Juve, l’assemblea approva il bilancio: -199 milioni. Applausi per il “debuttante” Chiellini

L’a.d. Scanavino: “Si giocano tante partite, Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano. Sponsor di maglia? Siamo in trattative, accordo entro la fine della stagione”

All’assemblea dei soci all’Allianz Stadium ha fatto il suo debutto, nelle vesti di dirigente, Giorgio Chiellini, seduto in prima fila accanto a Giuntoli e Calvo. Quando l’a.d. della Juventus, Maurizio Scanavino, ha fatto il suo nome, gli azionisti hanno tributato all’ex difensore un caloroso applauso di benvenuto. Chiellini si occuperà inizialmente delle relazioni istituzionali del club bianconero a livello nazionale e internazionale. 

Scanavino ha lasciato intendere che la Juve intende recitare un ruolo attivo sui diversi tavoli, dalla Fifa all’Uefa alla Figc alla Lega, soprattutto in una fase cruciale come questa, per via dell’affollamento dei calendari. “Le tematiche di politica calcistica sono sempre più significative. Si giocano tante partite, c’è un tema di numerosità delle competizioni, di ricavi legati alle stesse, di diritti dei calciatori. Da qui tutta una serie di tavoli in cui noi saremo presenti. Giorgio darà il suo contributo non solo per la Juve ma per tutto il calcio italiano”, ha detto l’amministratore delegato.

All’inizio dell’assemblea, il presidente Gianluca Ferrero ha detto: “Sono qui da quasi 2 anni e ho scoperto una realtà che da esterno non conoscevo. La Juve è molto più della prima squadra, ne ha 22 di squadre, 650 atleti, 75 academy in giro per il mondo. E può contare su oltre 180 milioni di follower sui social, siamo il primo brand in Italia in assoluto”.

L’assemblea ha approvato il bilancio 2023-24 che ha chiuso con una perdita di 199 milioni, determinata per circa 130 milioni dalla mancata partecipazione alle coppe europee e da oneri non ricorrenti (indennizzo Ronaldo, esonero Allegri). “Senza questi fattori il risultato sarebbe stato negativo per circa 70 milioni, a conferma del sostanziale trend in miglioramento del risultato economico”, ha dichiarato Scanavino. Modificato lo statuto per introdurre la possibilità che gli interventi assembleari e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite il rappresentante designato. Per protesta, un gruppo di piccoli azionisti ha disertato le operazioni di voto.

Motta sorprende: per Yildiz e Thuram rischio panchina, dentro Weah. Fiducia a Danilo

Il tecnico bianconero teme la catena di sinistra dell’Inter e pensa a una Juve senza dieci e con le doppie ali. Il turco diventerebbe una preziosissima arma a partita in corso

Più che una formazione è un rebus. “Tutti possono giocare domani, tutti possono essere titolari”: così Thiago Motta alla vigilia della sfida con l’Inter ha dribblato le domande sulla formazione. Nessuna certezza, nemmeno sul portiere, che a quanto pare non ha dato nemmeno ai suoi giocatori, con l’intento di tenere tutti sulla corda. Qualche cosa però si è intuito dalle prove fatte in questi giorni: il grande dubbio riguarda Kenan Yildiz, che per la seconda volta in questa stagione potrebbe partire dalla panchina (è successo solo contro il Cagliari, quando è entrato nel finale). Quindi niente trasloco alle spalle di Vlahovic, come Motta stesso aveva ipotizzato in conferenza stampa (“Kenan più vicino a Dusan? Perché no”), ma Weah alto a sinistra, con Conceiçao sull’altra corsia e Fagioli a fare il trequartista. Due ali vere in fascia per aumentare i cross per Vlahovic e anche per rendere più affollata l’area di rigore avversaria.

