Conceiçao-Yildiz, l’imprevedibilità è l’arma della turbo Juve contro l’Inter

L’accoppiata del portoghese con il numero dieci per liberare uomini e spazi al centravanti. E Zhegrova punta già a incidere dalla panchina.

Dopo tutto, lo scorso anno come in quelli precedenti, il vero tallone d’Achille della Juventus erano state le difese strette, chiuse nella propria trequarti e capaci di attendere pazientemente che un giro palla troppo sterile per figliare si spegnesse con una giocata forzata. E, allora, il miglior antidoto all’immobilismo altrui è l’estro, il talento dei piedi ben educati, l’efficacia del dribbling nell’uno-contro-uno. In poche parole, l’imprevedibilità che genera confusione in chi non vorrebbe muoversi. E allora – di nuovo – scettro in mano a Francisco Conceiçao e Kenan Yildiz, due maestri (ciascuno secondo il proprio stile) del creare dal nulla anche nei metri quadrati più sovraffollati. 

Sia con Thiago Motta che con Igor Tudor, infatti, le fatiche di Dusan Vlahovic e Randal Kolo Muani avevano generato sì frustrazione nella maggior parte dei tifosi, ma anche compassione in quelli più empatici che – soprattutto entro i confini nazionali – si chiedevano quanto può essere dura fare il centravanti bianconero quando hai a disposizione pochi palloni, quasi mai puliti, in un flipper di gambe pronte a spazzare l’area senza ambizione alcuna di costruire gioco, spesso. La nuova Juventus parte anche da qui, dalla consapevolezza di trovare una contromisura a quell’ostruzionismo più volte letale per la Signora. È per questo che Yildiz è stato accentrato, è per questo che Conceiçao è stato pagato oltre 30 milioni di euro, è per questo che l’ultima zampata di calciomercato ha afferrato Edon Zhegrova. Tudor è sì un cantore del “non mollare mai”, del gioco aggressivo e della resilienza quando la fatica annebbia le sinapsi, ma sa benissimo che la sfida più dura in Italia resta insinuarsi nelle difese avversarie. Che siano quelle del Parma, del Genoa o quella dell’Inter. All’esordio contro gli emiliani è stata una magia di Yildiz a stappare il risultato, nel capoluogo ligure è toccato a un calcio d’angolo. Per fare crollare la diga serve trovare e sfruttare la crepa giusta: l’uno contro uno perfetto sa mettere alla prova ogni singolo mattone della barriera.

Ora sì che Yildiz è un vero 10. Gol e linguaccia grazie alla… “nuova energia” di Tudor

Il turco è tornato a segnare, non succedeva da 77 giorni, dal derby dell’11 gennaio. E adesso è davvero al centro del progetto bianconero

Yildiz ritrova il sorriso e lo restituisce alla Signora. Se non è un segno del destino, è qualcosa di molto simile. L’era Thiago Motta si è chiusa a Firenze con Kenan in panchina anche dopo il 3-0 dei viola.

Quella di Igor Tudor si apre con una magia del numero 10 lanciato verso la porta da un rimpallo vincente di Dusan Vlahovic, il manifesto dei bianconeri finiti nell’angolo con la precedente gestione. Il mondo capovolto in meno di una settimana. Merito di Yildiz, rimesso al centro della Juventus. Dieci di nome e di fatto.

Kenan, dopo mesi vissuti con i piedi sulla linea laterale, contro il Genoa è tornato a danzare nelle zone di campo che preferisce. Più trequartista che ala. Meno confini da rispettare e più libertà d’azione per scatenare fantasia e genialità. Il gol è un po’ lo spot del calcio di Yildiz, mix di determinazione tedesca (come la madre) ed estro turco (come il papà).

L’ex Bayern ha puntato l’area con cattiveria e poi l’istinto gli ha suggerito una giocata un po’ da calcio di strada e un po’ da PlayStation: dribbling secco e diagonale di destro sotto l’incrocio. “Uno dei miei gol più belli – sottolinea il numero 10 a fine partita – ma spero di farne anche dei normali. Sì, è stato importante anche Tudor a inizio azione… Ringrazio Motta, ha fatto quello che poteva. Siamo contenti e siamo un bel gruppo, Tudor ha portato molta energia”. Yildiz ha esultato a braccia aperte, sommerso dai compagni, e l’Allianz Stadium è andato in delirio. 

