Inter in scioltezza con la Salernitana: Lautaro e Barella ancora a segno

Un gol per tempo e nerazzurri sempre in controllo. Tante le occasioni da gol per la squadra di Inzaghi, che prosegue il buon momento dopo la doppia sfida col Barcellona

Niente cali di concentrazione dopo l’impresa di Barcellona. Trascinata da Lautaro e Barella, eroi anche della notte del Camp Nou, l’Inter batte la Salernitana e, in attesa di Napoli-Bologna, accorcia (momentaneamente?) dalla vetta della classifica. Adesso i successi consecutivi in Serie A sono due e la crisi culminata con il ko post sosta a San Siro contro la Roma sembra solo un ricordo. Anche perché il gioco è di nuovo fluido grazie all’ottimo momento di Calhanoglu, vice Brozovic di lusso. L’affermazione contro i campani, poco convinti e per niente convincenti, non è mai in dubbio: niente goleada come la scorsa stagione (doppio 5-0), ma risultato comunque “pesante” in ottica futura. Perché trasmette convinzione alla squadra ancora priva di Lukaku (domani gli esami) e perché permette di preparare nel migliore dei modi la trasferta di sabato a Firenze.

Di fronte allo sguardo del neo presidente del Senato, Ignazio La Russa, Inzaghi inizia con la stessa formazione che ha pareggiato al Camp Nou, eccezion fatta per Acerbi al posto di Bastoni. Solo panchina per Asllani perché non si può rinunciare alla regia di Calhanoglu o agli inserimenti di Mkhitaryan. Nicola, senza Radovanovic, Fazio e Maggiore, ha anche Bohinen non al top (e in panchina), ma non cambia modulo rispetto alla vittoria di domenica contro il Verona: avanti con il 3-5-2 nel quale Vilhena ha il compito di non far ragionare il turco. Senza alzare i giri del motore, i nerazzurri comandano la partita fin dall’inizio: niente pressione feroce, ma presidio attento di tutti gli spazi per non concedere occasioni ai campani. Importante la spinta a destra di Dumfries e proprio su quella corsia nasce il 1-0 di Martinez, al culmine di un’azione con 12 passaggi che ha origine dall’area di Onana. Il Toro, che si era sbloccato a Barcellona e che in campionato non segnava dal 30 agosto, esulta con trasporto e si conferma fuori dal tunnel. La Salernitana, che aveva Candreva e Mazzocchi sulla linea dei difensori, è costretta ad alzare il baricentro e il pressing per non far palleggiare con facilità i padroni di casa. La “ricompensa” è un pallone recuperato in zona pericolosa che porta a un tiro di poco al lato di Kastanos, ma nel complesso l’atteggiamento tattico degli ospiti non è arrembante per non esporsi troppo alle ripartenze interiste. Così sono Skriniar e compagni a condurre le danze e per larghi tratti si rivedere la costruzione armoniosa e fluida da dietro che aveva contraddistinto la prima stagione di Inzaghi alla Pinetina. Dzeko due volte va vicino al raddoppio, poi tocca a Skriniar, di testa su cross di Dimarco, impegnare Sepe che evita anche la doppietta di Lautaro con un gran riflesso. Onana si vede soprattutto per la sua bravura con il pallone tra i piedi, ma quando Piatek lo chiama in causa, il camerunese è reattivo.

Bastoni: “Nessuno rema contro Inzaghi. Polemica social? Inutile. Il cambio di Udine…”

Il difensore lancia segnali di compattezza: “Combattiamo tutti l’uno per l’altro. Skriniar? Sarà lui a prendere la decisione giusta”

Tutti uniti con Simone Inzaghi. Dopo le parole di Calhanoglu al termine della sfida contro il Barcellona – “Noi siamo sempre con il nostro allenatore, anche lui ha bisogno di una mano. Credo fosse contento oggi, ha visto che c’è una squadra che lotta per lui” – arrivano le dichiarazioni di Alessandro Bastoni, intervistato da Sportmediaset: “Una vittoria anche per lui? Sì, perché sono uscite voci che dicevano che qualcuno remava contro, ma non è mai stato così. Siamo un gruppo sano, tutti combattiamo l’uno per l’altro. Non ci sono mai stati problemi da questo punto di vista”.

