Vlahovic-Juve, braccio di ferro: non vuole rinnovare, il divorzio è più vicino

Il serbo vuole andarsene a zero nel 2026. In estate sarà addio ma il club vuole cautelarsi già a gennaio: Zirkzee è il preferito di Motta, Kolo Muani e Fullkrug le alternative

Gennaio è il mese di Dusan Vlahovic. Il 28 di questo mese l’attaccante serbo compirà 25 anni e negli stessi giorni ne festeggerà 3 di Juventus, visto che è arrivato nella sessione di mercato invernale del 2022. Eppure mai come in questo momento il numero 9 e la Juventus appaiono lontani, sempre più vicini a un divorzio che, se anche non si consumerà a breve, sembra ormai cosa certa. A dividerli è il contratto in scadenza nel 2026, che il centravanti non è intenzionato a rinnovare alle condizioni economiche del club e costringe i bianconeri a metterlo sul mercato e ad accelerare per l’arrivo di un’altra punta, che consentirebbe a Thiago Motta di avere un’alternativa a un giocatore destinato all’addio.

Difficile che succeda già a gennaio, anche se le vie del mercato sono infinite e se dovesse arrivare un’offerta congrua la Juventus non si metterebbe certo di traverso, più facile che la rottura si consumi in estate, ma nel frattempo Cristiano Giuntoli vuole cautelarsi con un uomo in più nel suo ruolo, anche per spingerlo ad andarsene.

Ieri Vlahovic si è presentato al J|Medical per un controllo dopo aver avvertito un dolorino. Niente di grave, solo un affaticamento muscolare che dovrebbe riuscire a smaltire in fretta. Il serbo però per un paio di giorni s’allenerà a parte e solo intorno a giovedì si capirà se potrà esserci per il derby. La cautela è d’obbligo, anche perché la Juventus è attesa da un ciclo di fuoco tra campionato e Champions (6 partite in 19 giorni dal derby in poi) e Thiago Motta non può permettersi di perdere per un periodo prolungato il suo unico centravanti di ruolo. Di sicuro non è un momento felice per lui, l’intoppo fisico arriva dopo la brutta prestazione in Supercoppa, con conseguente sostituzione e volto scurissimo.

La Juventus è disposta ad allungare ma non alle stesse cifre (Vlahovic attualmente guadagna 10,5 milioni e, avendo un contratto a salire, la prossima stagione arriverà a 12) e il giocatore non intende accettare una decurtazione dello stipendio.

Milan, è il primo trofeo targato Redbird. Il derby delle bacheche: ora l’Inter è a -4

Alla terza stagione da proprietario del Milan, Cardinale esulta: per lui festa negli Stati Uniti davanti alla tv

La prima vittoria dell’era di RedBird e di Gerry Cardinale coincide con il trofeo numero cinquanta nella storia del Milan. Il primo dopo la coppa dello scudetto portata nella sede di via Aldo Rossi da Elliott al termine della stagione 2021-22 e del testa a testa con l’Inter. Il numero uno americano, che attraverso il fondo che gestisce è diventato proprietario della maggioranza rossonera nell’estate del 2022, da allora è sempre andato alla ricerca del primo trionfo.

Nei 125 anni di storia del Milan, alla guida del club si sono alternati 23 presidenti. Il più vincente e il più longevo è stato Silvio Berlusconi che nei trentuno anni della sua gestione, ha festeggiato 29 trofei. L’ultimo? La Supercoppa del 2016 a Doha, nella finale contro la Juventus. Tra gli altri presidenti o proprietari che hanno vinto di più c’è Andrea Rizzoli, sotto la cui guida il Milan ha vinto quattro scudetti e la sua prima Coppa dei Campioni, e Franco Carraro, anch’egli vincitore di una Coppa dei Campioni e della prima Coppa Intercontinentale del club rossonero. Elliott, come detto, ha portato l’ultimo trofeo e adesso nel libro della storia del Diavolo si è iscritto anche Cardinale che ha recentemente rifinanziato il vendor loan (ora rimangono da saldare 489 milioni) fino al luglio 2028.

Il suo investimento finora è stato di 825 milioni: 600 milioni più 55 milioni di versamenti in conto capitale più il parziale rimborso del vendor loan di 170 milioni a fine dicembre. È intenzionato ad andare avanti e a vincere ancora. Insomma, il trofeo alzato nello stadio di Cristiano Ronaldo e dell’Al-Nassr spera sia un punto di partenza, magari non l’unico di questa stagione nella quale il Milan conta di conquistare l’accesso diretto agli ottavi di Champions già in questo gennaio e di arrivare in fondo alla Coppa Italia oltre a conquistare almeno il quarto posto in campionato.

