Il Torino non muore mai: Lukic al 90′ riprende l’Empoli

Per i granata tante occasioni, un palo e due reti annullate nei primi 45 minuti. Nella ripresa Zanetti manda in campo Destro che in rovesciata ritrova il gol dopo otto mesi, ma il serbo trova il pari nel finale.

Il paradosso è che una partita nettamente dominata il Toro ha rischiato pure di perderla, in casa contro l’Empoli, senza aver subito un tiro in porta. Al 90′ un gol fortunoso di Lukic pareggia la bicicletta di Destro di inizio ripresa. Finisce uno a uno, ma i granata devono mangiarsi le mani: giocano una partita di tecnica e velocità, anche divertentissima, raccogliendo il 67% di possesso, con dodici tiri in porta, nove palle gol pulite ma non riescono a portare a casa la vittoria. Alla fine, però il pubblico di casa dimostra di aver capito il livello della prestazione del Toro. E l’amarezza per la mancata vittoria cede il passo agli applausi dello stadio.

A ripensarci, il primo tempo di Torino-Empoli ha quasi dell’incredibile. E’ forse l’ennesima dimostrazione a di quanto il calcio non sia per nulla una scienza esatta. Il Toro domina, gioca un calcio divertentissimo, schiaccia l’Empoli nella propria trequarti, produce sette palle gol pulite nei primi ventisette minuti. Ma all’intervallo il risultato è ancora sullo zero a zero. Sotto la pioggia, scorre via una prima parte del match in cui accade un po’ di tutto: c’è il palo di Vlasic, i miracoli di Vicario, l’imprecisione degli attaccanti granata, i due gol annullati al Toro per due fuorigioco e l’incredibile errore dell’arbitro Fourneau. È giusto partire da qui nella cronaca: dopo undici minuti, Sanabria sbaglia il tempo e finisce per dare un pestone a Cambiaghi. Episodio chiaro già in presa diretta, non per l’arbitro che addirittura sventola il rosso sotto gli occhi di Sanabria. Mazzoleni al Var lo richiama al video e il rosso diventa giallo. Sanzione giusta, errore grave del primo arbitro.

Allegri studia l’attacco della Juve a San Siro: Milik e Kostic a servizio di Vlahovic

In assenza di Di Maria, Max ha scelto il suo piano anti-Milan: sarà 4-4-2 per provare a portarsi a -1

La Juventus va all’attacco. Dopo i tre gol al Bologna e al Maccabi Haifa, si sale di livello: domani i bianconeri dovranno dimostrare di aver svoltato definitivamente vincendo in casa del Milan. Senza la magia dello squalificato Angel Di Maria, protagonista a suon di assist in Champions, tocca a Dusan Vlahovic trascinare la squadra di Massimiliano Allegri. Il centravanti serbo non ha mai segnato a San Siro, ma il momento sembra quello giusto per aggiungere un nuovo stadio alla collezione.

DV9, superato un settembre complicato con zero gol in 4 partite, nell’ultima settimana ha cambiato marcia. Come direbbero Van Nistelrooy e Gonzalo Higuain: Dusan ha strizzato il tubetto del ketchup. Già, segnato un gol, non ci si ferma più. Un po’come quando la salsa di pomodoro esce senza freni. Vlahovic, dopo aver ritrovato la rete con la Serbia esultando in faccia a Erling Haaland,non si è più fermato. Prima il timbro contro il Bologna, poi il bis con il Maccabi Haifa. Tre gol in una settimana tra Nazionale, campionato e Champions. Sarebbero potuti essere anche di più visto che Vlahovic stesso mercoledì ha abbandonato l’Allianz Stadium arrabbiato per non aver concretizzato al meglio alcune occasioni. Tutti stimoli per domani, dove servirà la miglior versione del numero nove bianconero – 6 gol in 10 gare finora – per aggiungere un altro mattoncino all’operazione rimonta studiata da Allegri.

In attesa dei lungodegenti Federico Chiesa (già parzialmente in gruppo) e Paul Pogba (il francese sogna di rientrare entro fino mese), in Champions si è infortunato Mattia De Sciglio. Gli accertamenti hanno evidenziato una “lesione di medio grado del retto femorale della coscia destra”. Per il terzino rientro previsto in 20-30 giorni. Una carta in meno per San Siro, dove la Juve proverà a portarsi a -1 dalla squadra di Pioli. Perché è vero, come recita la teoria del tecnico juventino, “che siccome negli scontri diretti può succedere di tutto, per vincere lo scudetto è fondamentale conquistare punti nelle altre gare”. L’esperienza della scorsa stagione, però, dimostra che gli incroci con le big pesano. Basti pensare ai rimpianti della Juve per la sconfitta contro l’Inter. L’ultima di tante bruciature nelle sfide d’alta quota del 2020-21. Appena un punto conquistato contro i nerazzurri, contro l’Atalanta e contro il Napoli.

