Inter-Milan, via alla seconda fase di vendita dei biglietti. Ma il derby non andrà subito sold out

Oggi chi è abbonato nerazzurro da almeno quattro anni può acquistare due tagliandi per chi vuole: venerdì lo stesso meccanismo varrà per gli altri titolari di pass stagionale

Due giorni di fuoco, giovedì e venerdì, per potersi assicurare un biglietto per la semifinale di ritorno tra Inter e Milan, in Champions League. Ufficialmente, è quella in cui “in casa” giocano i nerazzurri che quindi gestiscono tutti i biglietti escluso il settore ospite – al via oggi -, delegato ai cugini come da tradizione. Dalla scorsa settimana gli abbonati alle partite di Serie A del Giuseppe Meazza hanno potuto confermare il proprio posto – acquistando il relativo tagliando – e ora i cancelli virtuali si aprono anche agli altri tifosi, ma sempre passando dai titolari di pass stagionale.

In questa fase, spezzata in due, ogni abbonato ha infatti la possibilità di acquistare due biglietti per chi vuole, anche se non è socio Inter club nè titolare di alcuna tessera. Tutto si svolge sul sito ufficiale della società e, per dimezzare code o attese, i titolari di pass sono stati divisi in due blocchi: il giovedì la finestra sarà aperta per chi è abbonato da almeno quattro stagioni consecutive (dal 2017-18 compreso, circa 15mila tifosi), mentre il venerdì l’opportunità sarà riservata a tutti gli altri, ovvero più di 20mila sostenitori. Il club ha specificato che garantirà la disponibilità di biglietti per entrambi i giorni, per cui l’eventuale tutto esaurito sarebbe possibile solamente venerdì: non è consentito il cambio nominativo. Entrambe le finestre apriranno alle 14.30 e chiuderanno a mezzanotte. Poi, spazio alle successive fasi in caso di posti ancora vacanti a San Siro.

Inter con un Lautaro in più. Il Toro è tornato al gol e adesso punta la Juve

A segno con Benfica ed Empoli e tornato in fiducia dopo essere rimasto a secco 8 volte fra marzo e aprile. Contro la Signora non ha una tradizione positiva, ma ora vuole cambiare la storia

La Signora è la squadra che Martinez ha affrontato più volte in carriera: nei 15 incontri disputati contro i bianconeri ha un bilancio negativo sia a livello di risultati (4 vittorie, 4 pareggi e 7 ko) sia di gol realizzati (appena 3). E quando è riuscito a battere il portiere juventino, in due occasioni la sua Inter ha perso.

Una settimana fa, prima di Inter-Benfica, Lautaro Martinez credeva di essere rientrato in uno di quei tunnel che a volte aveva imboccato prima di diventare campione del mondo con l’Argentina. Periodi in cui la via del gol per lui era un sentiero tortuoso e battere il portiere avversario una specie di “missione impossibile”. Contro i portoghesi invece ha segnato la rete del 2-1, quella che ha infuso una bella dose di tranquillità in un San Siro preoccupato dal momentaneo pari delle Aquile. Il Toro ha così interrotto un digiuno di 8 incontri con la maglia nerazzurra. Il tutto non considerando le due amichevoli disputate con la maglia dell’Argentina, le gare contro Panama e Curaçao nelle quali non aveva segnato. Il momento difficile, adesso che ha esultato sia contro il Benfica sia domenica a Empoli, sembra alle spalle e Lautaro vuole inanellare un’altra serie di prestazioni importanti come quella a inizio 2023.

Lautaro nel 2022-23 è a quota 19 reti ovvero a -6 dal suo record personale di 25 centri firmato lo scorso anno. Per tagliare il traguardo ha a disposizione 7 incontri di campionato, la semifinale di ritorno di Coppa Italia di stasera e la doppia semifinale di Champions contro il Milan del 10 e del 16 maggio. Più le eventuali finali delle due coppe, da conquistare sul campo. In tutto 10 o 12 match. Nel 2023 il Toro è già a quota 11 gol e soprattutto per il terzo campionato di fila ha superato quota 15 in Serie A. E’ sulla strada di Mauro Icardi che ci è riuscito per 4 volte di fila. Ormai all’Inter è riconosciuto come un leader, un punto di riferimento per la squadra.

Inter, Lukaku è tornato e non vuole fermarsi: ora si candida per la Juve

Nella semifinale di ritorno di Coppa Italia è Dzeko il favorito per affiancare Lautaro ma con la doppietta di Empoli vuole far cambiare idea a Inzaghi. Romelu Lukaku è tornato.