Danilo via, la fascia di capitano torna sul braccio di un italiano: le nuove gerarchie

Fino a ora, in assenza del brasiliano, si erano alternati Gatti, Bremer, Cambiaso e Locatelli. Ma appare evidente che a questo punto serve una graduatoria più chiara per rispetto della tradizione

Con l’uscita di scena di Danilo si è riaperta in casa Juve la questione capitano. L’erede del brasiliano sarà il numero 26 della storia bianconera: il primo dell’era Thiago Motta e dunque del nuovo ciclo che il club ha avviato l’estate scorsa. Fino a ora, in assenza del capitano titolare, la fascia è circolata sul braccio di Gatti, Bremer, Cambiaso e Locatelli, ma appare evidente che a questo punto serva una gerarchia più chiara per rispetto della tradizione.

Da un po’ di tempo a questa parte Locatelli ha tenuto la fascia. Thiago Motta ha spiegato di averlo premiato per come ha risposto alle difficoltà, senza mancare mai nell’impegno e nella costanza in allenamento: anche nel periodo in cui sembrava aver perso il posto da titolare. Un modo di fare positivo che lo spinge davanti agli altri nella corsa all’assegnazione della fascia, che tornerebbe così al braccio di un calciatore italiano (Danilo era stato il primo straniero dell’era moderna). Locatelli è anche tra i giocatori con più anni di Juve alle spalle e con più presenze.

Nelle ultime settimane più volte è cambiato invece il vice capitano, alimentando le ambizioni di molti altri: anche di chi alla Juve è appena arrivato e di conseguenza ha meno presenze. Il giocatore che dovrebbe seguire nelle gerarchie Locatelli pare essere Cambiaso, ma nell’ultimo periodo nel ruolo di vice si sono alternati anche Di Gregorio e Koopmeiners. Appare chiaro, insomma, che il gruppo sia alla ricerca di equilibrio ma che non manchino a questo i potenziali nuovi leader: tra gli obiettivi principali del club c’è il consolidamento di uno zoccolo duro che possa rafforzarsi nel tempo per crescere insieme e puntare a vincere tanto.

Milik si ferma ancora, la Juve accelera per Zirkzee: i dettagli

Il polacco era vicino al rientro ma deve fermarsi per problemi al polpaccio, nel frattempo l’ex pupillo di Motta allo United non si è ambientato. Sullo sfondo le alternative Kolo Muani e Schick

Non bastavano la bruciatura per la Supercoppa e il calendario di fuoco di gennaio, con 6 partite in 19 giorni. La Juventus è costretta a fare i conti con nuovo infortunio di Arek Milik, ko al polpaccio proprio quando il rientro in gruppo sembrava avvicinarsi. Tutti motivi che spingono il direttore tecnico Cristiano Giuntoli a correre ai ripari per andare in soccorso di Thiago Motta nel più breve tempo possibile. Alla Continassa hanno progettato almeno tre colpi per gennaio (due difensori e un attaccante) e già la prossima settimana proveranno a stringere per almeno due rinforzi. Giuntoli, rientrato ieri sera dall’Arabia Saudita insieme alla squadra, proverà ad accelerare per David Hancko (Feyenoord) in difesa e per il prestito di Joshua Zirkzee (Manchester United) in avanti. Il jolly slovacco e l’olandese sono i primi della lista e i bianconeri vogliono effettuare un tentativo concreto per entrambi prima di dover eventualmente virare sulle alternative. 

Zirkzee? Siamo alla finestra”, ha detto Giuntoli a Riad. I contatti con l’entourage dell’olandese, lo stesso di Douglas Luiz, vanno avanti da due mesi. L’ex Bologna in Premier non si è ambientato e le tante panchine lo hanno intristito. Nemmeno il cambio di allenatore – Amorim ha sostituito Ten Hag – ha modificato la situazione, anzi… Zirkzee vuole riunirsi a Thiago Motta e il tecnico italo-brasiliano non vede l’ora di riabbracciare il suo pupillo. Di mezzo c’è il Manchester United, che per il momento ha aperto all’addio dell’ex rossoblù ma non ancora al prestito libero o con diritto di riscatto. La Juventus insiste e Giuntoli all’inizio della prossima settimana è pronto a effettuare un tentativo più concreto con i Red Devils. Gli inglesi hanno investito una quarantina di milioni appena sei mesi fa per Zirkzee, ma Amorim vuole rivoluzionare l’attacco e l’olandese sarà il primo dei sacrificati. Il nuovo infortunio di Milik, assente da giugno, ha convinto Giuntoli ad anticipare i tempi del primo assalto. Se basterà, si capirà nei prossimi giorni.