Bastoni: “Nessuno rema contro Inzaghi. Polemica social? Inutile. Il cambio di Udine…”

Il difensore lancia segnali di compattezza: “Combattiamo tutti l’uno per l’altro. Skriniar? Sarà lui a prendere la decisione giusta”

Tutti uniti con Simone Inzaghi. Dopo le parole di Calhanoglu al termine della sfida contro il Barcellona – “Noi siamo sempre con il nostro allenatore, anche lui ha bisogno di una mano. Credo fosse contento oggi, ha visto che c’è una squadra che lotta per lui” – arrivano le dichiarazioni di Alessandro Bastoni, intervistato da Sportmediaset: “Una vittoria anche per lui? Sì, perché sono uscite voci che dicevano che qualcuno remava contro, ma non è mai stato così. Siamo un gruppo sano, tutti combattiamo l’uno per l’altro. Non ci sono mai stati problemi da questo punto di vista”.

Il difensore nerazzurro lancia dunque un segnale di compattezza: “È stato frustrante perdere tanti punti in campionato, sapevamo che c’era da cambiare qualcosa, ci siamo parlati arrivando alla conclusione che era importante esserci gli uni per gli altri”. L’Inter ora dovrà confermarsi nelle trasferte contro Sassuolo e Barcellona: ci si aspetta un clima infuocato al Camp Nou, i catalani stanno già scaldando l’ambiente. Anche tramite qualche polemica per il post di Bastoni su Instagram: “Non avevo motivo di prendermela né con Gavi né col mondo Barcellona. Non c’è bisogno di alimentare questa polemica inutile”, le parole del difensore.

La sostituzione contro l’Udinese sembra ormai alle spalle: “È stata una reazione forte per le cose che non venivano in campo, una frustrazione verso me stesso”. Da Bastoni anche un commento alla prestazione di Onana (“Ci ha aiutato tanto, se tutti lottiamo per l’altro possiamo fare grandi cose davvero”) e qualche parola per Skriniar, compagno di reparto: “Milan farà le sue valutazioni, si trova alla grande qui, sa che ha la stima di tutto il mondo Inter. Sarà lui a prendere la decisione giusta”.

Di Maria, tre regali che riaccendono la Juve: “Dare assist mi rende più felice del gol”

Argentino da record, c’è lui dietro tutte le reti al Maccabi Haifa: “Due partite di fila segnando tanto, è la mentalità che ci mancava”

Angel ha acceso la luce: la doppietta di Rabiot fa notizia ma i tre assist di Di Maria dietro a ognuno dei gol della Juve, e almeno altri due o tre che sono rimasti nei piedi dei compagni, danno un’aria completamente diversa alla squadra di Allegri: “A livello personale sono contento ma non fa la differenza, l’importante è aver aiutato la squadra a vincere. Grazie anche alla mentalità che ci ha portato alla seconda partita di fila da tre gol segnati e che ci mancava – ha detto a Sky a fine partita l’argentino, palesando una mentalità offensiva che spesso si dice manchi alla Juve -. La vittoria è la cosa più importante per il lavoro di squadra che c’è dietro e per come abbiamo lottato per cambiare il risultato”.

Da quando è in Champions League, ormai quindici stagioni, nessuno ha dato più assist dei 35 confezionati da Angel Di Maria, al pari col compagno di nazionale Messi. Ma i tre sfornati contro il Maccabi Haifa sono un evento straordinario anche per lui: ci era riuscito solo una volta nel 2019 contro il Bruge, riferiscono le rilevazioni Opta, che nelle 20 stagioni da quando registra il dato non ha mai visto nessun altro bianconero riuscirci. Di certo da allora nessuno ci è mai riuscito alla veneranda età del Fideo, 34 anni e 233 giorni. “Io cerco di fare il mio lavoro, e dare assist è quello che mi rende felice – spiega l’argentino -: ho sempre detto che per me è più importante che far gol, mi dà piacere poter servire i miei compagni e renderli felici. Oggi abbiamo creato tante opportunità, dobbiamo lavorare per poter segnare di più , creare più opportunità e finalizzare quelle che creiamo”.

