Lucca, il litigio costa caro. Udinese: multa e via in estate

L’attaccante, dopo il rigore della discordia, fa un post in attesa di un chiarimento col club

E adesso? Nel dubbio, l’allenatore Kosta Runjaic ha dato tre giorni di riposo, per cercare di far decantare un caso che ha fatto scalpore. E Lorenzo Lucca ieri, a un certo punto, ha chiesto scusa. A modo suo, citando la canzone di Lucio Corsi arrivata seconda a Sanremo: “Volevo essere un duro, però, da solo non sono nessuno”. Un messaggio criptico, probabilmente per sdrammatizzare. Quel che è certo è che l’altra sera ha fatto arrabbiare tutti: compagni di squadra, allenatore, società, la maggior parte dei tifosi nonostante abbia segnato il rigore della discordia e regalato altri tre punti all’Udinese. Vedere Lucca che tiene in mano il pallone e non sente ragioni per mollarlo, malgrado il rigorista sia Florian Thauvin, è stato imbarazzante, per certi versi inspiegabile a questi livelli.

La società al momento non ha rilasciato dichiarazioni – venerdì a caldo hanno comunque parlato l’allenatore Runjaic e il vice capitano Jaka Bijol e non si sono sottratti all’argomento – e molto probabilmente la questione si risolverà con una maxi multa al giocatore disobbediente. Ma le cicatrici restano e sarà difficile medicarle. Così a fine stagione Lucca quasi certamente andrà via. Poteva farlo già a gennaio, c’era stato l’interesse di parecchi club (fra cui il Milan che poi ha virato su Gimenez), ma non se ne fece nulla. Aspettando tempi migliori. E chi sa se arriveranno offerte della stessa consistenza economica dopo le clamorose istantanee del Via del Mare. In estate Lucca è destinato a cambiare aria: sulle sue tracce, fra gli altri club, c’è anche la Juve. Che lo ha messo in lista assieme a Osimhen e tanti altri: quello di Lucca è un profilo monitorato da tempo dai bianconeri. La valutazione dell’Udinese è su per giù sui 30 milioni di euro per un giocatore che proprio grazie al rigore di Lecce ha già raggiunto la doppia cifra. 

Il tabellone: Inter, Bayer o Bayern se superi il Feyenoord. Super derby di Madrid e Liverpool-Psg

Benfica-Barcellona, Dortmund-Lilla e Psv-Arsenal e Bruges-Aston Villa completano il quadro: si gioca il 4-5 e 11-12 marzo

L’urna di Nyon dice bene all’Inter che pescando il Feyenoord agli ottavi di finale evita l’eventuale scontro con il Real Madrid nei quarti.

Ancelotti e i suoi Fab 4 in compenso daranno vita a un derby di fuoco contro l’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Chi passerà troverà la vincente tra Psv (giustiziere della Juve) ed Arsenal, mentre l’Inter se dovesse vendicare il Milan poi avrà una tra Bayern Monaco e Bayer Leverkusen in quello che si prospetta come un altro derby molto interessante.

Dalla parte dei nerazzurri ci sono anche Benfica-Barcellona e Dortmund-Lilla, quindi la squadra di Inzaghi in linea molto teorica ha evitato anche una possibile semifinale contro il Liverpool, abbinato invece al Psg in un’altra sfida che promette scintille. La vincente poi se la vedrà con una tra Aston Villa e Bruges, con i rimpianti che stavolta portano a Bergamo. L’andata degli ottavi si giocherà in casa di chi è passato dai playoff il 4 e 5 marzo, il ritorno a campi invertiti l’11 e 12 marzo. A breve verrà comunicato dall’Uefa anche il calendario esatto, che influenzerà anche anticipi e posticipi del campionato. Quarti in programma l’8-9 aprile e il 15-16 aprile (l’Inter avrebbe di nuovo il ritorno a San Siro). Le semifinali si giocheranno il 29-30 aprile, ritorno il 6-7 maggio. Finalissima a Monaco di Baviera il 31 maggio.

Sorteggio Champions: ecco perché l’Inter spera di trovare il Feyenoord e non il Psv

Domani alle 12 dall’urna di Nyon usciranno gli accoppiamenti degli ottavi. I nerazzurri sono l’unica italiana in corsa e pescheranno uno dei due club olandesi che hanno eliminato Juve e Milan, ma in ottica quarti.

