Inter, cento giorni dopo… Finalmente una settimana “libera” per Barella e compagni

Per la prima volta dallo scorso novembre i nerazzurri non avranno impegni di Champions, Coppa Italia o recuperi. Un’occasione in più per prepararsi al meglio in vista della Juve

Un paio di respiri in più in vista del big match contro la Juventus. L’Inter, rinfrancata dal successo di lunedì con la Fiorentina, è tornata a lavorare ad Appiano con un orizzonte più sereno: per la prima volta da novembre non ci sono turni infrasettimanali, partite di Champions, di Coppa Italia o recuperi. Sarà più “tranquilla”. Il numero dice tutto: sono passati quasi 100 giorni dall’ultima volta. Per la precisione, 98 (al giorno di Juventus-Inter, in programma domenica 16 febbraio). 

L’ultima volta in cui Inzaghi ha lavorato senza dover pensare ad altre partite è stata durante la sosta di novembre, ovviamente con molti giocatori impegnati con le nazionali. L’Inter ha giocato il 10 novembre contro il Napoli e poi è tornata in campo il 23 a Verona, rifilando 5 reti all’Hellas. Da lì un poi c’è stata una lunga scia di impegni: 10 partite di campionato, quattro di Champions, una di Coppa Italia e due di Supercoppa Italiana. Nel mezzo, infine, anche il recupero contro la Fiorentina – giocato lunedì – e quello contro il Bologna dovuto allo slittamento post Supercoppa (15 gennaio, 2-2 a San Siro). Neanche l’ultima settimana ha dato tregua a Inzaghi: dopo il derby del 2 febbraio, infatti, i nerazzurri hanno recuperato la sfida con la Fiorentina e poi hanno giocato di nuovo contro la Viola a San Siro. Dopo i bianconeri Inzaghi avrà un’altra settimana piena prima di incrociare il Genoa (22/2 a San Siro). 

L’Inter riparte, il Napoli frena, ma è stato un weekend degli orrori: arbitri, non rovinate tutto

Disarcionata clamorosamente al Franchi, l’Inter ha domato ieri la Fiorentina (2-1) e galoppato a un solo punto dal Napoli capolista. Dal rischio di cominciare la partita a -6 da Conte al distacco minimo. A differenza dell’incrocio di giovedì, la squadra di Inzaghi si è ricordata di portare in campo l’anima. Prima mezz’ora feroce, da vera Inter, con un Lautaro indiavolato e il triangolo di governo Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan su buoni livelli. Fiorentina in emergenza, imbottita di difensori, chiusa dietro e paga di un misero 28% di pallone nel primo atto. A fine match i tiri dei nerazzurri verso la porta saranno il doppio di quelli di giovedì: 22-11. 

Ma i campioni d’Italia passano solo grazie a un autogol di Pongracic su azione d’angolo. I viola pareggiano prima del tè con Mandragora che realizza un rigore generato da un braccio di Darmian. Una buona sgasata a inizio ripresa dei nerazzurri frutta il 2-1 di Arnautovic. Frutta anche l’iniezione di qualità di Palladino che con Folorunsho, Zaniolo e Fagioli dota finalmente la squadra di coraggio e la spinge avanti. Senza Calha, rimasto in spogliatoio, ancora convalescente e sotto tono, l’Inter fatica a gestire e a congelare.

Che se Calhanoglu, prima guida, è ancora in affannosa rimonta alla condizione migliore, Barella, in forma straripante, dirige la squadra in ogni zona di campo. Importante il ritorno di Acerbi, ma, ancora di più, il gol di Arnautovic, perché finora alle spalle della ThuLa si è avvertito quasi sempre il vuoto cosmico e invece, nel finale di stagione, Inzaghi avrà bisogno di gol alternativi, anche perché fatica e infortuni potrebbero intensificarsi. Ieri si è fermato Thuram (contusione alla caviglia), ma avrà un’insolita settimana vuota per recuperare, prima di sfidare suo fratello allo Stadium: Juve-Inter, altro snodo caldo. Sono ormai chiare le armi delle due contendenti principali al titolo. Per l’Inter, esperienza di vertice e qualità di gioco: ora i gol sono 58, esattamente 20 in più del Napoli.