Per l’Inter una bella notizia. Anzi bellissima. A Empoli Simone Inzaghi ritrova tre punti in campionato, fondamentali per riprendere la corsa Champions dopo aver perso cinque delle ultime sette partite in A, e finalmente il suo bomber – non ancora quello devastante dell’anno dello scudetto ma la strada è quella giusta – che per troppo tempo gli è mancato. Erano passati 253 giorni dall’ultimo gol su azione in Serie A, da quell’Inter-Lecce del 13 agosto alla prima giornata, e ben due anni dall’ultima doppietta: l’ultima il 14 febbraio 2021 contro la Lazio.

E ora che i tabù sono stati spezzati Big Rom è pronto per aiutare l’Inter a conquistare gli obiettivi di questo intenso finale di stagione. A partire dalla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juve, in programma mercoledì sera a San Siro, dove Lukaku ci sarà dopo la ‘grazia’ ricevuta dal presidente della Figc Gravina.

Romelu vuole esserci. Più gioca e più si rimette in forma. Vuole tornare a riprendersi l’Inter, dopo il lungo stop per infortunio e la lenta ripresa. E ora che ha riconquistato fiducia e si sente bene fisicamente scalpita per giocare. A Empoli è rimasto in campo per tutta la partita, facendo rifiatare Dzeko proprio in vista della sfida contro la Juventus. Il bosniaco è il favorito contro i bianconeri per affiancare Lautaro Martinez, che con la rete del Castellani è diventato il primo giocatore dell’Inter a realizzare almeno 15 reti in tre o più stagioni consecutive in Serie A da Mauro Icardi, tra il 2014/15 e il 2017/18 (quattro in quel caso). Ma con la doppietta e l’assist per il ‘Toro’ il belga ha tutta l’intenzione di far cambiare idea al suo allenatore.

Inter, Skriniar operato alla schiena in Francia. “Grazie ai compagni per la qualificazione”

Il Inter comunicato e il post dello slovacco su Instagram: “Mi sono sottoposto a un intervento per poter rientrare in campo il prima possibile”

Dall’Inter arrivano aggiornamenti sulle condizioni di Milan Skriniar, assente nella sfida di mercoledì sera contro il Benfica a San Siro nel ritorno dei quarti di finale di Champions League. Il difensore slovacco – fa sapere il club nerazzurro attraverso un comunicato – “è stato sottoposto nella giornata di ieri a intervento chirurgico endoscopico al rachide lombare presso la “Clinique du Sport” di Merignac”. Nelle prossime settimane il giocatore effettuerà un programma riabilitativo.

L’operazione è stata necessaria visto il perdurare dei problemi alla schiena da un paio di mesi e che lo hanno costretto a saltare sette partite di campionato, la doppia sfida di Champions League contro il Benfica e la semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus. L’ultima apparizione nella sfida di ritorno degli ottavi di Champions in casa del Porto, quando è entrato in campo all’80’ per Darmian.

“Voglio mandare un abbraccio ai miei compagni e ringraziarli per la bellissima qualificazione alla semifinale di Champions League e rassicurare tutti sulle mie condizioni dopo l’infortunio subito nella partita di andata contro il Porto – ha scritto Skriniar sul proprio account – Instagram dopo l’operazione – Ieri, d’accordo con l’Inter, mi sono sottoposto ad un intervento per poter rientrare in campo il prima possibile. Seguirò una breve riabilitazione per poter riprendere l’attività agonistica” ha aggiunto.

Inter-Lukaku: è finita! Addio prestito-bis, il club già a caccia del sostituto

Troppi i 20 milioni investiti nel 2022-23 tra prestito al Chelsea e ingaggio al calciatore: la dirigenza valuta i parametri zero Firmino e Thuram o l’acquisto di Retegui

È metà aprile, la stagione dell’Inter balla ancora tra il film in bianco e nero o uno in 5K, ovvero tutto e il contrario di tutto. Ma la società ha l’obbligo di guardare avanti e programmare già il futuro. E il futuro dell’Inter sarà senza Romelu Lukaku. Il belga tornerà al Chelsea per fine prestito. E il club di Zhang non ha intenzione di negoziarne un altro, perché i 20 milioni lordi spesi per riportarlo a Milano non sono andati di pari passo con le prestazioni.

