Il tifo in Curva Sud, il sogno Milan: chi è e come gioca Jashari

Cresciuto nel Lucerna, al Bruges dall’estate scorsa, lo svizzero è sempre più vicino ai rossoneri. Fino a 14 anni fa cantava i cori a San Siro nelle notti di Champions

Se a otto anni era in cima al terzo anello di San Siro con una sciarpa rossonera al collo, a 22 Ardon Jashari spera di trovarsi una cinquantina di metri più in basso, con maglia e pantaloncini addosso, magari mentre serve un assist per Leao in un derby, con il suo mancino raffinato. L’ultima idea del Milan per rinforzare la mediana è un classe 2002, di proprietà del Bruges, che fino a 14 anni fa cantava con la Curva Sud nelle grandi notti di Champions. 

Per Ardon Jashari, un’ammonizione dopo poco più di venti minuti e una clamorosa auto-traversa su calcio d’angolo, frutto di una svirgolata che ha rischiato di trasformarsi in autogol. Insomma, non proprio la migliore delle presentazioni al pubblico del Meazza. Anche se, va detto, la partita per i belgi si era già messa in salita con l’espulsione di Onyedika al 40’, compagno di reparto dello svizzero con la maglia numero 30. In patria Ardon lo chiamano “il nuovo Xhaka”, anche lui da tempo nel mirino dei rossoneri. 

Cresciuto nel Lucerna, dove è rimasto per nove anni fino al debutto in prima squadra, Ardon si è trasferito al Bruges la scorsa estate per 6 milioni di euro, diventando subito un punto fermo del centrocampo belga. Un exploit che gli è valso, lo scorso gennaio, il prolungamento del contratto fino al 2029. Dietro ai 40 milioni chiesti dal Bruges per cederlo – a fronte dei 30 messi sul piatto finora dal Milan, bonus compresi – c’è anche questo: la rapida ascesa del ragazzo, ma anche la fama del club di Bruges, una vera e propria bottega d’oro.

Nuovo Milan, nuova filosofia: Allegri, Modric e l’instant team

Il principe dei realisti in panchina, il campione croato, il pressing su Xhaka: i rossoneri per tornare in alto hanno cambiato strategia.

Il Milan ha cambiato piano industriale. Stop ai progetti di sviluppo tarati sul lungo periodo. Come diceva, con un paradosso, l’economista britannico John Keynes, sul lungo periodo non ci saremo più. Keynes usava un’espressione più cruda, ma il senso è lo stesso. Non abbiamo certezza del futuro a lontana scadenza, meglio concentrarsi sull’oggi. E il Milan si è convertito alla filosofia dell’instant team, della squadra istantanea che deve fare risultati immediati, una scelta imposta dall’ottavo posto della scorsa stagione. La parentesi portoghese, prima il giochista Paulo Fonseca, poi il risultatista Sergio Conceiçao, si è chiusa senza gloria: né bel gioco né risultati. 

Inversione a U e il nuovo allenatore è Massimiliano Allegri, il principe dei realisti. Allegri non si perde in solfeggi né ghirigori, va dritto al punto, anzi ai punti. Tutto e subito, di misura o meno non importa. Conta vincere e stop. Non aspettiamoci bellezza, ma concretezza. Il Milan ha bisogno di ritornare in Champions, il resto verrà dopo, se verrà. Nella sua precedente esperienza in rossonero, nel 2010-11, Allegri centrò lo scudetto al primo colpo. All’epoca aveva ereditato una squadra arrivata terza nel 2009-10, con Leonardo allenatore. Oggi il dislivello è più netto, risalire dall’ottava piazza alla cima non sarà facile, anche se Antonio Conte ha appena vinto il campionato con il Napoli, che l’anno prima aveva chiuso al decimo posto. 

Allegri al Milan come Conte al Napoli? Perché no? Le prime mosse di mercato sembrano riguardare il centrocampo e vanno nella direzione dell’esperienza. Quasi fatta per Luka Modric, l’accordo verrà ufficializzato quando il croato ritornerà dal Mondiale per club. Modric compirà 40 anni il 9 settembre, ma il Milan 2025-26 giocherà soltanto in Italia, niente euro-coppe, e uno come Modric in Serie A può scavare differenze, anche a minutaggio ridotto. Non è pensabile che giochi sempre e comunque, è possibile che, in corso di partita, venga sostituito o sostituisca, ma Modric inciderà e regalerà lampi del suo genio, i fuoriclasse sanno ingannare l’età. 

