Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura.

Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale. Non una scelta scontata, ma comunque una possibilità consentita dal regolamento fino al 3 luglio.  Pronto Bonny, nell’attesa, si prepara. In questi giorni è a Ibiza, ma le sue giornate non sono solo mare, spiaggia e sole. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione. È gestito da Federico Pastorello, lo stesso gruppo di lavoro che ha portato l’ex tecnico Simone Inzaghi all’Al Hilal.

Inter-Bonny, si chiude: da lunedì le visite, negli Usa per gli eventuali quarti. I dettagli

Col Parma da definire le ultime pratiche, fumata bianca tra oggi e domani

Ange-Yoan Bonny è virtualmente un giocatore dell’Inter. Per togliere quell’avverbio si tratta solo di aspettare che il club nerazzurro e il Parma risolvano le ultime pratiche, i dettagli economici conclusivi, più che altro sulla natura dei bonus e sulle modalità di pagamento. Nulla, però, che metta in discussione l’accordo o che rischi di farlo saltare. Neppure gli inserimenti di altri club, leggi lo Stoccarda che sta cedendo Woltemade al Bayern e che qualche segnale continua a mandarlo: c’è una stretta di mano che vale davvero. Nelle prossime ore sarà tutto risolto, entro questo fine settimana arriverà la fumata bianca. La cifra definitiva sarà di 24 milioni di euro. Per la gioia di Bonny, che non vede l’ora di salire un aereo e incominciare la sua avventura. 

L’aereo per dove? Innanzitutto per Milano, ci sono visite mediche da effettuare tra lunedì e martedì, poi la firma sul contratto quinquennale fino al 2030 e infine il punto con il suo vecchio/nuovo allenatore. Sarà infatti Chivu a gestire il futuro immediato di Bonny. Nel senso che, se l’Inter passerà il turno contro il Fluminense, starà all’allenatore decidere se far volare il francese con destinazione Stati Uniti, non più qui a Charlotte ma ad Orlando, sede degli eventuali quarti di finale.

Vanno valutati diversi aspetti, anche quelli legati a un reparto che non è più in emergenza, considerata l’esplosione di Pio Esposito ma anche il ritorno in gruppo ormai completato di Thuram. L’attaccante si sta allenando con un preparatore atletico di sua fiducia, Alex Frustaci. Non è mai stato fermo, non ha perso la condizione, svolge quotidianamente allenamenti sulla forza e sull’esplosività, insomma nel momento in cui l’Inter dovesse convocarlo per gli Stati Uniti non partirebbe da zero. E infatti non vede l’ora che accada. Bonny ha messo l’Inter davanti a ogni altra destinazione.

Dumfries-Acuna, che rissa nel finale. Il motivo? Risale al Mondiale in Qatar

L’argentino ha rincorso Denzel fino al tunnel degli spogliatoi, tra lanci di bandiere dei tifosi argentini. L’esterno dell’Inter nega di aver ricevuto insulti razzisti.

Nessun insulto razzista, ma la seconda puntata di uno scontro che ha radici che arrivano da lontano. Tra Dumfries e Acuna è finita in rissa a Seattle, ma non è un inedito: dicembre 2022, quarti di finale del Mondiale, l’Argentina passa ai rigori e tra i due volano parole grosse, con Denzel che rincorre il difensore scatenando poi un parapiglia generale. La scena, più o meno, si è ripetuta ieri, nel finale di Inter-River. La squadra di Gallardo già dall’inizio aveva messo la partita sul piano agonistico. E nel secondo tempo, soprattutto dopo il vantaggio interista, l’intensità degli interventi era ancora aumentata, al punto di scatenare anche le reazioni dei giocatori nerazzurri in panchina. Proprio in una di queste occasioni Acuna ha cominciato a battibeccare con gli uomini seduti dietro a Chivu. In campo, poi, il terzino sinistro del River a Dumfries si sono allacciati in più di un’occasione. Fino al fischio finale, quando l’argentino ha letteralmente rincorso il numero 2 nerazzurro, scappato verso il tunnel che portava agli spogliatoi, peraltro sotto il lancio delle aste delle bandiere da parte dei tifosi dei Millionarios.

