzala destra sarà Fofana, con Musah alternativa; Loftus-Cheek dovrà dimostrare nel precampionato stimoli e tenuta fisica per restare. Al Milan è stato accostato anche Raphael Onyedika, nigeriano classe 2001 del Bruges, osservato sia in passato sia negli scorsi mesi quando i rossoneri hanno monitorato l’esterno mancino De Cuyper, tra i possibili sostituti di Theo Hernandez. 

Inter, cosa c’è dietro le parole di Inzaghi? I suoi dubbi, l’offerta araba, il mercato

“Non so se vado al Mondiale per club”: dopo il tracollo con il Psg, il tecnico nerazzurro prende tempo

Il day after richiama titoli di film passati: “Che ne sarà di noi?”. Se lo chiedono i giocatori e se lo chiede Inzaghi, che sabato sera, in una sala stampa gremita, non ha diradato le nubi: “Se andrò negli Stati Uniti? Ora non so rispondere a questa domanda”. Il tutto dopo le parole di Marotta un pugno di minuti prima: “Le nostre valutazioni su Inzaghi non cambiano. Una serata negativa non cancella il resto”. 

Qual è lo scenario? Inter-Psg è stata una Teutoburgo sportiva tutta nerazzurra, la Waterloo di tempi pallonari in cui il generale Inzaghi, fiaccato da cinque schiaffi sul volto, dovrà delineare un futuro a oggi dubbioso. Da un lato c’è il Paradiso dorato dell’Arabia Saudita, l’offerta milionaria di un Al Hilal pronto a mettere sul piatto una cifra irripetibile che nessun altro club potrebbe garantirgli. Dall’altro, comunque possibile, un futuro nerazzurro con eventuale prolungamento. Inzaghi ha un contratto fino al 2026 con un contratto di 6.5 milioni più bonus. La volontà dei piani alti nerazzurri, almeno secondo le parole di Marotta, è quella di sedersi al tavolo e parlare del futuro. Scenario da delineare. 

L’ultimo lato riguarda il mercato. Ieri Inzaghi ha parlato così in sala stampa: “La società ha già preso due giocatori – Sucic e Luis Henrique – e sa che dovrà farne altri. Sono sempre stati con noi”. Quel “sa” si rifà alla consapevolezza di dover investire. L’Inter ha l’età media più alta di tutta la Champions. Ha undici giocatori over 30 di cui due in scadenza di contratto, Correa e Arnautovic. Acerbi va per i 38 anni, Mkhitaryan per i 37, e poi De Vrij, Darmian, Taremi. Alcune delle colonne sono a fine ciclo. Chi arriverà dovrà rimpiazzare dei totem e inserirsi in un contesto di una squadra che ha fatto due finali di Champions in tre anni. I primi due volti li vedremo al Mondiale per Club: Petar Sucic, mezzala di qualità, e Luis Henrique, esterno a tutta fascia. Chissà se a guidarli ci sarà ancora Simone Inzaghi.