Chiesa e Pogba, il gioco delle probabilità: il primo punta al Benfica, il francese al Psg

Entrambi i giocatori della Juve hanno ripreso, ma le previsioni sulle date del loro rientro sono differenti. Ecco tutte le possibilità

Adesso la volontà deve trovare riscontro nelle sensazioni e soprattutto nei parametri. Serve calma, cautela. La positività può certamente far bene, ma Federico Chiesa è davvero all’ultimo metro di una corsa ad ostacoli che per nove mesi lo ha tenuto col fiato sospeso, lontano dal suo habitat naturale: il campo. Ora che c’è tornato, non può concedersi distrazioni o forzature per via dell’ansia. Il rientro parziale in gruppo va vissuto con entusiasmo, senza pressione. E così non sarà difficile giungere dritto al traguardo senza ulteriori intoppi.

L’attaccante bianconero sosterrà dei carichi di lavoro che aumenteranno gradualmente, da qui in avanti. L’obiettivo è rimettere piede in campo intorno alla fine del mese, seppur per qualche minuto. È ben consapevole anche lui che per raggiungere certi standard di rendimento bisognerà aspettare la ripresa della stagione a gennaio prossimo, dopo il Mondiale. Ma tornare in una gara ufficiale sarebbe già una grande traguardo sul piano mentale: per questo ha messo nel mirino la convocazione per il match contro il Benfica del prossimo 25 ottobre, anche se solo a scopo indicativo. Nell’ipotesi maggiormente positiva potrebbe puntare alla chiamata di Allegri addirittura nel match precedente con l’Empoli (21 ottobre), in quella più realistica finirebbe per attendere le gare successive contro Lecce (29 ottobre) o PSG (2 novembre).

Più indietro Pogba, anche se in questo caso la ripresa richiede tempi meno lunghi. Chiesa rientra infatti da nove mesi di stop per una lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, il francese invece ha solo allungato lo stop volendo evitare all’inizio l’intervento per risolvere una lesione al menisco laterale. Da ieri ha ripreso a correre a basso ritmo; anche qui il programma prevede un aumento graduale e una fase successiva con la palla. Questo è il momento che richiede più pazienza: perché il calciatore vorrebbe forzare, ma c’è una tabella di marcia da rispettare. Il centrocampista vuole fare di tutto per tornare prima di fine mese, ma il match col Benfica sembra obiettivamente a rischio. Qualche possibilità in più per la gara col PSG del 2 novembre, meglio ancora quella successiva con l’Inter (6 novembre).

Serbowie i Chorwaci nie chcą kolorowych opasek kapitańskich. Nie wszyscy akceptują ich decyzję

Serbowie i Chorwaci nie zamierzają iść w ślady kilku reprezentacji, których kapitanowi podczas mistrzostw świata w Katarze będą nosili kolorowe opaski kapitańskie na znak wsparcia dla osób nieheteroseksualnych. Chorwaci wymyślili więc, co zrobią podczas mundialu.

Chorwacki Związek Piłki Nożnej podjął taką samą decyzję jak jego serbski odpowiednik. Postanowił, że kapitan nie będzie nosił opaski w kolorach tęczy na meczach podczas mundialu w Katarze. Jeśli jednak FIFA zatwierdzi możliwość noszenia opasek w niestandardowe wzory, to Chorwaci złożą wniosek o zgodę, by Luka Modrić miał na ramieniu opaskę w barwach chorwackiej flagi.

— Jeśli to możliwe, kapitan Chorwacji będzie nosił opaskę, która najlepiej symbolizuje wartości reprezentowane przez naszą drużynę narodową, jaką jest chorwacka flaga. Dla nas jest ona symbolem patriotyzmu, dumy, pasji, miłości do ojczyzny i rodziny, a wierzymy, że symbolizuje znacznie większą wartość niż jakakolwiek kampania – ogłosił HNS (chorwacka federacja).

W Katarze zabrania się podkreślania jakichkolwiek symboli społeczności LGBT, w Holandii ruszyła kampania “One Love”. Następnie pojawiła się propozycja, aby kapitanowie krajowych reprezentacji na mistrzostwach świata nosili opaski w kolorach tęczy, z 13 europejskich drużyn, które wystąpią w Katarze, pomysł ten poparły Francja, Niemcy, Szwajcaria, Anglia, Walia, Belgia i Dania.

Obok Serbów i Chorwatów z takiej możliwości zrezygnowali też Portugalczycy i Duńczycy, a kapitan Polaków będzie miał opaskę w barwach flagi Ukrainy.