Thuram, zero rischi: nelle prossime ore farà (forse) gli esami, ma la finale si allontana

Il francese sostituito all’intervallo di Inter-Atalanta: le possibilità di vederlo in campo al momento sono ben poche

Valutazioni in corso, e una certezza: neanche il minimo rischio verrà corso, anche a costo di giocare la finale di Supercoppa senza il capocannoniere di Serie A. Il giorno dopo l’affaticamento all’adduttore che ha fermato Marcus Thuram dopo 45’, il francese è il grande punto interrrogativo in casa Inter nel ritiro di Riad: Marcus ha bisogno di riposo e il tempo stringe visto che si torna in campo già lunedì, ma tra stasera e domani si deciderà se fare degli esami strutturali con lo staff medico che accompagna la squadra qui in Arabia Saudita. A quel punto si capiranno le sue reali possibilità di recupero, non troppe, ma comunque lo staff aspetta le prossime ore con intatta fiducia.

Nel caso, è comunque pronto Mehdi Taremi a fare coppia con Lautaro: se l’argentino deve rifarsi dopo una serataccia di sprechi contro l’Atalanta, l’iraniano non ha ancora fatto clic con i nerazzurri. E attenzione pure all’opzione Correa, dato particolarmente in palla negli ultimi allenamenti. Il primo obiettivo di Inzaghi è tentare la strada Thuram, ma senza che questo possa in nessun modo pregiudicare il suo percorso in campionato, visto che di ritorno dall’Arabia, in 10 giorni dal 12 al 22, ci sono 4 partite decisive: in mezzo alle trasferte di Venezia e Praga in Champions, quelle in casa contro Bologna ed Empoli.

Milan, non c’è solo Trincao: Pepê del Porto si offre. E occhio a Samu Costa.

La società cerca un’ala: sale l’ex Barça ora allo Sporting. A centrocampo piace il mastino del Maiorca

Sergio Conceiçao, almeno di facciata, ha scelto la prudenza. “Voglio conoscere bene la squadra, non solo i grandi ma anche Milan Futuro. Non è giusto parlare di mercato perché non conosco bene tutti, soprattutto i giovani”. Diplomazia portoghese. Dietro le quinte, però, gli uomini mercato rossoneri sono già al lavoro per cercare di regalare al nuovo tecnico rinforzi utili e graditi. Da Fonseca a Conceiçao, la priorità dovrebbe restare un esterno alto, meglio se a destra, in special modo ora che Chukwueze è fermo ai box. Ad Akliouche del Monaco e Leweling dello Stoccarda, nella lista dei candidati si è aggiunto Francisco Trincao dello Sporting. Scuderia Jorge Mendes, come il nuovo allenatore. 

Lo Sporting non se ne vorrebbe privare a gennaio, ma dopo i fallimenti con Barcellona e Wolves, l’ala classe 1999 ha molta voglia di rilanciarsi in un grande club come il Milan, per dimostrare di non essere una stella solo da campionato portoghese. E la longa manus di Mendes può aiutare in caso di trattativa, così come la situazione contrattuale di Trincao, in scadenza nel 2026. I biancoverdi lo comprarono dal Barça nel 2023 pagandolo 7 milioni di euro, dopo i 3 spesi l’anno prima per il prestito. Quanto può costare oggi Trincao? Non più di 25 milioni, nonostante stia disputando una stagione eccellente (6 gol e 11 assist tra campionato e coppe). 

Dal Portogallo arriva pure un’altra candidatura: è quella di Pepê, pupillo di Conceiçao al Porto, che al Milan verrebbe di corsa. Brasiliano, ma con passaporto italiano (dettaglio fondamentale, dato che il Diavolo non ha più posti per gli extracomunitari), a 27 anni vorrebbe misurarsi in un campionato importante e ha già mandato segnali. Il suo pregio? La versatilità. Gioca praticamente in ogni ruolo davanti (ala a sinistra e a destra, trequartista, seconda punta) e addirittura terzino. Il Porto, però, è bottega cara e il Milan ne sa qualcosa, essendosi scottato già nell’estate 2023 con Taremi. E al momento tra i due club non ci sono stati ancora contatti per Pepê.

