Contestazioni e code polemiche: quando la lotta salvezza diventa un caso

Da Milan-Reggiana nel 1994 a Inter-Sassuolo, la lotta per non retrocedere scotta da sempre: in Napoli-Genoa nacque un gemellaggio

Una squadra che si salva aggrappandosi alla fune di una big quasi in vacanza. È successo in passato e probabilmente succederà in futuro, perché quando non hai più nulla da chiedere alla stagione e magari dai spazio alle riserve, è fatale che ci possa essere il risultato a sorpresa. Come è accaduto in Sassuolo-Inter: la vittoria dei neroverdi ha fatto storcere il naso a qualche squadra che lotta per non retrocedere perché i nerazzurri, reduci dai festeggiamenti per la seconda stella, non hanno offerto una prova all’altezza delle precedenti. Le variabili del calendario sono infinite e così chi tra le pericolanti si trova davanti una grande nelle ultime giornate può essere avvantaggiato. Le partite che hanno scatenato polemiche, in questo senso, sono state tante. 

Uno dei casi più eclatanti degli ultimi anni è del 1994. È l’1 maggio, giorno triste per la morte di Senna, e a San Siro giocano Milan-Reggiana. I rossoneri di Fabio Capello hanno festeggiato il terzo scudetto di fila e all’orizzonte hanno la finale di Champions contro il Barcellona di Romario e Stoichkov che poi asfalteranno (4-0) ad Atene. Il Milan scende in cambio con tante riserve e i granata di Pippo Marchioro si prendono i tre punti grazie a un diagonale di Massimiliano Esposito, giovane napoletano catapultato dalla C2 alla Serie A: in B ci va così il Piacenza tutto italiano di Gigi Cagni, che era presente a San Siro. Facile immaginare lo stato d’animo con cui ha lasciato il Meazza: il suo Piacenza aveva giocato due giorni prima pareggiando 0-0 contro il Parma, impegnato qualche giorno dopo nella finale di Coppa delle Coppe. 

Leao fischiato e senza offerte. Deve rilanciarsi con il Milan

Il calo e la clausola da 175 milioni allontanano i grandi club: tra i big del Milan, Rafa ha più chance di restare

Il silenzio fa rumore, come ha scritto la curva Sud sullo striscione esposto a San Siro durante la contestazione dell’altro pomeriggio, ma fanno rumore anche i fischi: Rafa Leao ne ha ricevuti parecchi quando Pioli lo ha richiamato in panchina dopo la brutta prestazione con il Genoa e la cosa sta diventando una scomoda abitudine. Era già successo col Sassuolo a fine anno e poi con la Roma ad aprile, ma in quelle occasioni erano stati proprio gli ultras a coprire i fischi del pubblico, cantando per Rafa: domenica no, il silenzio della curva in sciopero ha amplificato tutto. Il silenzio dello stesso Leao, mentre usciva avviandosi direttamente negli spogliatoi, ha completato il quadro e suggerisce una domanda: ora che la sua stagione più complicata al Milan sta per chiudersi, che cosa succederà? 

Negli anni passati Leao non ha surfato solo in campo: il Chelsea ci aveva provato a più riprese, si era fatto avanti il Real ma Rafa aveva scelto il Milan. Rinnovo fino al 2028, con stipendio e clausola da top player: è lui il più pagato in rosa (7 milioni a stagione) e per acquistarlo servono 175 milioni. Dopo le onde alte, però, il mare si è appiattito. Le vecchie pretendenti si sono defilate, mentre il Psg al momento non sembra intenzionato ad affondare il colpo: difficile immaginare oggi che al Milan possano arrivare offerte folli per il suo numero 10. Specialmente alla luce del rendimento di questa annata: i gol stagionali, 13, sono in linea col passato – 16 reti nel 2022-23, 14 nel 2021-22 – ma Leao è mancato troppe volte nelle partite chiave, evidenziando i soliti limiti di continuità. Ed ecco servito il paradosso: tra i big rossoneri, Rafa è quello con più chance di restare. 