La cosa è continuata anche nel tunnel verso gli spogliatoi: i giocatoti argentini si sono divisi tra quelli che provavano ad arginare la furia di Acuna e gli altri che invece a loro volta rincorrevano e urlavano di tutto verso Dumfries, protetto dai suoi compagni. Sono volate parole grosse, certo. Ma l’olandese, interrogato a fine partita, ha smentito di aver ricevuto ogni tipo di frase razzista. Di certo, la scena è stata poco edificante. Lo stesso Gallardo, tecnico del River, ha fatto autocritica in conferenza stampa: “Quel che è successo non ci rappresenta, non è questa l’immagine che voglio che abbia il River nel mondo. È stata davvero una pena”.

Morata a un passo dal Como. Il prestito al Galatasaray si esaurirà dopo sei mesi

L’attaccante spagnolo ha già dato la disponibilità a giocare per il suo ex compagno di nazionale Cesc Fabregas. L’accordo tra club può arrivare presto.

La foto di un abbraccio da compagni di squadra al Chelsea. Un tweet con cui Cesc faceva l’in bocca al lupo ad Alvaro per la nuova avventura all’Atletico Madrid. Cesc Fabregas e Alvaro Morata sono stati compagni e hanno buone chance di tornare a vedersi tutti i giorni, come ai tempi di Londra. Fabregas lo ha cercato per il Como e Morata ha dato un’apertura decisa. Operazione che si può chiudere presto.

Morata a gennaio è andato in prestito dal Milan al Galatasaray, dove ha vissuto mesi complicati. Quel prestito terminerebbe a inizio 2026 ma può interrompersi presto, per un nuovo capitolo italiano. Un accordo tra Milan e Como può arrivare presto, perché Morata non è nei piani rossoneri per la stagione che sta per cominciare. È vero che Alvaro è stato un attaccante di Allegri alla Juve – e con Allegri ha giocato alcune delle sue migliori partite – ma l’esperienza della scorsa stagione al Milan si è chiusa in modo brusco, soprattutto per i rapporti con Sergio Conceiçao. “Secondo me abbiamo fatto anche grandi partite, le cose non stavano andando così male come sembrava o si diceva – ha detto Morata recentemente -. Là dentro sono successe cose che non avevo mai vissuto in carriera e che preferisco tenere per me, non mi sentivo più a mio agio e prima di diventare un problema me ne sono andato”.

Il tifo in Curva Sud, il sogno Milan: chi è e come gioca Jashari

Cresciuto nel Lucerna, al Bruges dall’estate scorsa, lo svizzero è sempre più vicino ai rossoneri. Fino a 14 anni fa cantava i cori a San Siro nelle notti di Champions

Se a otto anni era in cima al terzo anello di San Siro con una sciarpa rossonera al collo, a 22 Ardon Jashari spera di trovarsi una cinquantina di metri più in basso, con maglia e pantaloncini addosso, magari mentre serve un assist per Leao in un derby, con il suo mancino raffinato. L’ultima idea del Milan per rinforzare la mediana è un classe 2002, di proprietà del Bruges, che fino a 14 anni fa cantava con la Curva Sud nelle grandi notti di Champions. 

Per Ardon Jashari, un’ammonizione dopo poco più di venti minuti e una clamorosa auto-traversa su calcio d’angolo, frutto di una svirgolata che ha rischiato di trasformarsi in autogol. Insomma, non proprio la migliore delle presentazioni al pubblico del Meazza. Anche se, va detto, la partita per i belgi si era già messa in salita con l’espulsione di Onyedika al 40’, compagno di reparto dello svizzero con la maglia numero 30. In patria Ardon lo chiamano “il nuovo Xhaka”, anche lui da tempo nel mirino dei rossoneri. 