“L’Inter è, insieme al Napoli, la favorita per lo scudetto. Non lo penso io, lo dicono i fatti. Giocheremo contro una squadra forte, dobbiamo portare la partita dalla nostra parte”. Il tecnico bianconero teme i nerazzurri soprattutto sulla corsia di sinistra: “Chi giocherà lo vedremo – ha detto -, però da quella parte l’Inter attacca tanto, non solo con Dimarco ma anche con Bastoni e con Mkhitaryan quando gioca. Dobbiamo fare una grande prestazione sia in attacco sia in difesa”. Forse anche per questo Motta potrebbe tenere Chico a destra, per disturbare la spinta nerazzurra, con Weah a sinistra, dove duetterebbe con Cambiaso.

Anche a centrocampo ci sarà qualche novità: dovrebbe tornare Locatelli insieme a McKennie. Thuram garantisce intensità e fisicità ma Loca e Fagioli sono più utili per tenere il pallone. McKennie è un incursore, conosce i tempi degli inserimenti, può buttarsi in area e anche alternarsi con Fagioli tra le linee. Un centrocampo con questi uomini permette frequenti scambi di posizione, fondamentali per non dare punti di riferimento a una squadra che sa sfruttare bene la fase di riconquista del pallone. 

Casi arbitrali, scippi di mercato, baci rubati: il romanzo proibito di Inter-Juve

La versione milanese di una partita sopra le righe. Da Platini a Vidal, dal caso del mancato rosso a Pjanic allo “smack” di Vidal a Chiellini

oci a San Siro, i soliti sussurri e le solite grida del derby d’Italia. Inter e Juve nemiche odiatissime. Una rivalità che Calciopoli ha reso inconciliabile. Qui mettiamo in fila alcuni Inter-Juve. Una rinfrescata alla memoria della versione milanese di una partita che non avrà mai pace.

Una sequenza storica di Inter-Juve prende forma tra la fine dei 70 e la prima metà degli 80, quando la Serie A è il campionato più bello e più ricco. Inter-Juve 4-0 del novembre 1979, con tripletta di Spillo Altobelli e gol di Muraro. Inter-Juve 4-0 del novembre 1984, con doppietta di Kalle Rummenigge. Poco prima, aprile 1984, Inter-Juve 1-2 con gol di Michel Platini, partita che compare ne “Il ragazzo di campagna”, film cult di Renato Pozzetto. La protagonista femminile è una juventina devota a Platini e trascina in mezzo ai tifosi interisti il “povero” Pozzetto, inseguito poi dagli ultras. Le Roi come soggetto di ulteriore discordia: era stata l’Inter a contattare per prima il fuoriclasse francese nel 1979, ma era stato l’Avvocato Agnelli a convincerlo nella primavera del 1982. Di recente Platini con perfidia ha infilato il pallone nel sette: “L’Inter di oggi è una bella squadra, però gli amici mi dicono che ha tanti debiti”.

Il caso Ronaldo-Iuliano si consuma nel 1998 a Torino, al vecchio Delle Alpi, dunque non appartiene a questa rassegna, riservata agli Inter-Juve d Milano. L’ultimo Inter-Juve prima del grande scandalo si gioca il 12 febbraio 2006 e finisce 2-1 per la Signora. Gol di Ibrahimovic per la Juve, pareggio di Samuel. Poi Del Piero entra al posto di Ibra, segna la rete della vittoria con una gran punizione e mostra la linguaccia in stile Rolling Stones. Del Piero si toglie un sassolone: “Mentirei se dicessi che sono contento di non giocare”.

Motta con Yildiz e Vlahovic all’assalto del terzo successo per ipotecare i playoff

Lo Stoccarda, che lascia tanti spazi, dopo Psv e Lipsia: 9 punti per la qualificazione. Lippi campione d’Europa ‘96 vinse le prime quattro di fila.

Non si erano lasciati bene la Juve e l’Europa. Champions ’22-23, quella con Napoli ai quarti, Milan in semifinale e Inter a contendere il successo al City. Niente coppe l’anno successivo: la Juve è squalificata per le plusvalenze. Il rientro a settembre in questa nuova Champions. Una partenza da bei tempi: 3-1 al Psv, 3-2 a Lipsia, in dieci, due volte sotto, un rigore disgraziato contro.

