Oggi torna Pogba: un mese per far innamorare di nuovo la Juve

Scatta l’ora di Pogba. Il francese anticipa il rientro a Torino, da domani – una settimana prima dal raduno ufficiale – tornerà ad allenarsi alla Continassa per riattaccare la spina nel modo migliore, almeno spera. Reduce da una stagione da dimenticare, a causa dei problemi fisici che lo hanno tenuto fuori dai giochi per buona parte dell’anno, il francese ha trascorso l’estate a Miami lavorando ogni giorno al recupero della forma fisica: nelle sue intenzioni, vorrebbe riprendersi quel ruolo centrale che la Juve avrebbe voluto affidargli l’estate scorsa, quando lo aveva ripreso per fare risvegliare l’entusiasmo dei tifosi. 

Pogba è la vera incognita di questa inizio di stagione. Buoni propositi a parte, le condizioni del francese sono tutte da verificare e oggi non è possibile avere una percezione reale di quanto potrà essere disponibile l’anno prossimo. Anche nella passata stagione, quando sembrava pronto al rientro, finiva poi per scontrarsi con i ritmi alti di una partita, fino a doversi fermare. In questo senso, Allegri e il suo gruppo di lavoro partono già con una consapevolezza: si tratta di un calciatore che manca dai campi a un certo livello da troppo tempo, dunque bisognerà avere pazienza prima di aspettarsi delle grandi prestazioni da parte sua. 

Il rischio di replicare i limiti dell’anno scorso c’è tutto, almeno in buona parte. Ciò che è cambiato nei confronti di Pogba però è l’approccio da parte della Juventus, ora più cinico rispetto al passato. Se nella passata stagione, al momento dell’infortunio estivo e soprattutto dopo, il club ha accettato con la massima sensibilità – pur non condividendola – la scelta del calciatore di non operarsi subito (decisione che ha finito per complicare il quadro clinico e per allungare i tempi dello stop) stavolta non sembrerebbe a disposto a supportare il giocatore a prescindere da tutto, volendo badare solo al suo potenziale rendimento sul campo. 

Brozovic-Al Nassr si riapre: offerta al ribasso all’Inter, si va verso la chiusura

Il club dell’Arabia Saudita ha alzato la posta per pagare il cartellino del croato dopo il passo indietro della mattina: tocca quota 18 milioni, i nerazzurri potrebbero firmare. Al giocatore un triennale con ingaggio di lusso

La trattativa per Marcelo Brozovic all’Al-Nassr non è sfumata. Anzi, dopo una mattinata nella quale tutto sembrava a rischio, con le mancate visite mediche, la richiesta di sconto da parte degli arabi e di buonuscita da parte del croato, le parti sono tornate a sentirsi in serata e la fumata bianca sembra all’orizzonte. Diciamo in arrivo nell’arco delle prossime 24-48 ore. All’Inter non andranno i 23 milioni pattuiti nel meeting con gli arabi andato in scena in settimana in viale della Liberazione, ma 18, una cifra comunque importante per pianificare gli investimenti futuri, in particolare quello per Lukaku, la priorità di Inzaghi. A Brozovic, invece, un triennale da 26-27 milioni a stagione.

Marotta, intervenuto all’evento di Rimini per l’apertura del calciomercato, ha spiegato: “La situazione non è chiusa, ma non è ancora definita. Come sempre dico che a decidere il destino è proprio il giocatore: l’Inter non è obbligata a cederlo, ma deve valutare le opportunità di mercato. Il problema più grande credo sia il rapporto contrattuale tra il calciatore e la nuova società. Se troveranno una definizione nell’arco di poco, noi proveremo ad aprire il discorso, altrimenti lo toglieremo dal mercato”. Non succederà: le diplomazie sono al lavoro e a breve arriverà la fumata bianca. Con l’Inter che accetterà meno soldi e si concentrerà su Lukaku. Anche se l’a.d. Marotta stasera ha cenato accanto al collega e amico Giovanni Carnevali del Sassuolo. Hanno parlato anche di Frattesi con l’Inter che non vuole entrare in un’asta e non ha fretta (troppo i 40 milioni richiesti dai neroverdi secondo la dirigenza interista), ma che non può permettere alla Roma, la rivale più pericolosa, di inserirsi.

