Juve, idea Beto: per gennaio si apre la pista dell’ex Udinese

Dusan Vlahovic solo, Milik è fermo. Giuntoli cerca un vice Dusan in prestito: il portoghese, ai margini nell’Everton dei Friedkin, piace anche alla Roma

La Juventus si prepara a tutto, anche a dover rinforzare l’attacco a gennaio. Una munizione in più per allargare il reparto e garantirsi un’alternativa a Dusan Vlahovic, finora il giocatore della rosa più impiegato da Thiago Motta. Il bomber serbo ha sfiorato il percorso netto in questo avvio di stagione: 9 presenze tra campionato (7) e Champions League (2), complessivamente 758’.

A parte i 7 minuti finali contro la Roma e il secondo tempo contro il Napoli, Thiago Motta non ha mai rinunciato al suo numero 9, già autore di 7 reti. Toglietemi tutto, ma non Vlahovic. Dove finisce la scelta, inizia la necessità. Un vice di Dusan non c’è in questo momento, tanto che contro il Napoli al posto dell’ex viola è stato adattato Timothy Weah. Sulla carta il sostituto di Vlahovic sarebbe Arek Milik, ma il polacco è ai box da giugno e il suo rientro è tuttora un rebus. La stagione è ancora lunga e l’attuale emergenza offensiva (Nico Gonzalez infortunato, Conceicao squalificato e Koopmeiners in dubbio per la Lazio) ha confermato una volta di più come la coperta sia abbastanza corta in avanti.

Non a caso negli ultimi giorni di agosto il direttore tecnico Cristiano Giuntoli ha sperato di rifinire l’attacco con il prestito di Jadon Sancho, poi trasferitosi dal Manchester United al Chelsea. Adesso, con il punto interrogativo su Milik, i radar sembrano più orientati su una punta centrale. Preferibilmente in prestito semestrale, come nel caso del centrale che dovrà prendere il posto del lungodegente Gleison Bremer (stagione finita). L’ultima idea per l’attacco, che si aggiunge a quella di Lorenzo Lucca (Udinese), è un ex friulano: Beto dell’Everton. Ex Serie A e attualmente chiuso nel proprio club, un po’ come quel Milan Skriniar (Psg) in cima ai pensieri difensivi della Signora per gennaio.

Skov Olsen più di Lang e Sarr. Milan a caccia di gol: tre idee per l’attacco

I dirigenti rossoneri sondano il mercato europeo degli esterni. Prima però aspetteranno risposte da Jovic, Okafor e Chukwueze

Gennaio è dietro l’angolo: al Milan è già tempo di pensare al mercato d’inverno. In attesa di riaprire le trattative, per alcuni rossoneri sarà un autunno caldissimo. Le previsioni riguardano soprattutto Jovic, Okafor e Chukwueze: qualche raggio di sole c’è stato, ma ancora troppo poco per meritarsi un ruolo da protagonisti.

Così c’è chi ruberebbe volentieri la scena: Skov Olsen, ex esterno del Bologna ora al Bruges. Ma anche Noa Lang, che dal Bruges è andato al Psg nell’estate del 2023 e Ismaila Sarr, senegalese del Crystal Palace.

Prima le situazioni in bilico. Jovic è stato particolarmente altalenante: l’inizio ai margini, poi i gol (9 in totale) che nella scorsa stagione hanno avuto una loro utilità, Fonseca che gli affida una nuova maglia (9 anche il numero sulle spalle) e poi l’arrivo di Abraham come risorsa d’attacco alternativa. Di Jovic, da allora, poche tracce: 78’ minuti in tre partite di campionato e nessun gol.

È andata meglio a Okafor, a cui va il merito della rete del pareggio al Torino. Ma il meteo resta variabile: Noah ha segnato da subentrato ai granata, senza poi saper approfittare delle chance da titolare contro Parma e Lazio, quando Leao era stato punito con la panchina.

Da Chukwueze ancora nessun segnale: era stato il riferimento rossonero del precampionato, con prestazioni che facevano ben sperare in vista dell’inizio di stagione. Invece, è saltata la connessione: due partite da titolare e altre sei totali partendo dalla panchina senza mai riuscire a incidere. Chukwu, ex re del dribbling della Liga, non è riuscito a scartare il peso dei 28 milioni di euro, acquisto più costoso degli ultimi due anni. Il mercato potrebbe tornare d’attualità se nelle prossime settimane Samu non riuscirà a offrire il proprio contributo alla squadra: il club potrebbe guardarsi intorno e accettare anche cifre più basse.

