La Coppa America può far schizzare alle stelle il valore del fantasista, le due strade nerazzurre per il futuro: i pro e i contro
Problemi così vorrebbero averne in tanti, ma il dilemma per l’Inter resta.
Sono Carboni ardenti, perché Valentin Carboni dopo una convocazione che ha in parte sorpreso (piacevolmente) gli stessi dirigenti nerazzurri ora rischia di giocare e da protagonista la Coppa America con l’Argentina di Messi, Lautaro ed Alvarez. Il 19enne figlio dell’ex Catania Ezequiel infatti ha stregato il c.t. Lionel Scaloni che lo ha tenuto nella lista definitiva dei 26 e lo ha lanciato dal 1’ nell’ultimo test, il 4-1 sul Guatemala in cui il ragazzo si è guadagnato tanti complimenti e anche il rigore poi trasformato da Lautaro. Certo, nel 4-3-3 di Scaloni la concorrenza tra gli esterni offensivi è spietata. Oltre all’intoccabile Messi, c’è gente come Di Maria, Nico Gonzalez e Garnacho. Però Carboni ha un’aura speciale e anche dalla panchina potrebbe trovare spazio per far cantare il suo sinistro di velluto
La vetrina della Coppa America per l’Inter è una manna perché non potrà che alzare una quotazione già sui 25-30 milioni – a gennaio la Fiorentina, respinta, ne aveva offerti 20 – con cui eventualmente (Arnautovic permettendo) puntare a un attaccante più pronto come Gudmundsson. Il rischio però sarebbe quello di vedere l’argentino esplodere altrove. Vero che l’Inter da anni deve sfruttare (anche) il vivaio per far quadrare i conti e che Ausilio era stato criticato per la cessione di Destro al Genoa nell’affare Ranocchia e per quella di Zaniolo alla Roma per arrivare a Nainggolan, ma alla fine si sono rivelate perdite indolori, visto che nessuno dei due attaccanti ha mantenuto le promesse. Carboni però è un mancino atipico, ha colpi unici, la testa sulle spalle e tanti ammiratori.