Chelsea-Inter, vertice per Onana: no a Kepa, ma con Chalobah o Loftus-Cheek.

Ai nerazzurri lo spagnolo non interessa, è Vicario la prima scelta per la porta. Ma i Blues hanno un parco giocatori sconfinato.

Il Chelsea si è presentato a Milano mercoledì e si è seduto al tavolo con l’Inter per André Onana. Il vertice, favorito dal lavoro di un intermediario, è stato il primo passo di una trattativa che non è ancora entrata nel vivo, ma che è destinata ad animare le prossime settimane. È servito a fissare alcuni punti preventivi dell’affare, intorno ai quali le due società devono intendersi, innanzitutto sulle modalità. Partendo, però, da una certezza: Onana piace al Chelsea che l’ha scelto come portiere per la prossima stagione e per il futuro, avendo superato nelle preferenze il georgiano del Valencia, Mamardashvili, e lo spagnolo del Brentford, Raya.

L’Inter valuta Onana 40 milioni di euro e il prezzo è ben chiaro al Chelsea, ma non certo dall’incontro di mercoledì. Il vertice è servito piuttosto a togliere di fatto dal tavolo una possibilità che il club londinese aveva prospettato all’Inter. Ovvero l’inserimento nell’affare di Kepa, il portiere spagnolo classe 1994. I dirigenti nerazzurri sono stati netti: Kepa non interessa. Anche perché – come è già noto – in caso di addio di Onana il profilo numero uno per la porta interista è quello di Guglielmo Vicario, peraltro avvistato in panchina domenica scorsa a colloquio col vice d.s. dell’Inter, Dario Baccin. Il Chelsea ha preso atto. Ma siamo alle battute iniziali, non è pensabile trovare un accordo al primo vero incontro tra le parti, dopo gli abboccamenti delle scorse settimane.

È evidente come la cessione di Onana, prelevato a costo zero dall’Ajax, rappresenti per l’Inter la possibilità di una plusvalenza notevole. E non c’è dubbio che la società nerazzurra, in caso di separazione dal portiere camerunese, preferisca una cessione senza contropartite. Ma dentro un dialogo aperto, è naturale che ci sia l’eventualità di considerare alcuni giocatori in cambio. Il no a Kepa è definitivo. Ma il Chelsea ha un parco giocatori vastissimo. Nei Blues, ad esempio, c’è quel Chalobah che l’Inter aveva messo in prima fila l’estate scorsa, quando Skriniar sembrava dovesse passare subito al Psg.

Roma-Milan, Dybala partirà dalla panchina

L’argentino recupererà per la panchina dopo la botta alla caviglia rimediata nel match contro l’Atalanta. Al suo posto nell’undici titolare ci sarà El Shaarawy. Previsti altri quattro cambi: pronti a giocare dall’inizio anche Matic, Kumbulla, Spinazzola e Belotti.

Obiettivo panchina per Paulo Dybala in vista di Roma-Milan. Dopo l’infortunio rimediato contro l’Atalanta lunedì scorso, l’attaccante argentino si è sottoposto agli esami strumentali che hanno escluso problemi gravi alla caviglia e all’adduttore, confermando solo un forte trauma. Dybala sarà tra i convocati per lo sfida con i rossoneri, anche se con una autonomia limitata. Il Milan, oltretutto, è tra le vittime preferite della Joya che ha segnato 8 gol ai rossoneri in 23 presenze, ma l’ultimo risale al 10 novembre 2019 quando indossava la maglia della Juventus. Al suo posto dal primo minuto ci sarà El Shaarawy nel consueto 3-4-2-1 disegnato da José Mourinho. 

L’ingresso nell’undici titolare di El Shaarawy al posto di Dybala non è l’unico cambio previsto. La Roma ha speso tanto tra il ritorno di Europa League con il Feyenoord e la sfida di campionato con l’Atalanta, motivo per cui Mourinho (che nell’allenamento del giovedì si è concentrato sulle prove tattiche nei duelli individuali) pensa a cinque cambi complessivi. Oltre al numero 92 giallorosso, torneranno dall’inizio anche Matic, Kumbulla, Spinazzola e Belotti, quest’ultimo favorito su Abraham.

