Roma: Dybala non va in Arabia. Mourinho invece ci pensa…

Per recuperare dall’infortunio l’argentino non parteciperà all’amichevole di domani con l’Al Shabab, il club che aspetta il sì del tecnico portoghese

Meglio evitare qualsiasi tipo di ulteriore problema, meglio resettare tutto e pensare solo alla trasferta di Salerno di lunedì prossimo, partita chiave per il futuro della Roma. Ecco perché Paulo Dybala oggi non prenderà il volo per Riad, Arabia Saudita, dove la Roma si recherà per giocare domani (ore 17.45) l’amichevole contro l’Al Shabab. Dopo essere uscito per un fastidio al flessore sinistro nel corso del secondo tempo della sfida con il Verona, Dybala ora ha in mente solo la Salernitana. 

Questo nonostante il fatto che la sua presenza fosse inserita nel contratto firmato per l’amichevole, che fa parte dell’accordo siglato con il main sponsor Riyadh Season. Lui, l’altro campione del mondo Paredes, Lukaku ed El Shaarawy (rappresentativo del mondo arabo) sono i 4 nomi messi nero su bianco a livello di presenze. Fino a ieri sera, dunque, sembrava che Dybala dovesse partire, magari facendo un giro di campo e un saluto prima della gara. Poi si è preferito lasciarlo a Trigoria per permettergli il recupero nel miglio modo possibile, senza lo stress di due voli intercontinentali in due giorni. Dybala lavorerà da solo in palestra e poi si riunirà al gruppo al suo ritorno dall’Arabia Saudita. 

Arabia Saudita dove sono convinti che presto arriverà il sì di José Mourinho, proprio all’Al Shabab pronto a ricoprirlo d’oro. Il tecnico portoghese era attesissimo da queste parti con la Roma, ma dopo l’esonero di una settimana fa gli arabi sono tornati subito alla carica per averlo alle proprie dipendenze. Mou (che ha già avuto contatti con De Laurentiis per un’ipotesi Napoli) dovrebbe essere in Arabia la prossima settimana, per assistere alla sfida tra Messi (Inter Miami) e Cristiano Ronaldo (Al Naasr) nell’ambito della Riyadh Season Cup. Qualcuno l’ha ribattezzata “the last dance”, intesa come l’ultima sfida tra Messi e Cristiano. E chissà che non sia anche l’ultima grande sfida di José Mourinho…

Milan, equilibri sulle punte: Jovic gioca un terzo di Leao e segna gli stessi gol

Il serbo ha raggiunto Rafa nei gol stagionali (6) superandolo in campionato nonostante un minutaggio molto inferiore

È sicuramente vero ciò che sostiene Pioli (“Leao segna poco? Quando lui non è incisivo comunque ci porta via avversari e crea spazi, e poi abbiamo cambiato modo di condurre le partite: per lui gli spazi a volte sono minori”) ed è altrettanto vero che Rafa non è un giocatore che vive per il gol come succede ai centravanti. Il portoghese esibisce i suoi sorrisi migliori anche quando mette a punto un assist vincente. Però, c’è un però. Come spesso accade la verità sta nel mezzo. E allora, se è vero che a Rafa non vengono richieste grandinate di reti, è altrettanto vero che qualcosa in più sottoporta sarebbe lecito e logico attenderselo. Numeri troppo esigui che nelle ultime settimane sono finiti sotto la lente di ingrandimento anche a causa… di alcuni compagni.

Per esempio Loftus-Cheek, che in campionato ha raggiunto la stessa quota gol del portoghese (3). Ma è soprattutto Luka Jovic ad aver cambiato marcia radicalmente, con una media gol di alto profilo. Rapporto minutaggio-reti: un piccolo capolavoro, se consideriamo che – coppe comprese – il serbo ha eguagliato Rafa (6 gol), mentre in campionato lo ha superato (4 gol a 3). Fin qui, nulla di eccessivamente strano dal momento che Luka è un centravanti e Leao un esterno. L’angolo di osservazione però cambia, appunto, considerando la media gol. Già, perché mentre il numero 10 è – giustamente – una delle colonne imprescindibili, Jovic si deve accontentare delle volte in cui Giroud ha bisogno di tirare il fiato. Oppure di quando la necessità è tale – come a Udine – da obbligare Pioli a schierare il doppio centravanti. E qui l’impatto è decisamente differente. I numeri stagionali: 6 gol in 682 minuti per Jovic, 6 in 1.872 per Leao. Ovvero uno ogni 113 minuti contro uno ogni 312. I numeri in campionato: 4 gol ogni 470′ per Jovic, 3 in 1.321 per Leao.

