Finalissima 2022, Italia-Argentina 0-3

L’Argentina batte 3-0 l’Italia a Wembley e conquista la Finalissima 2022. I campioni del Sudamerica sbloccano il match al 28′ con una zampata di Lautaro Martinez e trovano il raddoppio poco prima dell’intervallo con un guizzo di Di Maria. Nella ripresa gli Azzurri si innervosiscono parecchio e spariscono dal campo. Donnarumma li tiene a galla con le sue parate, ma in pieno recupero arriva anche il tris siglato da Dybala.

Un’Italia spenta e incerottata crolla sotto i colpi di una squadra nettamente più brillante e, soprattutto, capace di esprimere una qualità di gran lunga superiore a quella degli Azzurri. Chiellini e compagni ci provano, almeno in avvio, ma pagano l’enorme gap tecnico, e finiscono storditi dalle giocate dei fuoriclasse avversari. La seconda metà di gara è uno show albiceleste e un festival del nervosismo azzurro. Il risultato finale è lo specchio di una gara davvero a senso unico.

A inizio ripresa Mancini tiene nello spogliatoio Belotti, Bernardeschi e Chiellini, inserendo Scamacca, Locatelli e Lazzari. Il gioco della Nazionale continua a mancare di strappi e di inventiva, dopo 10′ Bonucci e Donnarumma rischiano anche un clamoroso pasticcio, con il portiere del Psg che salva sulla riga il retropassaggio del bianconero. L’estremo difensore deve poi superarsi due volte su altrettante conclusioni di uno scatenato Di Maria e a successivamente ringrazia Lo Celso per una conclusione sbilenca da ottima posizione. L’Italia è completamente nel pallone, non riesce più a superare la propria metà campo e il match si trasforma in una sorta di tiro al bersaglio verso la porta di Donnarumma, che ingaggia (e vince) un duello col compagno di squadra Messi. All’ultimo minuto, però, il neo entrato Dybala punisce l’ex Milan con un sinistro chirurgico dal limite, che chiude una partita senza storia.

Argentina, Scaloni: “L’Italia non meritava di non andare al Mondiale”

Il tecnico dell’Alboceleste alla vigilia della ‘Finalissima con gli Azzurri: “Juve su Di Maria? Nel suo ruolo ancora tra i migliori al mondo”

“L’Italia non meritava di non andare al Mondiale, resta pur sempre campione d’Europa, una grande squadra”. Il ct dell’Argentina, Lionel Scaloni, elogia il lavoro di Roberto Mancini nonostante la mancata qualificazione alla Coppa del Mondo in Qatar. “Ci sono partite in cui il pallone non vuole entrare in porta, ed è così che si perdono le partite. Ma Mancini ha svolto un grande lavoro, restituendo una precisa identità di gioco all’Italia dopo tanti anni. Non penso che adesso farà una rivoluzione, piuttosto cambierà gradualmente come d’altronde abbiamo fatto noi: capita a tutte le nazionali prima o poi dover cambiare. Ora potrà ricominciare da capo”. Scaloni ha anche escluso che le voci di mercato possano distrarre Paulo Dybala: “Sono situazioni alle quali siamo passati tutti – le parole del Ct dell’Albiceleste -. L’importante è che i calciatori scelgano con la loro testa e poi giochino. Sono professionisti e sanno come gestire determinate situazioni”.

A proposito di mercato, il ct argentino ha parlato anche di Angel Di Maria, da tempo nel mirino della Juve: “Se la Juve sta cercando un’ala è tra i migliori al mondo, sicuramente ha ancora qualcosa da dare al calcio mondiale”. “Lautaro è il nostro attaccante di sempre, lui sente la fiducia di tutti noi, dei suoi compagni e siamo contenti di lui – ha aggiunto – Tornando a Dybala, è un giocatore e un ragazzo straordinario. Con noi non ha giocato quanto volevamo, ma speriamo sarà una buona scelta per noi per il futuro”.

Poi si torna sulla ‘Finalissima’: “Mi piacerebbe vincere, è un trofeo e quindi un titolo. L’obiettivo da qui a novembre è andare avanti sulla linea di gioco fin qui tracciata. Giocare con questa maglia vuol dire giocare tutte le gare allo stesso modo e andare avanti col cammino tracciato”.

Cessione Milan, Cardinale torna in Italia. Passaggio imminente: già oggi può diventare ufficiale

Dopo aver festeggiato (in piazza) lo scudetto, il numero uno di RedBird è a Milano: è arrivato il momento del signing. Poi, subito a colloquio con Maldini.

