Juve, Miretti ko: frattura al piede destro in allenamento. Fuori per circa un mese

Il giocatore, che verrà rivalutato fra un paio di settimane, dovrà saltare le prossime amichevoli e anche le gare iniziali del campionato

Fabio Miretti è costretto a fermarsi nel pieno della preparazione precampionato. Il centrocampista della Juve ha rimediato un trauma contusivo al piede destro nel corso dell’allenamento di questa mattina: gli esami strumentali al J|medical hanno evidenziato una frattura composta del terzo cuneiforme. Il centrocampista sarà rivalutato tra 15 giorni, ma sarà costretto a star fermo per circa un mese: salterà dunque le prossime amichevoli estive e le prime partite di campionato.

Miretti è uno dei giovani della Juve che Thiago Motta vede nel suo progetto, anche se alla Continassa sono arrivate diverse richieste di prestito sul suo conto: dal Genoa all’Empoli fino al Como. Il centrocampista classe 2003, di scuola juventina fin dall’età di 9 anni, non vorrebbe replicare un’altra stagione a minutaggio ridotto, ma non è indifferente alla fiducia del nuovo allenatore, che intravede in lui tutti i principi necessari per interpretare al meglio il proprio gioco. L’infortunio, ovviamente, complica un po’ i programmi di inizio stagione.

Lautaro, Vlahovic e… tante sorprese: gli attaccanti da prendere al fantacalcio

Il capitano dell’Inter e il centravanti della Juventus sono dei top nel ruolo. I bonus decisivi al fantacalcio, però, possono arrivare anche da chi parte indietro nelle gerarchie.

“Un direttore può sbagliare la moglie – diceva Pantaleo Corvino -. Ma non può sbagliare il portiere e l’attaccante”. Il concetto è semplice e lineare e, a pensarci bene, vale pure al fantacalcio: come si può sperare di dominare una lega senza un portiere affidabile e un bomber efficace? La Serie A ci ha storicamente abituato all’exploit di attaccanti sottovalutati (Toni al Verona, Borriello al Cagliari…), capaci di scalare la classifica marcatori tenendo testa ai top player di turno. Il sogno dei fantallenatori, di conseguenza, è sempre lo stesso: azzeccare il re dei goleador, ma pure l’attaccante “di seconda fascia”. L’impresa è ardua, però non impossibile.

In sede d’asta non si può che ripartire dai cannonieri della scorsa stagione. In prima fila c’è Lautaro, sempre più forte e sempre più leader. L’Inter mira a difendere lo scudetto e ad alzare l’asticella, puntando forte sul suo capitano, reduce da una Copa America da protagonista. Il Toro, 24 reti nell’ultima Serie A, è il bomber da prendere senza alcun dubbio. In caso di budget ridotti, però, Vlahovic rappresenta un’ottima alternativa. Lo scorso anno Dusan, spesso acciaccato e discontinuo, si è laureato vice-capocannoniere con 16 reti, nonostante la media-voto di appena 6,06. Con Thiago Motta, determinato a mettere il serbo al centro del progetto esaltando le sue doti tecniche e tattiche, Vlahovic dovrebbe portare a casa ottimi voti anche quando rimane a secco di gol. Chiude il cerchio Osimhen, ancora con le valigie in mano, eppure potenzialmente perfetto per il calcio di Antonio Conte. Fisico, veloce e spietato sotto rete, finché rimane a Napoli il nigeriano è da considerarsi un top del ruolo. Per lui parlano i 41 gol realizzati nelle ultime due annate.

La prima Juve di Thiago preoccupa: il Norimberga di Klose domina e vince 3-0

Apre al 19′ il gol di Jander, nel finale i bianconeri sbandano e incassano il raddoppio di Forkel e il tris di Janisch. Vlahovic sbaglia un rigore

L’era Thiago Motta della Juventus comincia in salita e con una sconfitta per 3-0 in amichevole contro il Norimberga (Serie B tedesca). Una rete subita all’inizio da Di Gregorio (penetrazione di Jander) e due nel finale da Perin (rete di Forkel e Janisch). Risultato pesante (Vlahovic sbaglia un rigore sullo 0-1), ma ovviamente non ancora allarmante. Calcio di luglio, nemmeno di agosto. E tante nuove idee ancora da metabolizzare.

