La nuova edizione dei nerazzurri costruisce più alta, ha rigenerato due giocatori-chiave e ha blindato la difesa.
Per riassumere quest’Inter va rispolverata una parola che andava di moda qualche anno fa: resilienza. Sta per “capacità di recupero veloce”, “mettersi alle spalle un fallimento” e ripartire.
I nerazzurri hanno afferrato uno per uno i cinque gol incassati a Monaco e li hanno scagliati oltre le siepi, al di là del mare. Il più lontano possibile. L’unico modo per poter mettersi alle spalle il trauma sportivo e guardare oltre Teutoburgo. Chivu è stato chiaro: “Sono fiero di questi ragazzi. Si sono messi alle spalle l’ultima stagione”. Così come lo zero alla voce “titoli”.
E la vittoria con la Roma è figlia del nuovo corso. Il primo concetto è “verticalità”. Il gol di Bonny è nato da un passaggio lungo di un Barella ormai rinato. L’azzurro avrebbe potuto servire Dumfries davanti a lui, cambiare gioco su Dimarco o ridare la sfera ad Akanji. Ha scelto di servire il taglio del francese, bravo a infilarsi nel buco lasciato da una difesa troppo alta. L’Inter costruisce più alta e si nota. Ha alzato il baricentro di circa otto metri rispetto all’anno scorso. I risultati si vedono.
Altri due fari sono i giocatori chiave ormai rinati, su tutti Barella e Dimarco. Il primo ha giganteggiato anche contro la Roma. Al netto dell’assist – il secondo in campionato – ha vinto sette contrasti, recuperato quattro palle sporche, verticalizzato più e più volte. Per lui 52 palloni toccati e 31 passaggi positivi. È un “homo novus”, un calciatore diverso, rigenerato. Quest’anno ha giocato dal 1’ otto partite su nove. È subentrato solo contro lo Slavia Praga. “Siamo sempre stati forti – ha detto a fine gara – avevamo bisogno di ritrovarci. Nessuno meglio di Chivu per la rinascita”. Dimarco avrà pensato lo stesso. La “polemica” a distanza con Inzaghi, reo di averlo fatto uscire spesso dopo un’ora, ha tenuto banco per diversi giorni. Con la Roma ha sforato ancora una volta gli ottanta minuti. È la sesta volta su nove occasioni quest’anno. Anche qui, come per Barella, i risultati sono ben visibili: due reti e tre assist in 9 partite tra campionato e Champions.