Ha festeggiato in piazza anche lui, come un tifoso qualsiasi. Insomma, quasi. Perché quest’uomo con la polo blu che alza il pollice della mano destra, è la persona che gestirà direttamente il mondo rossonero che si agita alle sue spalle. Gerry Cardinale, numero uno di RedBird Capital, sta per iniziare ufficialmente la sua avventura alla guida del Milan. Dopo aver sorpassato Investcorp – per certi versi a sorpresa dal momento che il fondo del Bahrain pareva a un passo dal chiudere l’accordo –, adesso è ora di insediarsi e pianificare. 

La strada verso il terzo passaggio di mano del club rossonero negli ultimi cinque anni è dunque tracciata. Ultimissimo lifting a cura degli uffici legali e poi tutto sarà ufficiale lungo l’iter che porterà al closing vero e proprio (ovvero al passaggio delle quote azionarie) con tempistiche più dilatate. Un paio di mesi, come minimo. Se non di più. Non appena il preliminare di compravendita sarà autografato – ricordiamo che il fondo Elliott resterà nel capitale azionario come socio di minoranza –, Cardinale passerà immediatamente al primo punto della sua agenda: il faldone Maldini. Bubbone, più che faldone, considerate le parole rilasciate pochi giorni fa dal d.t. rossonero alla Gazzetta. Maldini esige chiarezza e un colloquio faccia a faccia, ed è ciò che avrà. Resta però da capire se ciò che gli prospetterà Cardinale, lo convincerà. Paolo chiede un progetto importante, teso e migliorare la rosa e a diminuire la forbice con le big europee. RedBird, dal canto suo, non intende derogare dalla gestione virtuosa mandata felicemente a regime da Elliott, e quindi occorrerà franchezza e disponibilità da entrambe le parti. La sensazione è che alla fine si troverà un punto di incontro, ma è evidente come l’appuntamento tra l’uomo forte di RedBird e l’uomo forte del mercato rossonero sia piuttosto delicato. Dopo di che, se da quella stanza uscirà la fumata bianca, si passerà alla fase operativa del mercato. E questa sarebbe evidentemente la notizia migliore di tutte.

Udinese, scelto Sottil: si lavora per liberarlo dall’Ascoli

Ibianconeri hanno scelto l’allenatore che nell’ultima stagione ha guidato l’Ascoli ai play-off di Serie B: si lavora per liberarlo dal contratto che lo lega fino al 2023 al club marchigiano.

Dopo aver ufficializzato la separazione con Gabriele Cioffi (che proseguirà la sua carriera all’Hellas Verona), l’Udinese ha deciso l’allenatore per la prossima stagione. La scelta, infatti, è ricaduta su Andrea Sottil, reduce da un’ottima stagione in Serie B alla guida dell’Ascoli, conclusasi con il sesto posto in classifica e l’eliminazione al primo turno play-off con il Benevento. Il club bianconero ha deciso di puntare su di lui, scegliendolo in una rosa di nomi che comprendeva, tra gli altri, anche Pippo Inzaghi e Paolo Zanetti. Ora Sottil dovrà liberarsi dal contratto che lo lega all’Ascoli fino al 30 giugno 2023, successivamente potrà quindi firmare con l’Udinese per vivere la sua prima stagione da allenatore in Serie A.

La trattativa con l’Ascoli.Se i friulani hanno così scelto la guida per la prossima stagione, dall’altro lato c’è una società abbastanza infastidita da quanto accaduto negli ultimi giorni. L’Ascoli, infatti, non avrebbe gradito l’approccio tra l’Udinese e Sottil, allenatore ancora sotto contratto con il club marchigiano. Ora le parti sono al lavoro per risolvere diplomaticamente la questione, per permettere così alla trattativa di andare definitivamente in porto. Il dialogo è aperto per trovare una soluzione che liberi Sottil dall’Ascoli per poi firmare con l’Udinese, da capire se nel caso i friulani verseranno un indennizzo o se si troverà un accordo differente con la cessione in prestito di qualche giocatore.  

Lautaro: “Italia di alto livello. Dybala? Spero giochi dove è a suo agio”

L’attaccante dal ritiro dell’Argentina a Bilbao: “Con gli Azzurri test importante. Non ho parlato con Paulo del suo futuro”. Intanto Correa pubblica una foto con la Joya…

Lautaro Martinez e Paulo Dybala stanno condividendo il ritiro dell’Argentina a Bilbao, ma gli sviluppi suggeriscono che i due possano finire per condividere gli allenamenti anche ad Appiano Gentile, all’Inter. Proprio dalla Spagna arrivano le parole del Toro, intervistato da Tyc Sports sul momento dell’Albiceleste. Tra le varie domande, non sono mancate quelle sulla Joya.