Milan, Xhaka ha detto sì. Decisive le prossime 48 ore

Il centrocampista del Bayer aspetta che i due club si parlino, cosa che dovrebbe avvenire a inizio settimana. Ci sarà da trattare sul prezzo del cartellino

Cambiare vita a 32 anni, perché no? Granit Xhaka è rimasto colpito dall’attenzione del Milan ed è decisamente interessato a un trasferimento in Italia. Igli Tare lo ha messo al centro del suo progetto di nuovo Milan: Xhaka e Luka Modric, insieme a centrocampo e al centro dello spogliatoio. L’idea è che il Milan abbia bisogno di due leader, due giocatori capaci di dare l’esempio in allenamento e di guidare la squadra in campo nei momenti difficili.

Granit Xhaka ha giocato all’Arsenal dal 2016 al 2023 e negli ultimi due anni al Bayer Leverkusen, dove è diventato in fretta uno dei giocatori di riferimento. È disponibile a un trasferimento al Milan e aspetta che i due club si parlino. Non è ancora avvenuto, nei piani accadrà nei prossimi giorni. Ecco perché la settimana che sta per iniziare è fondamentale per capire come sarà il centrocampo del Milan 2025-26. È logico che inizi una trattativa, con un paio di variabili da considerare.

Il Milan dovrà capire quanto investire su un giocatore che, a differenza di Modric, è ancora legato con un contratto al Leverkusen. Un contratto lungo, che scadrà nel giugno 2028. Il suo cartellino avrà un prezzo, da trattare con il club tedesco. Dopo aver preso un giocatore di quasi 40 anni, il Milan punterà su un altro over 30, dopo anni di investimenti under 25? Questa è la domanda chiave. Il Leverkusen invece dovrà decidere a quale prezzo lasciar partire uno dei suoi giocatori più forti, nella stessa estate in cui ha perso l’allenatore (Xabi Alonso, andato al Real Madrid e sostituito da Ten Hag) e giocatori fondamentali come Tah (ora al Bayern), Frimpong e soprattutto Wirtz (Liverpool). Tra 48 ore, sapremo di più.

Milan, avanti tutta su Xhaka! A centrocampo piacciono pure Jashari e Javi Guerra

Tare punta sullo svizzero, ora si tratta col Bayer Leverkusen. Fari anche sul 2002 del Bruges e sul 2003 del Valencia

Granit è il nome più evocativo del mondo. Granito. Solido. Il Milan vuole Granit Xhaka perché è fedele al suo nome: un giocatore che in campo si fa sentire per fisico e personalità. Igli Tare, quando è stato chiamato a costruire il nuovo Milan, ha avuto chiara un’idea: cominciare dalle grandi anime di spogliatoio. Luka Modric è stato il primo nome: un vincente a tutti i livelli, di eleganza classica, Fidia con un pallone da calcio. Granit Xhaka è la sua faccia più dura. Ha la stessa abitudine a frequentare i grandi palcoscenici – Bundesliga, Premier League, ancora Bundesliga – e una grande capacità di stare in campo, guidare la squadra e proteggere la difesa. 

Il Milan su Xhaka continua a lavorare, con decisione e ottimismo. Con Granit, c’è feeling. Impossibile che un giocatore così non senta il fascino di un Milan che vuole tornare a vincere e si affida a lui. Il tema ora è convincere il Leverkusen a lasciar partire uno dei suoi leader. Xhaka ha un contratto ancora lungo con i tedeschi, fino al 2028, e non ha un ingaggio vietato a un club come il Milan. La personalità viene dalla famiglia. “Papà è sempre stato un fiero kosovaro”, ha detto Granit al Guardian. Manifestò contro il governo comunista a Belgrado, fu arrestato, diventò un prigioniero politico. Per il figlio la vita è stata più semplice: calcio al centro di tutto, sette stagioni all’Arsenal, il Leverkusen e ora chissà, la Serie A. Per arrivarci, manca l’accordo tra club, che il Milan proverà a trovare presto. 