È una Juventus da lavori in corso, con l’attenuante della dura preparazione atletica svolta nel ritiro tedesco e di diversi titolari ancora non al massimo o in vacanza (Danilo, Bremer, Douglas Luiz e Yildiz). I primi timidi segnali di cambiamento – dai cambi di ruolo al palleggio – si intravedono nel secondo tempo, quando il tecnico bianconero manda in campo i big. Soulé ha assistito alla partita da bordo campo, in borghese come i componenti dello staff, in attesa di rientrare in Italia e trasferirsi poi alla Roma. Prossima amichevole il 3 agosto a Pescara contro il Brest.

La prima Juventus di Thiago Motta, pur imbottita di ragazzini nell’undici iniziale, parte con il 4-2-3-1 e con Locatelli e Thuram davanti alla difesa. Al 19’ i padroni di casa penetrano centralmente i bianconeri e Jander non lascia scampo a Di Gregorio. Il nuovo portiere juventino non può nulla nell’occasione, mentre nel finale di tempo evita il raddoppio dei tedeschi con un ottimo riflesso. Le occasioni sono soprattutto del Norimberga. Djalò appare ancora un po’ distratto e in rodaggio. Thuram tenta qualche strappo, Miretti fatica a farsi trovare tra le linee. Così Locatelli cerca spesso la sventagliata per innescare le due ali: Commenencia e Hasa. Quest’ultimo è protagonista dell’unica vera opportunità bianconera del primo tempo: una punizione ben calciata, ma respinta dal portiere Reichert.

Il Milan vola in America: tutti i segreti della tournée rossonera. E la lista dei convocati

Il Diavolo torna oltreoceano per i tre impegni estivi del Soccer Champions Tour 2024, contro City, Real e Barcellona. Un’occasione per confrontarsi con le big d’Europa, ma non solo

Manchester City, Real Madrid e Barcellona. Eurotris oltreoceano, avversari di lusso per capire qualcosa in più del nuovo Milan di Fonseca. Poche ore fa, intorno alle 16, il Diavolo è partito da Malpensa per la tournée negli Stati Uniti. Sempre più un’abitudine per i rossoneri d’America.

I test contro le big d’Europa rientrano nel Soccer Champions Tour 2024 e saranno intanto un’occasione per i primi test. Match di cartello, da cui ricavare indicazioni dopo tre settimane di lavoro a Milanello e la prima amichevole giocata (e pareggiata 1-1) contro il Rapid Vienna. Fonseca, fin qui, ha giudicato il percorso in maniera positiva: “Soddisfatto di questa prima parte di lavoro a Milanello – ha scritto il tecnico su X – ora la seconda parte negli Stati Uniti, con la stessa voglia e ambizione di continuare a crescere. Forza Milan”. Non solo. Con l’avvento di Redbird, il Diavolo ha capito ancor di più l’importanza di ampliare gli orizzonti e l’esperienza estiva in America sarà centrale per aumentare la visibilità del club e rafforzare il brand negli States. Dopo l’estate 2023 sulla West Coast, che aveva visto i rossoneri giocare contro Real Madrid, Juventus (a Los Angeles) e Barcellona (a Las Vegas), il Milan stavolta affronterà sempre i Blancos e i blaugrana, ma al posto dei bianconeri l’altra sfida sarà contro il Manchester City.

Dov’è lo spirito olimpico? Caos in Argentina-Marocco: inno fischiato, invasione. E match ripreso dopo 2 ore

A St. Etienne i tifosi del Marocco rovinano la festa, sparando anche petardi e fermando il gioco. Al 16′ di recupero 2-2 argentino, l’arbitro fischia la fine. Dopo 2 ore il Var annulla il gol e si riparte sul 2-1 a porte chiuse. L’Argentina farà ricorso?