Pericolo olandese per l’Inter, l’ultima italiana rimasta in corsa per la Champions. Addio Juve, Milan e Atalanta e niente derby, un’eventualità possibile se bianconeri o rossoneri fossero andati avanti. Pericolo olandese che non avremmo mai immaginato di sottolineare prima del sorteggio degli ottavi. Il Psv e il Feyenoord club da temere? E se ci fossero stati Real e Bayern? Ma così va questa Champions. 

Il Psv sconfitto dalla Juve nella prima giornata e poi nell’andata dei playoff. Il Feyenoord che aveva ceduto Gimenez al Milan e cambiato allenatore prima della sfida. Per non parlare del Bruges, ultimo delle qualificate, contro l’Atalanta dominante di Barcellona e Arsenal. Ex dominante. Quello dei playoff sembrava un grande sorteggio, è stato un disastro cosmico, tra dettagli non sempre fortunati e scelte sicuramente sbagliate dei tre tecnici. Con il nuovo regolamento del torneo, che prevede gabbie già definite, per l’Inter ci sono Psv e Feyenoord. Chi augurarsi? 

Visti i playoff, si direbbe che quelli di Rotterdam sono inferiori. Sicuramente è stato il Milan a perdere la qualificazione. Il Psv invece è cresciuto di partita in partita: la Juve gli ha dato una grande mano, con il solito atteggiamento di possesso conservativo e passivo. Infatti, quando i bianconeri hanno attaccato, la storia è cambiata, ma tardi. Domani sarà un sorteggio equilibrato, non c’è una veramente preferibile. Per l’Inter la lezione è chiara: lasciare l’iniziativa ai rivali sarebbe pericolosissimo. Inzaghi non dovrà ripetere gli errori di Conceiçao e Motta.

Inzaghi, come gestisci i diffidati? In tre a rischio in vista del Napoli

Con un eventuale giallo Bastoni, Barella e Mkhitaryan salterebbero la sfida scudetto del Maradona a marzo. Contro il Genoa è in bilico anche Thuram: pronto Taremi

Le spie sul cruscotto dell’Inter hanno i volti di Bastoni, Barella e Mkhitaryan. I tre diffidati in vista del match contro il Genoa di sabato sera. Gli basta un giallo per saltare la sfida scudetto contro il Napoli di inizio marzo. Per questo a casa Inter si riflette: uno dei tre, forse anche due, potrebbero riposare per precauzione in vista del Maradona.

Di solito Inzaghi non è uno che fa riposare i giocatori a rischio giallo, ma il Napoli impone riflessioni. Anche perché un filo di preoccupazione c’è: Carlos Augusto ha rimediato una contusione al polpaccio ed è considerato a rischio per il Genoa, quindi è difficile che riposi Bastoni. Lì davanti, invece, potrebbe giocare Taremi per la seconda partita di fila in campionato. Thuram, entrato nell’ultima mezz’ora contro la Juve, non ha ancora smaltito il dolore alla caviglia rimediato da una botta subita al Franchi, nel recupero contro la Fiorentina. Andranno fatte valutazioni. Il reparto più attenzionato è il centrocampo: Barella è sempre stato uno dei migliori anche nei momenti più difficili, mentre il calo di rendimento di Mkhitaryan è evidente. Fin qui l’armeno ha saltato solo quattro partite: due in campionato per problemi muscolari, una in Coppa Italia per turnover e l’ultima a Leverkusenin Champions. Difficile che Inzaghi se ne privi. Più probabile che lo sostituisca: nelle ultime cinque partite è sempre stato richiamato in panchina. Al suo posto, eventualmente, giocherebbe Zielinski, con Frattesi primo candidato a far rifiatare Barella come mezzala destra. L’azzurro vive una situazione particolare. Contro la Juventus non è entrato. Il suo futuro all’Inter sembra scritto: addio a giugno.

Progetto Inter, il borsino della rosa: chi resta, chi parte, quelli in bilico

Nerazzurri da svecchiare: Sommer, Bastoni e i senatori certi di rimanere, con Bisseck si può fare cassa, asta per Frattesi, mentre andranno sicuramente via.

A casa Inter c’è una lista con delle caselle ancora da spuntare. Alcune sono verdi, altre rosse, altre ancora vuote. Saranno riempite nei prossimi mesi. La linea Oaktree ha imposto lo svecchiamento della rosa più “anziana” della Serie A: 29 anni. Contro la Juve Inzaghi ha schierato la formazione più vecchia per età media mai scesa in campo nell’era dei 3 punti. C’è chi saluterà al 100% e chi è ancora in bilico. Altri sono ancora da valutare. 