Dani Olmo non è più un giocatore del Barça. Che però promette novità entro venerdì

Respinto anche l’ultimo tentativo di tesseramento, ora i catalani rischiano di perderlo (e con lui Pau Victor) a zero, dovendo poi pagare pure i due contratti pluriennali e 60 milioni al Lipsia

Dani Olmo e Pau Victor, i due acquisti estivi del Barcellona, non sono più iscritti in Liga come giocatori del club catalano. La notizia, clamorosa, apre il 2025 del calcio spagnolo. Ed è l’unica certezza in una situazione caotica e assai complessa. Il Barcellona spera ancora di poter re-iscrivere Olmo e Victor e per questo ha chiesto una nuova licenza alla Federcalcio con risposta attesa il 3 gennaio, ma la Federazione dipende dalla Liga e dall’organismo presieduto da Javier Tebas si mostrano inflessibili.

Per il Barcellona al momento c’è un danno d’immagine imbarazzante, e potenzialmente c’è in ballo un danno economico colossale: Olmo e Victor se non dovessero essere iscritti saranno liberi di firmare gratuitamente con un altro club, col Barça costretto a pagare tutti i soldi dei loro contratti pluriennali e per quanto riguarda Dani Olmo anche ciò che resta da sborsare dei 60 milioni di euro promessi al Lipsia.

Per capire come si è arrivati a questo punto occorre tornare a quest’estate. Dani Olmo viene preso dal Lipsia e Pau Victor dal Girona. I due però non possono essere iscritti perché i loro stipendi eccedono i limiti salariali fissati, due volte all’anno, dalla Liga, inflessibile sul tema. Al Barça ricorrono a un escamotage, grazie all’infortunio del danese Christensen: in caso di lesione di lungo corso l’equivalente dell’80% dello stipendio del giocatore che resta fermo può essere aggiunto (temporaneamente) alla massa salariale della rosa. E così alla terza giornata Dani Olmo e Pau Victor sono stati iscritti. Ma solo fino al 31 dicembre. Il Barça aveva 3 mesi di tempo per trovare i soldi necessari per poter prolungare l’iscrizione fino al 30 giugno. Altro passo indietro: il club del Camp Nou si trova in questa situazione perché un anno prima aveva venduto parte dei suoi diritti tv, l’operazione Barça Vision, a un’impresa che poi non ha versato i 40 milioni di euro pattuiti.

Inter, il punto infortunati verso Riad: le condizioni di Acerbi, Pavard e Darmian

Quei due posti sull’aereo che oggi pomeriggio decollerà da Malpensa resteranno vuoti. Inzaghi ci ha sperato fino all’ultimo, ma alla fine ha prevalso la prudenza: Francesco Acerbi e Benjamin Pavard rimarranno ad Appiano, con la trasferta di Venezia — prima partita del girone di ritorno di campionato — nel mirino. La stagione è fin troppo lunga e ricca di impegni per forzare i tempi: meglio aspettare, per riabbracciare i due centrali dello scudetto quando le partite si accavalleranno.

Per due indisponibili che rimangono ai box (oltre al terzo portiere Di Gennaro, anche lui infortunato), eccone un altro recuperato giusto in tempo per la Supercoppa: Matteo Darmian si è messo alle spalle i problemi al ginocchio e farà parte della truppa che da giovedì sera darà l’assalto alla quarta Supercoppa Italiana consecutiva. 

L’appuntamento è fissato per le 14: dopo la giornata di riposo concessa ieri da Inzaghi, l’Inter questa mattina riattaccherà la spina con un allenamento ad Appiano e poi, dopo pranzo, partirà per l’Arabia Saudita. Destinazione Riad, dove Lautaro e compagni prepareranno la semifinale di giovedì con l’Atalanta: la squadra arriverà in serata, quando in Italia sarà pomeriggio inoltrato, e si allenerà a partire da domani. 

Inzaghi potrà contare su un’Inter perfettamente sincronizzata con i tempi del primo trofeo stagionale da inseguire, perché lo stato di forma del gruppo è ottimo e gli ingranaggi del 3-5-2 sono tornati a girare come ai tempi d’oro della seconda stella. E allora è probabile che Simone, per la super sfida all’Atalanta, ricalchi in copia carbone l’Inter che si è imposta sabato a Cagliari, anche se Darmian moltiplicherà le opzioni a destra, tra difesa e centrocampo: il faccia a faccia di giovedì sera assegnerà un posto nella finale del 6 gennaio ma misurerà anche la distanza reale tra capolista e inseguitrice del campionato, mischiare le carte con un turnover spinto non sarebbe nello stile del tecnico interista.

