Inter, la rinascita di Lukaku: nessuno come lui da marzo

Da inizio marzo è il giocatore di Serie A che ha partecipato attivamente a più gol considerando tutte le competizioni: 10, grazie a 6 reti e 4 assist. Segna di nuovo in coppia con Lautaro, ha raggiunto la doppia cifra stagionale, la sua media di partecipazione a gol si sta allineando con quella dei Lukaku 2019-20 e 2020-21.

Ancora in gol, contro la Roma, come aveva fatto contro l’Empoli. Prima ancora in Champions e anche in Coppa Italia con la Juve: Romelu Lukaku è il giocatore di Serie A che ha partecipato attivamente a più gol considerando tutte le competizioni da inizio marzo ad oggi: 10, grazie a 6 reti e 4 assist

Lo ha detto anche Inzaghi dopo il 2-0 dell’Olimpico: “Da dove è nata la svolta? Dal fatto che oggi posso fare cambi e rotazioni che prima non avevo”. E infatti Romelu era stato uno dei grandi assenti. Ko dopo tre giornate. Nel 2022-23 ha saltato 18 partite. Praticamente gran parte dell’intera andata stagionale tra campionato e coppa. Poi il ritorno tra gennaio e febbraio. Ora Rom c’è.

Quella dello scudetto 2021: dell’argentino l’assist per il gol dell’Olimpico (dopo l’errore di Ibañez): Lukaku ha segnato in Serie A su assist di Lautaro Martinez per la prima volta dal 28 febbraio 2021, contro il Genoa. Ma i due si conoscono bene: contro la Lazio era stato di Rom l’assist per il pari di Martinez. In totale, i due si sono scambiati 23 gol. 11 reti di Lukaku su assist di Lautaro e 12 viceversa.

Il dato della stagione attuale dice 10 gol e 5 assist in 29 giornate. Confrontiamolo anche coi minuti (1.529): un gol ogni 153′ e una partecipazione a un gol ogni 102′

Nella sua prima stagione nerazzurra (il 2019-20), aveva registrato 34 gol e 6 assist in 51 gare. Un gol ogni 123′ e una partecipazione a un gol ogni 105′

In sintesi: la sua media gol attuale (uno ogni 153′) è ancora lontana da quelle delle prime due stagioni (uno ogni 123′ e 119′), ma la media di partecipazione a gol in questa stagione segnata da tanti stop e meno partite del solito (uno ogni 102′) è sì inferiore a quella dell’anno dello scudetto (uno ogni 89′), ma già migliore di quella del primo Lukaku (uno ogni 105′)

Lukaku vuole… il Milan. Gol, assist e leadership per l’Euroderby (e per il futuro)

Se Dzeko ribatte, a Lukaku tocca il rilancio. Il tutto, davanti a un Simone Inzaghi felice di poter avere l’imbarazzo della scelta proprio nel momento cruciale della stagione.

In un attacco che ruota attorno a Lautaro, protagonista della miglior stagione in carriera in termini di gol e assist (31), il belga e il bosniaco si stanno giocando una maglia da titolare nelle ultime sfide decisive, a partire da quella dell’Olimpico, fondamentale in chiave classifica, e dal primo derby di Champions in programma mercoledì. Per Big Rom, che finora ha vissuto una stagione europea da comprimario, la sfida con la Roma può valere anche la maglia da titolare quattro giorni dopo contro i rossoneri. E non solo.

Dal momento del rientro definitivo, dopo una prima parte di stagione segnata dagli infortuni e una faticosa ripresa post-mondiali, le gerarchie del tecnico piacentino sono diventate piuttosto chiare: il belga è tornato a ricomporre la LuLa in campionato, dove ha collezionato dieci presenze dall’inizio nelle ultime undici giornate, ma in Champions è stato Dzeko a far coppia fissa con l’argentino, riservando a Big Rom solo un totale di 100′ in campo (complice la prima fase saltata quasi interamente causa acciacchi). Al belga non dispiacerebbe di certo tornare a vivere una serata europea da protagonista dopo gli spezzoni di gara di cui si è dovuto accontentare negli ottavi e ai quarti, comunque sufficienti a realizzare due reti pesantissime contro Porto e Benfica (entrambe all’andata).

Il bottino personale di Big Rom nelle ultime 16 partite recita sette gol e quattro assist, il tutto condito da prestazioni sempre più convincenti anche dal punto di vista del gioco e della partecipazione. La doppietta all’Empoli e i due assist contro la Lazio nelle ultime due uscite parlano di un belga tirato a lucido, che a Roma ha l’occasione di dimostrare a Inzaghi di meritare una chance dall’inizio anche nell’Euroderby di mercoledì. L’occasione, a giudicare dai precedenti, è propizia per un Lukaku che contro i giallorossi ha sempre fatto bene collezionando tre pareggi e una vittoria, con tanto di gol e assist nell’anno dello scudetto.

Inter-Milan, via alla seconda fase di vendita dei biglietti. Ma il derby non andrà subito sold out

Oggi chi è abbonato nerazzurro da almeno quattro anni può acquistare due tagliandi per chi vuole: venerdì lo stesso meccanismo varrà per gli altri titolari di pass stagionale

Due giorni di fuoco, giovedì e venerdì, per potersi assicurare un biglietto per la semifinale di ritorno tra Inter e Milan, in Champions League. Ufficialmente, è quella in cui “in casa” giocano i nerazzurri che quindi gestiscono tutti i biglietti escluso il settore ospite – al via oggi -, delegato ai cugini come da tradizione. Dalla scorsa settimana gli abbonati alle partite di Serie A del Giuseppe Meazza hanno potuto confermare il proprio posto – acquistando il relativo tagliando – e ora i cancelli virtuali si aprono anche agli altri tifosi, ma sempre passando dai titolari di pass stagionale.