Juve a caccia di attaccanti: Openda nel mirino. E se Maldini partisse a gennaio.

Giuntoli sarà all’Olimpico per Italia-Belgio: osservato speciale l’attaccante del Lipsia. Per la difesa il dt terrà d’occhio altri due belgi: Faes del Leicester e Debas dello Sporting Lisbona.

Il campionato è fermo ma il mercato è sempre in movimento. Così in assenza della Juventus, che tornerà in campo sabato 19 contro la Lazio all’Allianz Stadium, Cristiano Giuntoli ne approfitta per guardarsi intorno. Oggi il direttore tecnico della Signora, salvo cambi di programma,è atteso a Roma per assistere a Italia-Belgio. Un’occasione per seguire da vicino i suoi ragazzi (tra i convocati ci sono Di Gregorio, Fagioli e Cambiaso) ma anche per osservare dal vivo qualche giocatore interessante.

La priorità del club è un difensore, diventato indispensabile dopo il brutto infortunio di Gleison Bremer, che dovrà stare fermo per 6-8 mesi. Quanto all’attacco, Thiago Motta è convinto di potersela cavare con gli uomini che ha anche se la coperta è corta (Milik, unica alternativa di ruolo a Vlahovic, non è mai stato disponibile finora), questo però non impedisce a Giuntoli di cominciare a guardarsi intorno a caccia di possibili occasioni. Si deciderà a dicembre, quando si capirà se il centravanti polacco sarà finalmente utilizzabile, nel frattempo un po’ di aggiornamento professionale non fa male.

Di sicuro Giuntoli guarderà con attenzione Lois Openda, attaccante 24enne del Lipsia che la Juventus ha appena affrontato in Champions. Prima punta forte fisicamente che ama svariare su tutto il fronte dell’attacco, ha velocità e anche buona tecnica. Doti che ha messo ben in evidenza nel match della Red Bull Arena, durante il quale ha creato tantissimi pericoli e solo il palo gli ha negato il gol. Acquistato dal Lipsia nell’estate 2023, la scorsa stagione è stato titolarissimo, chiudendo con 28 gol complessivi, e adesso è già a quota 5. Costa parecchio (il club tedesco lo ha pagato 42 milioni di euro, acquisto più costoso della storia del club) ma le vie del pallone sono infinite.

Juve senza Bremer: Motta prepara un nuovo muro

Il tecnico bianconero senza il brasiliano vuole confermarsi con Danilo e Gatti. Danilo, Savona e Cabal le alternative ai due centrali titolari

Una foto dal letto d’ospedale, sofferente ma ugualmente sorridente: “Questo è il primissimo passo verso il rientro!”. Così Gleison Bremer sui social dopo l’intervento al crociato a cui si è sottoposto a Lione. I tifosi bianconeri si sono ormai rassegnati all’idea di fare a meno del totem brasiliano almeno per tutta la stagione (previsti 6-8 mesi di stop), mentre a Thiago Motta toccherà trovare la soluzione giusta per mantenere lo stesso equilibrio.

La difesa finora è stata il punto di forza della Juventus: una sola rete subita in campionato (tra l’altro su rigore), miglior risultato della Serie A, e porta inviolata per 6 giornate di fila (record per la Signora). Tutto questo con Bremer titolare fisso, almeno fino all’infortunio di Lipsia (8 partite su 8 dall’inizio). La squadra però in Germania ha superato in fretta lo shock per l’inaspettata uscita di scena del difensore, riuscendo a vincere una partita incredibile nonostante i due gol incassati.

Le indicazioni arrivate finora sono positive: Pierre Kalulu, promosso già prima del forfait di Gleison, si sta dimostrando un ottimo acquisto, perfetto per il gioco del nuovo allenatore, che chiede ai suoi difensori di salire e di impostare. L’ex milanista formerà con Federico Gatti il nuovo tandem della retroguardia, ma in rosa non mancano le alternative. Di ruolo o adattati da Motta, che già in passato ha messo in evidenza ottime doti da trasformista. 

Kalulu ha iniziato la stagione in bianconero da terzino destro per poi passare a fare il centrale quando Gatti ha avuto un problema alla caviglia. Si è preso il posto, diventando la spalla di Bremer, e adesso si è spostato sul centro sinistra per lasciare il lato destro all’ex Frosinone.

