Leao e quell’abbraccio con Fonseca: fine della turbolenza? E Rafa ora studia da numero 9.

Al momento della sostituzione a Cagliari, tecnico e giocatore si sono dedicati un momento affettuoso dopo tutti i malumori. E Rafa Leao, intanto, sta diventando sempre più un uomo d’area

Sarebbe bello – e utile – se funzionassero bene insieme nello stesso momento. Come a Madrid, insomma. Invece, a volte, Leao e il Milan si dissociano. Ci sono partite in cui la squadra gira e Rafa ciondola, altre nelle quali il portoghese ha una marcia in più e il Diavolo annaspa. Come a Cagliari, già. In questo caso però, nonostante il Milan sia tornato a casa con sensazioni di sconforto rispetto alla festa del Bernabeu, il momento di Leao è qualcosa che va oltre il semplice voto in pagella. È qualcosa che merita contestualizzare perché il momento, insomma, era parecchio delicato.

Due indizi non fanno ancora una prova, però ci si avvicinano. E aver visto il 10 rossonero dapprima trascinare il Diavolo in Spagna, e poi mettere a referto una doppietta in Sardegna genera buone sensazioni dopo le forti turbolenze delle ultime settimane. Non sappiamo se il metodo gestionale di Fonseca – più bastone che carota – alla fine pagherà realmente, ma intanto Rafa ha dato segnali importanti. Anche perché la continuità non è mai stata il suo forte. E chissà, magari lo scorrere del tempo farà capire a Leao che il suo allenatore sta cercando di farlo uscire dalla comfort zone, pungendolo come nessuno in passato ha mai fatto. Su queste basi, allora, diventa particolarmente importante la cartolina spedita da Cagliari al momento della sostituzione, a una manciata di minuti dal novantesimo. Quando Rafa è uscito dal campo è passato dal suo allenatore, si sono stretti la mano e si sono abbracciati. Sensazioni per gli osservatori esterni? E’ parso un abbraccio spontaneo, non a favore di telecamera. D’altra parte uno era contento per aver messo a segno una doppietta, l’altro perché Rafa era andato bene e la squadra in quel momento stava vincendo.

Milan, quel senso di impotenza in attacco. Ma a Monza tornano i creativi, aspettando Leao

Baricentro alto, possesso palla al 61% ma poche occasioni. Il primo tempo senza Theo, Reijnders e Pulisic ha amplificato il problema. Mentre Rafa rimane un curioso mistero 

Milan-Napoli è finita alle 22.40, con l’impressione che il Milan non avrebbe segnato nemmeno se si fosse giocato fino a mezzanotte. Il Milan ha fatto molto bene da area ad area, ma il risultato nel calcio si decide negli ultimi 16 metri. E in un’area hanno sbagliato Pavlovic, Thiaw e soprattutto Maignan, nell’altra il Milan ha mancato tutte le occasioni che si è creato. Una frase di Fonseca spiega molto: “Loro hanno fatto due gol su due occasioni, noi nessuno con più occasioni. Abbiamo mancato le opportunità create. Loro hanno fatto gol, noi no”. 

Il Milan contro il Napoli non ha segnato in casa in campionato per la prima volta da quasi un anno: l’ultima volta era successo il 4 novembre 2023. In mezzo, 18 partite con almeno un gol. Il Milan in questo martedì sera ha avuto il 61% di possesso palla, ha calciato 11 volte verso la porta, ha avuto il baricentro a quasi 59 metri dalla sua porta: altissimo. Bastava vedere la partita, con il Milan accampato nella metà campo del Napoli. Eppure gli expected goals, sotto quota 1, parlano chiaro: il Milan ha tenuto palla, ha giocato ma non ha quasi mai concluso. Morata in un certo senso ne ha parlato: “Con un po’ più di fortuna e lucidità avremmo fatto gol, ma io sono orgoglioso dei compagni”. 