Milan pronto a rifare la difesa: Zinchenko erede di Theo. E al posto di Thiaw c’è Kiwior

Un emissario del cub rossonero a Londra per incontrare l’Arsenal. Il terzino ucraino ha un costo accessibile, il centrale ha già un passato in A con lo Spezia

Un blitz a Londra, sponda Arsenal. Nella giornata di martedì, un emissario del Milan molto vicino a Igli Tare ha tenuto una riunione con la dirigenza dei Gunners per parlare soprattutto di due nomi: Oleksandr Zinchenko e Jakub Kiwior. Terzino con un passato da trequartista l’ucraino; centrale ma adattato spesso e volentieri in altre zone del campo il polacco.

Volendo semplificare un po’, due difensori. Perché l’opinione comune un po’ di tutti in via Aldo Rossi, partendo dallo stesso Tare e Massimiliano Allegri, è che il Milan abbia bisogno di essere ritoccato soprattutto nel reparto arretrato. Lo dicono pure i numeri: negli ultimi tre campionati, i rossoneri non sono mai andati sotto la soglia dei 40 gol subiti.

Theo Hernandez ha rifiutato l’Al-Hilal, ma non è comunque più nei piani del Milan. Che il francese trovi un’altra squadra in estate (ha un principio d’accordo con l’Atletico Madrid, che però al momento offre troppo poco al Diavolo) o resti da separato in casa fino alla scadenza del contratto, sposta poco in termini di strategia: Tare lavora già sul terzino sinistro del futuro.

E la candidatura di Zinchenko, per livello ed esperienza, è forte. Pep Guardiola lo ha inventato laterale a sinistra al Manchester City, poi il passaggio all’Arsenal, dove dopo due anni positivi nell’ultima stagione ha perso posizioni nelle gerarchie di Arteta. Così, a 28 anni potrebbe cambiare aria e il Milan è un’opzione.

Leao, il Bayern fa sul serio. Da Kim a Palhinha, tutti i nomi sul piatto per convincere il Milan

I rossoneri vogliono tenere Rafa, ma da Monaco insistono e hanno un ampio ventaglio di contropartite da offrire

Quanto vale Rafa Leao? In bocca al lupo con una valutazione. Rafa è un invalutabile concentrato di talento e discontinuità, calma piatta e fuochi d’artificio, dribbling e camminate in fascia. Se paghi il potenziale, rischi di farti scappare la mano, ma gol e assist arrivano con continuità da anni. E allora? E allora, tre certezze si fanno largo. La prima: il Milan vuole tenerlo. Igli Tare e Max Allegri sono sinceramente convinti che Rafa abbia troppo talento per non fare la differenza in Serie A. Vorrebbero lavorarci per un anno. La seconda: la clausola da 175 milioni è eccessiva. Nessuno la pagherà, oggi e fino alla fine di questo mercato. La terza: il Bayern comanda il gioco e può far saltare il banco, perché di fronte a un’offerta molto alta, un tavolo si aprirebbe anche per Leao. 

Il punto è capire quale sia un’offerta irrinunciabile. Leao al Milan guadagna circa 7 milioni a stagione con i bonus e logicamente al Bayern andrebbe a guadagnare di più: tutti i grandi acquisti in Baviera arrivano a cifre superiori agli 8 milioni. Il club invece non ha esigenza di cedere. Reijnders è sostanzialmente del City, Maignan vicino al Chelsea, Theo Hernandez ha rifiutato l’Al Hilal ma resta con un piede fuori da Milanello. Se il problema era incassare, la soluzione è trovata. La sfida con Leao sarebbe diversa: Allegri e Tare vogliono tenerlo per dargli nuove motivazioni.

Il Bayern però è interessato e si è già mosso. Non ha ancora fatto un’offerta ma presto potrebbe rimediare. Non a giorni, perché il Mondiale per club non incide: Rafa sarebbe il benvenuto anche a fine giugno, anche a luglio. Le variabili, semmai, sono la concorrenza di altre squadre – Arsenal, Liverpool e Al Nassr hanno fatto parlare negli scorsi mesi – e l’inserimento di un calciatore nella proposta del Bayern al Milan. Quale? Qualche candidato si può individuare. 