Motta a Lipsia cambia ancora la Juve: in difesa torna Gatti, ballottaggio McKennie-Thuram

In attacco confermati Koopmeiners e Yildiz con Vlahovic, probabile la staffetta tra Nico Gonzalez e Conceiçao

La vittoria col Genoa ha dato alla Juventus una bella ricarica d’entusiasmo. Thiago Motta ha raccolto i tre punti e soprattutto delle buone indicazioni per il prosieguo, già a partire dalla prossima trasferta di Lipsia. Se non un vero e proprio turnover, la sensazione è che a Marassi il tecnico abbia aumentato le soluzioni puntando su chi aveva coinvolto meno fin qui: così, adesso, ci sono molti più giocatori che si candidano per una maglia nella prossima sfida di Champions League. 

In porta ci sarà Di Gregorio e non Perin. Mentre in difesa tornerà Gatti, a discapito di Danilo che ha comunque chiuso in crescendo la partita col Genoa. È probabile che il capitano venga coinvolto a gara in corso: difficile in questo momento fare a meno di Kalulu. Che giocherà all’opposto di Cambiaso, strategico per consentire lo sviluppo del gioco in fase di possesso della palla. Davanti alla linea difensiva rientrerà Locatelli, che è diventato fondamentale nello scacchiere juventino. E poi occhio al ballottaggio fra McKennie e Thuram: Thiago Motta ha gestito il minutaggio del primo contro il Genoa e visionato il secondo. Koopmeiners alle spalle di Vlahovic è una certezza, proprio come Yildiz che può garantire al centravanti una sponda di qualità. Sulla fascia destra la staffetta sarà fra Nico Gonzalez e Conceiçao, che è tornato nella migliore condizione.

Juve, esordio da incubo in Youth League: sconfitta 5-3, a lezione dal Psg

C’è una regola sacra nel calcio: il passato conta per il blasone, ma non è garanzia di risultato. Anzi, spesso lo impone tenendo alta l’asticella delle aspettative, ma solo il campo restituisce la realtà delle cose. L’esordio stagionale della Juve Primavera in Youth League è da incubo, per l’atteggiamento prima che per il risultato (5-3). Per l’approccio da dimenticare e per la preoccupante inferiorità mostrata al cospetto del PSG, che pure non ha dovuto strafare per sfaldare i bianconeri. E poco conta se alcuni di questi lo scorso anno sono arrivati in fondo fino a Nyon, uscendo a testa alta in semifinale contro i campioni del Benfica: ogni partita e ogni stagione fanno storia a sé.

Montero, all’esordio nella competizione, propone Yildiz accanto a Turco e tiene Mancini in panchina. Mulazzi e Mbangula hanno il compito di aggredire le corsie per potenziare la fase offensiva, ma i problemi vengono da dietro. Tant’è che i parigini passano subito con Housni, che deve solo depositare a rete per dar merito al gran lavoro svolto da Gharbi e Muntu per mandare in confusione l’intera retroguardia bianconera. La giostra si fa sempre meno piacevole quando Zaire Emery scappa al connazionale Nzouango e va in porta senza fatica: dopo 7 minuti di gioco la Juve è sotto di due reti, il PSG padroneggia contro una squadra in bambola.

Servirebbe un guizzo dei singoli, ma Yildiz appare poco convinto quando innescato da Mulazzi. E allora ci pensa Mbangula ad accorciare sugli sviluppi di una punizione e provare a mettere in archivio il primo quarto d’ora da horror. I bianconeri alzano pian piano il baricentro, aumentano la supremazia territoriale ma, tuttavia, è sulle palle inattive che si rendono maggiormente pericolosi: l’occasione più nitida arriva con un colpo di testa di Huijsen (da segnalare anche un tiro diretto in porta, poco prima, di Doriatotto). Per il PSG diventa sempre troppo facile presentarsi dalle parti di Scaglia, così Housni porta a tre le marcature punendo ancora la linea difensiva.