Il difensore nerazzurro lancia dunque un segnale di compattezza: “È stato frustrante perdere tanti punti in campionato, sapevamo che c’era da cambiare qualcosa, ci siamo parlati arrivando alla conclusione che era importante esserci gli uni per gli altri”. L’Inter ora dovrà confermarsi nelle trasferte contro Sassuolo e Barcellona: ci si aspetta un clima infuocato al Camp Nou, i catalani stanno già scaldando l’ambiente. Anche tramite qualche polemica per il post di Bastoni su Instagram: “Non avevo motivo di prendermela né con Gavi né col mondo Barcellona. Non c’è bisogno di alimentare questa polemica inutile”, le parole del difensore.

La sostituzione contro l’Udinese sembra ormai alle spalle: “È stata una reazione forte per le cose che non venivano in campo, una frustrazione verso me stesso”. Da Bastoni anche un commento alla prestazione di Onana (“Ci ha aiutato tanto, se tutti lottiamo per l’altro possiamo fare grandi cose davvero”) e qualche parola per Skriniar, compagno di reparto: “Milan farà le sue valutazioni, si trova alla grande qui, sa che ha la stima di tutto il mondo Inter. Sarà lui a prendere la decisione giusta”.

Inter, perdere Skriniar a zero sarebbe folle. I motivi per cui il mercato è continua sofferenza

l club non ha accettato l’offerta estiva del Psg: una scelta che può costargli 30 milioni. E ora, dopo il mancato affare Dybala, il tifoso non sa più cosa aspettarsi

Il mercato dell’Inter è una sofferenza continua, e non da oggi. Il tifoso nerazzurro non sa mai cosa aspettarsi, quale novità possa andare a turbare la sua serenità: e stavolta chi è che parte, o che rischia di andarsene? La cronaca delle ultime due stagioni è ricca di addii eccellenti e di rinunce dolorose, da Lukaku ad Hakimi, da Perisic fino a Dybala e Bremer. Campioni venduti per esigenze di bilancio, grandi calciatori sedotti e abbandonati perché giudicati troppo costosi. Se finora la squadra è rimasta competitiva, e ancora adesso è una delle favorite nella corsa allo scudetto, lo deve soprattutto ad alcune intuizioni dei dirigenti. Marotta e Ausilio hanno pescato Dumfries a costo ridotto, preso Chalanoglu e Mkhitaryan a costo zero, riportato Romelu a Milano per una manciata di milioni (almeno per un anno). Ma la sensazione di insicurezza, di debolezza che accompagna il club ogni volta che deve sedersi al tavolo di una trattativa, quella è evidente e – alla lunga – inquietante. Forse anche per i calciatori.

Il nuovo/vecchio problema riguarda Skriniar, per il quale l’Inter ha rifiutato un’offerta di 55 milioni da parte del Psg nella sessione estiva del mercato. L’auspicio della società era quello di trattenere il difensore, rinnovandogli il contratto in scadenza a giugno 2023. Un azzardo, un rischio, su questo non c’è dubbio. Se il club nerazzurro dovesse accettare la proposta, la squadra di Inzaghi ne subirebbe inevitabilmente le conseguenze sul piano tecnico, perché rimpiazzare lo slovacco – nonostante le incertezze di questo avvio di stagione, forse dovute anche alle pressioni arrivate dal mercato – sarebbe impossibile.

Il vero Lukaku è la luce in fondo al tunnel: da oggi torna in campo

Dalla prossima settimana lavorerà con la squadra. Senza il gigante belga i nerazzurri hanno perso leadership

Non basterà Romelu, anche se grande e grosso com’è, a fermare da solo il vento che soffia sull’Inter.

Non potrà mai Lukaku in solitudine risollevare da terra una squadra che è piena di problemi dalla testa ai piedi: per risolverli serve uno sforzo collettivo, non la bacchetta magica di un singolo. Ma il rientro del belga nelle sue terre, l’1 ottobre contro la Roma a San Siro, dà comunque un nuovo senso alla ripartenza interista: anche se non vincerà le partite da solo, è il numero 90 la luce da seguire per uscire fuori dal tunnel. Tra l’altro, la squadra stava iniziando a essere disegnata sul centravantone, come un compasso tutto pareva destinato a girare attorno a lui. Romelu era stato ripreso con uno spericolato prestito dal Chelsea per ridare all’attacco una forza sconosciuta l’anno prima. Inzaghi era semplicemente entusiasta all’idea di allenarlo e stava iniziando a usare a modo suo la palla di demolizione per buttar giù le difese avversarie. Il guaio al flessore della coscia sinistra, però, ha completamente cambiato il progetto di inserimento. Si è perso un mese prezioso che sarebbe stato utilizzato per portarlo al top della forma. Adesso si riparte da zero con l’obiettivo di fare più in fretta del previsto perché nel mentre il calendario si è messo a correre, come tante in Italia e in Champions.