Milan, è fatta per Luka Modric: decisivo il blitz di Tare nel ritiro della Croazia

Il centrocampista, ex Pallone d’oro, ha detto sì al Diavolo

Luka Modric sarà un nuovo giocatore del Milan. Decisiva la missione di Igli Tare ieri a Rijeka, nel ritiro della Croazia, dove il Pallone d’oro 2018 sta preparando la gara di venerdì contro Gibilterra. Il nuovo ds rossonero – rientrato in mattinata in Italia – ha ottenuto il sì di Modric, che arriverà a parametro zero e firmerà col Diavolo un contratto annuale con opzione per una seconda stagione (da definire nei dettagli, unico particolare da sistemare in queste ore) a Milano a 3,5 milioni di euro netti a stagione. Visite mediche previste la prossima settimana, prima della partenza del centrocampista per l’America, dove giocherà il Mondiale per club con il Real Madrid. Il suo ultimo torneo da blanco, prima di colorarsi di rosso e nero.

Negli ultimi giorni anche una vecchia conoscenza del Milan aveva provato ad assicurarsi Modric. Zvonimir Boban, nuovo presidente della Dinamo Zagabria, in extremis ha tentato di convincere il connazionale a tornare in patria per chiudere una straordinaria carriera. Modric, che quando vinse il Pallone d’oro ebbe parole al miele proprio per Boban, il suo idolo di gioventù (e Zvone in platea si commosse visibilmente), ha però gentilmente rifiutato, avvisandolo che stava per accettare la proposta del Milan. Ironia della sorte, da bambino Luka divenne tifoso rossonero seguendo la carriera di Boban, che a Milano ha scritto le pagine più belle della sua traiettoria da calciatore.

Milan e Bologna, non solo per la Coppa Italia: tutto quello che c’è in palio in questa finale

Dal pass per l’Europa alle strategie di mercato, la sfida di stasera avrà forti ripercussioni per i due club.

Qualche finale recente di Coppa Italia è stata più che altro una finalina, un lusso per chi aveva già vinto qualcosa di più importante e poteva permettersi di saltare il dolce avendo la pancia piena. Ma non è il caso di Milan-Bologna. Due squadre che, per motivi opposti, hanno disperatamente bisogno di un sigillo d’autore per dare un senso a una stagione ancora senza voto definitivo. Il prof le aspetta per l’ultima interrogazione.

Sicuramente il Bologna sfilerà tra gli applausi dei suoi tifosi anche perdendo: lo spettacolo degli ultimi mesi non può essere cancellato da una sconfitta. La trasformazione di Orsolini e Ndoye, il nuovo ruolo di Ferguson, l’affermazione di Odgaard, i successi con le grandi, l’entusiasmo, il respiro dell’impresa. Resterebbero però tanti rimpianti dopo aver giocato meglio dell’anno scorso, pareva impossibile, e avere accarezzato l’idea della seconda qualificazione in Champions di fila. Stesso discorso, da prospettive diverse, per il Milan il cui futuro è molto più imperscrutabile: un’eventuale Coppa Italia luciderebbe sugli scaffali anche la Supercoppa che a gennaio sembrava un mundialito e poi è stata travolta dalle vicissitudini di campionato e Champions. Fallendo stasera, anche Riad finirebbe sepolta nel cassetto con tanti protagonisti, per primo Sergio Conceiçao.

Al fischio d’inizio, però, Bologna e Milan sono fuori dalle prossime coppe. Per la classifica attuale, Napoli, Inter, Atalanta e Juve hanno un posto in Champions, la Lazio è in Europa League, la Roma deve “accontentarsi” della Conference di cui ha vinto la prima storica edizione. Bologna (settimo) e Milan (ottavo) sono out. Due giornate possono cambiare tutto e non soltanto per lo scudetto. Ma la Coppa Italia offre la strada più immediata per l’Europa League. Non è il massimo, sia per il Milan che ha vinto più Champions di tutti, Real Madrid escluso, sia per il Bologna che, dopo una partenza complicata, ha cominciato a cantare la musichetta e a muoversi al suo ritmo solo con un paio di mesi di ritardo. Ma cambia lo stesso la stagione.