Inter con un Lautaro in più. Il Toro è tornato al gol e adesso punta la Juve

A segno con Benfica ed Empoli e tornato in fiducia dopo essere rimasto a secco 8 volte fra marzo e aprile. Contro la Signora non ha una tradizione positiva, ma ora vuole cambiare la storia

La Signora è la squadra che Martinez ha affrontato più volte in carriera: nei 15 incontri disputati contro i bianconeri ha un bilancio negativo sia a livello di risultati (4 vittorie, 4 pareggi e 7 ko) sia di gol realizzati (appena 3). E quando è riuscito a battere il portiere juventino, in due occasioni la sua Inter ha perso.

Una settimana fa, prima di Inter-Benfica, Lautaro Martinez credeva di essere rientrato in uno di quei tunnel che a volte aveva imboccato prima di diventare campione del mondo con l’Argentina. Periodi in cui la via del gol per lui era un sentiero tortuoso e battere il portiere avversario una specie di “missione impossibile”. Contro i portoghesi invece ha segnato la rete del 2-1, quella che ha infuso una bella dose di tranquillità in un San Siro preoccupato dal momentaneo pari delle Aquile. Il Toro ha così interrotto un digiuno di 8 incontri con la maglia nerazzurra. Il tutto non considerando le due amichevoli disputate con la maglia dell’Argentina, le gare contro Panama e Curaçao nelle quali non aveva segnato. Il momento difficile, adesso che ha esultato sia contro il Benfica sia domenica a Empoli, sembra alle spalle e Lautaro vuole inanellare un’altra serie di prestazioni importanti come quella a inizio 2023.

Lautaro nel 2022-23 è a quota 19 reti ovvero a -6 dal suo record personale di 25 centri firmato lo scorso anno. Per tagliare il traguardo ha a disposizione 7 incontri di campionato, la semifinale di ritorno di Coppa Italia di stasera e la doppia semifinale di Champions contro il Milan del 10 e del 16 maggio. Più le eventuali finali delle due coppe, da conquistare sul campo. In tutto 10 o 12 match. Nel 2023 il Toro è già a quota 11 gol e soprattutto per il terzo campionato di fila ha superato quota 15 in Serie A. E’ sulla strada di Mauro Icardi che ci è riuscito per 4 volte di fila. Ormai all’Inter è riconosciuto come un leader, un punto di riferimento per la squadra.

Dietro Giroud il vuoto: Rebic e Origi, ogni gol è costato al Milan 2 milioni (lordi)

Stagione flop per croato e belga, che in due hanno segnato solo 5 reti a fronte di ingaggi molto importanti. Il futuro di entrambi è incerto, la speranza di club e allenatore è di un risveglio ora che ogni partita pesa.

E sotto questo aspetto è quasi un miracolo che il Milan abbia il secondo attacco del campionato (51 gol, a pari merito con Inter e Atalanta, dietro i 67 del Napoli). Significa che, come nelle scorse annate, l’allenatore è riuscito a fornire alla squadra gli strumenti per sopperire all’assenza di un centravanti capace di lottare per la classifica cannonieri.

Fino a questo momento, coppe comprese, Rebic e Origi hanno messo insieme 2.125 minuti: 1.140 il croato, 985 il belga. Ante conta 29 presenze, di cui 11 dall’inizio. Divock 30, di cui 8 dal primo minuto. Le occasioni le hanno avute, il problema è che non le hanno sfruttate. E il problema ulteriore è che all’orizzonte non sembrano esserci prospettive tali da essere indotti all’ottimismo, a parte qualche micro guizzo di Rebic che, quanto meno, a differenza del compagno prova a combattere.

In termini sportivi basta già questo per definirlo un grosso guaio. Dividendo i minuti in campo complessivi – 2.125 – per il numero di gol – 5 – si ottiene una media di una rete ogni 425 minuti. Nel dettaglio: una ogni 380 per Rebic, una ogni 492 per Origi. Ma il guaio assume contorni ancora peggiori se si allarga lo sguardo in termini economici. I conti sono presto fatti. In termini netti Antye guadagna 3,5 milioni a stagione, Origi 4. Significa che ogni gol messo a segno dai due è stato pagato dal Milan 1,5 milioni.

Ora come ora vale più o meno qualsiasi ipotesi per Ante e Divock: potrebbero restare entrambi, oppure soltanto uno (tendenzialmente da escludere un addio simultaneo all’interno di un reparto che necessita a prescindere di un cospicuo restyling). Ma queste sono, appunto, ipotesi. Poi ci sono le certezze, e sono drammatiche certezze osservando il rendimento di coloro che dovrebbero essere le prime due alternative a Giroud, dal momento che Ibra ha racimolato soltanto 143 in tutta la stagione.