Lukaku ha segnato al primo pallone salentino, nell’esordio della sua seconda vita da interista. Poi ha governato senza sussulti la partita contro lo Spezia, la più tenere finora, mentre le terza e ultima presenza l’ha fatta contro la Lazio, nella sconfitta in cui si sono sentiti i primi sinistri scricchiolii. Quando è uscito lui, la squadra si è abbassata e consegnata a Sarri fino alla giusta sconfitta finale. Il giorno dopo Rom si è fatto male e da lì in avanti il tracollo di risultati e gioco è arrivato con lui come semplice spettatore: mentre guariva un po’ alla volta dall’infortunio, vedeva la sua Inter regredire pericolosamente.

Inter, che combini? Barella gol, poi si scatena l’Udinese: Sottil capolista, bufera Inzaghi

I nerazzurri partono benissimo con una punizione del centrocampista, poi il tracollo: terzo k.o. in campionato in 7 partite. Com’è che si dice? Chi vince esulta, chi perde spiega. L’Inter deve spiegare un’altra volta, la terza in questo campionato, la quarta in stagione.

Sconfitta pesante, perché il 3-1 dell’Udinese arriva nel finale ed è segnale di una squadra ci ha creduto di più e con maggiore lucidità. Sottil esulta: è la quinta vittoria consecutiva, arrivata con il gusto di una rimonta dopo lo svantaggio iniziale di Barella. Un autogol di Skriniar, un colpo di testa di Bijol e un altro di Arslan disegnano il tabellino dei sogni, per l’Udinese.

Non c’è tempo di studiarsi, la partenza è lanciata e i ritmi subito alti, come previsto. L’Udinese si affaccia al 2′ con Lovric, che spaventa Handanovic con un destro di poco largo. La prima occasione Inter, invece, porta subito al vantaggio. Ed è una giocata non usuale: Barella non è esattamente uno specialista di calci piazzati, ma al 5′ trova un destro perfetto sopra la barriera su cui Silvestri può nulla. Inzaghi subito avanti: alla vigilia aveva chiesto ai suoi di fare attenzione alle partenze lampo dell’Udinese, è lui invece a ritrovarsi in vantaggio. Sottil accusa il colpo, l’Udinese ci mette qualche minuto a carburare. Poi aumenta i ritmi del pressing e schiaccia l’Inter all’indietro. Il pareggio, al 22′, arriva in realtà da un altro calcio piazzato: Pereyra mette dentro un pallone dalla trequarti, in mischia Skriniar devia alle spalle di Handanovic. L’Inter protesta per un fallo su Dzeko, ma Valeri convalida dopo il check del Var. Tutto da rifare per i nerazzurri. E pure per Inzaghi, che piazza la mossa a sorpresa, di sicuro inedita. Bastoni e Mkhitaryan, ammoniti, vengono sostituiti al 30′ da Gagliardini e Dimarco, subito dopo il tiro potente dello stesso Bastoni – parato – con una conclusione di sinistro su sponda di Dzeko. Il pallino del gioco resta in mano all’Udinese, che pressa fin dentro l’area avversaria oscurando la costruzione di Brozovic. L’Inter concede campo per poi guadagnarlo in ripartenza. Al 33′ la chance è per Dzeko, che manda alto un cross di Dumfries dopo un ottimo lavoro di Lautaro sulla trequarti ed è l’ultima vera azione segnalabile del primo tempo, tra un paio di mischie irrisolte nell’area nerazzurra e un buon contropiede sprecato malamente da Dumfries al momento del cross.

Barça bello e imperfetto: Inter, una sterzata e te la giochi

È presto per dire se l’Inter sia rientrata in sé, ma la vittoria in Repubblica Ceca conferma che la risalita è in corso.