Cresciuto nel Lucerna, dove è rimasto per nove anni fino al debutto in prima squadra, Ardon si è trasferito al Bruges la scorsa estate per 6 milioni di euro, diventando subito un punto fermo del centrocampo belga. Un exploit che gli è valso, lo scorso gennaio, il prolungamento del contratto fino al 2029. Dietro ai 40 milioni chiesti dal Bruges per cederlo – a fronte dei 30 messi sul piatto finora dal Milan, bonus compresi – c’è anche questo: la rapida ascesa del ragazzo, ma anche la fama del club di Bruges, una vera e propria bottega d’oro.

Juve-Sancho, avanti: così Comolli punta a convincere lo United. E se Vlahovic

Dai vecchi dialoghi di Giuntoli al dialogo attuale, i bianconeri non hanno mai mollato la presa sull’attaccante inglese

Più che un ritorno di fiamma, tra Sancho e la Juve non si è mai interrotto quel filo diretto che li unisce da oltre un anno. L’estate scorsa, alla Continassa hanno tentato fino all’ultimo di portare il calciatore a Torino, avendo dalla propria anche la volontà del diretto interessato: poi, però, il Chelsea è stato più lesto ed efficace a definire il prestito. Un anno dopo ci risiamo, anche se le condizioni sono cambiate un po’ sulla sponda juventina: Giuntoli, che si era mosso per l’inglese già nel gennaio 2024, non è più il riferimento della dirigenza bianconera; il Manchester United, che non vuole trattenere il giocatore, è più aperto al dialogo per trovare un’intesa in tempi ristretti. La Juve, guidata dal neo direttore generale Comolli, ha buone contropartite da mettere sul tavolo e una buona proposta per il calciatore: ingaggio inferiore a quello attuale ma posto di rilievo nella rosa. 

Gli agenti di Sancho non hanno mai interrotto i contatti con la Juve: il cambio in dirigenza non rovina i rapporti, anzi con Comolli al posto di Giuntoli sembrerebbero in questo caso più agevoli. La volontà del calciatore è la stessa della scorsa estate: ritiene la maglia della Juve prestigiosa, al punto da volerla indossare nel caso in cui si trovassero le condizioni. Non c’è ancora una vera e propria linea esclusiva in favore del club bianconero, tant’è che sul conto di Sancho si stanno muovendo anche altri club e in Italia c’è pure il Napoli: Manna, che ora è l’uomo mercato di De Laurentiis, nel gennaio 2024 aveva lavorato accanto a Giuntoli per portare il giocatore a Torino. Le condizioni rispetto a un anno e mezzo fa sono però cambiate tanto, anche al tavolo: il venticinquenne adesso è a un solo anno dalla scadenza, contratto fino al 2026. 

L’Inter ribalta l’Urawa al 92′! Lautaro e Carboni regalano la prima vittoria a Chivu

Decisiva una rovesciata di Lautaro e un guizzo di Valentin. Sommer e compagni a 4 punti

Lo si sapeva già prima di questo Mondiale per club, a maggior ragione lo si vede in campo: è il torneo dei sudamericani, questo. Delle squadre, certo. Ma pure dei giocatori. Già, perché proprio a due argentini, Lautaro e Valentin Carboni, che l’Inter si è appoggiata per ribaltare e allontanare l’umiliazione di una sconfitta con l’Urawa Red Diamonds, squadra che nella nostra Serie A faticherebbe a salvarsi. Vittoria al minuto 92, perché per i sorrisi bisogna aspettare sempre il recupero. L’Inter non esultava veramente da 46 giorni, dalla rete di Acerbi al 93’ contro il Barcellona: anche qui, come allora, un mancino che segna col piede destro sui titoli di coda. A Seattle, in un clima molto inglese, la soddisfazione è minore, certo, ma serve almeno per sistemare la classifica del gruppo E aspettando l’ultima partita con il River Plate: gli ottavi di finale sono decisamente più vicini.