Theo-Milan, il grande gelo: multato e squalificato ma chiede 8 milioni. E il club dice no

Il francese, fermato per due giornate dopo il rosso di Firenze e sanzionato dalla società, ha il contratto in scadenza nel 2026 e vuole un super stipendio. Per la dirigenza rossonera deve però dimostrare di meritare l’aumento

Il cartellino rosso dopo il triplice fischio finale al Franchi è costato a Theo Hernandez due giornate di squalifica. Niente temuta mazzata, ovvero un turno in più e conseguente addio al big match contro il Napoli, perché non ci sono state offese ma “una critica gravemente irriguardosa e più volte ripetuta nei confronti del direttore di gara”. A essere in dubbio però è il futuro (a lungo termine) del francese in rossonero perché l’esterno sinistro in questo inizio di 2024-25 ha avuto più bassi che alti, non sta guidando i compagni come dovrebbe fare un vero (vice) capitano e (soprattutto) ha pretese per il rinnovo di contratto in scadenza nel 2026 molto al di sopra dei parametri del club di via Aldo Rossi.

La richiesta iniziale dell’agente del calciatore è stata superiore agli otto milioni netti più bonus, quasi il doppio dello stipendio attuale (quattro milioni e mezzo). Anche se ci sarebbero i vantaggi del Decreto Crescita, attivato nel 2019 al momento del suo sbarco a Milano, si tratta comunque di tanti soldi. Considerando che il più pagato della squadra è Leao (sette milioni netti), il messaggio recapitato dall’entourage del calciatore può avere solo due interpretazioni: la prima, più buonista, è che Theo non ha fretta di arrivare alla fumata bianca; la seconda, meno buonista, è che intende cambiare aria. Un concetto quest’ultimo che era filtrato dalle sue dichiarazioni durante l’Europeo (“Se resto a Milano? Lo vedremo più avanti”) e che era stato corretto qualche giorno fa, dopo il gol al Lecce (“Sono molto felice qua. La gente e la squadra mi vogliono bene. Per me è la cosa più importante”) e un’estate senza proposte allettanti. 

Douglas Luiz, solo danni! Doveva cambiare la Juve: tra panchine e rigori per ora è un flop

Il centrocampista ex Aston Villa causa un altro rigore dopo quello di Lipsia e non incide. Thiago Motta lo aspetta ma serve un cambio di passo e di testa.

Due indizi non fanno ancora una prova, però rendono bene l’idea del momento. Douglas Luiz a Lipsia è entrato nel secondo tempo e poco dopo ha provocato il rigore del 2-1 (fallo di mano in area). 

Ieri col Cagliari deve avere avuto la classica sensazione di deja vu quando ha visto l’arbitro indicare il dischetto. Colpa, questa volta, di un intervento su Piccoli: cercava il pallone e invece ha trovato la gamba dell’attaccante avversario. Solo che, al contrario di quanto era successo in Germania (vittoria in rimonta per 3-2 con l’uomo in meno), il penalty trasformato da Marin è costato ai bianconeri due punti preziosissimi.

Così Douglas Luiz, il secondo acquisto più costoso del mercato estivo della Signora, è finito sul banco degli imputati, nonostante la difesa d’ufficio del suo allenatore. “Io alla sfortuna non ci credo, però non bisogna puntare il dito contro un giocatore piuttosto che un altro, vinciamo, pareggiamo e perdiamo tutti insieme. Non sono il tipo che dice ‘vinco io, perdono gli altri’. È il momento di dare tutti qualcosa in più. Douglas Luiz ha la mia fiducia come tutti”: così Thiago Motta ha commentato nel post partita l’episodio incriminato. In sintesi, il pari non è responsabilità di un singolo, però certe cose non succedono per caso, c’è sempre un perché. La sensazione è che il brasiliano arrivato dall’Aston Villa non stia vivendo un momento di grande serenità e questo lo porta a commettere errori che possono costare molto cari. Eppure stavolta, al contrario di quanto era successo in Champions League, era entrato bene in partita, concentrato e con la voglia di fare bene, come testimonia il bel tiro in porta sulla cui respinta del portiere c’è stata la grossa occasione sprecata da Vlahovic. Nel calcio però la differenza la fanno i particolari e a volte basta un attimo per vanificare tutto. In 28 minuti ha fatto 35 passaggi positivi, un lancio, una sponda e un’occasione creata, ma ha perso anche 4 palloni e 5 duelli su 5.