Inter, Lukaku è tornato e non vuole fermarsi: ora si candida per la Juve

Nella semifinale di ritorno di Coppa Italia è Dzeko il favorito per affiancare Lautaro ma con la doppietta di Empoli vuole far cambiare idea a Inzaghi. Romelu Lukaku è tornato.

Per l’Inter una bella notizia. Anzi bellissima. A Empoli Simone Inzaghi ritrova tre punti in campionato, fondamentali per riprendere la corsa Champions dopo aver perso cinque delle ultime sette partite in A, e finalmente il suo bomber – non ancora quello devastante dell’anno dello scudetto ma la strada è quella giusta – che per troppo tempo gli è mancato. Erano passati 253 giorni dall’ultimo gol su azione in Serie A, da quell’Inter-Lecce del 13 agosto alla prima giornata, e ben due anni dall’ultima doppietta: l’ultima il 14 febbraio 2021 contro la Lazio.

E ora che i tabù sono stati spezzati Big Rom è pronto per aiutare l’Inter a conquistare gli obiettivi di questo intenso finale di stagione. A partire dalla semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Juve, in programma mercoledì sera a San Siro, dove Lukaku ci sarà dopo la ‘grazia’ ricevuta dal presidente della Figc Gravina.

Romelu vuole esserci. Più gioca e più si rimette in forma. Vuole tornare a riprendersi l’Inter, dopo il lungo stop per infortunio e la lenta ripresa. E ora che ha riconquistato fiducia e si sente bene fisicamente scalpita per giocare. A Empoli è rimasto in campo per tutta la partita, facendo rifiatare Dzeko proprio in vista della sfida contro la Juventus. Il bosniaco è il favorito contro i bianconeri per affiancare Lautaro Martinez, che con la rete del Castellani è diventato il primo giocatore dell’Inter a realizzare almeno 15 reti in tre o più stagioni consecutive in Serie A da Mauro Icardi, tra il 2014/15 e il 2017/18 (quattro in quel caso). Ma con la doppietta e l’assist per il ‘Toro’ il belga ha tutta l’intenzione di far cambiare idea al suo allenatore.

Riecco la LuLa: l’Inter batte l’Empoli 3-0 e torna a vincere dopo 5 giornate

Doppietta di Lukaku, gol finale di Lautaro. Inzaghi conquista i tre punti e sorpassa momentaneamente il Milan al quinto posto

È Romelu Lukaku, fermo con la sua ormai celebre esultanza davanti ai tifosi nerazzurri che lo acclamano dopo una doppietta che mancava da una vita. E questo exploit, fatto di due reti e di un assist da vecchia Lu-La per il gol di Lautaro, arriva il giorno dopo la decisione del presidente Figc Gravina di “graziarlo” dalla squalifica per la semifinale di Coppa Italia di mercoledì coi bianconeri: questa al Castellani è la migliore prestazione della sua seconda vita da interista e pure una potente autocandidatura per un finale ad alta intensità. Lo 0-3 contro la squadra di Zanetti interrompe la spirale negativa in campionato di Inzaghi dopo 5 gare senza vittoria e, forse, rimette la rotta sui giusti binari.

Ad aiutarla la rete dello 0-1 che al 48′ apre la partita come una scatoletta di tonno: Lukaku segna come non ce lo si aspetta, di destro e su azione.  Il tappo è forse saltato, anche perché dopo 28′ arriverà pure il bis di Big Rom, ma quanto cambierà nelle gerarchie di fine stagione lo si scoprirà solo vivendo. Di certo, con l’Empoli costretto a recuperare, si aprono spazi in cui l’Inter può andare a nozze. A destra Bellanova ha campo per sfondare e rovesciare in mezzo palloni interessanti, mentre su una ripartenza a tutto campo Calha strappa per 30 metri e poi di sinistro obbliga Perisan a un mezzo miracolo. A mostrare quanto sia cambiato il vento a Empoli anche la traversa di testa su palla inattiva di De Vrij. Quando Inzaghi cambia Correa per Lautaro, poi, si vedono finalmente sprazzi di vecchia Lu-La, l’habitat naturale di Romelu. E, infatti, il numero 90 completa la sua domenica con un altro gol su azione. Bellissimo, old style, da vecchio Lukaku: doppio passo tutto di potenza e sinistro scaricato all’angolino. E alla doppietta si aggiunge pure l’assistenza per il gol dello 0-3 del gemello argentino, con tanto di mitraglia di coppia sparata per l’esultanza vintage della Lu-La.