Da Mbappé alla Federazione, la Francia con Maignan: “Hai il nostro sostegno”

Dopo i cori razzisti di Udine, il suo compagno nei Bleus e la federcalcio transalpina solidarizzano con il portierone rossonero: “Condanna con la più grande fermezza a ogni forma di discriminazione razziale”

È uno dei fronti su cui intende far valere la sua voce di stella internazionale. Anche perché di razzismo, ne è stato vittima lui stesso. Per questo è stato tra i primi a esprimersi e schierarsi al fianco di Mike Maignan, dopo i fatti di Udine. Kylian Mbappé, subito dopo la vittoria in coppa di Francia a Orléans (4-1 con una sua doppietta e due assist), ha scritto sui social un messaggio per il rossonero: “Non sei per niente solo. Tutti con te”. Subito dopo anche la Federcalcio si è allineata al capitano della nazionale francese. 

Il messaggio di Mbappé comunque non si limita a esprimere solidarietà, ma lascia intravedere una presa di posizione più dura: “Troppo è troppo – scrive l’attaccante – sempre gli stessi problemi e come sempre nessuna soluzione”. Con “nessuna” scritto in maiuscolo che suona come atto d’accusa ai vertici del calcio. Gli stessi che Mbappé aveva tirato in ballo a giugno, in un’intervista alla Gazzetta, commentando i casi di razzismo contro Lukaku e Vinicius, anticipando già quello che Maignan ha messo in pratica a Udine: “Sta a noi giocatori capire che abbiamo il potere di cambiare le cose. Dobbiamo uscire dal campo e così si capirà che la situazione è grave. Non si può più permettere a una minoranza di rovinare il piacere del calcio. Al di là dei soldi e della fama, giochiamo per trasmettere la nostra passione ai tifosi. Se ti trattano da scimmia, non hai più voglia di farlo. Resterà sempre qualche razzista, ma serve più solidarietà tra i giocatori e non pensarci solo quando capita a te”. E poi la stoccata: “Il razzismo va oltre il calcio. Anche le istituzioni devono cambiare: se sono lassiste, facilitano tali comportamenti. Vanno cambiate le regole. Da capitano della Francia sarà un tema su cui mi batterò. Serve svegliare le coscienze di tutti”.

Troppa Inter per la Lazio: facile 3-0 e finale di Supercoppa col Napoli

Tre reti e due traverse testimoniano il dominio nerazzurro in Arabia Saudita: a segno Thuram, Calhanoglu e Frattesi. Lunedì Inzaghi sfida gli azzurri per il trofeo

L’uomo di coppa è ancora lì, a giocarsi un titolo. Simone Inzaghi cerca di entrare nella storia e punta alla terza Supercoppa consecutiva sulla panchina dell’Inter: un’ambizione legittima, visto come sta giocando la sua squadra.

Lazio maltrattata per 90′, con qualità e intensità. Zero passaggi a vuoto, zero occasioni concesse all’avversario, approccio indemoniato e finale sempre arrembante. Sarri lo aveva detto, le speranze di finale erano ridotte al minimo. Però, forse, neanche lui si aspettava una Lazio così in difficoltà e mai in partita. Finisce 3-0, come era finita ieri Napoli-Fiorentina. E lunedì la finale rispetterà la tradizione del torneo, con in campo i campioni d’Italia e i vincitori della Coppa nazionale.