Si chiamano partite della svolta: il giorno dopo non è più lo stesso. Stasera c’è lo Stoccarda, inferiore ai bianconeri. Le partite della svolta segnano un’epoca. Come Borussia Dortmund-Juve 0-3 nel 2015, ancora Allegri in panchina: è quasi l’ok della torre di controllo verso la bella finale con il Barcellona. Come Borussia Dortmund-Juve 1-3 nel ’95: Del Piero segna uno dei gol della vita, la Juve di Lippi scopre di essere fortissima, sente di poter vincere la Champions. Succederà a Roma contro l’Ajax. Oggi c’è un’altra tedesca, lo Stoccarda, meno fascinosa di Dortmund e Lipsia, ma incrocio fondamentale per tornare la Juve d’Europa. 

La Juve di Thiago Motta, come quella di Lippi, non cambia strategia per gli avversari o se gioca in trasferta: vuole comandare, gestire palla, attaccare. Quella di Lippi resta nella storia per corsa, strapotere fisico e uno dei primi tridenti “ritornanti”: senza palla, Vialli e Ravanelli diventano quasi mediani di copertura, lasciando Del Piero più avanti. Un ciclo ineguagliabile, quattro stagioni e quattro finali consecutive: la prima in Coppa Uefa, le altre in Champions.In semifinale la Juve si sbarazza del Nantes. Quindi l’apoteosi all’Olimpico contro l’Ajax. Dieci partite per una coppa. Oggi ne servono minimo quindici. 

La mamma di Rabiot replica a Motta: “Tornare non è mai stata un’opzione”

L’allenatore della Juve aveva chiarito la situazione del divorzio da francese, oggi la madre/agente del centrocampista ha voluto puntualizzare che la decisione di non rimanere alla Juve è stata soltanto loro

Il fantasma di Rabiot si agita ancora dalle parti della Continassa. Ieri, alla vigilia della gara della 4ª giornata di Serie A contro l’Empoli, Thiago Motta aveva parlato così: “Se Adrien chiamasse e si dicesse pentito, le porte della Juve sarebbero ancora aperte per lui? Prima cosa – aveva spiegato – Rabiot non mi ha chiamato in questi giorni. Adrien ha preso una strada diversa e gli auguro il meglio. Ma rispetto a luglio non è cambiato nulla”. E oggi è arrivata, senza peli sulla lingua, la risposta della mamma agente del centrocampista francese, Veronique, attraverso le pagine de L’Equipe. 

“Non c’è bisogno di chiudere la porta, tornare alla Juventus non era un’opzione presa in considerazione – ha tagliato corto la signora Rabiot -. Quando prendiamo decisioni ce ne assumiamo la responsabilità”. Un modo, insomma, senza mezzi termini, per ribadire che il clan Rabiot considerava chiusa l’avventura bianconera. Al momento, però, il centrocampista è ancora senza squadra, dopo aver rifiutato anche le ultime offerte arrivate dalla Turchia. Idee chiare sulla Juve, dunque. Un po’ meno in generale.

Koopmeiners si presenta: “Volevo solo la Juve, mi ispiro a Pirlo e Marchisio. Atalanta? Solo grazie”

L’olandese parla alla stampa dopo l’esordio in campionato contro la Roma: “Sono affascinato da questo club e non vedo l’ora di iniziare”

Teun Koopmeiners si presenta in italiano (“Buongiorno a tutti e benvenuti”) ma poi preferisce rispondere alle domande in inglese perché vuole “scegliere con cura le parole da utilizzare”. “Sono felice – racconta – di essere qui e di avere avuto un po’ più di giorni durante questa sosta per rimettermi in forma e prepararmi con la squadra. Sono eccitato di iniziare questa nuova avventura”. 

Il centrocampista olandese arrivato dall’Atalanta dopo una lunga trattativa dice di aver sempre avuto la Juve nel cuore: “Quando ero bambino ho sempre guardato le grandi squadre, quindi anche la Juve. Seguivo il campionato italiano e quando sono arrivato da voi mi sono reso conto di quanto fosse eccezionale questo club. Per diverso tempo ci pensavo, così quando è arrivata la possibilità non ho avuto alcun dubbio. Volevo la Juventus e basta”. 