Po zakończeniu meczu pomiędzy Norwegią a Serbią zawodnicy skandynawskiej reprezentacji dużo mówili o pozapiłkarskich sprawach, gdy krytykowali Serbski Związek Piłki Nożnej za brak dołączenia do inicjatywy wspierającej osoby nieheteroseksualne. Kapitan zespołu, Dusan Tadić nie założył kolorowej opaski na ramię.

Na ten temat jako pierwszy zabrał głos kapitan Norwegów Martin Odegaard, który uważa, że ​​jego wybór stanowił przykład innych.

— Myślę, że to szczególna rzecz, ale cieszę się, że jesteśmy zaangażowani w projekt. Cieszę się, że robimy to z innymi krajami i wysyłamy wiadomość – powiedział Odegard.

Milan, che fai senza Theo? Tentazione Dest, ma a Empoli è favorito Ballo-Touré

L’infortunio di Hernandez fa riflettere Pioli: il sostituto naturale è il senegalese (che intanto ha estimatori in Turchia), ma l’impiego dell’americano offre una doppia soluzione tattica

Ci vorrebbe Serginho, in una situazione così. Il “Concorde” sì che ci sapeva fare sulla fascia sinistra, dalla difesa fino all’altro lato del campo. Non essendoci più Serginho, chissà che a Empoli non tocchi a Sergiño, inteso come Dest: l’assenza di Theo Hernandez per infortunio potrebbe dargli una chance nel match del Castellani, fondamentale per un Milan che deve ripartire immediatamente dopo lo scivolone col Napoli. Al momento, però, Dest parte in seconda fila: il favorito per quel posto è ancora Fode Ballo-Touré.

Lo stiramento all’adduttore destro rimediato da Theo nell’ultima gara di campionato ha impedito al francese di giocare le due partite di Nations League della sua nazionale. In questi giorni, le condizioni di Hernandez verranno rivalutate e sarà diffuso verosimilmente un aggiornamento più preciso sui tempi di recupero. Lui, Theo, ha in mente Chelsea (più il match dell’11 ottobre che quello del 5) e Juve (8 ottobre). Intanto, Stefano Pioli è obbligato a fare a meno del suo numero 19, che aveva iniziato la stagione in grande spolvero.

Mancano ancora molti giorni alla ripresa del campionato, ma a oggi il candidato principale a partire titolare in Toscana è Ballo-Touré. Estromettere il senegalese senza avergli dato nemmeno una chance dal primo minuto sarebbe singolare, anche perché la sua presenza nel Milan si giustifica soprattutto per situazioni come questa, essendo l’unico vero “vice Theo” in rosa. A meno che non si consideri Ballo-Touré come probabile partente nel mercato di gennaio, e quindi sacrificabile: piace in Turchia, il Galatasaray ci pensa, il futuro è incerto.

Dest è un valido piano B. Lo statunitense deve lasciarsi alle spalle i 45 minuti da incubo vissuti col Napoli, che però è avversario di ben altro spessore rispetto all’Empoli. Pioli ha fiducia nelle sue qualità, pur sapendo che occorrerà del tempo prima che il 21enne di proprietà del Barça acquisisca ritmi e meccanismi di gioco da Milan. Dest in genere gioca a destra, ma può essere anche dirottato sul lato opposto. Come Kalulu, vero “all around” difensivo del Milan. E come Calabria: se fosse proprio il capitano a giocare a sinistra, Sergiño avrebbe modo di esibirsi nella sua posizione naturale.

Inter, perdere Skriniar a zero sarebbe folle. I motivi per cui il mercato è continua sofferenza

l club non ha accettato l’offerta estiva del Psg: una scelta che può costargli 30 milioni. E ora, dopo il mancato affare Dybala, il tifoso non sa più cosa aspettarsi

Il mercato dell’Inter è una sofferenza continua, e non da oggi. Il tifoso nerazzurro non sa mai cosa aspettarsi, quale novità possa andare a turbare la sua serenità: e stavolta chi è che parte, o che rischia di andarsene? La cronaca delle ultime due stagioni è ricca di addii eccellenti e di rinunce dolorose, da Lukaku ad Hakimi, da Perisic fino a Dybala e Bremer. Campioni venduti per esigenze di bilancio, grandi calciatori sedotti e abbandonati perché giudicati troppo costosi. Se finora la squadra è rimasta competitiva, e ancora adesso è una delle favorite nella corsa allo scudetto, lo deve soprattutto ad alcune intuizioni dei dirigenti. Marotta e Ausilio hanno pescato Dumfries a costo ridotto, preso Chalanoglu e Mkhitaryan a costo zero, riportato Romelu a Milano per una manciata di milioni (almeno per un anno). Ma la sensazione di insicurezza, di debolezza che accompagna il club ogni volta che deve sedersi al tavolo di una trattativa, quella è evidente e – alla lunga – inquietante. Forse anche per i calciatori.