Brozovic frena l’Inter: respinto l’Al Nassr. E Frattesi si allontana

Marcelo evita la delegazione saudita a Zagabria e dà i 7 giorni al Barcellona. Con il Sassuolo nessun passo in avanti per i nerazzurri

“More to come”, altro deve arrivare. L’ha scritto Marcelo Brozovic sfruttando i suoi canali social nel pomeriggio. Tempistica non casuale, prima di aggiungere alle storie Instagram anche un Al Pacino in versione Tony Montana di Scarface, con la scritta “il mondo è tuo”. Perché quelli erano i minuti in cui i dirigenti dell’Al Nassr avrebbero dovuto incontrare lo stesso Brozovic a Zagabria, proprio nella sua città. Il punto è che il centrocampista non ha voluto partecipare al meeting. E così il club saudita si è “limitato” a incontrare alcuni uomini dell’entourage del regista dell’Inter. Risultato? Nulla di fatto. 

E certo la situazione complica i piani dell’Inter, che non può andare con decisione sul sostituto del croato. Ma è evidente che non sia neppure una questione di soldi, al momento, per Brozovic. Il centrocampista si diverte via social, ma per ora non è interessato a prendere in seria considerazione il trasferimento in Arabia Saudita. Altrimenti – è evidente – almeno si sarebbe presentato di persona, per trattare la richiesta da 30 milioni netti a stagione fatta filtrare dagli uomini a lui più vicini, a fronte di una proposta dell’Al Nassr ferma a quota 20. Non ci sono i soldi al centro del ragionamento, non è lì il nodo. Non fosse così, la delegazione saudita spedita a Zagabria avrebbe in qualche modo trovato la via per accontentare il centrocampista. Il punto è che è Brozovic ha in testa altro. E nello specifico il Barcellona.

Avanti Georgia, Portogallo, Spagna e Ucraina. Eliminato De Ketelaere

Ecco i verdetti del gruppo A: i padroni di casa passano a sorpresa da primi. Delusione per il Belgio, out anche l’Olanda. Nel girone B fuori Croazia e Romania

Arrivano dai due stadi di Tbilisi i verdetti del gruppo A: passano il turno da prima in classifica la sorprendente Georgia padrona di casa (alla prima partecipazione all’Euro U21), da secondo il Portogallo vice campione in carica. Eliminate e deluse l’Olanda (tre pareggi in altrettante partite) e il Belgio di Charles De Ketelaere, la cui discesa in Under 21 – alla resa dei conti, dopo tre presenze da 90’ – non ha portato benefici alla nazionale guidata in panchina da Jacky Mathijssen. Va a comporsi così anche il primo quarto di finale: il Portogallo incrocerà l’Inghilterra (prima del gruppo C) il 2 luglio a Kutaisi.

La festa è dei ragazzi di Rui Jorge, che mandano a casa i belgi grazie al rigore (contestatissimo) che Tiago Dantas trasforma nel finale. L’inizio è vivace, soprattutto per gli errori: quelli in fraseggio dei portoghesi, quelli nelle coperture difensive di un Belgio che ha perso sicurezza dopo essersi fatto rimontare due gol dalla Georgia. Rubando il pallone in pressione alta, il Belgio va in porta dopo appena 2’ e trova il palo con Openda (decisamente il migliore dei suoi). Immediatamente dopo, sul fronte opposto è invece l’ex laziale Pedro Neto a far girare il sinistro dal limite, ma Vandevoordt gli dice di no. Il modulo del Belgio è sempre fluido, con De Ketelaere a determinare l’assetto lì nel mezzo: il milanista parte di nuovo da mezzala atipica, ma con ampia licenza di attaccare l’area o di muoversi sottopunta in un 4-2-3-1. Non difetta per spirito di sacrificio (nel primo tempo si fa notare per un buon intervento difensivo), ma ancora una volta non brilla. Da registrare, nel primo tempo, almeno un’altra grande occasione per parte con Fabio Silva e Balikwisha che esaltano la concentrazione dei portieri (molto reattivo il portoghese Biai).