Vincere non è facile in assoluto, figuriamoci in Champions League, e non vale sminuire il Viktoria Plzen. C’è una ricca casistica su trasferte all’Est, facili in apparenza e chiuse con risultati infausti. Lo stadio piccolo e pieno, la gente addosso, gli avversari che corrono come dannati. L’Inter ha fatto valere il calibro tecnico superiore e una fisicità che può reggere molti urti. Il gol spacca 0-0 lo ha segnato Edin Dzeko, dall’alto dei suoi 36 anni e delle 26 reti in Champions. Un tiro preciso, freddo, figlio dell’esperienza. Un gesto memorizzato nel tempo. È rilevante che per la seconda volta di fila non siano stati incassati gol, 1-0 contro il Toro e 2-0 ieri, a portieri alternati: sabato Handanovic, il migliore del match; ieri Onana, quasi inattivo.

Il vituperato Acerbi ha superato il primo esame, la sua è stata una prestazione senza incertezze. Occorreranno altri test, ma nell’immediato la soluzione Acerbi si conferma logica e funzionale. Il difensore centrale ha sostituito De Vrij ed è stato dentro la partita più di tutti, i report lo indicano come l’interista che ha toccato più palloni (126) e che ha effettuato più passaggi (110). Nel primo tempo ha sfiorato il gol con una girata nell’area ceca. Sono i numeri e le tracce di un ambientamento subitaneo. Acerbi ha giocato 135 partite nella Lazio di Simone Inzaghi e tanta comunanza può diventare un valore, se stiamo sul presente e non ci spingiamo nel futuro lontano. La serata di Plzen si presta a un’unica nota critica, l’Inter ci ha messo troppo a segnare il gol della sicurezza. Ha dominato in lungo e in largo, ha goduto della superiorità numerica a partire dal quarto d’ora della ripresa per l’espulsione di Bucha, e in undici contro dieci per qualche minuto ha concesso al Viktoria un paio di opportunità. Un calo di tensione, poi Dumfries ha riattivato la corrente con il 2-0 su assist di Dzeko e tutto si è chiuso lì, ma in un contesto più difficile il momentaneo deficit di mentalità sarebbe stato pagato. Ad ogni modo le due vittorie di fila, contro Torino e Viktoria Plzen, senza subire gol, sono la risposta giusta a un inizio sbagliato. Domenica a Udine la prova del tre, contro un avversario indigesto perché muscolare e rapido.

Dybala-Inter, attesi nelle prossime ore nuovi contatti tra Marotta e l’agente

Dopo il primo incontro tra le parti arrivato mercoledì 8 giugno, nel quale l’Inter ha formalizzato la prima offerta all’entourage di Dybala, nelle prossime ore è atteso un nuovo contatto telefonico tra Marotta e Jorge Antun. L’Inter è al lavoro per rinforzare anche le fasce dopo l’addio di Perisic. Bellanova nel mirino: trattativa già impostata con il Cagliari, manca l’incontro decisivo per la fumata bianca.

Va avanti la trattativa tra l’Inter e Paulo Dybala. Nelle prossime ore, tra lunedì 13 e martedì 14 giugno, ci saranno nuovi contatti tra l’entourage dell’argentino e la dirigenza dell’Inter. Dopo il primo incontro avvenuto nella sede nerazzurra mercoledì 8, nel quale l’Inter ha formalizzato la prima offerta alla “Joya”, Marotta e Jorge Antun si erano ripromessi di aggiornarsi nuovamente all’inizio della settimana in corso. Dybala, che è libero di trasferirsi a parametro zero dopo il mancato rinnovo del suo contratto con la Juventus, al momento è in vacanza in Florida con la compagna Oriana Sabatini.

Dopo il primo incontro c’è ancora distanza tra le parti: l’offerta dell’Inter è di 5,5 milioni di euro a stagione, mentre la richiesta dell’entourage dell’argentino partiva da 8 milioni netti l’anno più 2 di bonus. Smaltito il gelo iniziale per la richiesta elevata, soprattutto per il premio che Dybala avrebbe dovuto ricevere alla firma, entrambe le parti parlano di una distanza colmabile. Resta da capire se l’Inter dovrà fare uno sforzo economico sulla parte fissa, sui bonus o su un ulteriore anno di contratto rispetto ai 4 già offerti all’ex numero 10 bianconero.