Partiamo dalle certezze. Sommer, 37 anni il prossimo dicembre, andrà a scadenza di contratto nel 2026 e sarà ancora la guardia svizzera dell’Inter. In estate i piani alti hanno investito su Josep Martinez, preso dal Genoa per 15 milioni bonus compresi, ma fin qui ha giocato una sola partita contro l’Udinese. Il suo destino è da valutare, ma potrebbe essere il portiere del futuro. In difesa, invece, si ripartirà da Bastoni, da cui parte la costruzione dal basso, e da Dimarco. Sicuri di un posto nell’Inter 2025-25 anche Lautaro, Thuram e Barella – a meno di offerte irrinunciabili – e De Vrij, su cui sarà esercitata l’opzione per il rinnovo fino al 2026. Carlos Augusto invece, jolly difensivo, manterrà lo stesso ruolo anche la prossima stagione, così come Pavard e Dumfries, fresco di rinnovo fino al 2028.

Bisseck potrebbe essere usato per fare cassa. Nei mesi precedenti diverse squadre avevano bussato ai cancelli di Appiano con offerte da trenta milioni, ma sono state rispedite al mittente. Vedremo in estate. Occhio anche a Mkhitaryan, 36 anni. Tra i partenti al 100% ci sono Arnautovic e Correa, in scadenza a giugno, Asllani, Acerbi e Frattesi, rimasto in panchina con la Juve tutta la gara. In estate ci sarà un’asta. La Roma ha provato a prenderlo a gennaio, ma l’Inter fissato il prezzo: almeno 40 milioni. L’ultimo appunto è su Zalewski, il cui riscatto si aggira tra i 5 e i 7 milioni.

Il Milan scopre un titolare aggiunto: Jimenez. Ecco qual è il piano per non lasciarlo al Real

Alex migliore in campo contro il Verona… e se si tornasse indietro, entrerebbe in lista Champions. Il Milan può tenerlo oltre il 2026 allungando l’accordo col Madrid e alzando la cifra della recompra: prossimi mesi decisivi

L’idea di far passare inosservato Alex Jimenez, se mai c’è stata, è ufficialmente bocciata: Alex è troppo bravo e troppo visibile, con quei capelli di platino. Il Milan nel sabato sera contro il Verona ha capito che Jimenez è un giocatore da Milan e i suoi dirigenti dovranno giocare una gran partita diplomatica con il Real Madrid per provare a tenerlo a Milano.

Jimenez sabato sera ha giocato per la prima volta da terzino destro: il suo ruolo. È entrato all’intervallo e ha completamente cambiato i battiti del cuore del Milan: altro ritmo, altra intensità rispetto ai compagni. Alex e Rafa Leao, non per caso, sono stati i giocatori decisivi, nell’azione del gol – cucchiaio d’argento di Jimenez per creare il pericolo – e non solo. Sergio Conceiçao così ha una conferma: il suo Milan ha un titolare aggiunto, un dodicesimo di stile. Jimenez è stato titolare nelle due partite di Supercoppa a Riad, poi è diventato un’alternativa ma di sicuro dà una grande mano al Milan. Notevole per un ragazzo di vent’anni, il terzo 2005 per minuti in Serie A dopo Comuzzo e Yildiz. L’impatto si vede in campo e anche a Milanello, dove Jimenez ha dati fisici tra i migliori della squadra.

Il grande tema però, inutile girarci intorno, è il mercato. Il Milan la scorsa estate ha esercitato il diritto di riscatto per acquistare Jimenez dal Real ma il Madrid, come da accordo originale, può riprenderselo nell’estate 2025 per 9 milioni e nell’estate 2026 per 12 milioni. Pronostico facile: se le condizioni resteranno queste, lo farà. Jimenez ha già quel valore e grandi margini di crescita. Il Milan deve trovare una soluzione ma è quasi impensabile convincere il Real a perdere il controllo sul giocatore.