Vlahovic a secco? È Rabiot il bomber Juve: adesso è lui il miglior marcatore stagionale

Il francese ha raggiunto il serbo con 11 reti segnate in stagione: il suo primo in Europa League è decisivo per la qualificazione alla semifinale (nonostante il rigore procurato), Rabiot è il capocannoniere della Juve in questa stagione.

La rete con cui Adrien Rabiot ha orientato dopo nove minuti il ritorno con lo Sporting è la sua prima stagionale in questa competizione, la terza europea quest’anno compresa la Champions. E soprattutto l’undicesima in stagione, comprese le otto in campionato: di gran lunga la sua stagione più prolifica in carriera. E alla faccia dei dubbi sul suo post-Mondiale, sei di questi undici gol sono sbocciati dopo l’avventura in Qatar arrivata fino alla finale.

Sì, poi la partita a Lisbona l’ha riaperta proprio il fallo da rigore del “Duca”, ma tutto è bene quel che finisce bene. “Ha le qualità ma può ancora migliorare, a volte arriva vicino all’area e non tira – ha detto Allegri parlando del francese al microfono di Sky -. Deve migliorare ma lo ha fatto nel palleggio ed è diventato importante, straordinario”. E sulla sentenza del Coni: “Noi eravamo sereni, ovviamente siamo contenti perché non abbiamo mollato. Continueremo a lavorare per stare sul podio, ma oggi è una buona notizia per noi”.

Così alla fine è a centrocampo che Allegri ha trovato quel bomber che gli sta mancando davanti. Con questa realizzazione Rabiot è diventato il miglior marcatore in stagione della Juve raggiungendo a quota 11 Dusan Vlahovic. Che non segna da più di un mese, dal ritorno col Friburgo del 16 marzo, sua unica partita in gol nelle quattordici giocate negli ultimi due mesi. No, non è andato bene neanche a Lisbona il serbo, non solo per le occasioni sbagliate, ma certo quel paio di occasioni ghiotte divorate (in particolare quel cross fortissimo di Cuadrado difficile da deviare) restano negli occhi. Le prossime occasioni per sbloccarsi sono prestigiose, domenica col Napoli capolista o mercoledì prossimo nella semifinale di ritorno di coppa Italia con l’Inter.

Inter, Skriniar operato alla schiena in Francia. “Grazie ai compagni per la qualificazione”

Il Inter comunicato e il post dello slovacco su Instagram: “Mi sono sottoposto a un intervento per poter rientrare in campo il prima possibile”

Dall’Inter arrivano aggiornamenti sulle condizioni di Milan Skriniar, assente nella sfida di mercoledì sera contro il Benfica a San Siro nel ritorno dei quarti di finale di Champions League. Il difensore slovacco – fa sapere il club nerazzurro attraverso un comunicato – “è stato sottoposto nella giornata di ieri a intervento chirurgico endoscopico al rachide lombare presso la “Clinique du Sport” di Merignac”. Nelle prossime settimane il giocatore effettuerà un programma riabilitativo.

L’operazione è stata necessaria visto il perdurare dei problemi alla schiena da un paio di mesi e che lo hanno costretto a saltare sette partite di campionato, la doppia sfida di Champions League contro il Benfica e la semifinale di andata di Coppa Italia contro la Juventus. L’ultima apparizione nella sfida di ritorno degli ottavi di Champions in casa del Porto, quando è entrato in campo all’80’ per Darmian.

“Voglio mandare un abbraccio ai miei compagni e ringraziarli per la bellissima qualificazione alla semifinale di Champions League e rassicurare tutti sulle mie condizioni dopo l’infortunio subito nella partita di andata contro il Porto – ha scritto Skriniar sul proprio account – Instagram dopo l’operazione – Ieri, d’accordo con l’Inter, mi sono sottoposto ad un intervento per poter rientrare in campo il prima possibile. Seguirò una breve riabilitazione per poter riprendere l’attività agonistica” ha aggiunto.

Inter, occhio ai diffidati: Inzaghi e 4 big a rischio squalifica per l’eventuale derby

In caso di ammonizione stasera, Bastoni, Dimarco, Lautaro e Dzeko salterebbero la semifinale. L’anno scorso gli ottavi contro il Liverpool senza Barella.