La Fiorentina cerca Arnautovic e Carboni: così l’Inter può fare spazio in avanti

La presenza di Palladino, che ha lanciato l’argentino, potrebbe spingere i viola ad affondare il colpo. Nel caso, i nerazzurri andrebbero per Gudmundsson.

Nominato nuovo Cda e presidente, l’Inter torna a concentrarsi sulle strategie di mercato per consegnare a Inzaghi una rosa ancora più forte in vista di una stagione record lunga 11 mesi. Già presi a zero Taremi e Zielinski, apparecchiati i rinnovi di Inzaghi, Barella e Lautaro, ora bisogna trovare il tesoretto con cui andare a caccia delle (poche) pedine mancanti.

Occhio allora al fronte che si potrebbe creare sull’asse Milano-Firenze, con la Viola che resta interessata a Valentin Carboni ma sta valutando anche il profilo di Marko Arnautovic. Il talento classe 2005 è il pezzo pregiato che l’Inter ha deciso di sacrificare. La Fiorentina aveva provato a giocare d’anticipo a gennaio, mettendo sul piatto 20 milioni. Offerta respinta perché il ragazzo viene valutato 30. Con l’arrivo di Palladino, che lo ha allenato nella stagione in prestito al Monza, i toscani potrebbero rifarsi sotto ed avvicinarsi alle richieste nerazzurre. 

A gennaio Pradè aveva però fatto un pensierino anche ad Arnautovic, prima di virare su Belotti, ora rientrato alla Roma. Bisogna capire se l’austriaco può servire anche a Palladino. Arna ha il contratto in scadenza tra 12 mesi e un ingaggio da 3,5 milioni, ma più che portare soldi la sua uscita servirebbe a liberare una casella per poi puntare un attaccante più giovane e incisivo. Gudmundsson sarebbe il primo della lista ma, con Inzaghi che chiede una quinta punta, una soluzione low cost, ideale anche sul fronte lista, potrebbe essere Pinamonti in prestito dal Sassuolo retrocesso. Sarà la Viola a stappare il valzer delle punte Inter?

Milan-Inter derby top d’Europa: la città ha già vinto

Le squadre di Milano davanti a tutti per punti fatti e posizione in classifica. Madrid e Manchester inseguono

Vero che altrove corrono anche nelle Coppe, ma nei grandi campionati europei non c’è nessuna città che vola alto come Milano e vanta entrambe le squadre al comando della classifica. La condizione ideale per fare della sfida di lunedì sera il derby più pesante del continente. L’Inter ha dominato il torneo nel gioco e nei risultati, ma se non ha ancora la certezza della seconda stella è per colpa/merito di un Milan capace di tenere un’andatura che senza il percorso marziano dei cugini (26 vittorie, 5 pareggi, una sola sconfitta con un +60 di differenza reti) poteva valere lo scudetto. 

Così non sarà, ma resta la possibilità di negare la festa a domicilio per Lautaro e compagni. Il fatto che il Milan voglia anche riscattarsi dopo avere perso tutti e 5 i derby del 2023 e che l’Inter sia obbligata a vincere per chiudere i conti regala una scintilla in più tra due squadre che hanno sommato più punti di tutte. Anche di Sporting e Benfica, che a Lisbona giocano un derby lungo una stagione, vista la concorrenza zero se si eccettua il Porto. Real e Atletico hanno fatto più strada in Champions, ma nella Liga la squadra di Ancelotti comanda con meno punti dell’Inter e quella di Simeone è soltanto quarta. A Manchester va ancora peggio, perché il City svetta grazie al fresco harakiri di Arsenal e Liverpool ma lo United langue al settimo posto malgrado investimenti folli. Non va meglio a Londra, con l’Arsenal secondo e il Tottenham quinto e al momento ancora fuori dalla prossima Champions.

Quella di Milano è una rincorsa che parte da lontano. Solo cinque anni fa infatti la seconda stella sembrava un abbaglio. La Juve giocava un altro campionato, mentre Inter e Milan si scannavano per un posto nell’Europa che conta. Il vento sulla sponda nerazzurra ha iniziato a cambiare con Spalletti e poi con Conte, fino alla sublimazione con Inzaghi. Di là è stato Pioli a riaccendere il Diavolo.