E Juventus è stata, anche se ha dovuto forzare la mano con l’Atalanta, che non voleva rassegnarsi all’idea di cederlo, rimanendo parecchi giorni senza allenarsi. “C’è voluto tempo, però il mondo del calcio a volte è difficile, non sempre tutto è garantito anche per noi calciatori. Bisogna spesso aspettare, io ero convinto e fiducioso che sarei arrivato alla Juventus. il mio agente e il club erano in contatto continuo, ci sono stati alti e bassi ma alla fine abbiamo centrato l’obiettivo e sono molto concentrato sulle prossime partite”.

Nessuna polemica né con il suo ex club né con il tecnico Gian Piero Gasperini, che lo aveva definito “una vittima”: “Penso che la cosa più importante sia aver trascorso dei bellissimi anni all’Atalanta, sopratutto l’ultimo perché abbiamo vinto un trofeo, il mio primo titolo. Sono cresciuto molto come uomo e come calciatore, Bergamo è stata meravigliosa con me e la mia famiglia. Nell’arco della carriera di un calciatore si possono avere visioni diverse. A Bergamo abbiamo fatto qualcosa di speciale tutti insieme”.

Juve-Kalulu, si chiude: c’è il sì del difensore, entro 48 ore le visite mediche

In via di definizione anche le ultime clausole col Milan, il difensore dovrebbe raggiungere la Continassa a breve: contro il Como Motta potrà contare su di lui

Kalulu alla Juve è un affare in chiusura. La trattativa col Milan è giunta ai dettagli: il calciatore ha aperto alla destinazione bianconera e i rossoneri hanno accettato la condizione ibrida sul prestito, che sarà con opzione libera e senza obbligo di riscatto.

La Juve, però, verserà subito una cifra pari quasi al doppio di quella che aveva proposto inizialmente: 3 milioni e mezzo, e non 2. Si lavora adesso alla definizione del riscatto, con Giuntoli che prova a tenere la somma finale sotto il muro dei 20 milioni grazie a una percentuale di rivendita. La cifra finita dell’affare dovrebbe rimanere attorno ai 18 milioni garantiti, più il 10% di diritto futuro al Milan nel caso in cui la Juve – una volta acquisito il calciatore – andrà a cederlo. 

Alla Continassa dovrebbero accogliere Kalulu già nelle prossime 36-48 ore: giusto il tempo di definire completamente alcuni passaggi burocratici e mettere in moto la macchina organizzativa per il trasferimento. Le visite mediche che non sono ancora state fissate, ma il difensore francese sarà a disposizione per l’esordio in campionato della Juve di lunedì in casa contro il Como. Giuntoli ha convinto Thiago Motta con Kalulu perché può interpretare diversi ruoli difensivi: centrale di sinistra pur essendo un destro, braccetto in una difesa a tre o proporsi da terzino di spinta, posizione in cui è cresciuto nelle giovanili del Lione. Gli unici dubbi sono relativi alla tenuta fisica del calciatore, considerato che nella passata stagione ha dovuto saltare diverse partite. È il motivo per cui la trattativa si è sbloccata sull’apertura del Milan a cedere il difensore col diritto di riscatto sul prestito oneroso e non sull’obbligo.

Cabal: “Mi voleva l’Inter? La Juve era il mio sogno, ho pianto. Voglio fare la storia”

Il colombiano arrivato dal Verona: “Essere qui è la cosa più bella che mi sia successa in carriera. In Colombia sono tutti felici per me e mi chiedono tante magliette…”

Se dovesse descriversi con un solo aggettivo, sceglierebbe resiliente. Juan Cabal desiderava la Juventus fin da quando era bambino: “Essere qui è la cosa più bella che mi sia successa in carriera. Non trovo nemmeno le parole per descrivere le mie emozioni. Quando me l’hanno detto ho pianto e non riuscivo a smettere di farlo. Sono una persona semplice, tutto ciò mi riempie tantissimo il cuore.