L’Inter, però, è al lavoro per rinforzare anche altri reparti. Nelle prossime ore è atteso un incontro con il Cagliari per Raoul Bellanova: l’esterno classe 2000, per il quale il club sardo ha da poco esercitato il diritto di riscatto dal Bordeaux, è stato individuato come pedina utile per rinforzare le fasce nerazzurre dopo l’addio di Perisic. Il giovane esterno rossoblù ha spesso giocato sulla corsia di destra, ma potrebbe essere dirottato a sinistra dal momento che Inzaghi su quella fascia ha già a disposizione Dumfries e Darmian. La trattativa con il Cagliari è già impostata, ora manca l’appuntamento decisivo per la fumata bianca.

Milan-Inter, un anno in altalena. E adesso la settimana del gran finale

Sprint rossonero, poi nerazzurri campioni d’inverno fino alla svolta del derby e del recupero perso a Bologna

Ultima fermata scudetto. Il campionato più combattuto degli ultimi anni non ne vuole sapere di tirare giù la saracinesca. Milan e Inter sono ancora distanziate da due punti, con i rossoneri in vantaggio negli scontri diretti: basta un pareggio a Reggio Emilia contro il Sassuolo per urlare di gioia.

L’incertezza, che ha dominato l’intera stagione, ne governa anche il finale. Un’altra settimana di tensione, di passione, di scongiuri e di proclami, e tutta Milano pronta a vivere giorni di autentiche emozioni.

Che si sia trattato di un campionato “strano” lo dice l’incipit. La Juve, che tutti si aspettavano protagonista dopo il ritorno di Allegri in panchina, ha iniziato balbettando e dando segni non proprio confortanti. A sfruttare il momento-no dei bianconeri è stato in particolare il Napoli di Spalletti, capace di inanellare otto vittorie consecutive. Alla nona, però, è arrivato il pareggio all’Olimpico contro la Roma e così si è rifatto sotto il Milan che ha agganciato in vetta i ragazzi di Spalletti. I rossoneri hanno stupito in avvio: squadra molto giovane, nessun vero campionissimo in gruppo (a parte Ibra), eppure un gioco frizzante, tutto pressing e verticalizzazioni. Lentamente, dopo aver digerito l’abbuffata per lo scudetto 2021 e dopo aver metabolizzato l’addio di Antonio Conte e lo sbarco in panchina di Simone Inzaghi, anche l’Inter ha cominciato a ingranare, tanto da diventare la favorita per quasi tutti gli esperti: squadra solida, esperta, uomini decisivi in ogni reparto, da Brozovic a Perisic, da Lautaro a Dzeko. La cavalcata nerazzurra, partita in autunno, ha avuto il suo momento di massimo splendore all’inizio dell’inverno. L’Inter si è presa il traguardo dello scudetto d’inverno e ha dato a tutti gli avversari una chiara dimostrazione di forza. Nel frattempo il Milan si è preso un po’ di tempo per rifiatare e rimettere energie nel serbatoio: non si può mica sempre andare a mille all’ora.

L’Inter batte 4-2 la Juve e vince la Coppa Italia: decisiva la doppietta di Perisic

Nerazzurri in vantaggio con Barella, poi il ribaltone bianconero a inizio ripresa con Alex Sandro e Vlahovic, infine il rigore trasformato da Calhanoglu all’80’. Decisivo il croato ai supplementari con una doppietta dopo il 2-2 al 90′

Applausi per tutti, ma la Coppa Italia più pazza della storia va a un’Inter… interminabile che sprinta con Barella, potrebbe soccombere dopo le due sberle di inizio ripresa assestate da una Juve imbelvita e invece riacciuffa i supplementari con il rigore di Calhanoglu, prima di sprintare con la doppietta dell’incredibile Perisic. Dopo la Supercoppa, Inzaghi beffa ancora Allegri, espulso nel finale da far-west, e mette in bacheca il secondo trofeo.