Uragano Pedro! Entra, segna e la Lazio ribalta l’Empoli

Nel primo tempo ospiti avanti con Esposito pareggia Zaccagni e nel finale lo spagnolo, entrato al posto di Isaksen, trova la rete del vantaggio

La Lazio salta al terzo posto agganciando Juventus e Udinese in attesa del risultato del Milan di questa sera contro la Fiorentina. Contro l’Empoli arriva la quarta vittoria di fila per i biancocelesti tra campionato ed Europa League. Tre punti quanto mai sofferti dalla squadra di Baroni che si impone in rimonta. Toscani subito in vantaggio con Esposito, pareggia Zaccagni prima dell’intervallo. A inizio ripresa Vasquez respinge un rigore di Castellanos.

Al 39’ risolve la gara Pedro, al secondo gol di fila dopo quello di giovedì al Nizza. Il 37enne spagnolo con un sua perla regala i tre punti alla Lazio. Prima sconfitta stagionale per l’Empoli, che anche all’Olimpico si è fatto apprezzare non solo per l’impostazione tattica. 

Baroni prosegue sulla via di un corposo turnover tra campionato ed Europa League. Rispetto alla gara di giovedì col Nizza sono otto le novità: solo Gila, Guendouzi e Castellanos ancora titolari. D’Aversa ritocca lo schieramento opposto alla Fiorentina con gli innesti dal 1’ di Solbakken e Fazzini mentre partono dalla panchina Colombo ed Henderson. Toscani molto coperti in fase di avvio. A lato un colpo di testa di Zaccagni. Ma la squadra di D’Aversa sfrutta la prima chance per colpire: al 9’ Esposito svetta tra i difensori biancocelesti e infila di testa Provedel che scivola sul cross di Pezzella dalla sinistra.

Empoli in vantaggio. La Lazio si lancia all’assalto. Tocco di Dia: fuori. Vasquez rimedia su Isaksen e Castellanos. Al 23’ il portiere dei toscani devia in angolo una botta dalla distanza di Castellanos. Ripartenza dell’Empoli: tiro a giro di Anjorin che va alto. Provedel para una capocciata di Viti. Lazio imprecisa in fase di impostazione. Pressing intenso da parte della formazione di D’Aversa. Per un risentimento alla coscia sinistra deve uscire Lazzari: al 38’ entra Marusic. Al 44’ diagonale di Isaksen: fuori di poco. Il recupero va oltre i tre minuti iniziali. E al 49’ un cross di Tavares innesca lo stacco di testa vincente di Zaccagni che porta la Lazio al pareggio. Prima rete stagionale su azione per l’attaccante. L’Empoli subisce un gol dopo aver mantenuto inviolata la porta nelle tre gare di campionato precedenti.

“Norme Fifa contrarie alla libera circolazione”: la sentenza su Diarra può rivoluzionare il mercato

La pronuncia della Corte di giustizia UE attesa da 10 anni dopo il ricorso dell’ex nazionale francese: riconosce di fatto la possibilità a un calciatore di lasciare un club indipendentemente dalla durata del contratto

È una sorta di potenziale terremoto, che potrebbe avere gli effetti di una sentenza Bosman bis. La sentenza Diarra, pronunciata stamattina dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, stabilisce infatti che le norme della Fifa che regolano il calciomercato sono incompatibili con la libera circolazione delle persone e quindi anche dei calciatori. Una decisione che potrebbe rivoluzionare la gestione dei trasferimenti del mondo del calcio.