Sarri rinuncia all’ultimo a Zaccagni, già inserito in distinta: c’è Pedro a chiudere il tridente con Immobile e Felipe Anderson. Ma la partita per gli attaccanti della Lazio è prevalentemente di fatica. L’Inter prende in mano il controllo della gara da subito, macinando gioco e occasioni. E dopo un paio di tiri da fuori alti di Barella e Thuram, il francese (7′) in tuffo di testa viene stoppato da Gila. L’Inter spinge e sfonda al 17′: cross basso di Bastoni, Dimarco di tacco prolunga e Thuram a porta vuota infila il facile tap-in. La Lazio è in balia dell’avversario ma prova ad alleggerire la pressione grazie a un’azione avviata da una bella apertura di Vecino e chiusa proprio con un tiro impreciso dell’uruguaiano. Ma è una goccia biancoceleste in mezzo al mare nerazzurro: Lautaro (33′) impegna da fuori Provedel, Calha due minuti dopo con un tiro-cross sfiora il palo a portiere battuto. Poi, al 36′, l’Inter costruisce l’azione più bella partendo dalla propria area, con tanti tocchi di prima: Mikhi per Dimarco per Thuram, scarico ancora su Dimarco che trova Barella sul secondo palo, che al volo centra la traversa.

Vlahovic, l’alieno della Signora: ora numeri e gol sono da scudetto

La punta serba vive una stagione super per media voto e reti. Con la Juve sintonia totale: il rinnovo è una formalità

I record non danno la felicità però aiutano a vivere meglio, Dusan Vlahovic grazie ai due gol realizzati martedì sera contro il Sassuolo è diventato il giocatore più veloce a segnare una doppietta da fuori area con la Juventus in una partita di Serie A dal 2004-05. Trentasette minuti gli sono bastati per tramortire i neroverdi e indirizzare la partita. Se il 2023 di DV9 si era chiuso con la rete al Frosinone e l’assist contro la Roma, il 2024 non poteva iniziare meglio: 3 centri in 2 partite e una media gol da numero uno: Dusan segna una rete ogni 127’, un’andatura non lontana da quella della stagione 2021-22, a metà tra Juventus e Fiorentina, quando chiuse con 24 marcature in campionato. Di sicuro questo Vlahovic ha la voracità un cannibale: liberatosi dei problemi fisici e anche della zavorra psicologica del gol a tutti i costi, è tornato a essere l’extraterreste dei bei tempi viola, implacabile e inarrestabile. Questo grazie al lavoro di Massimiliano Allegri e del suo staff, sul campo ma anche sulla psiche, e sulla voglia di diventare un top player del serbo, che alla Juventus è arrivato per vincere e quest’anno “vede” la possibilità di sollevare un trofeo. 

Vlahovic si è lasciato alle spalle Osimhen, Thuram e Lukaku (a proposito, la media-voto del romanista, che in estate è stato accostato alla Juventus in uno scambio con Dusan, è nettamente peggiore: una rete ogni 182’) raggiungendo Berardi e Calhanoglu nella classifica marcatori. Davanti a lui ci sono solo Giroud (10) e Lautaro Martinez, inarrivabile per tutti (18), però tra i 5 giocatori che hanno realizzato almeno 9 gol in campionato, Vlahovic è quello che ha giocato meno minuti. Dusan va veloce, sa che il tempo è prezioso, anche se alla sua età ne ha ancora parecchio davanti, e ha imparato a essere più lucido per sfruttare ogni occasione. Non solo i gol, anche le prestazioni sono migliorate, come sottolinea spesso anche l’allenatore. Non a caso la media-voto del centravanti serbo è la migliore da quando è in Italia (6,33). 

Il nonno di Romero: “Ha detto sì al Boca, può lasciare il Milan”

Jorge Santos ha parlato del futuro di suo nipote in Argentina: “Adesso i club devono trovare l’accordo, lo cercano diversi club italiani ma lui non vuole andarci”

Luka Romero è pronto a lasciare il Milan dopo appena sei mesi dal suo arrivo. Parola di suo nonno, Jorge Santos, che ha parlato così in Argentina a proposito del futuro del nipote: “C’è stato un contatto tra il Boca Juniors e Milan. Luka ha già dato il via libera per il trasferimento, se dovessero risolvere le condizioni tornerà in Argentina. Ci sono state diversi rumors con alcuni club italiani, ma Luka non vuole andarci”.

Luka Romero è arrivato svincolato dalla Lazio in estate. Fin qui ha collezionato 5 presenze tra campionato e Coppa Italia, per un totale di 156 minuti. Troppo pochi. Chiuso da Chukwueze e Pulisic, ha trovato pochissimo spazio: “Ha un calcio molto potente – ha continuato il nonno – e ha qualcosa dei migliori giocatori: come la qualità nel liberarsi di un avversario, la forza e il dribbling. Ricorda un po’ Messi e un po’ Maradona. E ogni volta che dribbla in avanti ha una grande visione”. Su di lui c’è anche l’Almeria, in Spagna.