Però l’Inter ha bisogno di fare i conti già oggi, anche senza sapere con precisione quale competizione europea giocherà la prossima stagione. Ma il discorso di Lukaku va persino oltre. Perché anche la prossima estate il club nerazzurro avrà l’obbligo di ridurre il monte ingaggi, che oggi dice complessivamente 132 milioni lordi. Con il costo di Lukaku, tra milioni spesi per il prestito e ingaggio, l’idea è metter dentro un altro calciatore. Magari più giovane e di prospettiva. Di sicuro di proprietà. Anche per non ripetere l’errore commesso la scorsa estate con Paulo Dybala, che al netto del discorso puramente tecnico avrebbe rappresentato un patrimonio economico da inserire nell’Inter. Lukaku non può esserlo oggi. E non potrebbe esserlo neppure domani, visto che l’eventuale permanenza nella migliore delle ipotesi sarebbe comunque legata a un rinnovo del prestito.

Chi al posto di Lukaku? L’Inter sta sondando il mercato. Si è informata su Roberto Firmino, che lascerà il Liverpool e che deve ancora decidere in quale campionato proseguire la sua carriera. L’Inter ha incontrato i suoi nuovi agenti per ben due volte, la corsa è complicata, ma Marotta e Ausilio non si sentono ancora fuorigioco. Dove invece pensano di aver conquistato la pole position è su Mateo Retegui, il nuovo centravanti della Nazionale.

Rosso a Lukaku in Coppa Italia: l’Inter fa ricorso. E quel precedente di Muntari

Il club nerazzurro chiederà alla Corte Sportiva d’Appello di cancellare il secondo giallo ricevuto dopo l’esultanza nella semifinale contro la Juve

L’Inter fa ricorso contro la squalifica di una giornata in Coppa Italia comminata a Romelu Lukaku, il doppio giallo sventolato in faccia all’attaccante belga dall’arbitro Massa nell’andata della semifinale alla Stadium contro la Juventus. Il club di viale della Liberazione sosterrà che l’esultanza dopo aver trasformato il calcio di rigore dell’1-1 contro i bianconeri, è la classica esultanza che il bomber belga fa dopo ogni rete. Era stata la stessa, per esempio, dopo il gol con la maglia del Belgio. Ed è stata la stessa dopo il 2-0, sempre su rigore, sul campo del Benfica. Ecco perché il club di viale della Liberazione chiederà alla Corte Sportiva d’Appello di cancellare il secondo giallo del 4 aprile all’Allianz Stadium e di consentire a Big Rom di disputare la sfida di ritorno di mercoledì 26 a San Siro.

Dopo il rigore dell’1-1 a Torino Lukaku aveva esultato facendo il gesto del saluto militare e mettendosi il dito indice davanti alla botta. In precedenza era già stato “beccato” dalla curva dello Stadium, offeso con buu razzisti (di qui il provvedimento di chiusura del settore del Giudice Sportivo contro il quale la Juventus si è appellata ottenendo la sospensione), e dopo aver visto la palla entrare, quella sua esultanza aveva alzato ancora di più la temperature all’interno dell’impianto con nuovi insulti dagli spalti e la reazione di Cuadrado e di altri giocatori. In quel momento nessuno ha capito che l’intento di Lukaku non era provocatorio, ma che si trattava solo di un’esultanza che adesso, tra parentesi, tanti in tutto il mondo ripetono. Diversi personaggi del mondo del calcio si sono schierati dalla sua parte chiedendo la cancellazione del secondo giallo per dare un esempio. In passato, nel maggio 2007, a Muntari era stata tolta la squalifica assegnata sul campo del Cagliari in seguito alle sue proteste per cori razzisti. Succederà la stessa cosa?

Lukaku, dischetto verde: com’è diventato uno dei migliori rigoristi al mondo

Big Rom ha trasformato tutti i 19 rigori calciati all’Inter, gli ultimi pesantissimi contro Juve e Benfica. E pensare che nel 2013 condannò i Blues nella Supercoppa contro il Bayern.

In casa Inter non ci sarà più un caso Spezia. Si può stare certi. Lautaro non si prenderà più il pallone per calciare dal dischetto con Lukaku impotente, come successo al Picco poco più di un mese fa. La leadership del Toro era all’apice – nella partita precedente, contro il Lecce, era uscito dal campo dalla parte opposta rispetto alla panchina e si era preso l’ovazione della Nord durante la passerella – mentre il belga veniva dal rigore ripetuto contro l’Udinese, dopo esser stato ipnotizzato da Silvestri. L’argentino ha sbagliato quel penalty, nel finale Lukaku ha segnato dagli undici metri. Juve e Benfica l’hanno confermato: Big Rom, dal dischetto, è una sentenza. All’Inter è infallibile: 19 su 19.