Juve, è ufficiale: Rabiot rinnova per un’altra stagione

Dopo una lunga attesa il centrocampista ha sciolto le riserve: il comunicato del club

E’ arrivata anche l’ufficialità: dopo una lunga fase di valutazione Adrien Rabiot ha detto “sì” al rinnovo con la Juve, e dunque resterà in bianconero per un’altra stagione.

“Adrien Rabiot rinnova con la Juventus fino al 2024: pronti a combattere ancora insieme!”, questo l’annuncio del club sul sito ufficiale.

Il pupillo di Allegri ha sciolto le riserve, ed il club ha trovato l’intesa con la madre agente Veronique, che ha assecondato la preferenza di cui già il centrocampista non aveva fatto mistero: la Juve sarebbe stata la sua prima scelta, anche in assenza di Champions League. Nemmeno l’azione di disturbo operata dal Manchester United ha fatto cambiare idea a Rabiot, convinto da Allegri ad abbracciare il progetto per la prossima stagione.

Il nazionale disputerà dunque la sua quinta stagione in bianconero, la seconda con l’allenatore toscano. Arrivato con Sarri nel 2019 a paramentro zero, ha vinto uno scudetto e poi coppa italia e Supercoppa l’anno successivo, con Pirlo. In 177 presenze ha firmato 17 reti, di cui 11 nella scorsa stagione (oltre a 6 assist), la migliore per lui. Nel 2022-23 Rabiot ha infatti disputato 48 gare di cui 47 da titolare, per un totale di 4.218 minuti, a una media di 87′ a gara.

Inter, esperienza low cost per il dopo Onana: i tre portieri candidati

I soldi incassati dall’eventuale cessione del camerunese saranno dirottati su Frattesi e Lukaku. Così perdono consistenza le opzioni Mamardashvili e Musso, troppo costose

Cambio di rotta, gli sforzi economici dell’Inter non saranno mirati al portiere del futuro. Se un paio di settimane fa i nerazzurri sembravano intenzionati a reinvestire una parte di quanto eventualmente incassato dalla cessione di André Onana per il suo sostituto, ora la direzione degli uomini di mercato di viale della Liberazione è cambiata. Il tutto a causa delle contingenze di mercato, degli incastri che devono essere completati per fornire a Simone Inzaghi la migliore rosa possibile per il 2023-2024. E quindi, in caso di addio del camerunese in direzione Premier League, ci sarà un portiere esperto a difendere i pali dell’Inter nella prossima stagione. Insieme a Marcelo Brozovic, l’ex Ajax resta la fonte di introiti più concretizzabile della sessione di calciomercato, ma quei soldi serviranno per altri obiettivi su cui il club ritiene di dare la priorità.

Se infatti in porta ci sono buone possibilità di trovare una soluzione di qualità ed esperienza a costo di cartellino minimo – o nullo –, lo stesso non vale per il centrocampo e l’attacco. Per Davide Frattesi, per esempio, il Sassuolo chiede un trasferimento a titolo definitivo e la quadra potrebbe essere trovata per circa 35 milioni di euro tra cash e Samuele Mulattieri in contropartita (valutato intorno ai 6 milioni), ma soprattutto c’è da affondare il colpo su Romelu Lukaku: basta prestiti, ha detto il Chelsea, che ha fissato l’asticella a 40 milioni per liberare il belga (ma si proverà la strada dell’obbligo di riscatto). Va da sé, quindi, che per non farsi scappare i due principali obiettivi di mercato citati, i circa 50 milioni richiesti per Onana – con il Manchester United in pole position – non possono finire sui guantoni del futuro.

Inter-Chelsea, braccio di ferro per Lukaku. E spunta l’idea Morata

I Blues dicono stop ai prestiti e vogliono vendere Big Rom solo a titolo definitivo, i nerazzurri valuteranno il da farsi solo dopo aver fatto cassa. E intanto è nuova sfida al Milan per lo spagnolo

L’infinita querelle tra Chelsea e Romelu Lukaku si appresta a vivere un nuovo capitolo. Forse l’ultimo, stando al modo in cui le due parti si stanno approcciando al via della nuova stagione. Dal 1° luglio Lukaku tornerà un giocatore dei Blues, ma per quanto tempo ancora? Perché alla fine di questo lungo tira e molla, due cose sembrano scontate. La prima è che tra Chelsea e Lukaku non può esserci un futuro insieme; la seconda ci riporta all’attualità delle cose ed è il punto di inizio del capitolo finale: in questa fase di tensione massima, il Chelsea ha deciso che non accetterà più una cessione in prestito per il belga, che è libero di trovare la soluzione migliore, purché sul tavolo del Chelsea arrivi un’offerta per un trasferimento a titolo definitivo.