Noi freniamo, Spagna seconda: Italia, operazione controsorpasso per la quinta squadra in Champions

L’andata del playoff ha visto “retrocedere” la Serie A. Ma la lezione può servire ad Atalanta, Milan, Juve e Roma per tornare davanti

Operazione controsorpasso, per riprendersi la seconda posizione nel ranking Uefa e tornare ad accreditarsi per ottenere la quinta squadra nella prossima edizione della Champions League. L’andata dei playoff ha visto l’Italia retrocedere di un posto, passando in terza piazza perché i risultati della Spagna, che era la concorrente più vicina, sono stati nettamente migliori dei nostri. Nei prossimi giorni le italiane dovranno rifarsi. Convinzione, insegnamenti dell’andata, qualche giocatore di qualità che deve lasciare di più il segno: queste sono le doti richieste per la rimonta. E i torti arbitrali per una sera vanno dimenticati per non togliere serenità alla prestazione.

L’Atalanta sconfitta a Bruges per il rigore inventato dall’arbitro Meler e il Milan battuto a Rotterdam dal Feyenoord hanno inevitabilmente abbassato la quota. I punti sono due a vittoria, uno per pareggio, il tutto diviso per il numero delle partecipanti a inizio stagione: nel nostro caso, otto. Quindi il nostro incremento è stato di 0,375, dovuto alla vittoria della Juventus sul Psv e al pareggio della Roma in Europa League sul campo del Porto, anche questa gara rovinata dalle decisioni arbitrali. Le rappresentanti della Liga invece hanno infilato un tris con i successi del Real Madrid in casa del Manchester City (e fino al minuto 86 perdeva 2-1), della Real Sociedad in Danimarca contro il Midtjylland (2-1, Europa League) e del Betis in Belgio contro il Gent (3-0, Conference).

Tre pieni in trasferta con buone possibilità di essere ripetuti nel proprio stadio, nella settimana entrante. Sempre sulla carta, il Manchester City non fa differenza tra casa e trasferta, quindi al Bernabeu può succedere di tutto, anche se ora preoccupano le condizioni di Haaland, mentre non è detto che una squadra sconfitta pesantemente nel primo match, tipo il Gent, schieri la formazione migliore nel secondo incontro. Perché il ranking porta benefici alla nazione, ma ogni allenatore di club prima pensa alla sua situazione e non a salvare il coefficiente globale.

Juve-Inter è già iniziata: Motta fa gruppo, invita squadra e staff a cena e paga per tutti

La Juventus ha fame e ha cominciato il derby d’Italia a tavola, a due passi da un luogo storico del club: l’ex sede di Corso Galileo Ferraris, distante pochi minuti dal centro di Torino. Thiago Motta, guida della giovane Juve, dal primo giorno insiste sul concetto del “tutti insieme”. E tutti insieme i bianconeri si sono ritrovati a cena giovedì sera al Lève, il ristorante di proprietà dell’ex capitano Leonardo Bonucci. Serata voluta, organizzata e offerta da Motta, che ha “convocato” nel locale non solo i giocatori e lo staff tecnico (dal vice Hugeux al marine Colinet fino ai preparatori dei portieri Yovo e Lozano), ma anche i tanti professionisti che quotidianamente lavorano a contatto con il gruppo ma lontano dai riflettori. Dall’infaticabile Matteo Fabris, molto più che un team manager, ai medici e i fisioterapisti fino ai magazzinieri. Circa una quarantina di persone. Thiago capotavola e sempre più leader. “Debutto” a cena extra ritiro per Kolo Muani, Veiga e per gli ultimi colpi del mercato invernale. 

Motta abita abbastanza vicino al locale di Bonucci, ma a Torino viene descritto tutto Continassa e casa. Al campo dalla mattina presto al tardo pomeriggio. È raro vedere Thiago in giro o ad eventi mondani, se non quando viene raggiunto sotto la Mole dalla moglie e dalle figlie come in occasione delle Atp Finals. Giovedì ha fatto uno strappo alla regola. È la prima volta, infatti, che Motta porta il “gruppo squadra” a cena e probabilmente la scelta non è stata casuale. Un po’ allenatore e un po’ psicologo. Ci sono momenti in cui due risate e un po’ di leggerezza tra una portata di carne e una di pesce contano come una doppia seduta di allenamento. Tempismo perfetto, in mezzo al decisivo playoff di Champions contro il Psv – mercoledì il ritorno ad Eindhoven dopo il 2-1 di Torino – e soprattutto a ridosso della partita più sentita dal popolo bianconero. Quel derby d’Italia già cominciato martedì scorso sulle tribune dell’Allianz Stadium dopo il gol di McKennie contro gli olandesi. 