La Juve è il mio sogno e di tutta la famiglia da sempre, ho lottato tanto per arrivarci. L’ho sempre inseguito e arrivato in Italia mi sono sentito un po’ più vicino”. 

Lo voleva anche l’Inter, ma l’amore per i colori bianconeri ha avuto il sopravvento: “Non voglio parlare dell’altro club perché anche quello è importante, ma la decisione è legata al mio sogno. Non volevo andare altrove. Sono davvero molto contento di essere in una delle più grandi squadre d’Italia e nel mondo, dove sono passati giocatori importanti come Chiellini, Bonucci e Cannavaro”. 

L’obiettivo di Cabal è prendersi la Juve dopo essersi fatto conoscere al Verona nella scorsa stagione: “Voglio portare alla Juve tutto il mio talento, fuori cercherò di fare tutto quello che posso per entrare nella storia. Ho avuto diversi riferimenti in bianconero, da Cuadrado a Cristiano a Ronaldo fino ad Alex Sandro: io voglio fare la storia della Juventus”. Cabal è il secondo giocatore colombiano della Juve dopo Cuadrado: “Ho parlato con Juan, mi ha detto che avevo preso la decisione giusta perché non c’è nessuna squadra come questa. In Colombia sono tutti felici per me e mi chiedono tante magliette…”.

Juve, Rabiot saluta sui social: “Grazie di tutto e buona fortuna”

Il centrocampista francese ha ringraziato il club bianconero con un video su Instagram

Dopo i ringraziamenti da parte del club per bocca di Cristiano Giuntoli, anche Adrien Rabiot saluta la Juve. Lo fa con un video postato sui propri canali social e un messaggio che non lascia indifferenti i tifosi bianconeri: “Dopo 5 stagioni alla Juventus, 5 anni a Torino, voglio salutarvi e ringraziarvi – ha scritto il francese -. Tutti voi che siete stati presenti per me. Il club e tutti gli staff. E voi tifosi, sempre vicini e molto affettuosi! Grazie di tutto Juventus. Arrivederci e buona fortuna”.

Nei piani iniziali, la Juve avrebbe voluto trattenere Rabiot in rosa: anche perché sarebbe stato un tassello utile nel nuovo progetto di Thiago Motta. Alla proposta di rinnovo presentata dal club (biennale da 7 milioni e mezzo a stagione più bonus e opzione per un terzo anno) il calciatore non ha mai dato una risposta: e, dopo non aver mantenuto la promessa di far chiarezza prima dell’Europeo, anche al termine della competizione è rimasto in silenzio. A quel punto la Juve ha deciso di andare per altre strade: con Douglas Luiz e Thuram.

Juve, Miretti ko: frattura al piede destro in allenamento. Fuori per circa un mese

Il giocatore, che verrà rivalutato fra un paio di settimane, dovrà saltare le prossime amichevoli e anche le gare iniziali del campionato

Fabio Miretti è costretto a fermarsi nel pieno della preparazione precampionato. Il centrocampista della Juve ha rimediato un trauma contusivo al piede destro nel corso dell’allenamento di questa mattina: gli esami strumentali al J|medical hanno evidenziato una frattura composta del terzo cuneiforme. Il centrocampista sarà rivalutato tra 15 giorni, ma sarà costretto a star fermo per circa un mese: salterà dunque le prossime amichevoli estive e le prime partite di campionato.

Miretti è uno dei giovani della Juve che Thiago Motta vede nel suo progetto, anche se alla Continassa sono arrivate diverse richieste di prestito sul suo conto: dal Genoa all’Empoli fino al Como. Il centrocampista classe 2003, di scuola juventina fin dall’età di 9 anni, non vorrebbe replicare un’altra stagione a minutaggio ridotto, ma non è indifferente alla fiducia del nuovo allenatore, che intravede in lui tutti i principi necessari per interpretare al meglio il proprio gioco. L’infortunio, ovviamente, complica un po’ i programmi di inizio stagione.