Allegri perde Danilo, finale di Coppa Italia a rischio

All’indomani del pareggio a Roma, il capitano della Juventus si ferma per una lesione miotendinea di basso grado del bicipite femorale. Niente Salernitana, obiettivo l’Atalanta tra poco più di una settimana

Brutte notizie per la Juve: si ferma Danilo, a causa di una lesione miotendinea di basso grado del bicipite femorale della coscia sinistra. Il capitano bianconero ha già cominciato l’iter riabilitativo, dopo aver riferito del fastidio nell’immediato post gara di Roma: non ci sarà sicuramente nel prossimo match con la Salernitana, in programma all’Allianz Stadium, ma proverà a rimettersi a disposizione di Allegri per la finale di Coppa Italia del 15 maggio.

Allegri nel frattempo dovrà trovare una soluzione alternativa, provando a capire prima di tutto su chi potrà contare per il prossimo match: Alex Sandro, fuori dai convocati per l’ultima trasferta a seguito di un sovraccarico al soleo della gamba destra, dovrebbe tornare in gruppo. E nel caso in cui giocasse, il brasiliano andrebbe a raggiungere Nedved in testa alla speciale classifica degli stranieri con più presenze nella storia della Juve. In alternativa, potrebbe toccare a Rugani o eventualmente a De Sciglio, specie se venisse proposta la linea difensiva a quattro e non a tre. In realtà ci sarebbe anche Djalò, che però fino a questo momento non è stato utilizzato e, dunque, non ha neanche fatto il debutto in maglia bianconera.

Il Cagliari scappa con Mina, poi resta in 10: il Lecce rimonta e sfiora la vittoria

Sardi avanti con il difensore colombiano, ma l’espulsione di Gaetano complica tutto. Nella ripresa i pugliesi crescono, pareggiano con Krstovic e nel finale colpiscono due legni con Baschirotto e Sansone

Una battaglia. Che non ha vincitori, ma otto ammoniti e un espulso. Tra Cagliari e Lecce finisce 1-1. E’ il punto che dovrebbe mettere definitivamente al sicuro la squadra salentina di Luca Gotti, e che, invece, costringe il Cagliari a soffrire maledettamente fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata come aveva largamente preventivato il suo maestro Claudio Ranieri. Per come si è messa la partita al 44’ del primo tempo con la sciagurata espulsione di Gaetano (entrata col piede a martello su Ramadani) i rossoblù si salvano e salvano il pari. Perché, per loro fortuna, erano andati in vantaggio con Jerry Mina. Ma il Lecce non molla mai, Gotti mette tutti gli uomini offensivi a disposizione e nella seconda parte della ripresa parte l’assalto che porta prima al pareggio di Krstovic (settimo gol) e poi al vicinissimo al successo, con due pali colpiti e almeno due miracoli del portiere cagliaritano Scuffet.

Prima del via il presidente del Cagliari Tommaso Giulini premia Daniele Dessena, nove stagioni in rossoblù con 206 presenze che ha appena chiuso col calcio a Olbia, fino a poco tempo club in sinergia con il Cagliari. I rossoblù entrano in campo con una maglia molto molto particolare, sul beige, dedicata a “Sa Die de Sa Sardigna”, la giornata del popolo sardo. Il Lecce gioca in rosso. Le tifoserie si vogliono bene. Lo spicchio occupato dai 415 leccesi è rumoroso.

Oltre a Zielinski e Taremi, servono altri rinforzi per il 2024-25

In vista di una stagione che sarà ancora più lunga complice la nuova Champions e il Mondiale per club, Inzaghi ha bisogno di allargare la rosa. Sanchez, Klaassen e Cuadrado ai saluti, crescono i dubbi su Dumfries

Una partita di fine stagione, con lo scudetto già in tasca, che arriva dopo i festeggiamenti di domenica e dopo una settimana di allenamenti così così, non è il massimo per giudicare i giocatori che sono stati meno utilizzati nella stagione. Premessa obbligatoria e doverosa. Detto questo, è però innegabile che al Mapei Stadium, con quasi tutti i titolari in panchina, l’Inter non è stata neppure lontana parente della squadra feroce che in campionato prima di ieri aveva perso un solo incontro, peraltro proprio contro il Sassuolo. In attacco Sanchez e Arnautovic hanno steccato, confermando che oltre a Taremi, serve un’altra punta che dia garanzie in un’annata caratterizzata dalla super Champions e dal Mondiale per club, tra giugno e luglio.