Lautaro torna al gol dopo 54 giorni: “Nell’anno nuovo vogliamo vincere tutto”

Il Toro non segnava dalla sfida al Venezia del 3 novembre scorso, nel mezzo 10 partite. Ma Inzaghi lo ha sempre motivato dalla panchina: “Tranquillo, il gol arriva… adesso arriva”

Dieci partite, 54 giorni, praticamente due mesi. Tanto ci è voluto per rivedere Lautaro Martinez esultare per un suo gol. Una maledizione lunghissima, per lui atipica, estenuante. Che oggi, grazie al centro trovato contro il Cagliari, si è finalmente rotta. E a onor del vero, le partite senza gol del Toro sono state 8, considerando che l’argentino aveva saltato la sfida di Verona per infortunio e lo stop dopo un quarto d’ora circa contro la Fiorentina. Sta di fatto che, negli ultimi due mesi, Lautaro non aveva graffiato in campionato, in Champions League e nemmeno in coppa Italia. 

La serata dell’Inter è stata praticamente perfetta: tre gol, tre punti, Atalanta momentaneamente agganciata in testa alla classifica. Eppure, nel primo tempo Lautaro ha rivisto i fantasmi: prima si è divorato il vantaggio ad un metro di distanza da una porta praticamente sguarnita, poi è caduto nelle provocazioni di Yerry Mina che con astuzia e malizia ha cercato di provocare al massimo il Toro. Inzaghi, però, ha sempre creduto nel suo capitano: “Ora il gol arriva, adesso tranquillo che arriva” gli ripeteva dalla panchina nerazzurra. E così è stato: minuto numero 71 sul cronometro, Barella raccoglie una palla sputata fuori dalla difesa rossoblù dopo un corner e la rimette dentro per il Toro, che si allunga e in spaccata regala un gol pesante per l’Inter e pesantissimo per lui stesso. “Sono contento, il gol è importante – ha sottolineato l’argentino dopo la sfida dell’Unipol Domus -. Come dico sempre: deve vincere l’Inter, poi se io segno meglio ancora. Ma era una vittoria importante prima della Supercoppa”. E sul futuro: “Nel 2025 vogliamo vincere tutto. Noi ci alleniamo per questo: portare trofei all’Inter. L’importante è fare sempre quello che chiede il mister e quello che serve alla squadra. Siamo un gruppo straordinario, lottiamo per il compagno fianco a fianco, questo è quello che ci diciamo nello spogliatoio. Dobbiamo continuare così e fare il 2025 come il 2024”. 

Roma e la maledizione dell’ex: dopo Bove, Lukaku e Zaniolo domenica sarà la volta di Abraham?

Ex scatenati quando scendono in campo contro i giallorossi: ecco i precedenti che ora fanno temere in vista della sfida col Milan

Prima Bove, poi Lukaku e infine Zaniolo. La maledizione del gol dell’ex quest’anno incombe su Trigoria, quasi come una tassa fissa da pagare ad ogni pedaggio giallorosso. Ed ecco anche perché a Roma stanno già facendo un po’ tutti gli scongiuri per la sfida di domenica prossima, quando a San Siro Tammy Abraham incrocerà per la prima volta la Roma da avversario. In tanti sono pronti a scommetterci su, arriverà anche un suo gol, perché poi quando una maledizione diventa tale non c’è tabù che regga. Milan-Roma può essere la controprova, con i tifosi romanisti che sperano di aver già pagato dazio in modo sufficiente. 

Il primo a far gol ai giallorossi quest’anno è stato Edoardo Bove, che tra l’altro con Tammy Abraham ha in comune anche il fatto di essere ancora di proprietà della Roma. Bove segnò in quel Fiorentina-Roma 5-1 dello scorso 27 ottobre, quando dopo aver regalato due assist vincenti a Beltran e Kean mise a segno anche la rete del 4-1, quella che di fatto chiuse i giochi. Poi è arrivato Romelu Lukaku, il 24 novembre. Il belga quest’anno sta andando con il motore a giri ridotti, ma uno dei suoi sei gol (in 17 partite) lo ha segnato proprio ai suoi ex compagni. Ovviamente un gol decisivo, quello che ha deciso l’1-0 a favore della squadra di Antonio Conte. Infine Nicolò Zaniolo, che il 2 dicembre ha chiuso i giochi in Roma-Atalanta 0-2, dopo il gol iniziale di de Roon. Con tanto di esultanza polemica, arrivata dopo il fiume di fischi che avevano accolto in campo l’eroe della notte di Tirana (vittoria della Conference League). E per fortuna che poi è andata meglio con i vari Fabio Borini (nella sfida di Coppa Italia contro la Sampdoria), Andrea Belotti (anche se a Como la Roma è naufragata…) e Matteo Cancellieri (entrato nel finale di Roma-Parma), ma parliamo ovviamente di giocatori di spessore diverso (e situazioni anche differenti) rispetto a chi li ha preceduti.