L’AUSPICIO— L’attaccante dell’Inter in realtà ha cercato di schivare le provocazioni di mercato, sottolineando però quanto si auguri il meglio per Dybala: “Abbiamo parlato di tante cose, ma senza toccare l’argomento del suo futuro. Deciderà quando queste partite saranno finite. È un giocatore con qualità e personalità e spero che giochi dove si sente più a suo agio, dove è felice”.

L’ITALIA—Tornando sulla nazionale, l’Argentina è attesa l’1 giugno a Wembley per affrontare l’Italia, su cui Lautaro si è espresso con rispetto nonostante il pasticcio contro la Macedonia del Nord: “Sarà una partita importante per noi per quello che significa la nostra avversaria, al di là del fatto che è stato esclusa dal Mondiale. Conosciamo le loro caratteristiche e i loro giocatori, sono una rivale di alto livello. Ci aspetta un test molto importante per vedere a che punto siamo”. Il Toro non nasconde infine una certa emozione per il primo Mondiale della sua vita, Qatar 2022: “Sono un po’ ansioso, è un sogno che ho fin dall’infanzia. Con la mia famiglia parlo costantemente di questo, loro sono tutti appassionati di calcio. Speriamo di poter lasciare un buon ricordo”.

FUTURI COMPAGNI?—A metà pomeriggio, invece, Joaquin Correa ha pubblicato una storia su Instagram con una fotografia in compagnia proprio di Dybala. Certo, sono entrambi convocati dall’Albiceleste, ma la sensazione che quest’intesa possa superare i confini della nazionale è piuttosto netta.

L’Inter ha in mano Mkhitaryan, ma la Roma può rilanciare…

Il centrocampista armeno in scadenza ha trovato l’intesa con i nerazzurri: c’è fiducia, ma ci sono ancora i margini per una controfferta giallorossa. Si decide in tempi brevi

Henrikh Mkhitaryan sta vivendo tutto lo spettro delle umane emozioni: la delusione per l’infortunio che gli ha tolto la finale di Conference sul più bello, la gioia per l’ennesimo trofeo della carriera, lo stupore per la marea gialla e rossa attorno al pullman su cui ballava ieri, ma pure l’attesa per la nuova vita che potrebbe iniziare lontano dalla Capitale.L’Inter sì è quindi infilata nel giusto intervallo temporale e, di fatto, ha trovato un’intesa che accontenta le pretese del giocatore: si ragiona attorno ai quattro milioni per due stagioni, con bonus abbastanza facili che potrebbero pure far lievitare più su lo stipendio. La palla passa adesso a Mkhitaryan, unico arbitro del suo destino. 

Nonostante ci sia sempre il rischio che l’armeno cambi idea, soprattutto ieri in casa nerazzurra è cresciuta la fiducia sul lieto fine. Pare che la possibilità di giocare la Champions possa orientare la decisione, ma ha un valore anche il progetto tattico che Inzaghi gli ritaglierebbe addosso.Di certo, qualunque sarà la decisione prossima, l’armeno vuole dimostrare di valere ancora il calcio di alta fascia e pazienza per gli ultimi guai di salute: non giocava dal 28 aprile, dall’andata della semifinale col Leicester, per una lesione di secondo grado al flessore della coscia destra e aveva accelerato pur di esserci a Tirana. Evidentemente troppo, visto il nuovo infortunio. Qualche burlone su Wikipedia lo ha già dichiarato «calciatore dell’Inter», ma per ora Mikhitaryan è solo un talento sospeso tra due pianeti diversi. È molto vicino al nerazzurro, ma non troppo lontano dal giallorosso.