In questa fase, spezzata in due, ogni abbonato ha infatti la possibilità di acquistare due biglietti per chi vuole, anche se non è socio Inter club nè titolare di alcuna tessera. Tutto si svolge sul sito ufficiale della società e, per dimezzare code o attese, i titolari di pass sono stati divisi in due blocchi: il giovedì la finestra sarà aperta per chi è abbonato da almeno quattro stagioni consecutive (dal 2017-18 compreso, circa 15mila tifosi), mentre il venerdì l’opportunità sarà riservata a tutti gli altri, ovvero più di 20mila sostenitori. Il club ha specificato che garantirà la disponibilità di biglietti per entrambi i giorni, per cui l’eventuale tutto esaurito sarebbe possibile solamente venerdì: non è consentito il cambio nominativo. Entrambe le finestre apriranno alle 14.30 e chiuderanno a mezzanotte. Poi, spazio alle successive fasi in caso di posti ancora vacanti a San Siro.

Gli attacchi della stampa, le minacce ultrà, le critiche dei compagni: Messi-Psg, caos totale

Il giorno dopo è ancora caos. La sospensione di Leo Messi ha messo a soqquadro il Psg, in un finale di stagione tutt’altro che scontato.

Anche in campionato, dove il club dell’emiro del Qatar fa i conti con un Marsiglia a -5 e un Lens a -6 a cinque turni dal termine. Anche per questo gli ultrà hanno deciso di tornare in piazza. Anzi, davanti alla sede del club al centro di un vortice mediatico planetario dopo aver punito platealmente il campione del Mondo, reo di aver saltato l’allenamento di lunedì, per ragioni commerciali private, in Arabia Saudita.

Certo, tra i sovrani di Doha e Riad c’è stato un riavvicinamento durante il Mondiale, ma i due Paesi rimangono diffidenti su molti punti. E Leo ha fatto passare in secondo piano il contratto da 40 milioni di euro stagionali garantiti dall’emiro per promuovere il turismo in Arabia Saudita, che gli garantisce 30 milioni annuali. Il tutto in un momento delicato, all’indomani di un’ennesima sconfitta casalinga che ha riaperto il campionato. Insomma, si poteva gestire diversamente, ammesso e non concesso che la mossa del Psg sia stata quella giusta, dopo aver tollerato in passato ritardi e capricci di altri giocatori, anche non del livello di Messi.

Da ieri, l’argentino è diventato il simbolo di una stagione fallimentare, almeno agli occhi dei tifosi che Messi, dopo l’uscita di scena agli ottavi di Champions, lo fischiano sistematicamente all’annuncio della formazione, salvo poi applaudirlo se fa gol o assist. Tanti, in realtà, visto che il campione del Mondo è il giocatore più decisivo alle spalle del solo Haaland, includendo anche le partite con la nazionale. Ma non è bastato per evitare un altro tracollo del club parigino che l’aveva accolto come un re nell’estate del 2021 e che ora è pronto a far scattare la ghigliottina, non prolungando il contratto in scadenza. Anche perché la piazza è contraria.

La decisione di sospendere Messi per due settimane, negandogli il bonus deontologico e escludendolo pure dagli allenamenti, è stata presa dal presidente Al Khelaifi e comunicata dal suo consulente sportivo Campos.

Milik, media gol migliore di Vlahovic. E riscattarlo costa 7 milioni

Il centravanti polacco a Bologna ha fatto parlare di sé per quello strano rigore sbagliato, ma al momento è Juve punto fermo dell’attacco bianconero.

Ventinove anni, undici gol in 32 presenze, tanta voglia di Juve: questo in sintesi l’attuale biglietto da visita del centravanti polacco Arkadiusz Milik, giunto alla Juve lo scorso 26 agosto in prestito dal Marsiglia contro il versamento di 800 mila euro. Un arrivo in sordina, qualche dubbio sulla sua tenuta fisica, ancora fresco il ricordo di un tira e molla con De Laurentiis che ne aveva ritardato l’approdo in bianconero nelle stagioni precedenti.

Ma torniamo al presente, che lo vede al centro del villaggio juventino, complici l’indisponibilità di Kean, fermo per infortunio, e i dolori del giovane Vlahovic, a secco da un mese e mezzo ed in evidente crisi di crescita. L’attaccante polacco, 29 anni, si è invece fatto sempre trovare pronto, sia quando il serbo ha dovuto fermarsi per guai fisici (una volta in Champions, 8 in campionato ed una in coppa Italia, nel sanguinoso ritorno delle semifinali con l’Inter), sia in queste ultime settimane, quando contro il Bologna ha fatto segnare il ritorno al gol di un attaccante juventino, un mese esatto dopo l’ultima volta (che fu di Kean, contro il Verona, lo scorso primo aprile). Ed ora Milik risulta più prolifico rispetto all’attaccante serbo, con una media gol di una rete ogni 2,2 partite, contro le 2,58 di Vlahovic.

Non sono, quelle di Milik, cifre da capogiro, ma viste le difficoltà incontrate da tutto il reparto offensivo bianconero, 9 reti stagionali in 1782 minuti rappresentano comunque un buon bottino. Unito al fatto che il polacco garantisce una versatilità e una intelligenza tattica uniche nel repertorio avanzato bianconero, tanto da poter giocare al posto o insieme a Vlahovic, in un attacco a due o a tre, da punto di riferimento unico dell’attacco o al generoso servizio di un altro centravanti. Insomma, per caratteristiche il suo profilo è unico nell’attuale rosa di Allegri.