Il cileno ha già le valigie in mano, ma anche la conferma dell’austriaco, che ha avuto un doppio infortunio, non ha mai trovato la migliore condizione e ha compiuto trentacinque anni due settimane fa, sarà oggetto di riflessioni. Soprattutto se la dirigenza porterà avanti il progetto, annunciato dal d.s. Ausilio, di avere in rosa quattro attaccanti anche la prossima stagione.

Basterebbero infatti Lautaro, Thuram, Taremi e Arnautovic per puntare allo scudetto bis (obiettivo già annunciato da Marotta) e a fare più strada in Europa rispetto agli ottavi raggiunti quest’anno? Un bell’interrogativo. La verità è che Gudmundsson servirebbe moltissimo perché ha le caratteristiche che a Inzaghi mancano. All’inizio ufficiale del mercato, però, mancano quasi due mesi e alla fine… addirittura quattro. Possono venir fuori tante occasioni al netto di un investimento sul giovane francese Ilenikhena che come attaccante piace parecchio per il presente e soprattutto per il futuro.   

Inter, solo Acerbi è out: Inzaghi pensa a 4-5 cambi, Dumfries e Frattesi sperano in una maglia

L’allenatore nerazzurro recupera Dimarco per la partita con il Sassuolo e medita occasioni anche per Asllani e Bisseck: pronte rotazioni misurate in ogni reparto

Ora, cambiare si può. Dopo i giorni di festa spalmati su due settimane, prima per l’aritmetica e poi per il corteo con il bus scoperto, l’Inter si avvicina alle ultime quattro partite di campionato. È vero, ci sono diversi record da inseguire sia a livello collettivo che individuale, però i 360 minuti finali di Serie A lasciano anche sperare le seconde linee e i più giovani in un pizzico di spazio in più per accumulare esperienza e soddisfazioni. I nerazzurri giocheranno domani sera alle 20.45 in casa del Sassuolo e Simone Inzaghi è orientato a ruotare i suoi calciatori senza esagerare, come da tradizione e anche per rispetto degli avversari: probabili quattro o cinque cambiamenti in confronto alla formazione tipo, spalmati su tutti i reparti.

In un mosaico che è ancora da comporre e che l’allenatore svelerà alla squadra domani – niente ritiro alla Pinetina -, ci sono alcuni giocatori che sembrano più fiduciosi di un’opportunità dal primo minuto. Due di questi sono nel trio di centrocampo, con Kristjan Asllani pronto in regia e Davide Frattesi come mezzala destra, da capire se a sinistra ci sarà Nicolò Barella o Henrikh Mkhitaryan. Allo stesso modo sulla fascia destra dovrebbe riposare Matteo Darmian in favore di un Denzel Dumfries di rientro dalla squalifica, mentre a sinistra Federico Dimarco si è ristabilito dopo il risentimento muscolare che gli ha fatto saltare il Torino. Con Francesco Acerbi ancora alle prese con la pubalgia, in mezzo alla difesa conferma per Stefan De Vrij, mentre al suo fianco riposerà uno tra Benjamin Pavard e Alessandro Bastoni: spera Yann Bisseck a destra.

Zirkzee-Juve, il retroscena: il Bayern lo propose ai bianconeri nell’affare De Ligt

Nell’ambito della cessione dell’olandese l’attaccante venne offerto, ma in quel momento il club juventino aveva esigenze diverse. Ora Giuntoli ci riprova

Era l’estate del 2022. Quella degli acquisti di Bremer e Kostic, dei prestiti di Milik e Paredes e degli arrivi a zero di Pogba e Di Maria. Dopo aver preso Vlahovic dalla Fiorentina nel gennaio precedente, oltre a Gatti e Zakaria (quest’ultimo bocciato). La Juve si ritrovò a trattare la cessione di De Ligt col Bayern Monaco: e lì, nella discussione animata tra la vecchia dirigenza e Salihamidzic (uomo mercato del club bavarese) venne fuori anche il nome di Joshua Zirkzee. L’olandese aveva giocato una buona stagione all’Anderlecht (siglando 15 reti in 32 partite) ma nella stagione precedente, al Parma, non aveva impressionato un granché. Per la Juve, che cominciava già a fare attenzione ai costi, sarebbe stata più che altro una scommessa: nel momento in cui si cercavano più certezze, vista l’esigenza di sostituire un calciatore importante come Chiesa (alle prese con l’infortunio). 