La sfortuna c’è stata ma su quello… c’è poco da dire. Più interessante parlare della lucidità, dei limiti individuali, della partita dei singoli. Morata, con la sua grande tecnica, spesso si è abbassato per aiutare a costruire, lasciando l’area. Chukwueze ha giocato una buona partita, ma ha dribbling e accelerazione, certo non cinismo davanti alla porta. Okafor è piaciuto a Fonseca e non solo, ma nella migliore occasione, in area, ha calciato malissimo. E Loftus-Cheek ha confermato di essere molto lontano dal giocatore che passò come un rullo sul Psg: per il fisico che ha, si fa sentire pochissimo. 

Skov Olsen più di Lang e Sarr. Milan a caccia di gol: tre idee per l’attacco

I dirigenti rossoneri sondano il mercato europeo degli esterni. Prima però aspetteranno risposte da Jovic, Okafor e Chukwueze

Gennaio è dietro l’angolo: al Milan è già tempo di pensare al mercato d’inverno. In attesa di riaprire le trattative, per alcuni rossoneri sarà un autunno caldissimo. Le previsioni riguardano soprattutto Jovic, Okafor e Chukwueze: qualche raggio di sole c’è stato, ma ancora troppo poco per meritarsi un ruolo da protagonisti.

Così c’è chi ruberebbe volentieri la scena: Skov Olsen, ex esterno del Bologna ora al Bruges. Ma anche Noa Lang, che dal Bruges è andato al Psg nell’estate del 2023 e Ismaila Sarr, senegalese del Crystal Palace.

Prima le situazioni in bilico. Jovic è stato particolarmente altalenante: l’inizio ai margini, poi i gol (9 in totale) che nella scorsa stagione hanno avuto una loro utilità, Fonseca che gli affida una nuova maglia (9 anche il numero sulle spalle) e poi l’arrivo di Abraham come risorsa d’attacco alternativa. Di Jovic, da allora, poche tracce: 78’ minuti in tre partite di campionato e nessun gol.

È andata meglio a Okafor, a cui va il merito della rete del pareggio al Torino. Ma il meteo resta variabile: Noah ha segnato da subentrato ai granata, senza poi saper approfittare delle chance da titolare contro Parma e Lazio, quando Leao era stato punito con la panchina.

Da Chukwueze ancora nessun segnale: era stato il riferimento rossonero del precampionato, con prestazioni che facevano ben sperare in vista dell’inizio di stagione. Invece, è saltata la connessione: due partite da titolare e altre sei totali partendo dalla panchina senza mai riuscire a incidere. Chukwu, ex re del dribbling della Liga, non è riuscito a scartare il peso dei 28 milioni di euro, acquisto più costoso degli ultimi due anni. Il mercato potrebbe tornare d’attualità se nelle prossime settimane Samu non riuscirà a offrire il proprio contributo alla squadra: il club potrebbe guardarsi intorno e accettare anche cifre più basse.

Milan, Fofana già pronto per il debutto. E spunta l’ipotesi Vos dall’Ajax

L’ex Monaco si allena in gruppo da subito e punta la trasferta di Parma. L’olandese classe 2005 è un’idea concreta

Diceva Alberto Zaccheroni, che nel 1999 al Milan uno scudetto l’ha vinto: “Il centrocampo è il reparto più importante di una squadra”. Memore delle parole del suo ex allenatore, il Diavolo, che ora parte con l’intenzione dichiarata di provare a disegnarsi sulla maglia la seconda stella, ha in mente di intervenire ancora in mediana.

Il primo tassello, quello più importante, è stato messo settimana scorsa, con l’ufficializzazione di Youssouf Fofana. E a tal proposito, il francese ex Monaco ieri a Milanello ha lavorato in gruppo, tanto che non è follia immaginarlo già in campo a Parma. Ma prima che risuoni “il gong di fine mercato”, come l’ha chiamato l’a.d. Giorgio Furlani sabato a San Siro, il Milan potrebbe fare almeno un’altra aggiunta. Il nome forte resta quello di Manu Koné, sul quale è forte la concorrenza della Roma, e comunque subordinato a un’uscita nel reparto, oltre a quella di Adli. Mentre il nome nuovo arriva dall’Olanda: Silvano Vos.