Meglio così, perché la prestazione aveva lasciato molto a desiderare, almeno sul piano della qualità. Non invece sull’aspetto mentale: l’Inter, dal disastro di Monaco, sembra più giù dal punto di vista fisico che su quello psicologico, perché anche contro l’Urawa – come pure era stato contro il Monterrey – la reazione allo svantaggio c’è stata, la capacità di non arrendersi s’è vista. Confusa, poco lucida, un po’ appesantita, ma pur sempre una voglia che ha un valore tangibile. Tangibile come il gesto tecnico di Lautaro, una girata in pieno secondo tempo che i difensori dell’Urawa non hanno auto neppure il tempo di capire. Come col Monterrey, il capitano ha deciso di lasciare il segno su una partita fin lì condotta male dai suoi compagni. L’Inter, sul piano offensivo, è stata praticamente solo il suo capitano. Al minuto 33’ della ripresa, quando il numero 10 ha pareggiato, i nerazzurri avevano tirato nello specchio una sola volta, nel primo tempo.

Indovinate con chi? Sempre con Lautaro, colpo di testa sulla traversa su assistenza di Asllani. Poi, complice anche la stanchezza dei giapponesi e un buon atteggiamento mentale, Chivu è riuscito a ribaltarla.

Gattuso, idee chiare: recuperare Chiesa e puntare sulla duttilità. Ecco i 35 nomi per il Mondiale

Il nuovo c.t. studia una varietà tattica che consenta all’Italia “di fare sempre male agli avversari”. Perché non si può fallire l’appuntamento del 2026

Da Gattuso ti aspetti tutto per l’Italia, il cuore oltre l’ostacolo, ma forse non un nuovo sistema tattico. Neanche fosse Guardiola. E invece. Mentre in questi giorni il City di Pep debutta al Mondiale per club con un inedito 2-3-4-1 in fase di possesso, sempre più gente davanti e qualche rischio dietro, Gattuso per il momento schiva i numeri eppure dichiara una strategia di gioco inedita: “Come fare male agli avversari. Questo sarà il sistema dell’Italia. Una squadra alla quale deve piacere stare nella metà campo avversaria per fare più gol possibili”.

Con trentacinque azzurri sotto osservazione speciale. Tra loro Chiesa, scomparso dopo l’Europeo ma potenzialmente ancora il nostro Sinner, come diceva Spalletti. Dribbling, corsa, entrate in area verso la porta, uno contro uno: ci manca. 

Nessuna ossessione per la tattica, ma neanche lo snobismo di quelli che “i numeri non contano”. Eccome se contano, si vede quando un giocatore subentra e con le dita indica ai compagni il nuovo sistema, mandano all’aria tanti bei discorsi poetici. La tattica è importante, Gattuso non è mai stato un integralista. Se il 4-3-3 è stato il sistema di partenza, e il 4-2-3-1 un’evoluzione spesso necessaria, il nuovo ct non disdegna la linea a tre applicata nell’Hajduk. L’impressione è che non abbia ancora deciso per l’Italia. “In campionato il 40 per cento gioca a tre, e il 60 per cento a quattro, ma non è questione di sistemi. Bisogna mettere i giocatori al posto giusto. Per fare tanti gol”. Gattuso s’è studiato bene la classifica: “La Norvegia ha +11 di differenza gol, noi -1. Dobbiamo recuperare”.

Juve, senti Kolo Muani: “Qui sto bene, voglio restare”

Dopo la doppietta all’esordio mondiale, arriva la dichiarazione d’amore dell’attaccante francese alla Signora. Tudor sul 5-0: “Ho avuto la sensazione che i ragazzi ci tenessero e fossero motivati”. Una doppietta al debutto nel Mondiale per Club è il modo migliore per festeggiare la permanenza alla Juventus, almeno fino alla fine della competizione, poi per la prossima stagione si vedrà.