Dopo Spezia-Inter ci si chiedeva chi fosse il rigorista dei nerazzurri. Simone Inzaghi, nel post partita, ha tagliato corto: “Sono entrambi rigoristi”.

Lukaku non fallisce un penalty dal 2017. Sembra una routine: si ingobbisce, si avvicina alla palla a corti e rapidi passi, poi allunga e colpisce. Contro l’Udinese era andata male, ma la percentuale non è stata macchiata: penalty ripetuto e gol. A Torino e a Lisbona, il belga ha segnato due rigori pesantissimi dalla panchina, in un ruolo da 12° uomo – come contro il Porto nell’andata degli ottavi – che in una certa misura sta facendo suo. Le gerarchie in attacco sono ancora da definire, quella del rigorista è chiarissima. Poi, magari, capiterà che Lukaku donerà il pallone a un compagno come accaduto nel 2019 al giovane Sebastiano Esposito contro il Genoa. L’attaccante campano ha così potuto segnare il primo gol in Serie A a 17 anni. Il 20enne Romelu si era invece trovato a calciare un rigore pesantissimo, quello decisivo nella Supercoppa europea tra Bayern e Chelsea. Lo ha sbagliato e ha condannato Mourinho. Oggi Romelu è tra i migliori rigoristi al mondo.

La lezione di Inzaghi a Lisbona: il palleggio che ha mandato in crisi Schmidt

Possesso palla ragionato e poi ripartenze: i nerazzurri hanno battuto il Benfica al Da Luz prima sedandolo e poi frustrandolo.

Sopire e troncare, Simone Inzaghi ha depotenziato il Benfica con una strategia manzoniana. Della partita di ieri sera al Da Luz si temeva molto l’aggressività subitanea del Benfica.

Ci si aspettava che i rossi di Roger Schmidt avrebbero azzannato l’Inter dal primo minuto con pressioni e ripartenze alte, in modo tale da affannarli, stordirli e colpirli. Per 45 minuti l’Inter ha però studiato e applicato la contromisura, un palleggio meditato, preciso, neppure velocissimo. Una circolazione di palla che ha devitalizzato e frustrato il pressing di riconquista di Roger Schmidt, il gegenpressing brevettato da Jurgen Klopp e fonte di ispirazione per molti allenatori di lingua tedesca, specie per quelli passati da Lipsia e Salisburgo.

Il dato complessivo sul possesso ci parla di un predominio benfiquista: 68,2% contro 31,8%, perché nella ripresa la partita è stata diversa. Nel primo tempo però il possesso se l’è preso l’Inter, 51,8% contro il 48,2% dei portoghesi ed è in questa fase che Inzaghi ha gettato le fondamenta della vittoria. La disputa sul possesso la conosciamo, c’è chi lo ritiene inutile ai fini della valutazione e della comprensione di un match. Sono posizioni estreme, assolutiste. In realtà il possesso può essere un’arma di seduzione e di sedazione. Il vecchio e un po’ paradossale assioma di Nils Liedholm – “Se la palla ce l’abbiamo noi, non ce l’hanno loro, e se noi riuscissimo a tenerla per 90 minuti, loro non segnerebbero mai” – conserva una ragione d’essere e la prima frazione interista al Da Luz lo dimostra. Con una costruzione dal basso neppure troppo rischiosa e con un palleggio riflessivo a salire, l’Inter per 45 minuti ha fatto girare a vuoto il Benfica, ne ha frustrato le pressioni e ne ha minimizzato i rischi. La squadra di Schmidt ha perso i riferimenti e i collegamenti. Gonçalo Ramos, il temutissimo centravanti, si è scoperto isolato, nelle fauci di Acerbi. Rafa Silva si muoveva come al solito su tutto il fronte della trequarti, però non era connesso con i compagni. Joao Mario sulla destra stressava Dimarco, ma interagiva né con Rafa Silva né con Ramos.

Inter, tifosi furiosi: squadra “finita”, Lukaku “imbarazzante” e Inzaghi “da esonero”

I principali bersagli dei tifosi nerazzurri, capaci di mantenere in tendenza per oltre 14 ore gli hashtag #Inter e #InterFiorentina, sono Inzaghi e Lukaku. Non si salva nemmeno una “bandiera” come Bastoni. A finire sul banco degli imputati, a conti fatti, è l’intero gruppo giudicato “al capolinea”.

