Maignan para, stimola, dirige. E ora vuol fare al Milan un regalo da 20 milioni

Il portiere è in lista Champions e a Londra ci sarà. Il passaggio del turno vale tanto (anche per le casse) e passerà soprattutto dalle mani del francese

I tifosi hanno iniziato a far rimbalzare la notizia sui social nel primo pomeriggio di ieri, pochi secondi dopo l’ufficialità arrivata dalla Uefa. Uno screenshot da non mancare, quello con Maignan tornato in lista Champions. In realtà si trattava di un’ovvietà, una non-notizia, perché è chiaro che il ritorno fra i ranghi di Mike gli avrebbe riconsegnato una casella anche in Europa (con la conseguente esclusione di Tatarusanu).

Un gradevole risvolto dell’articolo 44 che tutela i club in caso di problemi seri coi portieri, ruolo delicatissimo come sa molto bene anche il Milan. E così ieri pomeriggio quello screenshot è rimbalzato ai quattro angoli della galassia rossonera nel segno del compiacimento dell’ufficialità, sebbene attesa e scontata.

Qualcosa che spiega bene quanto Mike sia mancato al mondo Milan e quanto adesso quel mondo si affidi a lui nella notte più importante della stagione. Di solito, quando ci sono gran gala come quello dell’Hotspur Stadium, la copertina se la prendono gli attaccanti. Anche perché nel calcio vince chi fa un gol più degli avversari. Stavolta però è diverso e il Diavolo si affida al suo santo protettore francese. Nelle mani di Mike, in senso figurato e in termini pratici. D’altra parte Giroud è a rischio per la febbre, Leao non sai mai quale film deciderà di recitare, Diaz – giustiziere degli inglesi all’andata – è alle prese con un ginocchio ballerino, e allora l’occhio di bue finisce fra i pali della porta rossonera. Anche perché mai come domani sera sarà importante difenderla a ogni costo e Mike ha una voglia folle di passerelle internazionali dopo il Mondiale smarrito.

Leao, dopo lo strappo: il Milan prepara l’asta per l’estate

A meno di un riavvicinamento nelle prossime settimane, il Milan club rossonero è chiamato a due esigenze: monetizzare il più possibile dalla cessione e trovare un sostituto all’altezza

A un certo punto ha smesso di sorridere, ed è stato impossibile fare finta di nulla. Ma se la squadra va a rotoli mica si può sorridere, verrebbe da dire. Eppure Rafael Leao in passato lo faceva anche quando le cose non filavano lisce. Fa parte della sua impronta caratteriale, una sorta di leggerezza che sotto alcuni aspetti è indiscutibilmente uno dei suoi punti di forza.

Ora anche Rafa è appesantito. Nell’anima, s’intende. E quando i pensieri affollano la mente e scuriscono l’orizzonte, i sorrisi non escono più e a pesare sono pure le gambe. Sono settimane che il portoghese dà l’impressione di essere diventato un corpo estraneo. Dà la sensazione di andare in campo perché occorre farlo, e non per il piacere di farlo. E quando succede così, di solito non resta molta strada da fare. Gli va dato atto che, fino al termine del 2022, le turbolenze contrattuali non lo avevano distratto. Forse perché nutriva una certa sicurezza sul lieto fine, forse perché il problema sembrava rimandabile, più probabilmente perché fin quando la squadra è rimasta agganciata al Napoli in scia scudetto, i pensieri si rivolgevano soprattutto a quello.