Se cercate nel web, di lui si cominciò a parlare già nel 2016. Quando aveva appena undici anni. Come può essere? Galeotta fu una gara… di palleggi. Ma non una qualunque tra amici. Prima di Ajax-Twente di campionato, il club di casa decise di indire un concorso aperto ai piccoli talenti del proprio settore giovanile. Una sfida di palleggi all’allora Amsterdam Arena, davanti a decine di migliaia di spettatori, che Vos vinse con 3.178 tocchi consecutivi. “Avrei potuto andare avanti”, il commento del baby Silvano, giusto per far capire il tipo. Sì, Vos è uno tosto. Anche troppo, dicono nei corridoi di quella che oggi è la Johan Cruijff ArenA. Nel corso della scorsa stagione, tramite il padre ha fatto il diavolo a quattro perché l’allenatore non lo impiegava a sufficienza.

Fofana vuole solo il Milan: subito o l’anno prossimo a parametro zero. Le strategie rossonere

Il centrocampista francese aspetta: se domani il Monaco non lo convoca per il Gamper.Youssouf Fofana vuole il Milan. Questa estate, se il Diavolo e il Monaco si accorderanno sulla valutazione del suo cartellino, oppure la prossima, quando sarà svincolato e libero di scegliersi la maglia che indosserà. Il messaggio che il centrocampista francese ha fatto arrivare attraverso il suo entourage in via Aldo Rossi è forte e chiaro: dopo aver detto di no alla proposta del West Ham, Fofana è pronto a declinare anche le altre offerte che gli arriveranno. Compresa quella eventuale del Manchester United che, pur volendo l’uruguaiano Ugarte, ha sondato il terreno con la società del Principato per il nazionale di Deschamps.

Youssouf, però, il suo futuro lo vede con addosso la maglia rossonera e adesso aspetta di capire quando potrà indossarla: in questa sessione di mercato, a gennaio o la prossima estate? Pur tenendo presenze che i colpi di scena nel calcio non possono essere esclusi, il Milan ha fiducia sulla fumata bianca e continua a lavorare sul dossier Fofana sperando che succeda qualcosa che dia una svolta alla vicenda. Magari in tempi brevi. Quando? Per esempio… domani.

Il centrocampista nato a Parigi è tornato dalle vacanze post Europeo il 1° agosto e ha lavorato più a parte che per i compagni. Un modo per far capire qual è la sua volontà. Domani mattina il Monaco ufficializzerà la lista dei giocatori convocati per il match in programma domani sera a Barcellona, per il trofeo Gamper. Un’eventuale assenza di Fofana, magari “forzata” da un suo invito a non essere inserito nell’elenco dei partenti per la Spagna, darebbe una bella mano al Milan che per il momento osserva la situazione da distanza. Un assist da parte del calciatore gli farebbe molto piacere e lo aiuterebbe nella trattativa, ma già adesso Ibrahimovic, Furlani e Moncada non hanno dubbi sulla scelta fatta da Youssouf che ha già detto sì a un contratto di quattro anni. Il problema è che il Monaco è un osso duro e non vuole cedere il suo nazionale a un prezzo ritenuto… da saldo ovvero inferiore a quello incassato dal Nizza per Khephren Thuram. Pare che a 25 potrebbe mollare la presa. Ancora troppi… Vedremo.

Milan, cos’è andato e cosa no contro il Barça: Leao ha già il turbo, scintilla Pulisic

Thiaw e Tomori hanno sofferto, Loftus mediano non è… in paradiso. Torriani vive una favola

Zlatan Ibrahimovic mezz’ora dopo la fine di Milan-Barcellona ha portato tutta la squadra e buona parte del gruppo-Milan – in totale, 90 persone – in una stanza del M&T Bank Stadium di Baltimora. Poi ha chiuso la porta. All’interno hanno parlato lui, Paulo Fonseca e Davide Calabria, il capitano. Le parole precise restano private, ma il senso era chiaro: grazie a tutti (giocatori e soprattutto staff, dipendenti Milan a vario titolo) per il lavoro in queste due settimane, stiamo lavorando nella giusta direzione. Gli applausi sentiti dall’esterno confermano.