Roma, De Rossi è ufficiale: in panchina contro il Verona.

Daniele De Rossi è il nuovo allenatore della Roma, prende il posto di José Mourinho esonerato nella mattinata del 16 gennaio. Poche ore dopo l’allontanamento del portoghese, che nella Capitale in due stagioni e mezza ha vinto una Conference e perso una finale di Europa League, la società dei Friedkin ha diramato un altro comunicato per annunciare l’ingaggio dell’ex centrocampista con un contratto fino al 30 giugno 2024. L’unica esperienza da capo allenatore per De Rossi finora è stata con la Spal, in Serie B, allenata tra ottobre 2022 e febbraio 2023 (3 vittorie in 16 partite di campionato).

“Dopo 18 anni da calciatore giallorosso, De Rossi ritornerà nel ruolo di allenatore e farà il suo esordio sulla nostra panchina nella sfida di campionato contro il Verona di sabato pomeriggio all’Olimpico”, recita la nota ufficiale del club. “Siamo felici di poter consegnare la responsabilità tecnica dell’AS Roma a Daniele De Rossi, in quanto riteniamo che la leadership e l’ambizione che lo hanno da sempre contraddistinto possano risultare determinanti nella rincorsa agli obiettivi che la squadra ha davanti a sé fino al termine della stagione”, hanno affermato Dan e Ryan Friedkin. “Conoscevamo il legame indissolubile che unisce Daniele al Club, ma l’entusiasmo con cui ha immediatamente accettato questa sfida per i prossimi mesi ci ha ulteriormente convinto della sua capacità di essere una guida per i calciatori e un fiero rappresentante dei valori di questa società. Bentornato a casa, Daniele”.

“Desidero ringraziare la famiglia Friedkin per avermi affidato la responsabilità della guida tecnica della Roma: da parte mia non conosco altra strada se non quella dell’applicazione, del sacrificio quotidiano e della necessità di dare tutto quello che ho dentro per affrontare le sfide che ci attendono da qui alla fine della stagione”, ha dichiarato De Rossi. “L’emozione di poter sedere sulla nostra panchina è indescrivibile, tutti sanno cosa sia la Roma per me, ma il lavoro che attende tutti noi ha già preso il sopravvento. Non abbiamo tempo, né scelta: essere competitivi, lottare per i nostri obiettivi e provare a raggiungerli sono le uniche priorità che il mio staff e io ci siamo dati”.

Inter-Taremi, stretta finale per l’ok a giugno: la punta iraniana sempre più vicina

L’Fc Internazionale, che guarda al mondo per statuto, dalla prossima estate potrà volgere lo sguardo pure verso la grande Persia: sono cresciute, e di molto, le possibilità di arruolare il primo iraniano della storia nerazzurra. È quel Mehdi Taremi, che da tempo pare sul punto di trasferirsi in Serie A e poi si ferma un attimo prima: stavolta potrebbe davvero realizzare il salto di carriera che tanto desiderava. Alla fine della scorsa settimana il suo staff ha incontrato una volta ancora i dirigenti nerazzurri e durante il vertice non è comparsa nessuna nube: ormai ci sono tutti gli elementi per il lieto fine dalla prossima stagione. La novità è che la punta 31enne ha confermato che la priorità è Milano, sponda nerazzurra, e pazienza per le altre offerte, dalla Turchia all’Arabia, rifiutate finora con un “no, grazie”. Un presupposto per nulla scontato che mette in discesa tutto. 

Mehdi era in campo contro la Palestina, anche se nel 4-1 c’era il timbro del romanista Azmoun e non il suo. Venerdì lo aspetta Hong Kong per la seconda del girone e poi, finita la Coppa d’Asia, compirà la sua promessa fatta al Porto e a Conceiçao: darà tutto per l’ultimo tratto di strada, anche se finora è stato lontano parente del bomber d’area che fu (solo 6 gol in 24 gare in stagione). Nella Liga c’è da inseguire Sporting e Benfica, mentre in Champions la strada degli ottavi è in salita contro l’Arsenal. In più, Taremi ha confermato ai nerazzurri che intende, appena possibile, avviare l’iter per ottenere lo status di comunitario, sfruttando una legge portoghese che permette di fare richiesta una volta compiuti 5 anni di permanenza fiscale nella nazione. Fu annunciato ufficialmente dal Rio Ave, sua precedente squadra, il 23 luglio 2019: il quinquennio si compie appunto d’estate. E anche se la pratica non è immediata e può durare qualche mese, per l’Inter resta un vantaggio in più: il Taremi nerazzurro sarebbe, sì, persiano, ma pure europeo.