Basta cose in sospeso e basta prospettive nebulose. Il Chelsea non ne vuole più sapere dei capricci di Lukaku e vuole chiudere il rapporto definitivamente. Nell’ultima settimana sono arrivate offerte importanti, sia per il giocatore sia per il club. Ma in entrambi i casi, la ferma volontà del belga ha fatto saltare sul nascere ogni trattativa. L’Al Hilal ha rilanciato con un pluriennale da 25 milioni netti a stagione per Romelu e aspettava solo il suo sì per mandare una proposta ufficiale di acquisto al Chelsea. Niente da fare, Big Rom ha fatto sapere che vuole continuare a giocare in Europa. Ma anche l’Europa ha i suoi paletti, anzi, nella cartina geografica di Lukaku c’è soltanto una città evidenziata col circoletto rosso. È Milano, per cui però bisogna mettere bene a fuoco i colori. Romelu vuole l’Inter, ha sempre voluto solo il nerazzurro. Solo che l’offerta ufficiale al Chelsea è partita dalla sede del Milan, pronto a fare di Lukaku il nuovo centravanti rossonero. Niente da fare – e qui era piuttosto scontato visti i continui attestati d’amore del belga al mondo nerazzurro negli ultimi due anni – e palla che torna nelle mani dell’Inter. Che però adesso dovrà presentarsi al tavolo da gioco seguendo le nuove regole: chiunque voglia Lukaku, deve acquistarlo a titolo definitivo.

Allegri e Chiesa, storia di un amore mai sbocciato e di un divorzio possibile

Visioni tecniche e tattiche diverse, tra l’allenatore bianconero e l’ex viola non c’è mai stato feeling. Così l’attaccante potrebbe fare altre scelte

Ci sono buoni rapporti che diventano speciali col tempo, altri che non si evolvono e per certi versi non è colpa di nessuno. Tra Max Allegri e Federico Chiesa non c’è mai stato un feeling ideale, eppure tra loro non si è mai registrata una sola polemica. Vero: quando è arrivato a Torino per riportare la Juventus al successo, il tecnico ha riscontrato nel giocatore (come in Kulusveski e De Ligt) alcuni limiti che ha messo pure in evidenza, ma – anche grazie alla disponibilità mostrata dal calciatore – nulla che possa aver rovinato sul nascere il rapporto tra loro.

Il nodo principale dell’ultimo biennio è stato rappresentato soprattutto dal lungo infortunio di Chiesa, che ha spinto il tecnico a trovare soluzioni alternative: di fatto, Allegri non ha mai avuto quel giocatore che si è mostrato determinante sotto la gestione di Pirlo prima e all’Europeo con Mancini dopo, tanto che nell’ultima stagione – anche sul finale – non lo ha mai considerato un titolare.

I temi più delicati nel rapporto tra Chiesa e il tecnico della Juventus sono soprattutto due, entrambi non così banali. Il primo, messo in evidenza nella prima parentesi dell’Allegri bis, è legato all’idea di Max che il giocatore faccia spesso fatica a rimanere in partita sul lungo periodo: vive di strappi e – secondo quanto detto più volte dall’allenatore – dovrebbe imparare a gestirsi meglio per evitare delle parentesi di poca lucidità in gara. Il secondo, che può diventare il vero ostacolo in vista del prossimo anno, è relativo all’aspetto tattico: Allegri vuole dare continuità al 3-5-2, per Chiesa ci sarebbe spazio da seconda punta o eventualmente da quinto, come avvenuto spesso nella passata stagione. Il calciatore vorrebbe invece proseguire il suo percorso da ala, in un tridente, credendo possa rendere di più sia in Italia che in Europa. E su questa differenza di visione sembrano esserci pochi margini per venirsi incontro.