Il Milan torna in Italia con il sorriso in faccia. L’estate è estate, vale quel che vale, ma la tournée onestamente non poteva andare meglio. Anche Flick lo ha detto alla fine: “Li abbiamo messi in difficoltà nel secondo tempo ma il Milan mi è piaciuto. È rapido davanti e sa usare gli spazi”. Ecco, rapido davanti. Rafa Leao merita le prime parole perché per alcuni flash è sembrato quello vero. Un po’ sono le doti naturali, un po’ il lavoro fatto con i suoi preparatori prima di arrivare negli Stati Uniti, ma quando accelera fa già male come nei giorni buoni. La buona notizia è che, anche nel sistema di Fonseca, meno legato alle transizioni, Rafa riceve nella sua posizione preferita e può attaccare come sa.

Quanto piace il Milan di Fonseca: Liberali inventa, Chukwueze gol. Real battuto

Dopo il City i rossoneri superano anche i campioni d’Europa. Test importante: i giovani mostrano grande personalità, il nigeriano e Tomori i più in forma

Il popolo di Chicago si è espresso: Samuel Chukwueze for president (e Mattia Liberali vice-presidente, visto che l’argomento va di moda). La città in questo mercoledì di fine luglio si è fermata per qualche ora per l’arrivo in città di Donald Trump, che ha parlato – diciamo litigato, non proprio due chiacchiere con il the – a una convention del National Association of Black Journalists. In serata, ha visto il Milan vincere 1-0 contro il Real Madrid.

Gol di Chukwueze su assist di Liberali, largamente i migliori in campo. In una partita a cui hanno partecipato Modric e Arda Guler, Endrick e Courtois non era esattamente prevedibile. Nel complesso, un bel Milan davanti a oltre 61mila persone, idee di Fonseca chiare e in sviluppo, qualche giocatore più in condizione di altri ma… è normale.

E allora eccolo, il gol, dopo 10 minuti del secondo tempo. Tomori esce forte a centrocampo, toglie palla a Brahim e aziona Liberali, che vede lo spazio e non chiede permesso: quando arriva in zona area, fa la cosa più giusta, allargare per Chukwueze. Samu vede che Asencio è in ritardo, e la mette in porta. Ah, pochi minuti dopo la strana coppia ha quasi fatto bis a parti invertite: bella palla di Calabria per Chukwueze, che davanti a Lunin non calcia ma la gioca dietro per il tiro di Liberali, appena alto. Quei due non sono in nessuna probabile formazione del prossimo Milan ma con Fonseca stanno andando forte: si rivedranno anche tra agosto e maggio.

Milan, per crescere Camarda deve giocare in prima squadra

Una stagione a metà tra i giovani dell’U23 e la Serie A è l’ideale per consacrare il talento del sedicenne

Il lancio nell’ultimo campionato da più giovane di sempre in A, record destinato a restare tale chissà per quanto tempo. Poi la conferma (importante) già da tempo definita e adesso ufficiale da parte del Milan: un contratto fino al 2027. Ora il passo ulteriore: credere fino in fondo nelle potenzialità di Francesco Camarda, concedendogli le giuste opportunità.

In un’estate in cui l’Italia del pallone è ancora ferita per il desolante Europeo giocato dagli azzurri di Spalletti in Germania, come lo scorso anno fortunatamente c’è una Under 19 che ci fa gioire e sorridere ed è guidata da un giovanotto rossonero, anzi un piccolo diavoletto appena 16enne, che dopo aver debuttato in A a soli 15 anni, 8 mesi e 15 giorni, e realizzato montagne di gol nelle giovanili, ora è atteso al definitivo salto di qualità e in questo dovrà essere aiutato dal suo club e da Fonseca. 

Perché, ormai, senza arrivare a paragoni in salita con Lamine Yamal, 17 anni appena compiuti e grande protagonista con la Spagna campione d’Europa, sicuramente non è più il tempo delle grandi e infinite attese, della lunga anticamera prima di avere un’opportunità.

L’idea per Francesco Camarda ora sembra una… doppia vita tra prima squadra e Milan Futuro. La squadra Under 23 può essere una bella palestra per maturare e imparare a vedere da vicino i gomiti degli adulti. La prima squadra può fargli assaggiare la competizione di alto livello sia in allenamento sia in campionato, con qualche presenza più… estesa. Un modo per accorciare i tempi del passaggio tra settore giovanile e prima squadra. Il Milan intanto strategicamente si è mosso al momento giusto e ha investito su Camarda, battendo sul tempo alcune grandi d’Europa: il Manchester United, il City, il Borussia Dortmund. A un certo punto Francesco sembrava davvero in allontanamento dai rossoneri.