Roma, Mourinho in lacrime: “Abbiamo scritto la storia, voglio restare qui”

Un commosso José Mourinho fatica a parlare dopo la finale di Conference vinta contro il Feyenoord: “Mi sento romanista al 100%, oggi non era lavoro ma si doveva scrivere la storia. Vincere a Roma è speciale”. Sul futuro: “Io rimango, voglio rimanere, dobbiamo vedere cosa vuole fare la proprietà ma qui si può dare seguito a un progetto. Sono felice per la gente romanista, è come una famiglia”

Lacrime sincere a fine gara per José Mourinho, primo campione della Conference League con la sua Roma che ha battuto, nella finale di Tirana, il Feyenoord 1-0. L’allenatore giallorosso fatica a parlare nell’intervista post-gara: “Ci sono tante cose che passano nella mia testa in questo momento. Sono a Roma da undici mesi e ho capito fin da subito dove mi trovavo. Come ho detto ai ragazzi, a Torino abbiamo fatto quello che dovevamo qualificandoci all’Europa League, abbiamo fatto il nostro lavoro – dice – Oggi non era lavoro, oggi era storia e l’abbiamo scritta”. Dopo la Champions vinta con l’Inter, Mourinho ha restituito dignità al calcio italiano a livello di club riportando in Italia un trofeo europeo 12 anni dopo

Un successo che rimarrà per sempre nella storia della Roma: “Rimane nella storia della Roma ma anche nella mia, ne sono cinque, solo io, Sir Alex e mister Trapattoni abbiamo vinto tre trofei europei diversi – dice ancora – Questo mi fa sentire un po’ vecchio, però è una cosa bella anche per la mia carriera, adesso me ne vado in vacanza a sedermi in spiaggia davanti a casa mia a ripensare tutto questo”. Un trofeo che ha un sapore speciale: “La cosa bella della mia carriera, al di là dell’Europa League vinta con il Manchester United, è che farlo con il Porto, con l’Inter dopo tanti anni e farlo con la Roma è speciale, quando vinci con tutti che si aspettano di vincere è una cosa, altro è farlo quando scrivi la storia, quando diventi immortale, penso a me e penso a questa gente romanista, spero che si possano divertire, questo rimane per sempre, sono felice per i ragazzi e per la famiglia romanista”. 

Milan, Pioli: “Alziamo l’asticella, l’obiettivo è competere in Champions”

All’indomani dei festeggiamenti per la conquista dello scudetto, Stefano Pioli comincia già a pensare alla prossima stagione. “Quando parla Paolo Maldini bisogna ascoltare e capire che cosa sia questo club e la storia di questo club. Ora festeggiamo, ma poi dobbiamo pensare di alzare l’asticella e di far meglio l’anno prossimo – ha detto il tecnico rossonero a Milan TV -. Abbiamo scritto una storia in un club che ha un passato glorioso e noi vogliamo tornare a essere competitivi con continuità sia in Italia che in Europa. Il fatto di avere giovani così motivati ed esperti così competitivi mi fa ben sperare”.

Tornato vincente in Italia, ora il Milan vuole tornare ai vecchi fasti anche in Europa. “Molto della crescita della squadra è arrivata tramite l’esperienza del girone di quest’anno. Abbiamo capito qual era il livello e dove vogliamo arrivare. Certo, nel girone abbiamo trovato squadra fantastiche, tra cui il Liverpool finalista. Questo ci ha motivato. Abbiamo fatto due prestazioni non positive contro il Porto, ma con ciò abbiamo capito quanto sia diversa l’intensità e la qualità del calcio europeo – ha aggiunto l’allenatore rossonero -. L’obiettivo è competere anche in Europa con formazioni molto forti. Chiaramente la Champions è un livello altissimo, probabilmente essere in prima fascia ci aiuterà, ma è chiaro che dobbiamo pensare di essere molto forti e competitivi per passare il girone”.

Il segreto del suo Milan. “Merito va al mix nel gruppo squadra: ci sono gli esperti con una mentalità incredibile, come Ibra, Kjaer e Olivier, che vogliono vincere sempre, anche nel quotidiano, accompagnati dalla gioventù degli altri calciatori che volevano migliorare. Noi dal primo giorno volevamo migliorare il risultato dell’anno scorso. Chiedevo ai miei giocatori se sarebbero stati contenti di finire ancora secondi. Non saremmo stati contenti. Questa è stata l’ambizione e la motivazione che ci ha spinto a migliorare giorno per giorno”.

Mbappé: “Pensavo sarei andato al Real… Resto al Psg, ora sono al centro del progetto”

Il francese ha detto ancora no al Real: “Sono certo che questo club è il posto migliore per vincere”. Al Khelaifi gongola: “E’ un gran giorno”

Il Psg riparte con una nuova stella. Ossia Kylian Mbappé, presentato oggi come un neo acquisto al Parco dei Principi, davanti ai tifosi e anche ad una platea di giornalisti internazionale. Tutti per mesi hanno seguito passo dopo passo la telenovela del mancato trasferimento al Real Madrid. Alla fine, infatti, l’ha spuntata il club dell’emiro del Qatar che l’ha convinto a restare, ma da fulcro di un nuovo progetto che riparte da zero, con un nuovo direttore sportivo e probabilmente un nuovo allenatore. Una vittoria per il presidente Nasser Al Khelaifi che si era opposto alla cessione estiva, nonostante l’offerta monstre di Florentino Perez, salito fino a 200 milioni.