Al fianco di Vlahovic c’è Dybala, con Cuadrado e Bernardeschi esterni con licenza di offendere in quello che da 4-4-2 in fase di possesso si trasforma in un 4-2-3-1 con Zakaria e Rabiot in mediana. De Ligt affianca Chiellini, Bonucci in panchina. Inzaghi non rischia Bastoni e preferisce D’Ambrosio a Dimarco, anche se questo comporta lo spostamento (poco gradito dall’interessato) di Skriniar a sinistra. Largo a destra c’è Darmian e non Dumfries, mentre Dzeko davanti affianca l’intoccabile Lautaro. Le squadre si annusano per 5 minuti, il tempo di capire che anche questa volta Allegri sceglie di non asfissiare Brozovic, la sorgente del gioco interista. Dybala infatti si limita a tenerlo d’occhio, ma sa che non può competere con Epic in dinamismo. La squadra di Inzaghi è uscita meglio dai blocchi anche nella caccia alle seconde palle e nei duelli in mediana, con Calhanoglu che non dà riferimenti a Zakaria e Rabiot che fatica a prendere la targa di Barella.  la Juve mostra i muscoli, alza il baricentro di venti metri e va vicina al pareggio prima di testa con De Ligt (Handanovic alza sopra la traversa) e poi con Dybala che strozza il sinistro da buona posizione.

Nessun cambio a inizio ripresa, ma il match si accende come una pira e diventa stupendo. Merito della Juve che è indemoniata e in due minuti piazza un doppio colpo micidiale. Che però non basta ai bianconeri, micidiali due minuti dopo sull’asse Bernardeschi-Dybala, con la Joya che spalanca la porta a Vlahovic sul filo del fuorigioco. Brozo rischia grosso quando, lasciato solo dai compagni, deve fermare Dybala in campo aperto con un fallo da giallo e poi calcia via il pallone. Dentro Dimarco, Dumfries e Correa per D’Ambrosio, Darmian e un abulico Dzeko. Allegri risponde subito dopo con Bonucci e Locatelli per Zakaria e Bernardeschi, passando a un 3-4-3 che si adatta a 5-4-1 se l’Inter spinge.  Barella e soci da metà tempo spingono forte, ma sembrano non riuscire ad andare oltre a un sinistro a fil di palo di Dimarco e a un grappolo di cross e corner che esaltano le torri bianconere.  Doveri non ha dubbi, punisce l’intervento dell’olandese e dal dischetto Calhanoglu fa 2-2 con un tracciante da brividi che colpisce il palo interno, quasi nel sette, e si insacca.

Coppa Italia: Juve-Inter da record, oltre 5 milioni di incasso

Battuto il primato della semifinale, migliore incasso nella storia della competizione

Una finale da record. Inter e Juve tornano a sfidarsi per la Coppa Italia dopo 57 anni e lo faranno in uno scenario speciale. Lo stadio Olimpico infatti è esaurito (68mila presenze) e l’incasso di oltre 5 milioni – la Lega comunicherà la cifra esatta soltanto domani – stabilisce un primato per la manifestazione. Abbattuto il precedente record, che aveva un mese abbondante di vita. In occasione della semifinale di ritorno tra Inter e Milan, a inizio aprile, infatti l’incasso era stato di 4.156.710 euro grazie ai 74.508 spettatori presenti a San Siro.

In palio, oltre al trofeo e alla gloria, domani a fare la differenza ci saranno anche 2,5 milioni, che male non fanno. Alla finalista infatti ne vanno 2, mentre la vincitrice ne porterà a casa 4,5. Oltre alla possibilità di disputare la Supercoppa, che ne mette in palio 3. Da record anche i paesi collegati (179) e le migliori tecnologie disponibili: ottiche speciali, super slow motion, integrazioni virtuali e telecamere cinematografiche. Ne saranno impiegate addirittura 35. L’inno nazionale prima del match sarà cantato da Arisa.

Allo Stadio Olimpico di Roma si assegna la Coppa Italia 2022, per i bianconeri è la rivincita dopo la sconfitta in Supercoppa

Juventus e Inter si ritrovano di fronte questa sera alle 21 allo Stadio Olimpico di Roma per la finale di Coppa Italia. Sarà la rivincita della Supercoppa vinta dai nerazzurri 2-1.

La Juve è arrivata in finale dopo aver eliminato la Sampdoria (4-1) agli ottavi, il Sassuolo (2-1) ai quarti e la Fiorentina in semifinale. L’Inter si è qualificato dopo i successi su Empoli (3-2 ai supplementari), Roma (3-0 a Milano) e Milan.

I bianconeri sono i campioni in carica e hanno già vinto 14 volte la Coppa Italia, l’Inter invece è a quota 7 e l’ultimo successo risale al 2010-2011.

L’arbitro sarà Paolo Valeri.