Rotterdam come Zagabria: approccio, errori, intensità, il Milan non ha imparato nulla

Nonostante l’aumento del tasso tecnico in rosa, i rossoneri hanno ripetuto la stessa prestazione priva di carattere. Tra errori individuali e giocatori smarriti da tempo

Irrimediabile. Ovvero qualcosa “per cui non vi è alcun rimedio giovevole”, recita la Treccani. A questo punto della stagione, il sospetto si sta drammaticamente trasformando in certezza: questo potrebbe essere l’aggettivo-simbolo del Milan edizione ’24-25. Passano i mesi, scorrono le partite, cambiano gli allenatori, ma la sostanza del Milan non cambia: il Diavolo regala sussulti illusori, magari importanti ma, di base, resta una squadra che non riesce a darsi un’anima. Il problema principale, quindi, risiede con tutta evidenza in alcuni giocatori. Alla dirigenza il compito, da fine maggio in poi, di proseguire il ricambio in rosa agevolando l’uscita di coloro che non hanno più stimoli.

Cos’è mancato a Rotterdam? Praticamente ciò che è mancato a Zagabria ed è una constatazione terribile perché significa che in due settimane il Milan in campo europeo non ha fatto progressi. Con buona pace delle bollicine sul mercato. E se in Croazia aveva mandato in discarica l’opportunità di qualificarsi direttamente agli ottavi, in Olanda li ha proprio messi a rischio. Per la cronaca, stiamo parlando di due avversarie oggettivamente inferiori ai rossoneri, ed è proprio per questo che il volume dell’allarme è alto. La sfida del De Kuip ha confermato qualcosa che dovrebbe ormai essere più che evidente: in Europa la qualità e la tecnica fini a se stesse non sono sufficienti, se non vengono accompagnate dall’atteggiamento mentale e fisico. L’attacco rossonero ieri era da libro dei sogni, eppure non è riuscito ad armarsi e ad essere armato. Il motivo è semplice: i piedi educati vanno accompagnati con l’intensità, comunque mancata a tutto il Milan. Da una squadra scivolata malamente nei playoff sarebbe stato normale attendersi l’approccio del Feyenoord. Azzannare il match, tenere ritmi alti, giocare in avanti. Qualcosa che deve necessariamente partire dalla testa e dare il comando alle gambe. E invece: atteggiamento scarico, duelli a senso unico. Cambiano i tecnici, restano i soliti problemi.

Inter, cento giorni dopo… Finalmente una settimana “libera” per Barella e compagni

Per la prima volta dallo scorso novembre i nerazzurri non avranno impegni di Champions, Coppa Italia o recuperi. Un’occasione in più per prepararsi al meglio in vista della Juve

Un paio di respiri in più in vista del big match contro la Juventus. L’Inter, rinfrancata dal successo di lunedì con la Fiorentina, è tornata a lavorare ad Appiano con un orizzonte più sereno: per la prima volta da novembre non ci sono turni infrasettimanali, partite di Champions, di Coppa Italia o recuperi. Sarà più “tranquilla”. Il numero dice tutto: sono passati quasi 100 giorni dall’ultima volta. Per la precisione, 98 (al giorno di Juventus-Inter, in programma domenica 16 febbraio). 

L’ultima volta in cui Inzaghi ha lavorato senza dover pensare ad altre partite è stata durante la sosta di novembre, ovviamente con molti giocatori impegnati con le nazionali. L’Inter ha giocato il 10 novembre contro il Napoli e poi è tornata in campo il 23 a Verona, rifilando 5 reti all’Hellas. Da lì un poi c’è stata una lunga scia di impegni: 10 partite di campionato, quattro di Champions, una di Coppa Italia e due di Supercoppa Italiana. Nel mezzo, infine, anche il recupero contro la Fiorentina – giocato lunedì – e quello contro il Bologna dovuto allo slittamento post Supercoppa (15 gennaio, 2-2 a San Siro). Neanche l’ultima settimana ha dato tregua a Inzaghi: dopo il derby del 2 febbraio, infatti, i nerazzurri hanno recuperato la sfida con la Fiorentina e poi hanno giocato di nuovo contro la Viola a San Siro. Dopo i bianconeri Inzaghi avrà un’altra settimana piena prima di incrociare il Genoa (22/2 a San Siro).