Il Bologna prese Zirkzee il 30 agosto per 8 milioni e mezzo (Kostic costò 12 più 3 di bonus) ma riconoscendo al Bayern Monaco una clausola di acquisto da 40 milioni o il diritto di pareggiare qualsiasi altra offerta superiore, oltre al 40% sulla futura plusvalenza. Un’operazione con principi che difficilmente sarebbero stati assorbiti in quel periodo dall’ambiente juventino, che richiedeva a gran voce rinforzi per tornare a vincere lo scudetto. Il nome dell’attaccante ora è tornato di tendenza alla Continassa: con una nuova squadra mercato alla Juve ma anche una percezione ben diversa sull’olandese, che era stato preso dalla società emiliana per fare la sotto punta ad Arnautovic (nel 4-2-3-1) e dall’estate scorsa si è invece ritrovato a dover fare anche il centravanti. Giuntoli lo immagina nella sua posizione originale: a supporto di Vlahiovic, per un nuovo attacco di prima fascia.

Inter, in attacco si cambia: via Sanchez, Arnautovic resta, arriva Taremi. E poi tutto su Zirkzee

L’obiettivo di Marotta per ampliare le opzioni offensive di Inzaghi è il centravanti del Bologna: come può arrivare

C’è una frase che vale come manifesto programmatico dell’Inter. E che ha un sapore speciale, perché rafforza la festa, dà l’idea di quello che ha in testa il club di Zhang. “Questo ciclo non è neanche arrivato a metà”: parola di Beppe Marotta. C’è già voglia di rilanciare. Come il giocatore che al casino fa il pieno alla roulette ed è ancora lì, a puntare, a giocare, a ragionare.

L’Inter di domani è stata già impostata, con gli acquisti da tempo definiti di Taremi e Zielinski. Ma non è finita qui. Perché la società ha voglia di inserire in organico un grande attaccante. E Marotta in pratica conferma l’obiettivo di regalare a Inzaghi un organico più ampio: “Un’altra punta? La prossima stagione ci saranno tantissime partite e tante competizioni, tra cui il Mondiale per club. La rosa deve essere puntellata al meglio, dobbiamo fare sempre i conti con la sostenibilità. Faremo un mercato creativo”.

Creatività, evidentemente, vuol dire saper fare di necessità virtù. E quindi essere aperti anche all’idea di cedere qualche protagonista. Marotta ha chiarito: “Vogliamo confermare tutti, nessuno ci ha manifestato l’intenzione di andare via, non ci sono partenze in programma”. Ma poi ha anche precisato: “Ausilio e Baccin devono avere alternative a eventuali partenze, in passato abbiamo dimostrato di saperlo fare, in fondo questo scudetto è arrivato dopo aver cambiato 12 giocatori. Spesso quando vendi un giocatore passi per quello che vuole smobilitare, ma siamo forti a prescindere”.

Calhanoglu fa partire la festa scudetto: due gol nella ripresa e l’Inter batte anche il Torino

A San Siro i granata se la giocano fino all’espulsione (troppo severa) di Tameze, poi il centrocampista decide il match con una doppietta

L’Inter campione d’Italia batte anche il Torino e nel giorno della festa scudetto tiene vivo sia l’obiettivo di superare i 97 punti conquistati da Mancini nel 2006-07 sia quello di superare quota 100. La vittoria è non di quelle facili per gli uomini di Inzaghi che nel primo tempo soffrono i granata e passano solo nella ripresa, dopo il rosso a Tameze: è a quel punto che la marea nerazzurra diventa incontenibile e Calhanoglu firma la doppietta decisiva, con tutto San Siro che canta per il turco.