Era una sentenza attesa da 10 anni da Lassana Diarra, ex centrocampista tra gli altri di Real Madrid e Psg che nel 2015 dopo un anno ruppe il suo contratto con il Lokomotiv Mosca dove aveva sottoscritto un triennale. Per il club russo, il giocatore aveva tradito l’accordo senza “giusta causa” e doveva pagare 20 milioni di euro, in solidarietà con i futuri suoi club, come richiesto alla Camera di risoluzione dei litigi della Fifa e al Tas. Diarra allora ha sollevato la questione davanti ai giudici della Corte europea che gli hanno dato ragione. Per la Corte europea, il regolamento Fifa che impone il pagamento solidale da parte di un altro club è considerato “sproporzionato” e il divieto di registrare così un nuovo giocatore svincolatosi unilateralmente “non regolamentare”. Potenzialmente, qualsiasi giocatore potrebbe avere la possibilità di lasciare una squadra senza dover compensare il club di iniziale appartenenza per il resto degli anni previsti dal contratto, come richiedeva il Lokomotiv. Svuotandone così di fatto l’obbligo di restare fino a scadenza, anche in assenza di contropartite da altre società. Si tratta di una nuova forma di liberalizzazione che aprirebbe nuovi orizzonti sul mercato dei giocatori.

Lautaro si è ritrovato, Thuram resta il compagno preferito: Inter, è l’ora della vera ThuLa

Ci siamo, manca poco. E c’è un’immagine che lo dimostra: a Udine Lautaro segna il suo secondo gol, Thuram si inginocchia e fa l’esultanza del Toro. È un antipasto, è la voglia di mangiarsi tutto quel che c’è da mangiare. La ThuLa si riaffaccia sul campionato, dopo la panchina iniziale d’Europa. Con un obiettivo: viaggiare veloce, viaggiare coordinati, in definitiva correre e vincere.

Perché fin qui è andata così: Thuram che volava e Lautaro che sputava veleno per un gol che non arrivava. Ora che si è sbloccato l’argentino, il francese si è inceppato. In soldoni: la coppia non ha ancora festeggiato insieme, non c’è ancora stata una partita con tutti e due a segno.

Ed è un inedito, perché la scorsa stagione l’Inter s’era abituata troppo bene con tutti e due. Ma la curva è in crescendo, del resto non c’era miglior momento per aspettarsi una svolta positiva. Ottobre è un mese chiave per Inzaghi, tra campionato e coppe. È un mese che serve per entrare fisicamente nel G8 in Champions League e per dare uno strappo al campionato. Lautaro c’è, in tutti i sensi. Fisicamente è tornato lui: la settimana che dal derby ha portato a Udine gli ha consentito di guadagnare numeri decisivi, che lo staff di Inzaghi ha apprezzato. Il rendimento dell’argentino è schizzato e non solo per il gol. Qualche piccolo segnale fisico, per la verità, s’era intravisto anche durante la serata negativa del derby. Adesso Lautaro sta come non è mai stato dal 22 aprile, il giorno della seconda stella, neppure durante la Coppa America. E, quel che più conta, sta bene con se stesso. Il gesto di lasciare il rigore a Taremi è il segnale di un giocatore che ha “risolto” la questione con il gol e non sente più il peso addosso di una gioia che non arrivava.

Motta a Lipsia cambia ancora la Juve: in difesa torna Gatti, ballottaggio McKennie-Thuram

In attacco confermati Koopmeiners e Yildiz con Vlahovic, probabile la staffetta tra Nico Gonzalez e Conceiçao

La vittoria col Genoa ha dato alla Juventus una bella ricarica d’entusiasmo. Thiago Motta ha raccolto i tre punti e soprattutto delle buone indicazioni per il prosieguo, già a partire dalla prossima trasferta di Lipsia. Se non un vero e proprio turnover, la sensazione è che a Marassi il tecnico abbia aumentato le soluzioni puntando su chi aveva coinvolto meno fin qui: così, adesso, ci sono molti più giocatori che si candidano per una maglia nella prossima sfida di Champions League. 

In porta ci sarà Di Gregorio e non Perin. Mentre in difesa tornerà Gatti, a discapito di Danilo che ha comunque chiuso in crescendo la partita col Genoa. È probabile che il capitano venga coinvolto a gara in corso: difficile in questo momento fare a meno di Kalulu. Che giocherà all’opposto di Cambiaso, strategico per consentire lo sviluppo del gioco in fase di possesso della palla. Davanti alla linea difensiva rientrerà Locatelli, che è diventato fondamentale nello scacchiere juventino. E poi occhio al ballottaggio fra McKennie e Thuram: Thiago Motta ha gestito il minutaggio del primo contro il Genoa e visionato il secondo. Koopmeiners alle spalle di Vlahovic è una certezza, proprio come Yildiz che può garantire al centravanti una sponda di qualità. Sulla fascia destra la staffetta sarà fra Nico Gonzalez e Conceiçao, che è tornato nella migliore condizione.