Altro che spirito olimpico. I Giochi di Parigi cominciano con l’inno argentino coperto dai fischi del pubblico dello stadio Geoffroy-Guichard di Saint-Etienne, composto per la maggior parte da francesi e marocchini, prima dell’inizio della partita fra la nazionale sudamericana e il Marocco. I fischi erano attesi vista la tensione fra Argentina e Francia per un video diffuso su Instagram dal centrocampista del Chelsea, Enzo Fernandez, nel quale si vedono e si sentono i suoi compagni dell’Albiceleste intonare un coro razzista sui giocatori di colore della Francia durante i festeggiamenti per la conquista della Coppa America. Ma non è finita agli inni, anzi. Il 2-2 acciuffato dall’Argentina al 106′ ha scatenato i tifosi marocchini che hanno deciso prima di lanciare oggetti e petardi verso i giocatori argentini e poi di fare invasione di campo, costringendo così la nazionale di Mascherano a correre al riparo negli spogliatoi. Ma, attenzione. Non è finita qua.

Ufficialmente il match risultava “sospeso”. L’arbitro aveva fischiato la fine, ma in realtà gli addetti al Var dovevano ancora verificare un eventuale fuorigioco nel gol del 2-2. Gara ripresa dopo due ore con l’arbitro che annulla il gol argentino. Squadre in campo a porte chiuse e 2-1 finale per il Marocco. Orribile inizio. Che avrà strascichi: l’Argentina ha annunciato ricorso

Juve a casa Adeyemi: missione a Monaco di Giuntoli per strappare un sì

Il tedesco è in cima alla lista bianconera: il Borussia Dortmund non fa sconti e lo valuta sui 40 milioni, l’alternativa resta Galeno

Monaco di Baviera e Herzogenaurach, dove si sta allenando la Juventus in questi giorni, sono divise da meno di duecento chilometri. Due ore scarse in auto. Un assist troppo invitante per un “fantasista” del mercato come Cristiano Giuntoli. Monaco non è soltanto la città del Bayern, ma è anche la residenza della famiglia e dell’entourage di Karim Adeyemi, il 22enne jolly d’attacco del Borussia Dortmund nel mirino della Juve. Il d.t. bianconero sta sfruttando il ritiro in Germania per stare vicino alla squadra, a Thiago Motta e condividere con l’a.d. Maurizio Scanavino e con tutta la dirigenza gli sviluppi delle trattative, gestite fino a tarda ora al telefono. Ma Giuntoli è un dirigente imprevedibile e in perenne movimento, fatica a stare fermo nello stesso posto anche se si tratta di un gioiellino con ogni tipo confort come il quartier generale dell’Adidas. Così il manager toscano, tramite i soliti intermediari, si è mosso per verificare la fattibilità di un blitz a Monaco prima del rientro in Italia e l’idea non è dispiaciuta alle persone vicine ad Adeyemi, tutt’altro che insensibili alla corte della Juventus. Una toccata e fuga di poche ore, giusto il tempo per confermare anche di persona l’interesse per il tedesco, in cima alla lista delle ali della Continassa assieme a Galeno del Porto. Un modo per rafforzare il feeling con l’entourage del giocatore. Adeyemi, invece, in questo momento è fisicamente lontano anche dalla Germania: è impegnato con i vice campioni d’Europa nella tournée in Asia. 

Pavlovic pronto: fra Milan e Salisburgo l’intesa si avvicina

Alvaro Morata ha alzato la coppa da capitano della Spagna, Fofana ha vissuto il suo primo Europeo con la Francia. Per sistemare attacco e centrocampo il Milan ha acceso la tv su Euro 2024 e la difesa non farà eccezione. Dirigenza rossonera sintonizzata sulla Serbia del gigante Pavlovic: sarà lui, 38 presenze e quattro gol in nazionale, l’obiettivo su cui si concentreranno le prossime attenzioni. Fonseca aveva dettato la scaletta: prima l’attacco, poi la difesa.