Ma il principale imputato è senza dubbio il tecnico, oggetto di feroci attacchi e giudizi sferzanti. “Lo scorso anno l’Inter ha fatto sei mesi con la cattiveria figlia di Conte. Poi Inzaghi li ha liberati ed è venuta meno la gestione del gruppo. Se la partita comincia male – sottolineano in tanti – la squadra si sfalda, manca chi comanda”. Per qualcuno, “il progetto Inzaghi è finito. Stessi errori di sempre”. Tanto che, “a questo punto l’esonero è inevitabile”. L’immediato cambio in panchina è un desiderio che ricorre in numerosi tweet, con tanto di candidati: “Via Inzaghi, dentro Cambiasso per il finale di stagione, poi sarà quel che sarà”. Se il tecnico e il suo progetto sono considerati “finiti”, c’è però chi non dimentica la società, definita “assente”.

Se Inzaghi pare l’obiettivo principale della rabbia social nerazzurra, segue a ruota Lukaku, reo di essersi divorato almeno due occasioni clamorose.Nei confronti del belga, i tifosi iniziano a mostrare insofferenza, come se la pazienza fosse ormai esaurita, perché tanti ricordano le promesse e i buoni propositi di Big Rom dopo il suo ritorno a Milano. A dir la verità, a dimostrazione di come lo sconforto sia generalizzato nel popolo interista, c’è chi se la prende anche con una bandiera come Bastoni, ritenuto colpevole sul gol che ha condannato la truppa di Inzaghi al terzo tonfo consecutivo. “Si crede Beckenbauer e si fa uccellare da Bonaventura”, conclude qualcuno. Altri, invece, ne sottolineano “l’involuzione totale. Goffo e ingobbito. Delusione”.

Inter, le scelte di Inzaghi: in difesa c’è Darmian. Davanti Dzeko con Lautaro

Alla fine il tecnico ha deciso di non rischiare l’infortunato Skriniar. Acerbi preferito a De Vrij

I due dubbi, che Simone Inzaghi si era portato dietro nella notte, sono stati sciolti dopo la rifinitura del mattino, tenutasi nell’hotel del centro di Porto che ospita i nerazzurri.

Il tecnico dell’Inter, come sempre accade, ha aspettato il giorno della partita per decidere definitivamente e, per la sfida più importante e delicata dell’anno, ha votato per Darmian come centrale destro di difesa (con conseguente impiego di Dumfries nel ruolo di esterno a tutta fascia) e per Dzeko come partner di Lautaro Martinez, capitano questa sera. Insomma, tutto confermato secondo le indicazioni della vigilia. L’infortunio dello slovacco ha complicato parecchio i piani di Inzaghi in vista di questo ritorno contro il Porto, sia per l’importanza del difensore in una partita di enorme applicazione contro gli attaccanti portoghesi sia per le conseguenze di questa assenza sul resto della formazione. Lo slovacco, coccolato da allenatore e pure dal presidente, ha stretto i denti per esserci e alla fine si è deciso di non rischiarlo. Molto delicata anche la scelta della pedina del centravanti, visto il ballottaggio tra Dzeko, utile nella fase di cucitura del gioco ma a secco dalla Supercoppa Italiana vinta col Milan a Riad il 17 gennaio, e Lukaku, ancora lontano dai vecchi standard ma autore di un gol pesantissimo all’andata, che qui al Dragao dà un piccolo vantaggio iniziale ai nerazzurri.

Per il resto, confermate le indicazioni della vigilia: davanti a Onana, tornato tra i pali dopo la pausa di Spezia, Acerbi è preferito a De Vrij nel ruolo di centrale e Bastoni sta al suo solito posto sul centro sinistra. Se come detto sulla fascia destra c’è Dumfries, a sinistra riecco dopo l’infortunio Dimarco, il più temuto dalla squadra di Sergio Conceiçao. Nel trio di palleggiatori in mezzo non trova posto l’altalenante Brozovic di questa stagione: Calhanoglu, battagliero pure nella conferenza della vigilia contro i “provocatori” portoghesi, sarà ancora il regista, accompagnato ai lati da Barella e Mkhitaryan, alla sua 19esima partita di fila da titolare nonostante i 34 anni suonati. In ballo una ventina di milioni dal passaggio del turno e un pezzo grande così di stagione: Inzaghi per primo sa che il suo futuro passa da qui, da Porto.