Milan, si riparte da Pulisic e Leao, garanzia di qualità. Per Jovic rinnovo biennale

Non solo Reijnders: i rossoneri hanno altri punti fermi. Il serbo vorrebbe due anni di contratto

Non solo Tijji, che ormai allarga le braccia ai tifosi dopo i gol con una certa nonchalance: due sere fa lo ha fatto per la quindicesima volta in stagione. Altro grande numero che piace ai tifosi rossoneri: 2030, quello relativo alla scadenza del contratto. Tijjani Reijnders, Tijji per squadra e allenatore, è la prima grande certezza del nuovo Milan. Non la sola: nonostante il cammino accidentato in campionato e Champions, la strada da cui ripartire è ampiamente tracciata. C’è un centrocampista goleador, un esterno di qualità e sostanza (Pulisic, vicino al rinnovo fino al 2029), due giovani difensori centrali e complementari (Thiaw, destro, e il mancino Pavlovic), e poi altri gol: quelli dell’eterno bomber di scorta, Jovic, quelli del futuro (garantiti da Camarda, prima doppietta mercoledì in C) e quelli attesi da Gimenez. Senza scordare Maignan, Theo e Leao: serate come quella del derby possono indicare più chiaramente la direzione da seguire.

La notte del successo sull’Inter ha la firma di Luka Jovic: l’attaccante escluso dalla lista Champions che tiene aperta al Milan la possibilità di rientrare in Europa dalla Coppa Italia. Europa significa anche incassi: e in attesa che Gimenez ripaghi le attese (e le spese), e che si decida sul futuro di Abraham (venti milioni per riscattarlo dalla Roma), si può ricordare che Luka, estate 2023, era arrivato a titolo gratuito. Anche per questo aspetta che il club soddisfi il suo desiderio contrattuale: il Milan ha un’opzione di rinnovo annuale (esercitabile, estate dopo estate, fino al 2028), mentre l’attaccante vorrebbe subito almeno un prolungamento biennale. Per i gol garantiti da 9 di scorta (13 totali), varrebbe la pena. Per l’investimento fatto in inverno, il club insisterà anche su Gimenez: mentre Jovic firmava una doppietta all’Inter, Santi restava in panchina. Appena 7 minuti contro l’Atalanta nell’ultima di campionato. Più confortanti altri dati: oltre ai tre con il Milan, Gimenez ha segnato 65 gol in Olanda e 8 in 11 gare di Champions. Numeri da grande attaccante.

Vale più di un derby: il Milan a caccia del mini doblete, l’Inter per il triplete

Conceiçao per l’abbinata con la Supercoppa italiana, Inzaghi per eguagliare il 2010. Quarta sfida in stagione, nerazzurri in svantaggio.

Quarto derby stagionale e un altro se ne giocherà, perché parliamo dell’andata delle semifinali di Coppa Italia. Cinque Milan-Inter in stagione sono un’anomalia, un dazio da pagare, per usare la parola del momento. Il Milan ha tutto da perdere perché la Coppa Italia è l’ultimo obiettivo rimasto a Sergio Conceiçao e alla sua orchestra stonata. La coppa vale meno della qualificazione alla Champions, ormai sfumata, ma, abbinata alla Supercoppa italiana vinta in Arabia, darebbe un senso a un’annata che un senso non ce l’ha, per parafrasare Vasco Rossi, cantante interista.

Sarebbe un Doblete, una doppietta in formato mini, laddove, per l’Inter, la Coppa Italia è indispensabile per duplicare il Triplete del 2010, ma, se andasse male nel doppio turno contro il Milan, rimarrebbero lo scudetto, con alte possibilità di successo, e la Champions, con qualche possibilità di vittoria. Simone Inzaghi è uno specialista della Coppa Italia, a neppure 50 anni ne ha vinte tre, una con la Lazio e due con l’Inter. Massimiliano Allegri, primatista del ramo con cinque Coppe Italia, non è lontano. Conceiçao però ha battuto Inzaghi in gennaio a Riad, nella finale di Supercoppa italiana in Arabia, ed è da qui che bisogna partire per capire dove andrà a parare il doppio derby d’aprile.

Nella stagione della grande confusione, il Milan ha vinto due derby e ne ha pareggiato un altro contro la “corazzata Inter”, come da etichetta contiana. A settembre, in campionato, successo per 2-1, con Paulo Fonseca allenatore e con le pressioni alte sulla costruzione dal basso interista come chiave di volta. A gennaio con Sergio Conceiçao fresco di nomina, in Supercoppa, la gran rimonta milanista, da 0-2 a 3-2. Due i fattori: il rilassamento dell’Inter avanti di due gol e l’inserimento di Leao. In Arabia, come in altre occasioni, il portoghese si è alzato dalla panchina e ha spaccato la partita. Le esclusioni motivano Leao, che però stasera è annunciato tra i titolari.