Milan, arriva Pavlovic: il difensore pronto a stringere il patto col Diavolo

In rossonero il centrale guadagnerebbe 1,5 milioni di euro. Intanto si gode le vacanze con Vlahovic

Un duro per la difesa. Il Milan ha deciso di fare sul serio per Strahinja Pavlovic, centrale mancino del Salisburgo. Il nazionale serbo, classe 2001, è da inizio mercato nella lista dei giocatori che piacciono ai rossoneri, ma mentre sino a qualche giorno fa l’idea era di vincolare il suo acquisto a un’eventuale partenza nel reparto arretrato, ora a Casa Milan si sono convinti a provarci a prescindere. La trattativa, insomma, è già partita e andrà avanti parallelamente a quella per gli altri obiettivi del mercato rossonero: da Alvaro Morata, nome forte per l’attacco, a Youssouf Fofana, profilo individuato per rinforzare la mediana, per finire con Emerson Royal, candidato numero uno per la corsia di destra in difesa. 

A Salisburgo sanno che difficilmente alla fine dell’estate Pavlovic sarà ancora in Austria. Ha un contratto sino al 30 giugno 2027 con il club della Red Bull, ma un po’ per tutte le parti in causa pare arrivato il momento di salutarsi. Pavlovic è pronto al grande salto, quello che chi l’ha visto crescere al Partizan Belgrado ha sempre prospettato per lui: giocare in una big. E quella big può essere il Milan. Gli uomini-mercato rossoneri hanno già l’ok del giocatore, assistito da Zvonimir Vukic (ex trequartista dello Shakhtar Donetsk che sfidò proprio il Diavolo in Champions nel 2004-05). Pavlovic ha anche altre pretendenti, tra cui il Brentford che ha buona capacità di spesa, ma la sua voglia d’Italia favorisce le squadre di Serie A nella corsa a strapparlo al Salisburgo. Oltre ai rossoneri, il Napoli, che però nell’ultima settimana sembra aver fatto un passo indietro, dopo i contatti dei mesi precedenti. Così in pole ora c’è proprio il Milan. 

Milan, c’è l’accordo con Emerson Royal: il Diavolo ora stringe col Tottenham

Il brasiliano vuole i rossoneri: si tratta per averlo in breve tempo. Accordo di massima tra club e giocatore per un contratto di cinque anni da tre milioni a stagione

Il contatto con gli agenti di Emerson Royal ha avuto l’esito sperato: il brasiliano con passaporto spagnolo si è promesso al Milan con il quale ha raggiunto un accordo di massima di cinque anni da tre milioni a stagione. Forte di questa intesa, adesso il club di via Aldo Rossi andrà all’assalto del Tottenham per convincere gli Spurs a vendere l’esterno destro a una cifra “giusta”. Al momento c’è ancora distanza tra le parti, ma c’è ottimismo riguardo alla fumata bianca. Perché il giocatore ha espresso una chiara preferenza a indossare la maglia rossonera e Postecoglou non lo considera funzionale al suo progetto tecnico. 

Il Milan è partito da una proposta da quindici milioni più bonus, mentre il Tottenham ne chiede venticinque. Sembra un abisso, ma la distanza non è incolmabile. Quando aveva ventidue anni, ovvero nell’estate 2021, gli Spurs lo avevano comprato per venticinque milioni dal Barcellona perché erano alla ricerca di un esterno destro con fisico e gamba per sistemare la corsia destra che fino a quel momento era stata occupata da Sergi Roberto e Mingueza. Emerson Royal era stato acquistato dai bluagrana in sinergia con il Betis nel 2019 e, dopo due anni a Siviglia, il Barça lo aveva riportato a casa, salvo poi venderlo dopo poco più di un mese al Tottenham. Una plusvalenza vera e propria. A volerlo a Londra era stato Nuno Espirito Santo, ma poi è stato alle dipendenze anche di Conte con il quale è quasi sempre stato titolare. Il suo utilizzo è crollato con Postecoglou in panchina e ora è sul mercato.