Randal Kolo Muani è stato l’Mvp del match contro l’Al Ain. “Abbiamo giocato molto bene e iniziato benissimo il torneo – ha detto in conferenza – sono molto felice per la vittoria e per il gol, ora però pensiamo alla prossima partita. Tudor ha fiducia in me, mi piace giocare per i miei compagni e sacrificarmi. Oggi eravamo partiti per vincere, questa gara ci dà fiducia ma a dove possiamo arrivare non ci pensiamo. Se voglio restare qui? Sì, sto molto bene, riesco a giocare bene e fare gol, quindi spero di restare”.

Igor Tudor non può non essere soddisfatto, del risultato e pure della prestazione: “Il nostro approccio è sempre uguale – ha spiegato il tecnico – ci prepariamo al meglio, dobbiamo recuperare perché abbiamo speso tanto. Questa partita ci dà fiducia per il futuro, ma quella che conta è solo la prossima”.

Tornando alla partita, Tudor si è fermato anche sui pochi aspetti negativi: “Possiamo migliorare tanto sulle preventive, dobbiamo subire meno sui contropiede, però mi è piaciuto il coraggio di andare a fare gol. È una bella partenza che ci aiuterà a proseguire al meglio. La direzione è quella giusta, poi c’è sempre da migliorare, però la strada è corretta. C’è voglia di fare, con il tempo si aggiungono sempre i pezzettini. La squadra è un organismo vivo che non è mai la stessa. Dalla panchina ho avuto la sensazione che i ragazzi ci tenessero e fossero motivati e sul pezzo, c’erano una bella energia e spirito di sacrificio.

Lautaro da 10, Mikhi tornato alle origini e le ali. Come Chivu sta cambiando l’Inter

All’esordio al Mondiale contro il Monterrey il nuovo tecnico ha scelto un 3-5-2 di stampo “inzaghiano”. Ma nella ripresa ha stravolto l’attacco

Cristian Chivu l’aveva annunciato qualche giorno fa mentre veniva presentato ufficialmente come nuovo allenatore dell’Inter e pure poche ore prima dell’esordio Mondiale contro il Monterrey: “Più principi e meno moduli: sì, è probabile che si vedranno cose nuove. L’obiettivo è aggiungere qualcosa di diverso”. In prima battuta, nella sfida ai messicani di ieri notte, osservando approccio e piano tattico dei nerazzurri contro Sergio Ramos e compagni sembrava un bluff.

Perché l’Inter si è organizzata sul campo in modo molto simile a come l’avrebbe schierata Simone Inzaghi: solito 3-5-2, cambio naturale con Asllani in regia al posto dell’infortunato Calhanoglu e poi i soliti, per quanto possibile. Spinta sulle corsie esterne e incursioni centrali. Un calcio vicino a quello dell’allenatore ormai dell’Al-Hilal. 

La prima, vera novità è però venuta fuori in fase di non possesso, più precisamente quella difensiva su un calcio d’angolo del Monterrey: nessuna marcatura a uomo, sì a quella a zona. Risultato? Gol di testa di Sergio Ramos. Ma ci può pure stare, perché per assimilare concetti comunque molto diversi da un passato recentissimo è chiaro che non bastino tre allenamenti. Però va anche riconosciuto a Chivu di essere entrato nello spogliatoio subito a gamba tesa, cercando di trasmettere alla squadra concetti opposti rispetto a quelli di Inzaghi. I suoi. Un altro esempio è poi la punizione che ha portato al pareggio di Lautaro Martinez: uno schema mai visto, con la palla scodellata morbidissima da Asllani verso il secondo palo, lo “scherzo” di Acerbi che parte consapevolmente in netta posizione di fuorigioco e permette a Carlos Augusto di attaccare la profondità creatasi alle sue spalle per apparecchiare il tap-in del Toro.