Pavlovic è uno che sa farsi notare: 194 centimetri per 85 chili, fisico e solidità per restituire forza a una difesa fragile. Anche Milan e Salisburgo devono mettere insieme i pezzi: i rossoneri offrono 18 milioni per l’acquisto a titolo definitivo, il Salisburgo chiede ancora qualcosa in più. Prima di volare in America, il Milan vuol fare decollare definitivamente la trattativa: sull’ingaggio c’è già accordo: quinquennale a un milione e mezzo di euro, quota ampiamente all’interno dei parametri rossoneri. La distanza tra Milano e Salisburgo può invece essere colmata se i club accetteranno di incontrarsi a metà strada: venti milioni, con una trattativa a parte sui bonus. I contatti delle ultime settimane hanno già avvicinato le parti: il Salisburgo era partito da una iniziale richiesta di 30 milioni. E’ stata utile la prima giocata rossonera di Pavlovic: ha comunicato all’attuale club la volontà di essere ceduto al Milan. Che quest’estate fa tendenza: Fofana e Samardzic sono gli altri a volerlo. 

Aggiungere gol in attacco era la priorità dell’estate rossonera, immediatamente seguita dalla necessità di toglierne agli avversari con una difesa più forte: Pavlovic completerebbe il quadro. Anche il serbo vedrebbe la chiusura del cerchio: la Lazio sfumata qualche anno fa per problemi fisici, il corteggiamento del Napoli, e ora il Milan. Che più di ogni altro club potrebbe soddisfare la sua voglia di Italia e di un grande club. 

Milan, per crescere Camarda deve giocare in prima squadra

Una stagione a metà tra i giovani dell’U23 e la Serie A è l’ideale per consacrare il talento del sedicenne

Il lancio nell’ultimo campionato da più giovane di sempre in A, record destinato a restare tale chissà per quanto tempo. Poi la conferma (importante) già da tempo definita e adesso ufficiale da parte del Milan: un contratto fino al 2027. Ora il passo ulteriore: credere fino in fondo nelle potenzialità di Francesco Camarda, concedendogli le giuste opportunità.

In un’estate in cui l’Italia del pallone è ancora ferita per il desolante Europeo giocato dagli azzurri di Spalletti in Germania, come lo scorso anno fortunatamente c’è una Under 19 che ci fa gioire e sorridere ed è guidata da un giovanotto rossonero, anzi un piccolo diavoletto appena 16enne, che dopo aver debuttato in A a soli 15 anni, 8 mesi e 15 giorni, e realizzato montagne di gol nelle giovanili, ora è atteso al definitivo salto di qualità e in questo dovrà essere aiutato dal suo club e da Fonseca. 

Perché, ormai, senza arrivare a paragoni in salita con Lamine Yamal, 17 anni appena compiuti e grande protagonista con la Spagna campione d’Europa, sicuramente non è più il tempo delle grandi e infinite attese, della lunga anticamera prima di avere un’opportunità.

L’idea per Francesco Camarda ora sembra una… doppia vita tra prima squadra e Milan Futuro. La squadra Under 23 può essere una bella palestra per maturare e imparare a vedere da vicino i gomiti degli adulti. La prima squadra può fargli assaggiare la competizione di alto livello sia in allenamento sia in campionato, con qualche presenza più… estesa. Un modo per accorciare i tempi del passaggio tra settore giovanile e prima squadra. Il Milan intanto strategicamente si è mosso al momento giusto e ha investito su Camarda, battendo sul tempo alcune grandi d’Europa: il Manchester United, il City, il Borussia Dortmund. A un certo punto Francesco sembrava davvero in allontanamento dai rossoneri.

La Juve non si ferma e ha pronti altri 3 colpi: Galeno, Todibo e Koopmeiners

“Vorremmo prendere ancora un giocatore per reparto” ha detto Giuntoli. Per il centrale francese però c’è l’insidia West Ham

Non uno, ma tre colpi. Tre nuovi acquisti che andranno ad aggiungersi ai quattro giocatori già ingaggiati finora e che serviranno ad alzare il livello della rosa della Juventus. Perché, come da diktat dell’amministratore delegato Maurizio Scanavino, la Signora 2024-25 dovrà essere competitiva su tutti i fronti.