Per l’Inter gara numero 42 con almeno un gol e record della Juventus distante solo due incontri, ma è anche il ventesimo clean sheet della stagione: anche in questo caso c’è aria di record in un campionato che si sta trasformando in una lunga passerella per Lautaro e compagni. Il Torino, invece, venerdì in casa contro il Bologna avrà l’occasione per rientrare in zona Europa: non vince da quattro incontri e non segna da tre. Contro la formazione di Thiago Motta serve un’impresa.

Inzaghi schiera i titolarissimi a eccezione degli infortunati Acerbi e Dimarco, sostituiti rispettivamente da De Vrij e Carlos Augusto, mentre Juric risponde con la difesa a quattro e Zapata unica punta. Il primo tiro è di Rodriguez, con Sommer che para; risponde Thuram con uno slalom concluso con una botta fuori bersaglio. Ricci fa l’incursore alle spalle del colombiano ex Atalanta, Lazaro sta alto a sinistra e Vlasic ha facoltà di movimento, ma si allarga soprattutto a destra disegnando in fase di possesso un 4-2-3-1 che punge: il Torino dimostra di avere voglia e di non essere alla festa dell’Inter per fare da sparring partner. Zapata scalda ancora i guantoni di Sommer che respinge e, a livello di occasioni, l’inizio è più granata che nerazzurro anche perché il numero 91 di testa, dopo il quarto d’ora, manda di poco a lato, con il portiere svizzero fuori causa.

Koopmeiners aspetta la Juve, con la Premier sullo sfondo. E intanto Allegri studia come fermarlo

L’ultimo atto della Coppa Italia vedrà fronteggiarsi la squadra di Allegri e l’Atalanta dell’olandese, poi però entrerà nel vivo la trattativa

Prima di ritrovarsi attorno al tavolo di una trattativa annunciata, la Juve e Koopmeiners si contenderanno l’ultimo trofeo della stagione: con le stesse ambizioni di vincerlo. La Coppa Italia consentirebbe ai bianconeri di interrompere il digiuno di trofei nelle ultime due stagioni, l’Atalanta in realtà è ancora in corsa pure in Europa League e potrebbe chiudere in bellezza l’ennesima stagione esaltante. Subito dopo, il centrocampista olandese e gli uomini della Continassa si ritroveranno allo stesso tavolo per un’intesa che dovrebbe materializzare il primo colpo dell’estate juventina: a conti fatti, probabilmente anche l’unico investimento importante. 

Koopmeiners è in cima alla lista di Giuntoli da diversi mesi, senza una reale alternativa per la sintesi delle qualità che sta cercando la Juve. Il dirigente si è mosso in tempo e avrebbe anche scalato in fretta le gerarchie di gradimento del calciatore: ci sono, infatti, anche club della Premier League, ma tutto lascia presagire il matrimonio tra Koopmeiners e la Juve, su spinta del diretto interessato. Non sarebbe solo una questione economica, a quanto pare: seppur la Juve dovrà accontentare le pretese dell’Atalanta, che avanza una richiesta attorno ai 40-45 milioni. Pare il calciatore veda nella Juve la tappa giusta per il suo percorso di crescita, tenendo una finestra aperta sulla Premier League per il futuro. 

Per la Juve l’operazione da intavolare sarà una questione estiva, sul campo bisognerà invece badare a Koopmeiners in finale di Coppa Italia: e sarà evidentemente l’osservato speciale all’Olimpico, il prossimo 15 maggio, dal momento che l’olandese è l’uomo più pericoloso dell’Atalanta. Nelle ultime occasioni, il tentativo bianconero di arginare Koopmeiners è andato male: stavolta non ci sarà Locatelli, squalificato come Scamacca, e bisognerà trovare una soluzione differente. Allegri potrebbe affidare l’olandese a un duello con Rabiot: il centrocampista dell’Atalanta, tra l’altro, potrebbe prenderne l’eredità il prossimo anno, o giocarci insieme. La sfida avrebbe contorni interessanti, ma è ancora tutta da studiare.