Il nuovo/vecchio problema riguarda Skriniar, per il quale l’Inter ha rifiutato un’offerta di 55 milioni da parte del Psg nella sessione estiva del mercato. L’auspicio della società era quello di trattenere il difensore, rinnovandogli il contratto in scadenza a giugno 2023. Un azzardo, un rischio, su questo non c’è dubbio. Se il club nerazzurro dovesse accettare la proposta, la squadra di Inzaghi ne subirebbe inevitabilmente le conseguenze sul piano tecnico, perché rimpiazzare lo slovacco – nonostante le incertezze di questo avvio di stagione, forse dovute anche alle pressioni arrivate dal mercato – sarebbe impossibile.

Brozovic, parziale lesione muscolare: rischia un mese di stop

Il centrocampista croato si è sottoposto agli accertamenti dello staff della nazionale biancorossa, ma lo staff nerazzurro capirà meglio i tempi di recupero al suo ritorno a Milano. A serio rischio la doppia sfida con il Barcellona

Dopo diverse ore di ansia in casa Inter, da Zagabria arrivano gli esiti della risonanza a cui si è sottoposto Marcelo Brozovic dopo l’infortunio muscolare che ieri ha patito con la Croazia, nella trasferta vinta 3-1 in casa dell’Austria. Lo staff medico della nazionale biancorossa ha comunicato oggi l’esito degli accertamenti, poi da domani la palla passerà all’Inter. “La risonanza ha mostrato una parziale lesione muscolare. Buona fortuna per la guarigione!”. In attesa di ulteriori accertamenti dell’Inter, previsti da domani, la diagnosi sembra così avvicinarsi alle previsione anticipate dal selezionatore Zlatko Dalic, che aveva parlato di tre o quattro settimane di stop. Proprio sul sito della federazione croata, infatti, si parla di “diverse settimane di riposo” all’orizzonte per il calciatore.

A ogni modo l’Inter si riserva la possibilità di valutare in prima persona la prospettiva del rientro, con gli accertamenti che cominceranno già domani. Al di là delle tempistiche tecniche di recupero – ancora un’incognita -, va anche considerato che questo stop diventa anche un fattore anche la prospettiva del Mondiale in Qatar. Brozovic potrebbe ipoteticamente tornare disponibile nella seconda metà di ottobre, ma è probabile che lui stesso non abbia intenzione di accelerare i tempi con il rischio di mettere a repentaglio la Coppa del Mondo. Toccherà quindi a Simone Inzaghi trovare le contromisure in campo a questo sfortunato imprevisto.

La Nazionale verso l’Ungheria: Immobile non ci sarà

Dopo aver battuto l’Inghilterra, l’Italia si prepara alla sfida contro l’Ungheria. Ciro Immobile, che ha lasciato l’hotel Melia di Milano insieme alla squadra, ha deciso di non partire per Budapest e di tornare a Roma, in accordo con lo staff azzurro.

Ciro Immobile costretto a dare forfait per la trasferta di Budapest di lunedì, quando l’Italia del Ct Roberto Mancini si gioca la possibilità di chiudere il girone 3 al primo posto battendo l’Ungheria. L’attaccante della Lazio – indisponibile anche nel match vinto contro l’Inghilterra – nella mattinata di domenica si è sottoposto a Milano ad accertamenti clinici e strumentali che ne hanno confermato l’indisponibilità per la gara contro l’Ungheria.

mmobile ha comunque raggiunto con la squadra l’aeroporto di Malpensa, dove sul volo arrivato da Roma il gruppo si è riunito al Commissario tecnico Mancini, che ieri sera era rientrato nella capitale per poter votare questa mattina. Il Ct, pur apprezzando la disponibilità di Immobile, constatato quanto emerso dagli accertamenti strumentali, ha scelto di lasciar tornare il centravanti azzurro – che inizialmente era certo di partire con i compagni per Budapest – al proprio club di appartenenza, per proseguire le cure del caso. Una decisione presa in extremis ma di comune accordo tra lo staff medico della Nazionale e quello Lazio, così da evitare di far correre rischi all’attaccante.