Tante incertezze per il portiere della bianconero. Dovrà tornare a livello Juventus per le ambizioni della Signora.
Le goleade sono perfette per i tifosi neutri: gol di qua, reti di là, fughe, sorpassi e controsorpassi e, se proprio la serata deve essere spettacolare, magari nei minuti di recupero il risultato cambia ancora con colpi di scena inattesi. Juventus-Inter 4-3 e Juventus-Borussia Dortmund 4-4 sono state così, con 15 gol in 180‘ più recupero e, anzi, ben tre di questi – tutti bianconeri – hanno fatto esultare il popolo dell’Allianz Stadium oltre il 90’. Una vittoria e un pareggio in due partite di cartello sono un buon bottino per gli uomini di Igor Tudor, ma i punti acciuffati nei finali di match non sono stati sufficienti a nascondere ai tifosi – e non solo – qualche incertezza di troppo da parte di Michele Di Gregorio, che per sette volte in tutto ha dovuto raccogliere il pallone in fondo alla rete.
Ovviamente un gol subito non è – quasi – mai esclusiva responsabilità del portiere e, infatti, Tudor sa che deve registrare tutta la fase difensiva della squadra, ma sia in Serie A che in Champions League l’ex Monza è sembrato più sorpreso del dovuto in diverse occasioni. Così come troppo facilmente gli avversari sono arrivati al tiro, troppo facilmente quelle conclusioni nello specchio hanno avuto fortuna: una parata per partita non è sufficiente per gli standard richiesti dalla storia bianconera e Di Gregorio lo sa, lui che sa far tesoro sia dei complimenti che delle critiche costruttive, entrambi ingredienti fondamentali per crescere. Contro l’Inter le responsabilità non sono state evidenti, ma su almeno due reti avrebbe potuto far meglio al netto della già citata libertà concessa a Hakan Calhanoglu al limite dell’area e alla non-marcatura su Marcus Thuram su calcio d’angolo. Contro il Borussia Dortmund è andata senz’altro peggio: nulla da dire sulla stoccata di Karim Adeyemi che ha sbloccato il risultato con una “cecchinata” sotto l’incrocio, ma prima aveva già rischiato il patatrac con un’uscita “allegra” e il conseguente palo colpito da Maximilian Beier.