“Oggi è un grande giorno per la storia del Psg e per i nostri tifosi ma anche per la Francia”. E anche qui sta il punto, come sottolinea l’attaccante spiegando di aver deciso di restare: “Perché sono francese e la Francia è il mio Paese. Dove voglio continuare a vivere, anche quando avrò finito la mia carriera”. Insomma, non è stata solo una questione sportiva: “Ma sono convinto che il Psg è il posto giusto per continuare a vincere”, ha comunque aggiunto il fuoriclasse.

Resta il fatto di aver cambiato idea, all’ultimo: “Ho deciso solo la settimana scorsa – ha raccontato Mbappé – e non l’ho neppure annunciato ai miei compagni che l’hanno scoperto solo alla tv. L’idea era di fare una sorpresa a tutti. Ma è chiaro che la scorsa estate ero convinto che la scelta migliore per me era quella di andare via. Poi in un anno le cose cambiano. Anche il progetto del Psg è cambiato, e la mia storia a Parigi non è ancora finita”. Mbappé ormai è al centro del progetto: “La responsabilità non mi fa paura e neanche la pressione che la vivo da quando sono adolescente. Ma non è vero quello che dicono che decido tutto io. Io rimango un giocatore, magari mi piace parlare di calcio perché è la mia passione, e ogni giocatore può avere uno status più o meno importante. Ma non andrò mai oltre il mio ruolo”:

Milan campione, Maldini: “Questo è un punto di partenza. Siamo stati sottostimati”

Il direttore dell’area tecnica rossonera festeggia il primo titolo da dirigente: “Prima volta importante e meritata. Abbiamo creduto di poter cambiare dei ragazzi che ci venivano presentati come complicati”

IL FILM DELLO SCUDETTO – CHI HA VINTO DA GIOCATORE E DIRIGENTE CON LA STESSA SQUADRA

Era il 2004 quando Paolo Maldini vinse l’ultimo scudetto da giocatore del Milan. Diciotto anni dopo, l’ex difensore festeggia di nuovo un tricolore rossonero, ma stavolta nella veste di dirigente: “È una prima volta importante e meritata – ammette Maldini, direttore dell’area tecnica del Milan – Sono più maturo rispetto a quando li vincevo da giocatore. Oggi mio padre e mia madre sarebbero stati orgogliosi di loro figlio”. Un successo che deve essere un punto di partenza secondo Maldini: “Siamo stati sottostimati rispetto al nostro potenziale, il risultato lo dimostra. Stiamo dando il 100%, abbiamo però margini di crescita. Dipenderà dagli investimenti che si vorranno fare. L’ho detto però ai ragazzi: il Milan deve partire da qui per competere per l’Europa”.

Nonostante lo sguardo già rivolto al futuro, Maldini non dimentica quanto fatto nell’ultimo triennio per arrivare al successo odierno: “La costruzione è partita nell’estate 2019 insieme a Boban, è stato un triennio fondamentale per svoltare – racconta il dirigente rossonero – Bisogna fare i conti col momento, non si possono fare paragoni con la miglior squadra al mondo del passato. Devi ingegnarti con una squadra giovane, veloce e coraggiosa. Sono le cose che abbiamo cercato in questi anni con l’acquisto di oltre 20 giocatori. Abbiamo provato a essere competitivi comprando giocatori come Theo di grande prospettiva, ma che si erano persi. Abbiamo preso Leao che era in panchina al Lille. Abbiamo creduto di poter cambiare dei ragazzi che ci venivano presentati come complicati, lavorando psicologicamente con loro. Ai ragazzi ho detto che i campionati si vincono con gli uomini. Si sono dimostrati dei ragazzi forti con ambizioni grandi”. Dalla costruzione della squadra nelle scorse stagioni fino alla vittoria dello scudetto: “Quest’anno volevo trasmettere l’idea di vincere lo scudetto – aggiunge Maldini – A volte le occasioni non tornano più: abbiamo inculcato questa idea e adesso siamo qui a godere.