Inter, quante partenze tra i finalisti di Istanbul

Tra formazione titolare e panchina, molti dei nerazzurri presenti in finale di Champions League se ne andranno o sono in procinto di farlo. Ecco tutti i nomi

Da Dzeko e Skriniar a Brozovic e Gosens, quanti nerazzurri saluteranno (o potrebbero salutare) a breve dopo aver sfiorato il tetto d’Europa! Il bosniaco e lo slovacco hanno già virtualmente svestito la maglia e si apprestano a svuotare l’armadietto nello spogliatoio di Appiano per trasferirsi, rispettivamente, in Turchia e in Francia. Nel frattempo, il croato è attratto da sirene arabe e catalane, il tedesco è vicino al ritorno in patria, e Correa è nella lista dei cedibili.

Ma per molteplici ragioni potrebbero partire anche Bellanova, D’Ambrosio, Handanovic, Onana e Lukaku, con il rischio di smantellare e stravolgere una squadra capace di chiudere la stagione con due trofei, un secondo posto in Champions e un terzo in campionato. Tra situazione da definire, condizioni da (ri)negoziare e lo spettro di qualche maxi offerta dall’estero, i nerazzurri rischiano di vivere un’estate “rivoluzionaria”. Ecco tutti i profili attualmente in bilico e chi può già definirsi un “ex”.

Addio certo da oltre cinque mesi, quando accettò la ricca offerta del Psg rifiutando un rinnovo contrattuale che, fino a pochi giorni prima, sembrava impacchettato. Perdita di rilievo a livello tecnico, ma i problemi alla schiena che lo hanno tenuto fuori nella seconda parte di stagione hanno finito per cementare una retroguardia che, di fatto, non ha avvertito il minimo contraccolpo. Resta l’amaro in bocca per i tempi e le modalità dell’addio, che hanno impedito all’Inter di monetizzare. Ma squadra, spogliatoio e tifosi hanno già ampiamente metabolizzato.

Altro addio significativo e già consumato. “Sono stati due anni bellissimi in campo, con il mister e con i compagni. E bellissimi sugli spalti, con un San Siro sempre pieno e un tifo incredibile ovunque”, parola di Edin, che saluta a scadenza di contratto dopo un bottino di 31 gol (molti pesanti e decisivi) e 15 assist in 101 presenze, due coppe Italia e due Supercoppe.

Dzeko affare da 45mila euro a gol, Correa flop da 3 milioni a rete: l’Inter saluta le punte di riserva

Arrivati insieme per sostituire Lukaku, stanno per lasciare Milano. Il bosniaco è costato di meno, ma la sua esperienza in nerazzurro è stata decisamente migliore

Dzeko e Correa viaggiano in coppia. Non in campo, però: quest’anno hanno giocato insieme solo spezzoni qua e là, da titolari in tandem esclusivamente contro la Cremonese e a Plzen. Viaggiano in coppia, piuttosto, nelle innumerevoli strade del calciomercato: sono arrivati insieme due anni fa per colmare il vuoto lasciato da Lukaku e ora, entrambi, sono destinati all’addio da Milano. Ma, quando saluteranno, ad accompagnarli alla porta ci saranno sguardi diversi: per Edin di gratitudine e riconoscenza, per Joaquin di rammarico per quello che non è stato.

Dzeko ha regalato gol e prestazioni al mondo interista. Ogni rete del bosniaco – 31 in totale nel biennio – è costata 45mila euro, considerando che il cigno di Sarajevo era arrivato dalla Roma per appena un milione e mezzo. Poca spesa, tanta resa. Ha anche segnato gol pesanti e che rimarranno nella memoria degli interisti: su tutti, il sinistro al volo che ha stappato l’euroderby d’andata, rete a freddo che ha sciolto i nerazzurri e ha complicato subito la vita al Milan. Nella prima metà abbondante di stagione, con Lukaku lontano dai suoi standard, è stato il perno dell’attacco di Inzaghi. E pensare che la scorsa estate si parlava di possibile addio e di spazi chiusi con il ritorno di Romelu: Dzeko non ha mai preso in considerazione la partenza, sentiva di non aver completato l’opera in nerazzurro. Lo ha fatto con una stagione da protagonista nell’ultimo anno di contratto, con la scadenza saluterà. Il Fenerbahce lo aspetta, le parti sono sempre più vicine.