Raggiungere l’obiettivo per prendersi la nona semifinale di Champions e, possibilmente, mantenere i nervi saldi per evitare brutte sorprese. La missione dei nerazzurri questa sera a San Siro sarà duplice e lo sarà in particolare per quattro degli undici che, con ogni probabilità, scenderanno in campo dall’inizio contro il Benfica per difendere il 2-0 conquistato all’andata.

Il suggestivo derby europeo, il terzo della storia dopo quelli del 2003 e del 2005, è lì a un passo, ma c’è chi rischia di perderselo per un cartellino giallo che comporterebbe una sicura squalifica. Il rischio riguarda i diffidati Bastoni, Dimarco, Lautaro e Dzeko, a cui si aggiunge anche il tecnico Simone Inzaghi. L’imperativo, per tutti, è evitare quanto accaduto la scorsa stagione con Barella, costretto a saltare il doppio confronto degli ottavi contro il Liverpool a causa dell’espulsione rimediata nell’ultima sfida della fase a gruppi contro il Real Madrid (peraltro a qualificazione già acquisita). Perché nessuno vorrebbe perdersi l’eventuale derby europeo, anche fosse semplicemente il primo atto (come invece toccherà al rossonero Tonali in virtù del giallo rimediato a Napoli).

Si tratta di gestire nervi ed emozioni ancora per 90’ e poco più, perché – come da regolamento – i cartellini verranno azzerati per tutti a partire dalle semifinali. Ma, al di là delle imprevedibili dinamiche di gioco, l’imperativo per tutti i diffidati in questione (Inzaghi compreso) sarà quello di non ripetere gli errori e le ingenuità costate quasi la metà dei cartellini rimediati quest’anno in Europa. Il discorso vale per tutti gli osservati speciali di questa sera, nessuno escluso. Vale in primis per il tecnico, che arriva alla sfida di San Siro contro il Benfica con il peso dei cartellini rimediati nel doppio confronto della fase a gruppi contro il Barcellona, con l’evitabile espulsione del Camp Nou per proteste a tempo praticamente scaduto.

Napoli-Milan, è sfida totale. Spalletti-Pioli alla resa dei conti

Questo è Napoli-Milan: qualcosa di storico. Per i giocatori, per i club, per gli allenatori. Il Napoli può approdare per la prima volta in semifinale di Champions League, il Milan può tornarci dopo 16 anni.

Luciano Spalletti e Stefano Pioli possono entrare nel nobile cenacolo dei quattro tecnici che si contenderanno il trofeo più nobile d’Europa e aggiungersi ai colleghi italiani che hanno vissuto una semifinale di Coppa dei Campioni. Non sono tantissimi: 16. Anche questa una schiera eletta di bei nomi: Rocco, Bernardini, Trapattoni, Sacchi, Ranieri, Lippi, Ancelotti, Allegri… Spalletti e Pioli hanno iniziato il mestiere allenando i ragazzi: Luciano a Empoli 30 anni fa, Stefano a Bologna 24. La stessa, lunga, gavetta formativa per arrivare allo scudetto quasi insieme, il milanista un anno fa, il napoletano tra poco. Uno solo, stanotte, assurgerà a una dimensione internazionale diversa.

Al primo incrocio, nel settembre 2006, Pioli (Parma) ne prese quattro in casa da Spalletti (Roma). E per la successiva decina di sfide, Luciano è stato un tabù. Ma di recente il milanista ha aggiustato le statistiche, con la vittoria-scudetto di Giroud al Maradona e le due in questo mese. Il 2 aprile ha restituito l’antico 4-0 a domicilio, in campionato; il 12 ha vinto per 1-0 l’andata dei quarti di Champions League a San Siro che condiziona il partitone di stasera. Alla vigilia, Spalletti e Pioli sembravano due casalinghe che rovistavano nel cestone dei capi scontati: ognuno tirava su la statistica che serviva. Il Napoli, che deve fare gol, è la squadra che ne ha segnati di più in questa Champions: 25 come il Manchester City del fenomenale Haaland; ritrova il capocannoniere della Serie A, Osimhen (21 gol in 24 partite), e ha in Kvaratskhelia il terzo assistman del torneo, dietro a Vinicius (Real) e Cancelo (Bayern). Il Napoli, che deve vincere, viene da 12 risultati utili interni e, in questa edizione, ha vinto al Maradona quattro volte su quattro, con almeno tre gol a partita.