Il Milan insiste per Buongiorno: Colombo possibile pedina

Irossoneri non mollano il centrale del Torino, valutato 40 milioni da Cairo: possibile nuovo tentativo in settimana, con l’idea di inserire nella trattativa Colombo, attualmente in prestito al Monza.

Nonostante gli arrivi di Gabbia e Terracciano, il Milan sembra intenzionato a investire ancora sulla difesa, tentando il grande colpo di gennaio. In cima alla lista dei desideri c’è sempre Alessandro Buongiorno, il centrale del Torino nel giro anche della Nazionale. Dopo il primo ‘no’ di Cairo, i rossoneri non si sono arresi e torneranno alla carica nei prossimi giorni per valutare la fattibilità dell’affare con una nuova idea. Se la valutazione che Cairo fa del suo giocatore è di circa 40 milioni di euro, il Milan potrebbe provare ad abbassare le richieste dei granata inserendo nella trattativa Lorenzo Colombo, attaccante classe 2002 di proprietà dei rossoneri e attualmente in prestito al Monza (dopo la buona stagione al Lecce, un anno fa, sempre in prestito).

L’operazione resta in ogni caso molto complicata. Va ricordato anche come, in estate, sia stato lo stesso Buongiorno a rifiutare il trasferimento all’Atalanta, per non lasciare il club granata, di cui Cairo vorrebbe fare una colonna per il futuro. Classe 1999, in questo campionato Buongiorno ha raccolto 17 presenze, con 3 gol (contro Salernitana, Lecce e Napoli).

Da Samardzic (a giugno) al sogno Koopmeiners. I piani di Giuntoli

Il club non ha l’esigenza di trovare rinforzi ma il direttore tecnico si guarda intorno a caccia di occasioni, soprattutto a centrocampo. Che “fino a ora, però, non ci sono state”

Quasi metà gennaio: è il momento di cominciare a muovere le acque sul mercato di riparazione. Nessun obbligo di fare qualcosa, ma proprio per questo la Juve è nelle condizioni di concretizzare tracce fin qui ritenute difficili. Allegri e i dirigenti hanno raggiunto un’intesa di massima sulla strategia: nessun intervento che vada a scombinare i piani di bilancio (senza una vendita non sarebbe ipotizzabile alcun tipo d’investimento) ma di fronte a delle occasioni si potrebbe approfondire con interesse. Dove? Soprattutto a centrocampo: una mezzala di qualità potrebbe, in effetti, dare una spinta decisiva alla stagione bianconera. 

Chiarisce Giuntoli che alla Continassa sono “contenti della rosa, non abbiamo esigenze particolari. Valutiamo eventuali occasioni, ma fino a ora non ci sono state”. Aggiungendo però che si può fare qualche approfondimento “se ci sono le condizioni, sia tecniche che economiche per piazzare il colpo. Il mercato è ancora lungo, non abbiamo ansia. Stiamo facendo molto bene, stiamo con i piedi per terra. Lavoriamo per crescere e poi faremo i conti alla fine”. Il sogno juventino resta legato a Koopmeiners: operazione non semplice, anche perché l’Atalanta – che anche per Ederson fa una richiesta economica piuttosto alta – non apre a soluzioni vantaggiose. 

L’idea Samardzic sul breve è complessa di fronte ad aste: la Juve potrebbe parteciparvi anche per ostacolare il Napoli, ma difficilmente sarebbe nelle condizioni di concretizzare il colpo a gennaio. Così come – almeno ad oggi – non sembra essere nelle condizioni ideali per impegnarsi su qualsiasi fronte per l’estate prossima. Un buon rinforzo, Giuntoli e Manna lo cercano in Serie A o comunque già ben addentrato (anche per trascorsi) nelle dinamiche del calcio italiano: non c’è molto tempo per un eventuale ambientamento e neanche intenzione di far saltare gli equilibri già raggiunti dalla squadra.