Nel giorno in cui è diventato ufficiale Juan Cabal, quarto moschettiere del mercato estivo di Madama, Cristiano Giuntoli annuncia altri regali per Thiago Motta. E lo fa durante la conferenza stampa di presentazione del tecnico, come se volesse rendere manifesto il desiderio del club di accontentarlo. “Ringrazio Thiago per aver accettato questa sfida e gli faccio l’in bocca al lupo. Sono stati ceduti finora 4 giocatori (Iling, Barrenechea, Kaio Jorge e Kean) e ne sono arrivati 4: Douglas Luiz, Thuram e Di Gregorio e Cabal). Ci tengo a fare una precisazione: sento parlare di fuori rosa, tutti i calciatori che fanno parte della Juventus sono bravi e straordinari, le considerazioni le faremo a fine mercato. Vogliamo allestire una squadra competitiva con un occhio ai conti, perciò vorremmo prendere ancora un calciatore per reparto per puntellare la squadra”.

Un giocatore per reparto significa un difensore centrale, un centrocampista/trequartista e un esterno offensivo. Questo non significa che non possano diventare di più, soprattutto davanti: se partirà Matias Soulé, per esempio, le ali da prendere diventeranno almeno due. Ecco perché la Juventus sta giocando su più tavoli.

Rabiot-Juve, è finita: no di Adrien a una ricca proposta bianconera. Ora occhio a Real e Milan

Il centrocampista ha rifiutato un biennale da 7,5 milioni a stagione e ora è libero di firmare con chi vuole, Giuntoli oggi annuncerà la rottura. I blancos si giocano la carta Ancelotti, i rossoneri ci provano ma hanno il problema ingaggio

La storia tra Rabiot e la Juve è finita. Era nell’aria, ma sarà ufficiale tra qualche ora. Lo annuncerà Cristiano Giuntoli durante la presentazione di Thiago Motta, fissata per oggi alle 14. Il francese è rimasto indifferente alla proposta di rinnovo ricevuta dal club: sul tavolo c’era un biennale a 7 milioni e mezzo netti a stagione, più bonus e un’opzione di rinnovo automatico per la terza stagione. I primi segnali di scollamento erano chiari per il silenzio nel pre-Europeo: Rabiot, infatti, aveva promesso chiarezza sul proprio futuro prima della competizione, ma non aveva mantenuto la parola data. Solo ora, dopo aver chiuso l’Europeo con la Francia (tra l’altro in modo deludente), il centrocampista ha deciso di declinare l’offerta della Juventus. Che nel frattempo ha riorganizzato il reparto mediano e le sue gerarchie con gli arrivi di Douglas Luiz e Thuram, in attesa di puntare Koopmeiners.

Rabiot era arrivato alla Juve a parametro zero nell’estate 2019. Paratici lo aveva sfilato alla Roma nel giro di una notte, quando il destino dell’ex PSG pareva scritto sulla sponda giallorossa della Capitale. Il centrocampista aveva scelto Torino per lavorare con Allegri, in realtà il club bianconero decise nella stessa estate di cambiare la guida tecnica. Il francese venne fuori solo alla distanza con Sarri e successivamente con Pirlo, ma tornò a giocare a certi livelli solo dalla seconda stagione dell’Allegri bis, dopo aver condiviso alcuni movimenti che in precedenza non faceva. L’estate scorsa, con il contratto scaduto, Rabiot decise di rimanere alla Juve per continuare a lavorare proprio con l’allenatore che aveva esaltato le sue qualità, per sfruttare al meglio l’anno di avvicinamento all’Europeo, ma rinnovando per un anno solo. Thiago Motta, con il quale ha un buon rapporto sin dai tempi del PSG, lo avrebbe trattenuto volentieri. Il calciatore sarebbe stato anche il futuro capitano designato: ma evidentemente ha deciso di vivere un’altra tappa della sua carriera.